Insieme

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«Allora, Leo, ti insegno qualcos'altro"

Il moro si prepara eccitato.

«Allora?»


Ace mette gli indici delle mani tra loro perpendicolari.

«Croce di fuoco!»

Leo indietreggia entusiasta.

«Nulla di impressionante, ma figo»

Ace stende in avanti le braccia, unisce le mani con i palmi ben aperti. Crea piccole sfere luminose verdi (simili a delle lucciole) che fluttuano.

«Fuoco di lucciole»

«Carine, quindi?»

«Osserva cosa succede a quell'albero»

Tutte le piccole sfere fungono da devastanti esplosioni.

«Sembravano carine. Dai un'altra»

Ace simula con entrambe le mani due pistole e spara, dall'indice e dal medio, proiettili di fuoco.

"Pistola di fuoco!"


«Mitico, questo lo voglio imparare assolutamente!»

«Vedremo, anche se il pugno di fuoco ti è riuscito davvero molto bene»

I due dopo qualche ora arrivano in un paese.

«Non è questo il posto, ma ho fame»


«Io dovrei pagare?»

Ace inizia a correre verso la prima locanda che fiuta da metri di distanza.

«Mi sembrava ovvio»

«Fatti un giro, io resto qui»

«Infatti non avevo intenzione di vederti abbuffare»

Il ragazzo nota che è un piccolo paese, ma è abbastanza chiassoso.

Entra in una libreria.

Sfiora le copertine.
Poi scorge un libro dall'aria familiare.

«Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo.
Ma che?
Non sanno più che inventarsi»

Intanto una donna fa cadere una catasta di libri da classificare, e così la proprietaria la sgrida senza pietà:

«Ora ti inginocchi e raccogli!»

Leo si avvicina istintivamente per aiutare la donna.

«Lasci fare»

«Gra... i tuoi occhi, il tuo viso... »

«Cosa signora?»

Leo solleva lo sguardo.

«Aspetta...»

«Leo?!»

«M...mamma?!»

La mora si getta piangendo nelle braccia del figlio che rimane stupefatto delirando.

Continua a balbettare.
Poi la stringe più forte che può poggiando una mano tremante nei suoi lunghi capelli.
L'altra ,invece, sembra una bambina che ha ritrovato il suo orsacchiotto perduto di peluche.

«Leo, piccolo!

Anzi, come sei cresciuto. Credevo fossi morto... mi allontanai scioccata...»

«L'importante è che sei viva, non puoi immaginare la mia sofferenza. Spero che questo non sia il paese dei miraggi»

La proprietaria, infastidita e non poco, li butta fuori, ma i due colgono l'occasione per parlare.

«Mamma, papà sarà felicissimo di vederti.
Pensa, è stato molto fedele»

«Il mio caro Efesto...»

Leo arrossisce, tenendo la mamma stretta a se.

«Ora che ci siamo ritrovati, perché non mi porti a casa Leo?»

«Ti racconto fino a una certa locanda.

Devo recuperare un amico»

_________

«Scusi, ma qui non stava mangiando un ragazzo con le lentiggini?»

«Sì, poi se ne è andato.
Per caso sei tu Leo?»

«Esatto, quindi?»

Il ragazzo diventa nervoso.

«Lui ha detto che ti avrebbe lasciato qui.
Poi... oh, non ricordo.
Ah sì: non seguirmi idiota, stupido moccioso e una serie di insulti insomma»

«Non ci credo!»

«Pensala un po' come ti pare»

Leo porta fuori la madre.
In tutta fretta le dice:

«Madre, adesso devi aiutarmi.
Lo so, appena rivisti, già nei casini.
Io ti dò delle coordinate e tu mi porti Festus qui»

«Chi è Festus?»

«Ah già: è una mia creazione bla bla, non stupirti, bla bla»

«Sembra importante»

«, però lo sai il fatto della terra che attrae a se oggetti?
Allora, io ho comprato una cosa che tu devi applicare su tutta la parte inferiore di Festus.
Ali comprese.
Capirai quando lo vedrai, prendi»

Le stampa un bacio in fronte e se ne va'.
Nelle mani, Esperanza, ha un foglio con le coordinate e le istruzioni, assieme una strana pellicola. Si darà da fare per aiutare suo figlio.

Leo riflette:
«Ace, ormai ti conosco troppo bene.
Mi hai insultato per tenermi alla larga dalla faccenda ma,
tu non conosci me.
La faccenda mi riguarda, eccome!
Non lascio che mal trattino un amico, soprattutto se è una persona troppo umile come te.
Arrivo Ace»

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