Capitolo Quaranta

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"C'è una brezza delicata nel cielo blu notte. Si dipinge di dolcezza questa sera a Londra. Il luccichio degli edifici, delle auto che sfrecciano sulle strade, dei riflessi sul Tamigi, delle stelle che sono nascoste in questo mantello che abbraccia la Terra".

"Quant'è bella Londra, la città dei sognatori, di chi non perde la speranza e ci prova ancora a cambiare la propria vita, nonostante tutto. Il cuore di chi ci è nato, già nel primo vagito sapeva che sarebbe appartenuto per sempre a questa città che il sole l'ha dentro tutto l'anno, anche se nel cielo lo oscurano le nuvole. Quant'è bello respirare nel silenzio, osservando il mondo che ci circonda. Quella possibilità di perdersi un attimo nei propri pensieri, in quei ricordi che non ci lasciano mai andare completamente".

"La verità è proprio che nella vita, nonostante possiamo metterci tutto l'impegno che abbiamo, non possiamo mai abbandonare quello che ci è accaduto. Accantoniamo, mettiamo da parte e cerchiamo di trarne sempre un insegnamento ma non dimentichiamo. Non possiamo farlo, non siamo nati per dimenticare o per archiviare e solo quando vogliamo cancellare, come una macchina prestabilita. Noi siamo così complessi, nella nostra mente, che facciamo viaggiare alla velocità della luce qualsiasi cosa e la riponiamo nella nostra scatola della memoria, anche se una cosa è così brutta da pregare noi stessi di dimenticarla per sempre".

"Alcuni momenti però sono così importanti da farci chiudere capitoli interi di vita. Ci fanno ricominciare e per la maggior parte delle volte, quando un uomo dà via a un nuovo inizio, lo fa con almeno due cose: un sorriso che rappresenta quella voglia di riscatto e la speranza che rappresenta la sua forza di non mollare".

"Credo che non ci sia modo migliore per dare una svolta a se stessi, come si sente dire. E quei momenti, quanto colmano il nostro cuore di felicità? Non siamo capaci neanche di quantificarla, di dargli una definizione. Ce ne nutriamo come linfa, come se ne dipendesse la nostra sopravvivenza e non importa se anche quella gioia imminente alla fine scomparirà, ci basta sapere che è nostra per viverla senza timore".

<<C'è una bella vista?>>. La voce tagliente di Alexander, travolge completamente il silenzio che mi circonda.

<<Incantevole>>. Rispondo, posando gli occhi su di lui mentre mi porge elegantemente un calice di spumante.

"I suoi capelli profumano di cera calda, gli ricoprono in maniera un po' scompigliata la fronte. Si porta leggermente il calice alle labbra carnose facendo scivolare il liquido lungo la gola, nel frangente di tempo in cui i suoi zigomi s'inarcano e la pelle bianca riflette delicatamente il riflesso dorato del bicchiere. La cravatta gli avvolge il colletto della camicia bianca classica, sull'abito nero. Mi lancia un'occhiata fugace con quegli occhi che vibrano del colore delle onde delle cascate. Raccolgo il suo sguardo con prepotenza, lasciandolo poco dopo per ritornare a guardare la bellissima città sotto i nostri piedi".

<<Sei emozionata per Jane?>>. Mi domanda a bassa voce.

<<È come una sorella per me, come non potrei>>. Un sorriso si disegna involontariamente sulle mie labbra.

"Questa cena di fidanzamento è l'inizio della vita di Jane con John. Essere parte di questo frammento di sogno è qualcosa che mi riempie di gratitudine nei confronti della mia migliore amica. Ho sempre desiderato il meglio per lei e spero davvero che sia ciò che le aspetta".

<<Tu ci hai mai pensato al matrimonio?>>. Mi chiede d'un tratto, avvicinandosi alla balconata e poggiandosi delicatamente con la schiena, fa un altro sorso di spumante.

<<Finché non avrò certezze perché dovrei chiedermelo>>. Volgo lo sguardo verso di lui, portando il calice alle labbra.

<<Per te è una decisione che si fonda su una certezza?>>. Continua, accigliandosi leggermente.

<<Non pensi che per decidere di vivere per sempre accanto ad una persona ci voglia almeno la certezza che sia reciproco? Che quella persona ci sarà realmente?>>. Gli rispondo prontamente.

<<Quanto valgono le parole se in realtà non sono quasi mai specchio di ciò che si dimostra? Non servono certezze finché esse saranno solo l'occasione per aggrapparsi alla paura di dover fare una scelta>>. <<Se ci pensi, non hai mai razionalizzato le scelte più importanti che hai fatto finora. Quando ci troviamo davanti ad un qualcosa che ci dà timore, alla fine, ci affidiamo sempre all'impulso>>. Il suo sguardo vitreo mi rapisce, facendo suo il mio stesso pensiero. Le sue labbra si muovono delicatamente, accarezzando ogni parola con sicurezza.

<<Hai sempre una risposta immediata ma ciò non vuol dire che sia la cosa giusta>>.

<<Non ho mai pensato che la mia verità sia l'unica e giusta>>. Sussurra, avvicinando la bocca al mio orecchio. Scosta leggermente i miei capelli lunghi e ondulati verso la schiena, dirigendo il movimento delle sue dita lungo il mio collo.

<<Non abbiamo un accordo? La cura al vampirismo per andarmene via dalla tua vita per sempre>>. Dico, con tono serio. <<Siamo insieme a questa cena, solo per non destare la preoccupazione degli altri>>.

<<Partiremo per l'India fra quattro giorni. Da lì seguiremo la mappa verso la dimora di Ophelya. Sarà un viaggio lungo e anche difficoltoso>>. Dice, accarezzando la mia pelle delicatamente.

<<Non ho paura>>. Mormoro.

<<Nemmeno io>>. Sussurra, poggiando un bacio a filo di labbra sulla mia spalla.

"Il vento scivola tra i miei capelli, sciogliendo in un' avvolgente sensazione d'inquietudine quel bacio che sapeva di ogni cosa, anche di ciò che cerco di reprimere dentro di me. Non posso continuare a cadere nella trappola dei miei sentimenti, ho smesso di credere che nella mia vita Alexander possa essere il mio inizio concreto".

"Ho lasciato per troppo tempo al mio cuore l'illusione che ogni volta sarebbe stato diverso e ho anche commesso l'errore di cercare in un'altra persona ciò che solo lui era stato capace di farmi provare. Quello che ho promesso a me stessa, a oggi, è di cambiare ogni cosa. Avere una vita lontana dal vampirismo, scegliere di abbandonare il passato".

<<Lasciami andare>>. Dico, quasi come una pretesa.

<<Io non ti ho mai trattenuta>>.

<<È forse questo il tuo più grande errore>>.

<<Perché?>>.

<<Perché tu credi di darmi la libertà di scegliere mentre non fai altro che incatenarmi alle tue decisioni. Giochi con i miei sentimenti e non pretendi da me, perché sai che io ci sarò sempre>>. Mi scosto, per incrociare il suo sguardo.

<<Sei tu a tenermi prigioniero delle tue scelte. Solo sei troppo umana e ingenua per capirlo. Qualsiasi cosa tu faccia che va contro i miei programmi mi fa impazzire e mi costringi a stare lì a guardare, perché per la maggior parte del tempo io sbaglio sempre con te e qualsiasi mossa io faccia, qualsiasi decisione io prenda, mi tiene sempre sul filo del rasoio>>. Mi avvolge con una mano la schiena, protendo il mio corpo verso di lui.

<<Non lo capisci proprio. Sei così inconsapevole che sei andata a letto con un altro uomo e me lo hai detto come se a me non importasse di quanto ti considero mia>>. Lo sguardo si acciglia mentre violente, le sue parole mi graffiano dentro.

<<Mi hai cacciato, mi hai ammazzato dentro e poi, quando ti ho allontanata perché ne avevo bisogno, mi hai detto che vuoi tornare umana per andare via da me. Quando io lo desideravo per te, solo per ridarti l'umanità che è una cosa bellissima, ma cui non ti rendi conto ancora, perché in questa carne morta tu non ci hai vissuto per secoli>>. Spezza il respiro a ogni frase, pungendomi con la barba sulle labbra, mentre mi parla a pochi millimetri dal viso.

<<Tu non sei la mia cura, tu sei il mio veleno>>. 

<<Tu cosa credi di essere per me invece?>>. Gli accarezzo una guancia con le dita.

<<Katherine, io sono l'uomo che dovrebbe avere il coraggio di lasciarti andare. Per il tuo bene, per la tua felicità>>. Mi guarda, dritto negli occhi.

<<Io non te l'ho mai chiesto>>. Mi acciglio. <<Tu hai deciso di andare via per la questione di Henry, quando sei venuto a Malaga e ti ho confessato ciò che era accaduto>>.

"Serra le labbra, guardandomi con i suoi occhi vitrei. Il suo respiro caldo che mi cade sul viso mentre il palmo della mano destra mi tiene la schiena, sotto la sua presenza possente che non mi lascia scampo. Le mie parole fanno cadere un silenzio tombale intorno a noi, nonostante a pochi passi da noi sta per iniziare una festa. Dentro di me, però, c'è una tormenta e anche se mi rendo conto sempre di più di quanto, gli errori commessi ci abbiano cambiato sento ancora quella sensazione meravigliosa quando siamo vicini. Quella che mi ricorda di quanto lui sia la mia casa".

<<Io non voglio ancora ricadere in tutto questo>>. Sussurro, quasi come se stessi convincendo me stessa.

<<Eppure sta accadendo un'altra volta>>. Dice, con un tono di voce che mi ammalia.

<<Io ho bisogno della mia vita. Ho passato tutto il tempo degli ultimi anni a sottovalutare quello che avevo costruito prima. Sto cercando di trovare la mia strada, di fare un salto di qualità nella mia professione ed io continuo, ogni volta, a mettere te, quello che c'è tra di noi, la questione dei vampiri... prima di ogni cosa>>. Mi allontano mentre le parole scivolano via dalla mia bocca con rabbia. <<Solo lasciando tutto questo potrò riavere la mia vita>>. Continuo, questa volta con aria convincente.

<<È ciò che vuoi Katherine?>>. Si avvicina lentamente, parlando con un filo di voce e mantenendo il suo sguardo vigile sul mio.

<<Sì>>.

<<Allora ho ragione quando dico che sei tu a decidere ogni cosa, se devo esserci o se devo sparire>>. Fa un altro passo, tenendo la mano destra, su cui pesa l'orologio d'oro, nella tasca dei pantaloni. Le sue labbra danzano in quelle parole che velano sensualità.

"Vuole giocare Katherine, non cedere".

<<Io scelgo per me, non posso prevedere tutto il resto>>. Mi giustifico, in qualche modo.

<<Tu non scegli, tu scappi e hai dato del codardo a me. Noi siamo uguali Kate, su molti aspetti. Abbiamo solo età diverse, esperienze diverse ma per il resto non c'è niente che non ci somigli>>. Si avventa su di me, prendendomi per un fianco e avvicinandomi di nuovo al suo viso.

<<Tu ed io uguali?>>. Lo guardo con molta perplessità.

<<Katherine Davis, tu mi hai conquistato... da quel fottuto giorno in cui hai deciso di andare a lavorare nello studio di tua madre. Cazzo, perché l'hai fatto? Tu mi hai tenuto in pugno dal primo momento e hai sempre detto che è il contrario. Non sono io, è il tuo schema, sono le tue regole ed è sempre stato così>>. Fa un mezzo sorriso mentre le sue parole trasudano nervosismo, piacere e verità.

<<Le mie regole?>>. Mi confonde.

<<Avevi quello sguardo diffidente, le labbra mentivano sulla tua volontà. Quando ti ho conosciuta, avevi l'aspetto di chi aveva bisogno di credere in qualcosa e poi, sei cambiata. Sei diventata una donna senza paura, dopo la trasformazione. Una Signora Vampira, i tuoi occhi gridano al fuoco ardente che niente ti può fermare>>. Mi assapora leggermente le labbra, toccandole con le sue.

<<Se avessi vissuto nella mia epoca, saresti stata la donna più corteggiata di Londra. Saresti stata la rosa più rara>>.

<<Tutto quello che hai portato tu, mi ha cambiata>>. Gli rispondo.

<<Per questo mi sento colpevole>>.

<<Non è negativo, tu non lo capisci>>. Sospiro, passando una mano sul suo zigomo.

"I miei sentimenti non riescono a mentire".

<<Ti amo Alexander Smith>>. Mormoro sulle sue labbra, abbassando lo sguardo. <<ma non posso continuare così>>. Dico d'un fiato, allontanandomi da lui.

"Mi afferra per un polso, trattenendomi con le braccia la schiena. Non faccio neanche in tempo a scostare il lungo abito argento che indosso che mi finisce sotto le scarpe con il tacco, facendomi quasi perdere l'equilibrio. Il mio viso incontra il suo mentre le sue labbra sprofondando sulle mie, incessantemente facendosi spazio tra i denti e prendendo possesso della mia lingua. Comanda lui, ogni tratto di me cede sotto la sua passione. Non sento niente di quello che sta accadendo intorno a noi, chiudo gli occhi e mi faccio trasportare ovunque voglia portarmi, a me non importa".

"Sento le sue mani che scendono lungo la schiena nuda, mi spinge contro il suo petto incontrando il tessuto del mio vestito. Mi alza l'abito dal pavimento per darmi possibilità di seguirlo, quando sotto la tormenta dei suoi baci mi poggia contro il muro. Mi stacco, cercando di prendere un respiro mentre lui continua a baciarmi, prima il mento e poi il collo, senza sosta. Una mano la poggia al muro mentre l'altra sfiora ogni centimetro della mia pelle senza mai incontrare nessun punto critico. Mi disegna, sfregando il tessuto del mio abito sulla carne nuda".

"Chiudo gli occhi, respiro a fatica e assaporo quest'attimo che mi infiamma. È così semplice con lui, far cadere le mie sicurezze".

"Sento la sua lingua che mi accarezza il collo, prima che un dolore intenso si irradi fino al braccio facendomi aprire gli occhi di scatto sotto quel fugace gesto che mi imprime. I suoi canini trafiggono la mia pelle, sento il mio sangue scorrere nella sua bocca goccia dopo goccia mentre rimango inerme, cullandomi della sua presa delicata e del suo desiderio violento che mi confonde".

"Getto la testa indietro, accarezzando con una mano la sua nuca e stringendogli forte i capelli. Mi lascio andare e lo sento, quanto mi possiede in questo momento. Il piacere che prova nel sentirsi in questo modo, capace di tenermi sotto la sua presa e glielo lascio fare, ancora per un po', gli do' la possibilità di dominare la mia mente e il mio corpo".

<<Sei mia, Katherine>>. Si stacca con violenza, guardandomi con le sue iridi scure, del blu della notte e baciandomi lentamente le labbra.

<<E di chi altro>>. Sussurro, prendendogli un polso e scostandolo da me lo porto spalle al muro.

"Il suo sguardo guardingo segue ogni mio movimento. Passa con sensualità la lingua sulle labbra, portando le dita sul collo della camicia per sciogliere leggermente la presa della cravatta. Gli sgancio l'orologio d'oro e lo poggio all'interno del taschino della sua giacca, sfiorandogli con una mano il petto dalla camicia. Le labbra socchiuse per respirare, gli occhi intensi. Mi osserva come se fossi un frutto proibito, come se non mi avesse mai avuta ed è una cosa così affascinante, così soddisfacente che sento di poter fare qualsiasi cosa".

"Gli sbottono il polsino della camicia e una volta preso libero accesso alla sua pelle nuda, avvicino delicatamente la sua mano sul mio viso, guardandolo dritto negli occhi. Gli bacio il polso, delicatamente e senza malizia, osservando ancora la sua espressione. Prima di sorridergli a filo di labbra, prendendo coraggio e lasciando che la mia trasformazione inizi".

<<Katherine, no>>. Mi urla contro, cercando di scostarmi con timore ma è troppo tardi.

"Sono io che compio il gesto".

"È diverso il suo sangue mentre lo bevo lentamente. Assaporo la sua consistenza che mi ricorda l'amaro del liquore mischiato alla freschezza di una rugiada bagnata dai fiori in primavera. Non so' perché è così ma è un nuovo sapore, che mi piace e che gusto senza fretta mentre apro gli occhi e vedo la sua espressione".

"Le pupille dilatate, le iridi del colore del ghiaccio e la sua bocca che fa piccoli respiri faticosi mentre segue ogni mio movimento. Il peso del suo braccio si fa pesante e quando stacco i canini dal suo polso, scivola spalle al muro sul pavimento, trascinandomi con lui. Respiriamo come se avessimo corso per miglia su di una montagna, senza sosta".

<<Tu sei pazza>>. Mi dice, poggiando la testa al muro e portandosi un braccio sugli occhi.

<<Noi siamo stupidi>>. Mi rimetto in piedi, sistemando i capelli dietro la schiena e prendendo la sua mano lo invito a fare lo stesso.

<<Perché basta poco per farti dimenticare delle tue promesse di vita?>>. Fa spallucce ironicamente.

<<No, perché sappiamo già che qualcosa andrà storto e ci faremo ancora una volta del male>>. Lo guardo, nervosamente.

<<Allora ricominciamo, da capo>>. Sorride, in maniera sincera.

"La mia espressione preferita".

<<E come posso dimenticarmi di tutto quello che è accaduto fra noi?>>.

<<Non devi dimenticarlo, devi metterlo da parte. È come se eliminassi ogni pregiudizio, perché vuoi crederci ancora>>. Sfiora una mia mano, intrecciandola alla sua.

<<Piano, lentamente... senza fretta, da capo>>. Quasi lo supplico.

<<Senza fretta>>. Scioglie la mia mano dalla sua, accarezzandomi una guancia.

"Mi fa un mezzo sorriso poi, si scosta mettendo l'orologio al polso e allontanandosi verso l'interno del salone. Rimango da sola fuori alla terrazza osservando la sua figura andare via e portare con sé ogni cosa di me. Sarò sempre così incapace quando si tratta di lui, mi lascerò andare e mi pentirò ancora una volta, lo so già".

<<Katherine>>. Pronuncia, aprendo la grande porta di vetro.

<<Sì?>>.

<<Jane è arrivata, andiamo a farle i nostri auguri?>>. Accarezza le parole con dolcezza.

<<Certo, andiamo>>. Sorrido, prendendo l'abito tra le mani e dirigendomi vl'entrata. Mi porge la sua mano per salire i due scalini che ci portano nella sala.

Quando entro l'atmosfera è ipnotica.

"La musica di sottofondo, il lusso del dorato e degli oggetti di cristallo che brillano, dai piatti fino ai grandi lampadari mi disorienta quasi. Mia madre con Eric sono accomodati accanto ai genitori di Jane, impegnati probabilmente in una lunga conversazione. I genitori di John sono in piedi, insieme al figlio che sorseggiano dello spumante. Ci avviciniamo al tavolo quando vediamo Jane arrivare".

"I capelli biondi, del colore della sabbia, intrecciati in un delicato chignon lascia qualche ciocca ribelle che decora leggermente i lati del viso. Il trucco leggero che risalta i gli occhi azzurro cielo. La carnagione poco abbronzata e l'abito lungo e meraviglioso che le fascia il corpo in maniera impeccabile, mostrando le sue curve nei posti giusti: rosa chiaro con uno scollo profondo e un leggero spacco su di un lato. Sorride, tenendo tra le mani un bouquet di tulipani viola e bianchi. Si avvicina, lasciando i fiori nelle mani di una cameriera che prontamente si accinge verso di lei".

"Mi brillano gli occhi e so' che adesso avrei il batticuore in altre circostanze. È la mia migliore amica, mia sorella ed io ci sono in questo momento della sua vita. Mi passa tra la mente il brutto pensiero di quando sembrava che stessi per morire. Avrei davvero perso tutta questa felicità? Cerco di scacciare vie le mie inquietudini e mi avvicino, mentre tutti acclamano l'arrivo della futura sposa. John si avvicina a lei, vestito di blu scuro con la cravatta dello stesso colore dell'abito di lei. Sono una coppia bellissima, penso, mentre li vedo baciarsi con romanticismo. Mia madre si volta verso di me sorridendomi, so' che mi sta cercando perché è emozionata. Qualche lacrima scivola sulle sue guance mentre la rassicuro con lo sguardo. Ci siamo tutti, è un momento magico".

<<Katherine>>. Mi avvicino a Jane, quasi commossa. L'abbraccio forte, ridendo insieme con lei.

<<Sei bellissima, auguri amica mia>>. Le dico.

<<Sono emozionata... grazie, grazie anche a tutti voi di essere qui presenti>>. Jane prende l'attenzione di tutti, invitandoli ad accomodarsi al tavolo.

<<Questa cena è per annunciare che fra tre mesi ci sarà il nostro matrimonio. Voi siete la nostra famiglia ed è nostro desiderio condividere questo passo con voi>>. John prende parola, con un calice di spumante tra le mani.

<<Le nozze si celebreranno nei primi di Marzo. Il matrimonio si terrà in un castello in Galles. Ci sposeremo e alloggeremo lì anche il giorno dopo. Abbiamo già varie idee>>. Jane prende la parole, intrecciando la sua mano a quella del suo futuro marito.

<<Non resta che brindare ai futuri sposi>>. Alza il calice il padre di John.

<<Ai futuri sposi>>. Incita la madre di Jane, nel gesto comune, avviciniamo i bicchieri e beviamo all'evento.

"Ci servono le portate, la musica continua come sottofondo ma delle risate e dalla felicità che riempiono la sala. Jane parla suscitando solo entusiasmo, in qualsiasi cosa che dice si vede il brillio dei suoi occhi. Ci mostra l'anello più volte, parlando dell'inaspettato momento in cui John ha chiesto la sua mano. I genitori li ascoltano e anche se il padre di Jane non è mai stato completamente consenziente a questa relazione, non riesce a nascondere i suoi sentimenti. Vedere la figlia così non gli è indifferente. Alexander si coinvolge nella conversazione: parla dei matrimoni cui è stato invitato, condivide le scelte della sposa, diverte tutti ed io mi crogiolo in questo squarcio di bellezza, una serata perfetta".

<<Beh, giacché siete qui è giusto che vi annunci che Katherine, ovviamente, sarà la mia testimone e Alexander vorrei che anche tu accettassi questo impegno>>. Dice Jane, rivolgendosi ad Alexander.

<<Sul serio?>>. Domando perplessa.

<<Lui è l'uomo che fa felice la mia migliore amica, mia sorella, merita di essere al tuo fianco>>. Mi sorride mestamente, prima di volgere lo sguardo verso di lui.

<<Ne sono onorato Jane>>. Alexander prende il calice tra le mani e toccando quello della sposa, fa un sorso di spumante in segno di ringraziamento.

<<E i tuoi testimoni John?>>. Chiede mia madre.

<<Sono a Miami, amici di College che anche Jane conosce. Arriveranno un mese prima del matrimonio>>. Spiega il futuro sposo.

<<E che sicuramente renderanno unico questo matrimonio, quei tipi non sanno stare due minuti fermi>>. Ride nervosamente.

"Ci viene servito il dessert, una torta ai frutti i bosco e crema che gustiamo ancora tra il chiacchiericcio delle varie persone sedute al tavolo. Alexander sceglie di bere un po' di whisky, rifiutando cordialmente il dolce. Sento la sua mano che si poggia sulla mia coscia, accarezzandomi da sopra l'abito. Volgo lo sguardo verso di lui che impassibile continua a parlare con gli invitati, sorridendo in quel modo fantastico che ha. La sua mano fa movimenti lenti, che mi fanno rabbrividire la schiena".

<<Va tutto bene?>>. Mi domanda, senza abbassare la voce.

<<Sì, perché?>>. Gli domando guardandomi intorno quasi in imbarazzo.

<<Non so', sembri accaldata. Forse è meglio uscire un po', per una boccata d'aria>>. Mi dice, con espressione furbamente preoccupata.

<<È vero Kate, vuoi che ti accompagni?>>. Mi domanda Jane premurosamente.

<<No, non è necessario... Alexander mi accompagnerà, usciamo un po'>>. Mi alzo in piedi insieme con lui.

<<Andiamo fuori, in giardino>>. Dice, prendendomi la mano.

<<Che cosa vuoi fare?>>. Gli chiedo, allontanandoci dalla sala e ritrovandoci nella Hall dell'edificio.

"Il Bright Building, uno dei più moderni luoghi per eventi e per gente ricca. Scelto ovviamente da Jane, che è a conoscenza di tutte le ultime tendenze. Frequentato solo da persone con un buon titolo che gli permetti l'accesso, è completamente costruito nel lusso. Credo che qui abbia vissuto per un periodo anche un'attrice famosa ma di cui non ricordo sinceramente il nome".

<<Andiamo via, per un po'>>. Sussurra baciandomi sul collo. Mi trascina con una mano, a passo svelto, verso l'ascensore. Riusciamo a prenderla, chiude le porte e schiaccia sul decimo piano.

L'ascensore sfreccia velocemente, portandoci direttamente al decimo.

<<Vieni>>. Dice, prendendomi per un polso e camminando velocemente.

"Superiamo un'altra Hall con dei dipendenti vestiti elegantemente di bianco e nero, raggiungendo un corridoio. Ci avviciniamo a una porta bianca che apre usando una scheda, mi lascia entrare per prima, ritrovandomi all'interno di una specie di Loft. Le pareti sono completamente bianche, le finestre alte e senza tende affacciano sulla vista di tutto lo skyline londinese. Oltre alla zona del salotto una scala verniciata di nero porta al piano superiore dove sono divise varie camere dalle porte scorrevoli, simili a quelle delle ascensori. Lo vedo avvicinarsi alla cucina, sulla sinistra, anch'essa moderna e completamente in acciaio. Di fronte, un tavolo di legno bianco con delle poltroncine grigie fa da contrasto. È bellissima la composizione di rose rosse che in un vaso di vetro è poggiato proprio al centro, trasformando l'aroma dell'appartamento in quello di un giardino in primavera".

<<Vino?>>. Mi chiede. <<Non c'è del Whisky>>. Si avvicina alla cucina, guardando all'interno di un mobile.

<<No, niente ma...>>. Mi bacia, prepotentemente, prendendomi per la nuca.

"Mi spinge, camminando all'indietro, costringendomi ad aggrapparmi alla sua giacca. Sento il rumore del vetro in frantumi quando la mia schiena batte sul tavolo. Le sue mani sulle mie ginocchia, mi spingono violentemente più in alto, sfilandomi le scarpe e alzando l'abito. Gli prendo il mento con una mano, osservando il suo desiderio famelico".

<<Avevamo detto piano... senza fretta>>. Lo trattengo con forza.

"Mi costringe a usare la forza da vampira".

<<Possiamo passare direttamente alla fase in cui ci siamo conosciuti a lungo>>. Mi prende per la schiena, avvicinandomi per baciarmi.

<<Ci stiamo cadendo ancora, Alexander...>>. Sorrido, cercando di staccarmi dalle sue labbra.

<<Lo so>>. Sospira. <<Non m'importa>>. Si allontana, mettendosi in ginocchio sul tavolo e tirando via la cravatta.

"È di una sensualità indescrivibile quando fa cadere la giacca per terra, sulle migliaia di rose cadute dal vaso che circondano il tavolo. Sbottona la camicia con forza, tirandola fuori dai pantaloni e dandomi completa visione del suo corpo scolpito. La pelle bianca, in contrasto con le ombre dei muscoli, le linee dei fianchi che si nascondono nei pantaloni e la sensazione meravigliosa di scorrere le mie dita lungo il suo corpo. Non mi lascia neanche sfilare l'abito, trovando direttamente la cerniera e gettandolo sul pavimento mi lascia alla sua mercé, in intimo. Le sue mani prendono possesso della mia pelle, il respiro manca, le labbra si incontrano".

"Il freddo del tavolo, il calore del suo corpo, la mia mente che perde il controllo e il suo sguardo che non mi lascia neanche un attimo. Una sua mano mi prende il viso, sento i suoi brevi respiri, lascia i miei capelli e mi stringe la schiena, avvicinandomi a lui in ogni modo. Corpo contro corpo, mente contro mente, labbra contro labbra, tocco dopo tocco. È come se non mi fossi mai abbandonata a lui, mi nutro della sensazione indescrivibile di essere posseduta da quest'uomo".

"Il suo nome diventa l'unica lingua che conosco, quando il desiderio ci ha ormai consumato. Le sue braccia cadono ai lati del mio viso, facendogli poggiare il petto al mio. Cerchiamo di prendere fiato, prima di baciarci dolcemente sulle labbra".

<<Che cosa volevi dirmi?>>. Chiede ironicamente, riferendosi al momento in cui sono entrata nel loft.

<<Mi chiedevo come facessi a sapere esattamente dov'era il vino, cos'è questo posto?>>. Mi guardo intorno.

<<È il nostro appartamento>>. Dice.

<<Come dici?>>. Mi acciglio.

<<L'ho preso poco dopo l'arrivo di Allison. Doveva permetterci di parlare tranquillamente, senza la presenza di qualcuno ma non ho potuto mai mostrartelo>>. Sistema il braccio destro sul tavolo, mantenendosi la testa con la mano.

<<Ci hanno sempre trovati, come pensi che questo luogo sia più protetto?>>.

<<Il loft è comprato con il nome di un'altra persona che lavora un'azienda. Le persone dell'edificio sono soggiogate a dimenticare il mio volto ed ho comunque attuato i sistemi per scacciare vampiri ed eventuali streghe>>. Fa un mezzo sorriso, accarezzandomi una ciocca di capelli.

<<Perché hai avuto bisogno di comprare questo appartamento?>>. Continuo con le domande.

<<Perché non mi fido di Allison, non mi sono mai fidato di lei completamente>>. D'un tratto attira la mia attenzione. Mi alzo sulle braccia, avvicinandomi di più a lui.

<<Che cosa stai dicendo Alexander>>. Non è neanche una domanda dal tono serio.

<<Non mi hanno mai portato niente di positivo le persone che sono ricomparse dopo molto tempo>>.

<<Tu l'hai assecondata?>>. Mi risponde facendo cenno di sì, con il capo. <<Anche al ballo? Non eri realmente arrabbiato?>>.

<<Lo ero ma ho accettato di lasciarti andare, come aveva detto lei>>. Spiega con tono tranquillo.

<<Non capisco, perché assecondarla per così tanto tempo se non ti fidi di lei?>>. Fremo dalle domande.

<<Non è il momento di parlarne, ci sono delle persone che adesso ci staranno sicuramente cercando. Rivestiamoci, ne parleremo con calma>>. Scende dal tavolo, dandomi visione delle sue spalle. Si china, riprendendo gli abiti dal pavimento e porgendomi l'abito da sera.

<<Pensavo che avessi preso un appartamento per noi, senza neanche consultarmi>>. Rido in tono sommesso.

<<Prima di prendere un appartamento o una villa, voglio sposarmi>>. Mi porge la mano per aiutarmi a scendere dal tavolo, quando quelle parole fuoriescono con nonchalance dalla sua bocca.

<<Sposarti?>>. 









*Spero che il capitolo vi sia piaciuto, dopo tutta l'attesa del momento. Cercherò di aggiornare sempre più frequentemente. Buon'estate lettrici*
R. E. Meyers

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