PARTE III

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La belva inferocita stava rimirando ancora quel foglietto spiegazzato. La grafia era inconfondibilmente quella del ribaldo, la dicitura era chiara: "Palestra ore 18:30". La via la conosceva, ma non le risultavano palestre laggiù. Gli ingranaggi del cervello iniziarono a muoversi frenetici. Teorie cospirative, moti rivoluzionari, cataclismi temporali iniziarono a manifestarsi nella sua mente.

Ecco perché la sera, alle volte, tornava tardi! Altro che lavoro, altro che allenamenti! Il fedifrago si recava in un luogo che aveva osato tenere segreto, indi per cui... peccaminoso!

Se fosse stata un'eroina della Marvel, in quel preciso istante si sarebbe trasformata in Hulk, con la corazza di Iron Men e il martello di Thor impugnato saldamente nella mano sinistra. Quella della giustizia! Con ogni probabilità, per l'occasione, le sarebbero spuntati anche gli artigli di adamantio come al tizio degli X-Men. Si materializzò davanti agli occhi il suo alter ego: WolverInes!

—————-

Toc Toc!

Certo, una palestra... senza insegna, priva di campanello e un portone in legno, degno di una taverna medioevale.

"Parola d'ordine!"
Aveva riconosciuto subito la voce del suo amico Mauro.
"Coglioni!"

Sentì un chiacchiericcio provenire dall'interno, distinse bene alcune frasi dal tono allarmato provenire dalle bocche degli occupanti di quel luogo ameno e sconsacrato.

"Com'è possibile..."
"Siamo fottuti!"
"L'ha ucciso e i prossimi siamo noi!"
La porta si aprì lentamente, cigolando sui propri cardini. La sospinse via con forza, sbatacchiandola sulla parete.

"I... Ines... che ci fai qui?"
"Le domande qui, le faccio io! Voi, che ci fate, qui!?" Gli puntò l'indice contro, picchiettandoglielo sul petto. "Lui, dov'è!"

"Paolo... tuo marito... non c'è! Non si è ancora visto, è anche in ritardo!"
"Oh, puoi dirlo forte! Di quasi un giorno, direi!"

Entrò, spostando il tapino di lato con il braccio e iniziò a guardarsi attorno. Uno stanzone che richiamava la struttura delle sale giochi anni ottanta, con tavoli da biliardo, calcetti balilla, alcuni vecchi videogiochi dismessi. Le pareti erano tappezzate di poster con squadre di calcio; riconosceva ovviamente il Milan e la nazionale italiana. Vecchie locandine di film e serie Tv completavano lo spettacolo d'alta cultura maschile. La parte finale della stanza era soppalcata e, oltre la ringhiera di protezione, intravedeva un bancone da bar. Dietro di esso, innumerevoli mensole ricolme di bottiglie di Aperol e simili; sopra al piano, erano appesi per il gambo, decine di calici di cristallo perfettamente tirati a lucido.

"Che caspita di posto è questo!"
Spostò lo sguardo sul pezzo forte di quel vergognoso luogo. Un televisore della grandezza di uno schermo cinematografico, svettava fiero sulla parete alla sua sinistra, dominando la scena.

Mauro, con un atto di coraggio suicida, degno dei soldati giapponesi nella seconda guerra mondiale, osò prendere parola.
"Voi avete istituito l'Angolo del libro, noi per tutta risposta e, aggiungerei giustamente, abbiamo creato l'Angolo..."
"Dei coglioni!"
"... dell'indipendenza."

Lo guardò con aria di malefica sfida. Mauro si voltò, cercando inutilmente sostegno dagli altri rappresentati della virilità maschile presenti, che però si erano defilati. In religioso silenzio, volgevano le spalle ai due, facendo finta di essere occupati nella scoperta di qualche nuova, rivoluzionaria, legge della fisica, speranzosi di non essere presi di mira da quella fiera dalla chioma mossa, che stava ruggendo in mezzo alla stanza.

Soddisfatta del sepolcrale silenzio che aveva provocato, Ines si avvicinò a un grosso tavolo con sopra poggiati diversi aggeggi elettronici e un computer; sullo schermo, notò che era stato avviato un video. Riconobbe la stanza, ma era addobbata a festa, con luci stroboscopiche e raggi laser colorati sparati in tutte le direzioni, che la illuminavano al ritmo di una musica da disco dance.

Girò il monitor verso sé, in maniera così violenta che se non lo avesse bloccato con l'altra mano, avrebbe iniziato a vorticare talmente veloce che probabilmente avrebbe spiccato il volo. Ciò che vide, le fece emettere un grugnito così greve e profondo da risvegliare i mostri Titani dell'ultimo film di Godzilla.

In quel momento, in video, il disgraziato si rimirava a uno specchio appeso al muro del soppalco. Si specchiava con espressione solenne, mentre sbirciava il foglietto che aveva in mano, dove si era preparato il discorso da dire affacciato al parapetto. Lo osservò voltarsi, allargando le braccia come il Papa all'Angelus e gridare con voce tonante:

"Fratelli! Elli... elli... elli..."
L'eco lo ricreò lui stesso. Doveva ammettere che era bravo. Scemo, ma bravo. Le scappò un sorriso. D'altronde una volta aveva fatto il ventriloquo con la custodia di una macchina fotografica, poteva ben simulare un'eco! Poi, si accorse che il microfono era spento. Lo accese e vi batté l'indice sopra, facendolo rumoreggiare. Non contento, provò anche con la voce.

"Spritz, Mojito, Prosecco! Poco ghiaccio, sempre! Altrimenti annacqua!" Fece un sorriso di compiaciuta soddisfazione e continuò ancora più baldanzoso "Sì! Perfetto ragazzi! Possiamo dare il via ai festeggiamenti del trionfo mondiale anno duemilacazzosei in culo a quei franc..."

La donna rigirò lo schermo verso il muro e iniziò di nuovo a guardarsi attorno.
"Quindi... a nostra totale insaputa... qui ci fate i Bunga Bunga!"

"Ma no Ines... che dici!"
"Smetti di pronunciare il mio nome! Da adesso, mi chiamo Nessie!"
"Ma, non è come pensi!"

Mauro stava lentamente indietreggiando, mentre la donna lo fissava con occhi torvi e accusatori. Ormai, era quasi con le spalle al muro.
"Già! Perché a differenza vostra, noi donne pensiamo! Se la cosa fosse reciproca, invece di ritrovarvi qui a perdere tempo, sareste a casa a rendervi utili!"

"Ma dai I..."
L'uomo si bloccò, decidendo di non chiamarla per nome in via precauzionale.
"Paolo ha coltivato anche l'orto quest'anno!" cercò di difenderlo "Non puoi affermare che non si dedichi alla casa!"

"Vedrai adesso dove glieli inserisco, i frutti delle sue fatiche ortolane!"
Poi, alzò gli occhi e indicò l'angolo bar sul soppalco.
"E quello come lo spieghi? Cos'è, una forma d'arte contemporanea che esprime la vostra creatività sotto forma di alcolismo?"

"Sai come siamo fatti... ci si beve un po' di Spritz, ma poco... vero, ragazzi?" con lo sguardo cercò di nuovo soccorso dagli altri, che però si limitarono ad annuire timidamente, senza proferir parola.

"Forza, dove sono le fie?!"
"Ma quali..."

La donna aveva già preso le scale, salendo sul soppalco per cercare indizi probatori. Era furente, gli occhi ridotti a due strette fessure. Su ogni scalino, batteva così forte il piede, che gli oggetti posti sopra il bancone del bar sobbalzavano, saltando sul posto. Se ci fosse stato un bicchiere con l'acqua al suo interno, l'avrebbe increspata come nella scena di Jurassic Park, quando il Tirannosauro, liberatosi dal recinto elettrificato, cercava di placare la propria fame usufruendo degli umani presenti.

Era così incazzata che la prossima bottiglia di prosecco, all'infingardo, gliela avrebbe fatta stappare con l'orifizio anale.  Chissà che schizzo all'insù, avrebbe fatto!

Iniziò a perlustrare ogni singolo centimetro con robotica attenzione, fino a che il suo sguardo fu catturato da un tablet, abbandonato su uno dei tanti tavolini presenti ai lati del bar. Lo prese in mano, attirata dall'immagine sul display. Ancora quel maledetto Wattpad! Ma che ci trovavano in quella dannata applicazione! Pensavano di poter diventare tutti dei novelli Dan Brown? Glielo avrebbe fatto scrivere lei, l'Inferno, inclusi tutti i remake dei gironi danteschi!

Continuava a fissare la copertina di quel libro che il coglione di suo marito stava leggendo. "La ragazza dagli occhi di ghiaccio" di Proxyla. E ti pareva non fosse una fia! Con lo pseudonimo per giunta, indi per cui, peccaminosa!

Iniziò a leggere il racconto per capire di cosa si trattasse. E due! Una fia come protagonista! E guarda! Sembrava quasi più perfida di lei, la ragazza! Ah... con la catena, anche!

Si voltò verso Mauro, che ormai era diventato la vittima sacrificale del gruppo, l'unico che aveva avuto l'incoscienza di affrontarla, o la sfortuna di essere andato ad aprire la porta.
"E quindi vi mettete pure a leggere i giornalacci bondage! Con la fia con la catena!"

"Ma no, I..." lo sguardo della donna lo incenerì. Alzò le mani facendole capire che non avrebbe pronunciato il suo nome.
"È un innocuo racconto d'azione, lei è una killer dal passato oscuro... poi c'è tanta ironia, è divertente, lo sai com'è fatto Paolo!"

"No, avanti, spiegamelo tu com'è fatto! Cerca anche di memorizzarne bene il ricordo perché quando lo troverò, non so se conserverà le stesse sembianze!"

"Cerca di essere comprensiva... gli è piaciuto, ci vuole fare anche un fumetto. Sai che gli piace disegnare!"
"No, a lui piace soffrire! Avanti, chi è questa qui!" Iniziò a cercare sui social, probabilmente hackerando anche i siti della CIA e i file più segreti del Vaticano. Ma non trovò alcunché della misteriosa ragazza. Volse di nuovo gli occhi spiritati verso Mauro, che stava visibilmente sudando freddo.

"Avanti! Dimmi chi è! Lo vedo che mi stai nascondendo qualcosa!"
"Ti giuro, non ne ho idea..."
"Ti giuro io! Che vado al Club del libro e ve le porto tutte qui, le vostre mogli!"
Mauro roteò gli occhi in segno di rassegnazione e sconfitta. Sarebbe stato come assistere uno sciame di locuste aggredire intere praterie di piantagioni pronte per la raccolta.

"Ok... una volta si è presentata in video, ma non si vede chi è!"

Le porse il tablet, che la donna sradicò con rabbiosa violenza dalle sue dita, e avviò il file che era stato caricato. Nel video, una presunta ragazza stava parlando animatamente dando del coglione a suo marito. Beh, almeno in questo sicuramente concordavano! Iniziava a starle simpatica! Portava un sacchetto di carta in testa con due buchi per gli occhi e un sorriso disegnato che ricordava lo Smile. Si intravedevano soltanto delle penetranti iridi azzurre. Appollaiata sulla sua spalla, con sguardo sornione e annoiato, una gatta Birmana, con lo stesso colore cromatico delle iridi. Probabilmente, se avesse avuto il dono della parola, avrebbe insultato suo marito con lo stesso termine con cui lo stava facendo, in continuazione, quella ragazza.

"Su venti parole, quindici sono state... coglione! Non c'ero mai riuscita nemmeno io! Non che non abbia ragione, intendiamoci, ma che le ha fatto per farla incazzare così?
Ines stava sorridendo a quella scena. Per un attimo, aveva dimenticato il suo obiettivo. Ascoltare quella ragazza che insultava Paolo, la calmava più di una tisana.

"Ehm... si sono intesi male sulla ricetta dello Spritz. In realtà penso che Paolo l'abbia fatto a posta a farle mettere il San Crispino al posto del prosecco..."

"Proxyla... me lo devo appuntare questo nome..."
Si mise le mani sui fianchi, scrutando di nuovo ogni singolo angolo di quel luogo.
"Quindi... non c'è nemmeno qui!"
"Te l'ho detto... no!"

Scese le scale con passo svelto e si avviò verso la porta per uscire. Ne aveva abbastanza di quel posto e dei loro frequentatori.

"Ines..."
"Che c'è!"
"Non dire niente alle altre, ti scongiuro!"

"Se scopro che mi avete mentito, anche di una singola virgola, le sette piaghe d'Egitto vi sembreranno una gita a Gardaland, a confronto! Dovranno scrivere una nuova Bibbia su di voi, perché soffrirete più del popolo egiziano dell'antichità!"

Sbatté la porta, che oscillò pericolosamente, e se ne andò.

——————

POV (Mago, Paolo, Elfo, Nano, spettatori nell'altra dimensione)

"Certo che te le cerchi, eh!"
"L'hai fatta veramente incazzare!"
"Meno male che la ragazza con il sacchetto in testa, ti insultava!"
I tre compagni di merende, perché questo erano diventati, si stavano godendo la scena.

"Ma davvero le hai fatto mettere il San Crispino al posto del prosecco?"
L'elfo mi guardava divertito, attendendo una qualche reazione da parte mia, che ero rimasto pietrificato dalla situazione. Aveva scoperto tutto, me l'avrebbe fatta pagare!

"Paolo? Stai perdendo colorito..."
"No, sto perdendo la vita! Voi non capite! Da adesso in poi, se sopravviverò, prima di farmi uscire per andare in quel luogo, mi costringerà ai lavori forzati! Dovrò pagare per tutte le volte che le ho mentito. Si farà costruire una catena simile a quella utilizzata dalla Ragazza dagli occhi di ghiaccio del racconto, e la porterà sempre con se come minaccia di morte! E quel che è peggio... mi toglierà tutte le scorte di Spritz!"

Ripresi un attimo fiato, dopo l'accorato e disperato monologo.
"Vedrai che tua moglie capirà." Intervenne il Mago "sei scomparso per una nobile causa!"

"No, forse non mi sono spiegato bene. Al Club del Libro, quando si incazza la chiamano Nessie, come il leggendario mostro di Lochness. Lei..."

"Ti ucciderà?" Chiese il nano a quel punto visibilmente preoccupato.
"Ma magari! Invece no! Non mi ucciderà perché sarebbe troppo facile! E quel che è peggio, non ho idea di cosa mi possa aspettare!"

"Hai fatto incazzare anche l'altra, per non farti mancare niente!" Rincarò il nano "che, così su due piedi, sembra altrettanto tosta!"

"A me sembra anche peggio. Io... non tornerei!" L'elfo si stava dondolando allegramente sulla sedia con le mani incrociate dietro la testa.

"No, ascoltate, io devo tornare! La devi rimettere..." mi rivolsi implorante al Mago "in trance! Addormentala, falla svenire per qualche ora, fai come ti pare, non mi interessa! Ma dobbiamo rimediare a questo disastro!"

"Anche se ci riuscissi, ma è ancora troppo presto per azionare la magia... cosa pensi di fare? Non riuscirai mai..."

Un bagliore interruppe il Mago, che iniziava a essere cosciente della catastrofe a cui stavo andando incontro.
"Toh! Si è riacceso lo schermo! Guarda Paolo, è tornata a casa!"

Attirati dalla scena, i tre presero a ignorarmi di nuovo, volgendo la propria attenzione totalmente su Ines.

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