Michelle sembrava agitata all'inizio, dopo aver detto quella frase. Ma poi mi ha detto che no, è tutto ok. Che il fatto che Jeff si sia spostato è una benedizione.
Che forse si sbagliava, che Jeff ora è lontano miglia e miglia da me, da noi. Certo, il fatto che lui abbia ucciso qualcun'altro è senza dubbio orrendo, ma quel qualcuno è morto nel Minnesota, nella città natale di Jeff. Non è più qui. Eppure la sua gioia mi sembra falsa, tradita da quel secondo in cui, parlandomi, ha usato quel tono così serio e spaventato.
Non posso pensarci molto, però. Ingrid ha voluto festeggiare e ora siamo nel bel mezzo di una cena, la quale prevede una quantità piuttosto notevole di cibo spazzatura.
Per citare Ingrid, "Oggi mandiamo a fanculo la dieta e mangiamo tutto quello che cazzo vogliamo". E così stiamo facendo, infatti.
Michelle continua ad avere un'aria vagamente turbata.
Non parla moltissimo, sgranocchiando solo alcune delle varie schifezze sparse sul tavolo.
- C'è qualcosa che non va? - le chiede Ingrid, ora che se n'è resa conto.
- No. Cioè - dice lei - Sono felice che Jeff non sia più qui. Siamo tutti al sicuro, almeno.
- Almeno? - chiedo, sorridendo - È un'ottima cosa.
- Sì, certo - dice lei - Certo che è un'ottima cosa.
Poi però sospira pesantemente. Non prova neanche a cercare di convincerci di essere davvero contenta.
Si limita a far girare la birra che ha nel bicchiere e ad avere uno sguardo cupo.
- Senti un po' - dice Ingrid, appoggiando la mano sul tavolo davanti a lei così da attirare la sua attenzione - Questa storia di Jeff ci riguarda tutte e tre. Me, te e Ingrid. Se c'è qualcosa che ci stai nascondendo a riguardo, parlane. Non è qualcosa che puoi tenere nascosto a me, né tantomeno a Ingrid.
Michelle posa gli occhi scuri prima su di lei, poi su di me. Sospira per la quindicesima volta.
- Ho paura per Liu - dice, lasciando me e Ingrid abbastanza perplesse. Del resto sta parlando del fratello di Jeff, che ha compiuto anch'egli un omicidio per poi sparire dalla circolazione - L'ho conosciuto, e so che sta cercando di seguire Jeff, per ucciderlo. Ora Jeff è tornato nella sua città natale e... Non lo so. Ho un brutto presentimento. Mi fido del mio istinto, e tutta questa situazione non mi piace. Liu è un assassino, ma non è Jeff. Non odiatemi, ma non è una brutta persona. E ho paura che Jeff abbia in mente qualcosa. Si è davvero scontrato con Liu, me l'ha detto lui stesso. E subito dopo torna nella città in cui è nato. Non voglio che gli succeda qualcosa.
- E - suggerisce Ingrid - se lo seguissimo? Possiamo...
- Basta - dico io, tenendo lo sguardo in basso -Non voglio più dover avere a che fare con tutto questo. Liu o non Liu, non mi interessa. È un assassino anche lui. E non voglio rientrare in una storia da cui sono appena uscita.
Ingrid viene da me, appoggiandomi una mano sulla spalla. Non parla, ma so che è d'accordo con me.
- Certo - risponde Michelle, alzandosi e facendo stridere la sedia sul pavimento - Io posso intrufolarmi nella casa di un serial killer per salvarti, ma non sia mai che anche io possa dover essere aiutata, no? Figuriamoci!
- Michelle - risponde con serietà Ingrid - Nemmeno tu vorresti avere a che fare con Jeff se avessi passato ciò che è successo a lei. Non possiamo andare all'inseguimento di un serial killer per un tuo... presentimento. Soprattutto visto che quel serial killer è Jeff The Killer.
- Perfetto - risponde lei, cercando di mantenere la calma ma con un tono che trasuda rabbia - Mi occuperò io di questo. Da sola. Come se avessi bisogno del vostro stupido aiuto.
- Ne hai avuto bisogno quando non riuscivi a sparare - ribatte Ingrid, gelida - E se fossi in te non rischierei la vita per l'ennesimo assassino.
- Quell'assassino è mio amico - risponde la ragazza dai capelli verdi, andando verso la porta di casa.
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