49.

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Alice

Edoardo mi ama.

Edoardo mi ha appena detto che mi ama e io non so nemmeno esprime a parole – o solo pensare – come mi sento in questo momento. Sono sopraffatta dalle mille emozioni che si agitano in me come se fossero un uragano: dei brividi piacevoli mi percorrono la schiena, le farfalle mi si agitano nello stomaco e sento le dita delle mani pizzicare.

Quando sono uscita per andare alla Scala, mai mi sarei aspettata la piega che ha preso questa serata, mai avrei pensato di realizzare quanto io ami Edoardo, mai avrei pensato che lui mi confessasse il suo amore e che io fossi pronta a concedermi a lui, con una facilità tale che non capisco nemmeno come possa aver rimandato per così tanto tempo una decisione che adesso mi sembra fin troppo facile, ancora di più da quando mi ha dichiarato quello che sente e prova per me.

Non sono riuscita a trattenere le emozioni e una lacrima solitaria mi ha solcato il volto quando mi ha preso il viso tra le mani e mi ha detto quelle parole che mi hanno fatto bloccare il cuore.

Mi sembra così necessario averlo vicino in questo momento mentre mi sta baciando con fervore e passione e mi sta spingendo delicatamente all'indietro verso il suo letto, fino a quando il retro delle mie gambe non tocca il materasso.

Edoardo afferra saldamente una mia gamba, avvicinandomi ulteriormente a lui e facendomi tutta la sua eccitazione che preme sul mio basso ventre.

Questo semplice contatto, al di sopra di troppi strati di vestiti, mi fa accelerare i battiti cardiaci, mentre sento tutto il mio sangue affluire alle mie guance.

Mi posa poi delicatamente sul letto, ingabbiandomi con il suo corpo longilineo e posare gli avambracci ai lati del mio volto.

Mi guarda negli occhi, inchiodandomi con quelle sue iridi incredibilmente verdi come la giada, che hanno sempre saputo leggermi dentro, togliendomi il respiro.

«Sei sicura?», sussurra a un centimetro dalla mia bocca tanto che sento l'ombra delle sue labbra sulle mie.

Mi guarda in attesa di una risposta cercando un qualche ripensamento, ma non ne ha ragione perché sono certa di quello che sto facendo, ne sono sicura e lo voglio con tutte le fibre del mio essere.

«Mai stata più sicura in vita mia».

I suoi occhi indugiano ancora un po' nei miei e io non posso che rivolgergli un sorriso timido prima di pinzarmi il labbro inferiore tra i denti.

«Ti amo», sussurra prima di posare un bacio delicato sul mio cuore e abbassarsi ulteriormente lungo il mio corpo. Mi alzo sui gomiti mentre lo guardo arrivare al bordo del materasso e sedersi poi sul pavimento ai piedi del letto.

Mi rivolge un sorriso sghembo, mi sfila entrambe le scarpe, lasciandole cadere a terra; si alza poi porgendomi una mano che prontamente afferro.

«Direi che questo vestito merita di essere tolto in piedi», mi sorride furbo iniziando, come ha fatto più volte in tutto il corso della serata, a percorrere con i polpastrelli la mia spina dorsale. Quando arriva alla curva del mio fondoschiena, anziché ripercorrere a ritroso il percorso che ha appena compiuto, si ferma sulla piccola zip all'attaccatura della schiena e la fa scendere lentamente. Resto stupita dal fatto che l'abbia trovata subito, quando io stessa, nel momento in cui ho provato il vestito per la prima volta, non l'avevo trovata immediatamente.

Alzo quindi un sopracciglio stupita, «Come sapevi che fosse proprio lì la chiusura?».

Edoardo sbuffa una risata scuotendo la testa e poi mi rivolge un sorriso di chi la sa lunga, «Oh Ali», mi canzona. «È tutta la sera che questo vestito mi fa andare fuori di testa... non riuscivo e non riesco a toglierti gli occhi di dosso», continua tirando ancora più giù la cerniera. «Mi ci è voluto pochissimo per trovare la chiusura del vestito».

Contento della sua spiegazione, mi bacia il collo e posa le mani sui miei fianchi. Ora che la cerniera è allentata, i lembi del vestito mi ricadono appena sulle spalle scoprendo buona parte del mio petto. Il cuore inizia a battermi erratico quando le mani di Edoardo raggiungono le mie clavicole e afferrano i bordi del mio vestito, scoprendo pian piano la mia pelle e il mio seno.

I battiti del mio cuore sono sempre più accelerati man mano che la stoffa mi accarezza la pelle e scende lungo il mio addome e ricade ai miei piedi, raccogliendosi in un cumolo di chiffon e tulle. Non sono mai stata nuda di fronte a qualcuno, nemmeno di fronte a mia madre o alle mie coinquiline, perché sono sempre stata fin troppo pudica, ma, in questo momento in cui gli occhi di Edoardo sono fissi nei miei e poi iniziano a scendere lungo tutto il mio corpo, non sento nemmeno la minima traccia di imbarazzo, anzi, sento la pelle pizzicare piacevolmente in tutti i punti in cui i suoi occhi si posano su di me.

Una sua mano scosta di lato i miei capelli che si arricciano all'altezza del seno, togliendo l'ultimo ostacolo che gli preclude la vista del mio petto. Contrariamente rispetto al solito, infatti, non porto il reggiseno perché la scollatura vertiginosa sulla schiena non permetteva nessun tipo di capo di intimo e in questo momento, in cui gli occhi chiari di Edoardo si posano sulla mia pelle, non posso che esserne felice. Le sue iridi verdi sono ormai ridotte a un mero cerchietto sottile dal momento che le sue pupille sono talmente dilatate da oscurare la giada dei suoi occhi. Dopo aver scostato tutti i miei lunghi capelli e averli spostati dietro alle spalle mi porge nuovamente una mano per liberarmi finalmente dal vestito.

Si piega poi per raccoglierlo e riporlo sulla sedia di fronte alla sua scrivania; seguo i suoi movimenti, non riuscendo a distogliere lo sguardo dalla sua figura: mi sento come se fossi un cervo abbagliato dai fari in questo momento, con il cuore che batte erratico nella cassa toracica, gli occhi spalancati e il fiato corto.

Nonostante sia pienamente sicura di quello che sto facendo, sono tesa come una corda di violino, ma credo sia normale, no?

Edoardo, dopo aver sistemato il vestito, si volta verso di me e i suoi occhi ritrovano i miei: un ampio sorriso si dipinge sul suo volto mentre si avvicina arrivando a qualche centimetro dal mio corpo. Posa entrambe le mani sui miei fianchi e inizia a compire dei cerchi con i pollici sulla mia pelle che mi provocano le farfalle allo stomaco e una scarica elettrica che si propaga dalla spina dorsale fino alle punte dei miei piedi.

Si avvicina lentamente al mio viso, studiandomi, guardandomi negli occhi fino a quando non abbassa le palpebre e sfiora le mie labbra con le sue. Il tocco è effimero eppure mi fa ribollire il sangue nelle vene a tal punto che il mio corpo reagisce da solo: le mie mani trovano subito i suoi capelli e la mia bocca si fa immediatamente più vorace mentre mi stringo maggiormente a lui.

La mia pelle si scontra con il tessuto dei suoi vestiti e non posso che provare fastidio nel sentirlo ancora così tanto coperto e così, dopo un ultimo bacio, mi allontano quanto basta per iniziare a cercare di sbottonare la camicia che ancora ricopre il suo torace.

Quando raggiungo il primo bottone, tutta l'ansia e l'agitazione più o meno latenti tornano a scatenarsi in me tanto che mi accorgo che mi stanno tremano le mani e faccio più fatica di quanto pensassi a slacciarlo.

Ci siamo, sta succedendo davvero.

Edoardo ovviamente se ne accorge subito, posa una mano sulle mie e con l'altra mi alza il viso verso il suo.

«Tutto bene?».

I suoi occhi verdi mi scrutano cercando una qualche mia incertezza, «Ali, sei sicura? Guarda che se non vuoi poss...».

Non lo lascio nemmeno finire, «N-no, sono sicura», scuoto la testa come a organizzare i pensieri. «Sono solo un po' nervosa», gli confesso e lui mi sorride, mi rivolge uno di quei suoi sorrisi dolci che mi fanno attorcigliare lo stomaco e mi fanno scollegare il cervello.

«Anche io».

«Davvero?».

«Certo», mi accarezza lentamente una guancia. «Ma sono anche incredibilmente felice. Non puoi nemmeno immaginare quanto io sia felice in questo momento».

Il cuore mi rimbalza in gola e un senso di felicità mi pervade, scacciando buona parte dell'ansia che provo.

«Ti amo», gli confesso nuovamente.

«Anche io».

E sono queste due parole che mi spingono a ritrovare la sicurezza e iniziare a slacciare finalmente tutti i bottoni della sua camicia.


Edoardo

Le mani di Alice hanno smesso di tremare e lei sembra aver accantonato un po' del nervosismo che la attanagliava, soprattutto quando le ho detto che anche io sono nervoso.

D'altronde, come potrei non esserlo? È un passo importante per entrambi, ovviamente per lei di più, ma anche per me non è uno scherzo.

Ho il terrore di fare qualcosa di sbagliato e farle così del male, nonostante sia ben più che deciso a farle godere appieno questa esperienza, fosse anche l'ultima cosa che faccio.

Finalmente Alice slaccia l'ultimo bottone e le sue mani si infilano al di sotto della stoffa leggera: ha le dita ghiacciate mentre percorre il mio torace e arriva alle spalle per far scivolare la camicia lungo le mie braccia e toccare il pavimento.

Alza poi gli occhi verso di me e, quando vedo tutta l'emozione che sta provando, non resisto un minuto di più e mi avvento sulle sue labbra stringendola a me. Rilascio un sospiro quando i nostri petti di scontrano e il suo seno preme sulla mia pelle; le mie mani percorrono tutto il suo corpo fino al retro delle sue cosce facendole capire di stringerle intorno a me, cosa che fa immediatamente.

Procedo quindi nuovamente verso il letto fino a posarla delicatamente sul materasso e alzarmi per disfarmi finalmente anche dei pantaloni.

Slaccio la cintura mentre mi sfilo le scarpe che vengono abbandonate sul pavimento e vengono presto raggiunte anche dai pantaloni: sento gli occhi di Alice su di me e le rivolgo uno sorriso sghembo, «Ti godi il panorama?», la provoco alzando un sopracciglio nella sua direzione.

Arrossisce appena mentre annuisce e io le sorrido lasciando che anche ai miei occhi la possibilità di godermi la sua figura: i suoi lunghi capelli scuri sono sparsi in modo disordinato sul cuscino e il suo petto si alza e si abbassa in maniera lenta e cadenzata.

«Anche io».

E queste sono le ultime parole che le rivolgo prima di raggiungerla sul letto e iniziare a baciarla, baciare ogni singolo centimetro della sua pelle, prendendomi tutto il tempo di questo mondo. Inizio dalle sue labbra, alle quali non do tregua finché a entrambi non manca il fiato.

Ma, nonostante ciò, quando mi stacco da lei ben deciso a baciare altro di lei, ricevo un verso di disapprovazione da parte sua che mi fa ridere, ma questa mia risata viene ben presto smorzata dal movimento dei suoi fianchi contro i miei.

Inspiro bruscamente quando il suo bacino preme contro il mio mandandomi fuori di testa; il tutto viene poi amplificato quando le sue labbra trovano il mio collo e iniziano a muoversi lungo di esso e le sue mani scendono dal mio petto lungo il mio stomaco e si fermano all'elastico dei boxer.

La mia mente va completamente in tilt quando inizia a tracciarne il bordo avanti e indietro, prendendosi tutto il tempo che le serve per compiere una decisione sul da farsi.

Rimango immobile, non volendo metterle pressione, ma, cazzo, bramo un contatto, lo desidero con tutto me stesso, tanto che quando Alice prende un respiro e si spinge al di sotto della barriera che ci divide penso di avere un collasso.

Le sue dita sono timide mentre si avventura più in basso e io sibilo tra i denti quando iniziano a muoversi.

«Cazzo».

A questa mia esclamazione, Alice si ferma immediatamente, «S-sto sbagliando?», balbetta arrossendo e io non posso che scuotere la testa. «I-io non...».

La fermo ancora prima che possa continuare i suoi sproloqui catturando le sue labbra con le mie, accarezzandole il viso con una mano e spingendomi contro il suo corpo, come a farle capire che non sta sbagliando proprio niente, anzi che sto andando praticamente fuori di testa, come se fossi un dodicenne qualsiasi alle prime armi con le ragazze.

«Continua», le dico tra un bacio e l'altro e lei lo fa, senza esitazioni questa volta.

«Lo senti? Senti quello che mi fai?», sussurro sulla pelle del suo collo, mentre le mie labbra non le danno tregua. «Sei perfetta, Ali».

Continua a muovere le dita su di me, fino a quando una sua mossa particolarmente decisa mi fa capire che se la lasciassi continuare non resisterei ancora a lungo.

Le prendo quindi la mano e intreccio le nostre dita posandole al di sopra della sua testa: Alice mi guarda confusa e con le guance in fiamme; le rivolgo un sorriso sghembo, «Se continui così non combiniamo niente. E per quanto tu mi stia facendo impazzire, ho altri piani per noi».

Arrossisce violentemente e le sue labbra formano una 'o' perfetta quando coglie il senso delle mie parole.

Le rivolgo un altro sorriso prima di iniziare a baciarla nuovamente, ma giusto per pochi istanti, prima di scendere giù lungo la sua gola, la valle dei seni, la sua pancia fino al bordo delle sue mutandine.

Le lancio uno sguardo e trovo i suoi occhi già fissi nei miei: le sue iridi sembrano due pozzi scuri che mi guardano attenti quando le mie mani scorrono dal lungo le sue cosce arrivando al bordo della sua biancheria per poi afferrarle e iniziare a farle scendere.


Alice

Credo che il mio cuore sia ormai sul punto di collassare talmente sta battendo forte.

I miei occhi sono incatenati a quelli di Edoardo che mi stanno guardando al di sotto delle sue lunghe ciglia scure. Le sue mani stanno percorrendo la pelle delle mie gambe fino a fermarsi sul bordo dell'ultimo pezzo di biancheria che copre il mio corpo.

Non distoglie nemmeno per un istante il suo sguardo dal mio mentre afferra il bordo delle mie mutandine e inizia a farle scendere lungo le mie gambe.

Usa una delicatezza e una lentezza tale che è quasi straziante, ma questo non fa altro che aumentare i battiti del mio cuore e le farfalle nel mio stomaco.

Si sposta lungo il mio corpo fino a sfilarmele del tutto sedendosi poi sui talloni, distogliendo il suo sguardo dal mio per farlo scorrere lungo tutta la mia figura.

Mi sento incredibilmente esposta mentre lo fa tanto che trattengo a stento l'impulso di coprirmi.

«Sei bellissima».

Il respiro mi si impiglia in gola quando le sue dita iniziano a risalire a ritroso lungo il percorso che hanno appena compiuto e il cuore sembra esplodermi nella cassa toracica.

«Sei davvero bellissima e io sono uno stronzo fortunato ad averti tutta per me».

Arrossisco quando vedo i suoi occhi seguire il movimento delle sue dita fino a quando arrivano alla sommità delle mie gambe e, quando inizia a muoverle, chiudo gli occhi e reclino la testa all'indietro lasciandomi sfuggire dalle labbra un gemito.

Edoardo mugola in approvazione e, mentre la sua mano continua a essere su di me, percepisco le sue labbra attaccarsi al mio collo e iniziare a stimolare un punto particolarmente sensibile.

Le mie mani si stringono immediatamente ai suoi capelli mentre Edoardo continua il suo lento assalto al mio corpo, variando l'intensità dei movimenti, fino a portarlo facilmente oltre al limite e facendomi esplodere in un miliardo di frammenti.

Fluttuo nella stratosfera in questo momento e percepisco solo distrattamente il fatto che si sia spostato meglio su di me e che abbia il viso all'altezza del mio: me ne accorgo solamente quando sento il suo respiro caldo battermi sulle guance e apro gli occhi incrociando il suo sguardo lucido.

«Tutto bene?», mi domanda, l'ombra delle labbra sulle mie.

Non rispondo, non così sicura di avere la voce per dire qualcosa, ma unisco semplicemente le nostre labbra, stringendolo a me e lasciando che le mie mani ritrovino il suo corpo e raggiungano nuovamente l'elastico dei suoi boxer, volendolo finalmente liberare dalla pressione che sicuramente gli stanno infliggendo.

Questa volta non ho nessun tipo di esitazione nel cercare di abbassarglieli, alla fine lui si è sempre occupato di me, si è sempre preoccupato di farmi stare bene quindi è giusto che io faccia altrettanto con lui con buona pace della mia insicurezza o timidezza.

Quando riesco finalmente ad abbassarglieli Edoardo li sfila completamente e si adagia su di me: una vampata di calore si spande per tutto il mio corpo quando lo sento pelle contro pelle e pianto i talloni contro il materasso alzando il bacino nella sua direzione.

«Porca putt...», impreca tra i denti Edoardo e io non posso che lasciarmi andare a una risatina di fronte alla sua reazione.

«Ridi di nuovo di me?», domanda beffardo alzando un sopracciglio e in tutta risposta mi pinzo il labbro inferiore tra i denti.

So che probabilmente dovrei essere nervosa o preoccupata per quello che sta per succedere e invece mi sento completamente a mio agio, senza pensieri o ripensamenti, tanto che posso lasciarmi andare tranquillamente a una risata e stuzzicare un po' lo straordinario ragazzo che ho di fronte.

Credo che tutta questa mia tranquillità sia dovuta al fatto che Edoardo stia cercando in tutti i modi di mettermi a mio agio, dimostrandomi quanto mi ami o quanto tenga a me, soprattutto adesso, che mi sta guardando con quei suoi occhi incredibilmente verdi.

«Ah sì?», corruga la fronte. «Vediamo chi ride adesso». Spinge nuovamente i fianchi contro i miei facendomi inspirare bruscamente e reclinare la testa all'indietro.

Okay, bandiera bianca. Hai vinto.

«Non ridi più adesso?», mi stuzzica ancora e poi mi bacia massaggiando lentamente le mie labbra, per un tempo che mi sembra troppo breve.

Si stacca poi lasciandomi un ultimo bacio a lato della bocca e si sporge verso il comodino alla ricerca di qualcosa e quando la trova si stacca da me e si mette seduto strappando la bustina che ha in mano e infilandosi il preservativo.

Resto incantata dai movimenti veloci con cui compie l'azione, nonostante le mani gli tremino leggermente, segno che è più nervoso di quanto non dia a vedere.

Torna poi ad adagiarsi su di me posando le mani ai lati della mia testa e inchiodandomi con lo sguardo, «Sei sicura? Sei ancora in tempo per cambiare idea», mi domanda per la miliardesima volta in poco tempo.

«Sono sicura».

Ed è la pura e semplice verità: voglio essere sua stanotte e per tutte le notti a venire. Il mio cuore è suo ormai da un tempo che mi sembra infinito e sono irrimediabilmente legata a lui tanto che mi risulta così normale e naturale essere così con lui adesso.

«Ti amo», dice per un'ultima volta e intreccia le nostre dita sistemandosi meglio prima di iniziare a spingersi lentamente in me.

Il respiro mi si blocca in gola mentre si fa strada con calma lasciandomi tutto il tempo di abituarmi a questa nuova intrusione.

Non è piacevole, ma non è nemmeno così traumatico come pensavo: ci sono cose decisamente peggiori e poi tutto il contesto mi rende più facile concentrarmi sulle emozioni piuttosto che sulle sensazioni puramente fisiche.

Per distrarmi un po' studio il viso di Edoardo: i suoi occhi chiari sembrano leggermi l'anima e osservano attenti il mio volto, alla ricerca del più effimero e piccolo segno di dolore; e di fronte a questa ennesima dimostrazione di premura e attenzione lo stomaco inizia a fare le capriole e un sorriso genuino si apre sulle mie labbra.

«Ti amo», sussurra nell'esatto istante in cui entra definitivamente in me, togliendomi un po' di quel dolore provocato dalla fitta che mi punge il basso ventre e che mi fa stringere la presa sulle sue braccia.

Edoardo rimane perfettamente immobile, lasciandomi tutto il tempo di abituarmi prima di cercare nei miei occhi il consenso a muoversi. E quando lo trova, inizia a farlo lentamente, facendomi percepire ogni centimetro di sé, mentre bacia ogni singolo punto della pelle del mio viso: dagli occhi, alla punta del naso, alla fronte, agli zigomi, fino alle labbra, su cui si concentra fino a quando entrambi i nostri respiri iniziano a essere fin troppo affannati per riuscire a scambiarci un bacio come si deve.

Mentre le sue spinte aumentano, le nostre labbra continuano a sfiorarsi e le mani di Edoardo continuano ad accarezzare ogni singolo centimetro del mio corpo, con una passione e desiderio tali da farmi quasi dimenticare il fastidio che sto provando.

Ma, se devo essere sincera, mi basterebbe l'espressione che ha dipinta in viso, di puro e semplice piacere; non posso che essere felice di farlo stare così, perché alla fine in amore è questo quello che conta: far star bene l'altra persona, far stare bene la persona che si ama. Ed è quello che stiamo cercando di fare entrambi e io non posso che amarlo ancora una volta di più.

Sento che è ormai vicino, glielo leggo nello sguardo e non posso che esserne felice, «Lasciati andare», gli sussurro a fior di labbra.

«Ma tu...», ribatte.

«Non importa».

Poso le mie labbra sulla sua gola un'ultima volta e poi lo guardo negli occhi stringendo le dita tra le sue ciocche scure fino a quando con un'ultima spinta si lascia finalmente andare. I suoi occhi restano fissi nei miei per tutto il tempo e un calore si spande per il mio petto.

Pettino con le dita i suoi capelli arruffati fino a quando non si è calmato e lui mi rivolge un sorriso pigro, «Sei stata straordinaria», mi bacia. «Ti amo, Ali».

«Stai bene? Ti ho fatto male?», domanda subito dopo con un velo di preoccupazione negli occhi.

«Un po', ma niente di insopportabile», e sono pienamente sincera, alla fine non è stato così terribile e il dolore è stato oscurato dalla visione di lui preso dal piacere.

Nessun tipo di fastidio o dolore avrebbe mai potuto essere più importante di quello che ho sentito agitarsi dentro di me e del viso di Edoardo pervaso da un piacere travolgente.

«Dio, sei perfetta», mormora baciandomi ancora, lasciando che le sue mani si avventurino lungo tutto il mio corpo fino a raggiungere il mio viso e accarezzarmi gli zigomi.

Arrossisco, «Tu lo sei». Lo è senza se e senza ma, è davvero straordinario, attento, premuroso e incredibilmente dolce e, tra i due, sono io quella davvero fortunata ad averlo nella mia vita. 

Mi bacia ancora, prendendosi tutto il tempo di questo mondo, fino a quando a entrambi non manca il fiato.

«Due secondi e torno da te», si separa da me e ho un piccolo sussulto quando lo fa, rimpiangendo immediatamente la pressione del suo corpo sul mio. Si alza e mi lancia ancora un ultimo sguardo di fuoco, pinzandosi il labbro inferiore tra i denti e scuotendo subito dopo la testa, «Sei veramente perfetta».

Mi bacia un'ultima volta, mi accarezza uno zigomo con la punta delle dita ed esce poi velocemente dalla stanza.

Una volta rimasta sola sorrido tra me e me, lasciandomi scappare una risatina e portandomi le mani in viso.

Dio mio.


Ciao,

non so bene cosa scrivervi in questa nota, quindi lascerò che il capitolo parli da solo. Spero solo di avervi tramesso alcune delle emozioni che hanno provato Alice ed Edoardo.

Un bacio e a presto,

Alice. x

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