Solitudine

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Rinchiusa dentro quella scatola di solitudine e timidezza che da anni è la mia prigione. Non mi sono mai legata troppo alle persone che mi circondano, quelle volte che l'ho fatto l'attimo dopo mi hanno abbandonata, lasciandomi con il cuore rotto ed infranto. Il fatto che da sempre le persone debbano creare delle relazioni, ovvero dei legami emotivi con gli altri esseri umani, è un mito che bisogna sfatare. Certo, ci sono persone che per sopravvivere hanno bisogno di una società, queste infatti vengono definite con un carattere socievole; ma ci sono persone che non ne hanno bisogno, si affidano a se stesse senza la necessità di avere qualcuno con cui stare o condividere emozioni e idee, queste vengono chiamate emarginate, solitarie. Io faccio parte della seconda categoria, rifiuti della società perché non ne rispettano i parametri di perfezione, ci vanno contro, rovinando l'immagine che vorrebbero dare. Siamo tutti liberi di scegliere se essere schiavi oppure no della società, arrivando ad essere esclusi nel caso si decida per la prima opzione; ma è davvero questo il suo prezzo? Per certe persone non ne vale la pena, quindi cambiano il loro atteggiamento, stile di vita, insomma modificano loro stessi per poter essere accettati in gruppi identici a loro; ma per coloro che scelgono di rimanere se stessi, non resta altro che andare avanti e cercare di ignorare gli insulti e i giudizi verso la propria differenza, unicità. Allora queste persone decidono di chiudersi in una comoda scatola di indifferenza, risultando asociali ed apatici riguardo i sentimenti altrui, nonostante siano invece le persone più fragili e bisognose di protezione. L'unica via di fuga è l'amore, ma anche quello si sà, non sempre viene accettato e poi c'è il pericolo che non sia corrisposto oppure non quello giusto, quindi non dura. Se nè l'amore e nè l'amicizia - ovvero le relazioni con gli altri - sono eterni e le persone possono farne benissimo a meno per vivere non avendone bisogno, c'è qualcosa che sia eterno a tutti? Purtroppo sì, ed è il dolore; esso è ciò che accomuna tutti gli esseri viventi perché nessuno può vivere senza dolore, non importa che sia fisico o psicologico. Naturalmente sono ben diferenziate queste due sfere: la prima riguarda l'aspetto esteriore, ciò che passa dopo un periodo di tempo; l'altro non può andarsene, è dentro ad ognuno di noi e non visibile all'occhio umano, per questo è il più difficile da individuare - quasi impossible - e, a differenza dell'altro, non se ne và, ma rimane sempre come una cicatrice, ricordandoti ciò che te l'ha causato in ogni momento possibile e inopportuno.
Ritornando alla mia situazione sono ancora qui, distesa sul mio letto con lo sguardo fisso sul soffitto, pensando a quale categoria di dolore appartengo in questo momento; mi sento sola, ferita e abbandonata dalle persone che consideravo amiche, perché hanno deciso di andare ad una festa dove si trova il ragazzo che le piace, preferendo l'amore all'amicizia, una festa ad una giornata passata sul divano a rimpizzarsi e guardare film, come ogni weekend. Ormai le lacrime non escono più o si rifiutano a priori di uscire, stanche di dover essere versate per persone a cui tengo, anche per le cose più stupide. Il fatto di essere sensibile, empatica e fragile non aiuta: la sensibilità si rifiuta di continuare la sua via, non ce la fa più a crollare ad ogni ostacolo che trova, essendo troppo debole per superarlo; l'empatia non aiuta quando provo a vedere film per tirarmi su di morale, ma bensì mi ritira giù nei miei abissi più profondi, facendomi vedere e sentire solo esperienze che aumentano quel vuoto. Ed infine, la più cattiva delle tre debolezze: la fragilità di un ramoscello secco, perché non si può neanche paragonare al vetro il tipo di persona che sono io: se mi lasci cadere, certo, mi rompo, ma a differenza del secondo materiale se mi calpesti non ti faccio male, anzi mi continui a fare male tu. Il fatto che queste caratteristiche, mischiate alla paura causata dal pesante macigno del giudizio degli altri, non mi lascino esprimere a pieno, dandomi sempre dei limiti, è una cosa che deve finire. No, non intendo che deve finire tutto e con esso anche la mia vita, ma che devo smettere di aver timore di mostrarmi agli altri e di attaccarmi alle persone, perché alla fine faranno solo ciò che li riesce meglio: pugnalarti, anche alle spalle, quando meno te lo aspetti, per raggiungere i propri obiettivi. Questa è la vera natura dell'uomo, raggiungere i prorpi scopi attraverso mezzi di ogni genere, non importa chi o che cosa; certo, dopo possono esserci i sensi di colpa, ma in fondo sanno di aver fatto bene se si tratta di raggiungere ciò che si vuole. E allora a noi altri rimane il dolore che ci fa compagnia, ma siamo noi a scegliere se conviverci o venire sopraffatti; io decido la prima. Non ho nessun motivo di morire, nonostante non ci sia un motivo per cui continuare a vivere, mi limiterò a stare in un limbo, un ciclo quotidiano e monotono che gira senza sosta fino a quando il destino non deciderà per me che è finita. Non darò a nessuno la soddisfazione di vedermi cadere, spingendomi nel baratro della disperazione, sperando che io cada a pezzi.
Andrò avanti da sola, rinfacciando al mondo che la felicità non si trova solo ad avere una persona importante, ma che si può condurre una vita da soli molto ricca, senza l'aiuto dell'amore di qualcuno.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro