Volontà

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Al svegliarsi del Sole, si levano anche i due amici.

«Buongio- Ace!
Svegliati, svegliati!»

«Ah... Leo, preferivo il tuo saltare sui balconi»

«Guarda le lenzuola!»

«Cazzo!»

I

l  rosso ha invaso il candido bianco delle lenzuola.

Ace si alza poggiandosi alla parete.

«Hai perso sangue durante la notte»

«Prima partiremo... prima...»

«Allora andiamo via che le lenzuola non le voglio di certo pagare»

Ace annuisce. I due sgattaiolato come ladri fuori da quel hotel decadente.

«Di qua»

Il ragazzo non lo mostra, ma il dolore che prova è immenso.
Leo lo avverte. È come se soffrissero insieme.

«Dai, poggiati, non fare sempre l'eroe»

«Non faccio, l'eroe... faccio l'uomo»

«Non ti capisco»

Lasciano Suna City diretti in un immenso campo isolato dall'essere umano.
È un tratto inutilizzato, servente solo per varcare vari tratti di questa insolita terra.
D'altronde, non si può costruire su una zona magnetica, ci sarebbero parecchie difficoltà.

Dopo due ore di cammino, Ace si lascia cadere. L'affanno è aumentato. È a terra con le ginocchia e la mano a tener compagnia alla ferita che tira, pizzica, stringe.


Leo cerca di mantenere la calma e rialza il compagno in difficoltà.

«Idea folle: te lo tolgo io»


«In che modo...?»

Ace lo guarda un po' stordito.

«Con le dita»

«Manco per sogno»

«Ci provo lo stesso»

La testardaggine di Leo viene messa a freno dal ceffone di Ace.


«Fa troppo male...»

«Quindi?»

«Va bene... sbrigati...»


«Effettivamente, non saprei come fare»

«Leo...»

«Niente ceffone, per favore»

«C'è un fottuto cartello...»

«Perfetto! Aggrappati»

«Idiota...»


Varcata la soglia, però, scoprono solo fame e miseria.
Le casette sono a mala pena strutturate, le strade sporche, per non parlare dell'atmosfera.
Una cittadina vuota, avvolta da sofferenza.
A raggiare l'aria ci sono solo quattro bambini che giocano alla cavalletta.
A sorvegliare c'è un anziano bassino, anche gobbo, con l'immancabile pipa di legno.

«Leo, sono esausto... devo stendermi...»

«Resisti, intanto, mettiti qui»

Leo scioglie il ghiaccio
naturalmente.

«Vecchio»

«Mh?»

«Senta, ho bisogno di un posto per il mio amico che è là»

«Cosa pretendi giovanotto?

Questa cittadina ha ospite 20 persone.
Tra cui: dieci bimbi, cinque anziani e cinque donne. La povertà è alle stelle»

«V-venti?
E i padri

«Portati via da dei mascalzoni»

«Il mio amico è seriamente ferito. C'è almeno qualcuno che pratica arti mediche?»

«Il sottoscritto.
Mi sei simpatico.
Porta il ragazzo; seguimi»

«Infinitamente grazie»

Un po' di speranza.

«Ace, sveglio, andiamo!»

«S... sì»


Un quarto d'ora dopo, Ace è steso su un lettino scomodo, in quattro pareti di legno ridotte all'essenziale.
Gira un po' la testa per scrutare l'ambiente, dalla porta socchiusa ascolta un dialogo.

«Davvero vecchio?»

«, gli strumenti sono pochi, ma possiedo un minimo di flaconi anestetici.
Ci sono dei malviventi che ci minacciano e sparano volentieri i bambini.
Noi, purtroppo, siamo deboli.
Come difenderci?
Allora ci siamo affidati all'arte della cura, ma le spese sono un peso»

A Leo non può che stringersi il cuore e la voglia di vendetta, ormai non ha freno.

Il vecchio entra nella stanza con gli strumenti in mano.

«Voglio...»

«Cosa ragazzo?»

Riferito ad Ace.

«Tu mi operi senza anestesia!»

«Ma sei matto!
Vorresti un operazione a crudo?!»

«Preferisco patire io che far soffrire quei piccoli bambini!»

«Sei un folle...»

«Sarò anche un folle, ma lo sarei ancor di più se togliessi a piccole vite ciò che a loro appartiene. Li ho visti gioire e giocare... nonostante ciò che lei ha raccontato.
Loro credono nella vita, hanno voglia di crescere. Allora, mi tolga il proiettile senza storie»

Leo si irrigidisce osservando fisso il corvino.
I suoi occhi traboccano di ammirazione.
Decide di assistere l'amico, prende una sedia e si accomoda.
In nonnetto si avvicina ad Ace con il bisturi.
Ace sospira, sa già cosa gli aspetta.
È una sua decisione e la deve affrontare.
La piccola, ma affilata lama va da parte a parte.
Ace stringe i denti per il dolore, afferra le lenzuola.
Il vecchio ore deve tirare fuori il proiettile usando le pinze.
Ace suda.

Il fiato esce e sembra non tornare.
Comincia a tremare appena il proiettile viene afferrato e fatto lentamente risalire.
C

erca di trattenere le sue urla.

Le tiene strette in gola, non le lascia passare.

«Eccolo!»

Arriva la parte più delicata: richiudere la ferita.
L'ago entra nella pelle.
Leo è in ansia per l'amico.
Ace sente scivolare su e giù quello strumento molto fine.
Ma non resiste più emettendo qualche suono sofferente.


«Ragazzo, pazienza»


Si intromette Leo per sdrammatizzare.

«Ace, stai partorendo?»

«LEO!!!»

«Fammi sapere se è maschio o femmina!»

«NON È IL MOMENTO!!!»

«Gemelli?»

«A posto!»


Annuncia soddisfatto il vecchio.

Ace sussurra un grazie.

«Dovere, fratello»


Il medico, mentre riposa e pulisce gli strumenti, precisa in ultimo:

«Hai perso molto sangue.
Il tuo corpo è non poco, è terribilmente debole.
Potresti anche non farcela per questo motivo.
Non posso farti una trasfusione.
Potrei dardi qualcosa da mangiare, ma assolutamente devi riposarti»

Ace sbatte la testa sul cuscino.

«Non voglio mangiare»

«Allora sei tonto, morirai!»

«No, ti sbagli.
Non è questo il posto in cui morirò.
Solo io posso decidere dove e quando morire.
Non toglierò neanche un chicco di grano a quei bambini»

Il vecchio si ferma sul ciglio della porta.

«Davvero interessante»

Sorride e lascia soli i due ragazzi.
Ace continua a fare lunghi respiri.
Il suo volto è pallido, ma non spento.

«C'è sempre da imparare da uno come te»

Ace accenna a un sorriso, le palpebre si chiudono e il ragazzo comincia a riposare.
Leo si avvicina.
È preoccupato.
Gli rimbocca le coperte.

«Ace,
sono stato davvero fortunato a incontrarti»

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