PARTE VI

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Ormai era buio. Avevo atteso le due di notte dentro la cuccia del cane che Ines aveva comprato per punirmi. Sapevo come eludere quel diabolico meccanismo. D'altronde, lo avevo ideato io.

Passai dal retro di casa e mi arrampicai sul tetto, con l'ausilio della grondaia e del terrazzino. Non era la prima volta che lo facevo...
Mi ricordavo ancora molto vividamente la domenica mattina che, il terribile Alano del vicino di casa, mi sorprese a fare jogging e decise di inseguirmi per i vicoli del paese. Mi arrampicai sul tetto con talmente tanta agilità, che una volta sulla sommità mi mancava solo la bottiglia di acqua Levissima, per farmi sentire come Messner. Poi, dopo cinque ore che aspettavo che se ne andasse inutilmente, decisi di fare come Rocky; ma anziché urlare Adriana, iniziai a chiamare Ines in soccorso. Inutile dire che l'adorabile metà optò per farmi sostare sopra il tetto altre cinque ore!

Il problema adesso era il lucernario. Ines me lo aveva fatto installare nuovo, sospettando qualcosa nei miei furtivi rientri notturni. Ancora non avevo trovato un meccanismo o un punto debole per aprirlo dall'esterno. Notai un piccione che mi fissava con spocchiosa sufficienza. Mi venne incontro, agitò le ali facendo frullare qualche piuma in aria e si posò su una tegola, volgendo lo sguardo in continuazione tra me e la botola nel tetto.

"Ma ti devo fare un disegno? Aprilo!"
Lo fissai interdetto. La voce del Mago in un corpo da piccione!
"Grazie!"
"Aspetta a ringraziarmi!"

Volò via, bombardandomi dall'alto e colpendomi su entrambe le spalle. "Mi ha dato i gradi supremi da coglione" pensai.

Trovai la scala della mansarda aperta, a causa dell'infido meccanismo che aveva rispolverato Ines contro di me. In teoria, dopo aver ricevuto il secchio in testa, un cappio mi avrebbe dovuto avvinghiare il piede e trascinare fin sopra la botola, che si sarebbe chiusa automaticamente facendomi prigioniero. Se così non fosse stato, le luci ultraviolette avrebbero reso vano ogni tentativo di nascondermi.
Per fortuna, la volta che si azionò contro Ines, si limitò al lancio del secchio. Se si fosse ritrovata anche scaraventata in mansarda, probabilmente adesso non sarei qui a raccontare questa storia.

Mi avvicinai alla camera da letto, con passo lento e felpato, ma qualcosa mi picchiettò sulla spalla. Quel qualcosa lo riconobbi come un dito e, a meno che non fosse Mano della famiglia Addams, quel dito apparteneva a qualcuno. E quel qualcuno, con ogni probabilità, era Ines! Mi voltai, mentre tutta la vita mi scorreva davanti agli occhi. Dalla prima costruzione Lego, all'ultima partita vista allo stadio, dall'esordio come artista nel campo del componimento alcolico al... primo bacio a Ines. (Ok, suvvia, almeno una frase romantica fatemela mettere in questo delirio!)

"Buonasera, COGLIONE!"
"Non è come pensi..."
"Sono anni che lo ripeti... ma adesso ho la catena dalla parte del manico!"
Guardai l'archibugio che teneva stretto tra le dita e deglutii rumorosamente. La teneva un capo avvolto nell'avambraccio destro, mentre con la mano sinistra, faceva roteare minaccioso l'altro.

"Si! Proprio come quella della ragazza! Così, mentre ti frusto, mi dirai chi è costei!"

Indietreggiai, fino a toccare lo stipite della porta, nel momento stesso in cui Ines proferiva la fatidica frase:
"Quindi? Dobbiamo parlare..."

Poi, qualcosa accadde. Ancora una volta... ma al contrario della prima, ne fui felice.

————-

POV (Tutti, nell'altra dimensione)

"Giorni felici, figliuola!"
"Ma giorni felici una sega!"
E sì, proprio la mia stessa risposta quando fui prelevato dal mio mondo, per la prima volta. Qualcosa le avevo insegnato, alla fine!

Ines fissò i miei tre compagni d'avventura, poi volse lo sguardo verso di me.
"Paolo... mi spieghi adesso, cos'è questa pagliacciata? Prima che perda qualsiasi pensiero di pietà nei tuoi confronti..."
"Amore... se mi lasci parlare per cinque minuti io ti posso spiegare ogni cos..."
Incrociò le braccia al petto e iniziò a squadrare tutti i presenti con sguardi di malcelato disprezzo.
"Dì ai tuoi amici, nonché mariti delle mie amiche, di farla finita di fare i deficienti e di travestirsi in Padre Pio, Spok..."
"Come fa a sapere il mio nome!" La interruppe l'elfo stupito.
"...e Brunetta!"
"Chi è Brunetta? Dov'è la brunetta? A me piacciono anche bionde e rosse, son democratico!" Il nano ci guardava incuriosito.
"Lascia perdere." Intervenni prima che la situazione degenerasse.
"Quindi?" Continuò Ines "queste spiegazioni?"
Il mago mi toccò la spalla con un gesto di solidarietà maschile e si fece avanti.
"Lascia che le parli io."
Annuii grato del suo intervento, fino a che non proferì di nuovo parola.
"Sarò breve..."

Ma questa, ragazzi miei, è veramente un'altra storia!

THE END
(Per adesso...)

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