Capitolo 11: Muffa

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Se spio tra le vecchie persiane abbassate, vedo la sua finestra. Due ore fa si è affacciata. So che è lei, ne sono sicura. Ogni secondo che passa lo so sempre di più. Lei è lì.

Questo significa che la vedrò di sicuro. Vive letteralmente di fronte a me, un paio di piani più in basso.

Non è possibile che i miei occhi non incontrino mai i suoi, che lei non mi riconosca. E chi dice che non mi parlerà, che non mi chiederà come sto?

E Jeff nel caso lo vedrà. Vedrà e vorrà spiegazioni e capirà che gli ho detto una bugia e mi odierà e picchierà perché l'avrò deluso e lo deludo sempre e un giorno si stuferà delle mie cazzate e mi abbandonerà e mi lascerà sola e io sarò sola sola per sempre senza di lui e potrei uccidermi.

Forse potrei ucciderla. Potrei davvero ucciderla. Ma no, no, polizia ovunque, capirebbero che siamo qui, non voglio passare la vita dietro le sbarre. E Jeff non può essere imprigionato, non lo reggerebbe, penso. È uno spirito libero, la prigione lo rovinerebbe.

- Sei silenziosa - sento le braccia di Jeff attorno a me, e le sue parole sfiorarmi il collo, e per un attimo mi sento sobbalzare - Pensavi a qualcosa?

Mi costringo a mentire e come al solito mi odio un po' di più - Che qui abbiamo un bel vicinato. Un po' numeroso.

- Non saranno un problema - dice lui, e lo sento scostare leggermente il collo del mio maglione, per lasciarmi un bacio umido sulla spalla.

Questa casa è più grande di quella vecchia. Però è più scura, e l'aria è irrespirabile. C'è muffa, decisamente troppa, e appesta l'aria, non si respira. Non ci sono materassi o letti per ora e se ci fossero non ci dormirei perché sarebbero intrisi di muffa come una spugna. C'è solo un divano marcio.

- Questo posto è umido - continuo - Ci ammaleremo.

- Io non mi ammalo - dice lui, cocciuto, e lo sento baciarmi ancora.

Sono troppo nervosa, lo so. Però so che incontrerò quella ragazza. È un problema, è un grande grande problema.

Jeff si separa da me, e il suo corpo mi manca un po'.

Mi volto verso di lui e lo vedo voltato di spalle. Vorrei cercarlo e chiamarlo a me, ma so di non potere.

- Io vado, tu resti qui - dice e, senza una parola, un cenno o un saluto, esce dalla porta quasi sfondata della nuova casa.

Resto sola, e questa solitudine mi infastidisce. Mi infastidisce questo posto, dove il divano esala muffa ed è distrutto, i muri sono macchiati di verde, e appena posso guardare fuori dalla finestra.

Potrei decidere di dormire, ma dove? Sul pavimento freddo e polveroso? Sul divano nella stanza si fianco a questa, impregnato di umidità? I polmoni sembrano farsi pesanti solo all'idea. Odio quest'aria.

Resto alla finestra, c'è un poco di vento. Ne ho bisogno. Aria che non si viziata. Potrei restare qui tutto il tempo, se non fosse che sono stanca. Ma dove dormo?

Sospirando, alla fine decido di potermi solo stendere sul pavimento.

Credo di odiare questo posto. Voglio andarmene, e tornare alla casa di prima. Lì, io e Jeff stavamo bene e respiravamo aria vera.

Spero almeno che oggi torni presto.

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