Capitolo Quattordici

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"La notte è calata, trasformando ogni raggio di sole in una stella infinita che dipinge il cielo. Cammino lentamente, ascoltando ogni suono anche il più flebile che è presente nella Villa. Le porte che cigolano quando vengono chiuse, le mani di Arthur che ticchettando su un computer, il vento che soffia sulle inferriate del roseto. Le odo come se fossero a un solo millimetro dalla mia persona, come se non le potessi contrastare mentre anche con difficoltà, cerco di concentrarmi verso il suono che sto cercando".

"Mi fermo di scatto sulla grande scalinata. Delle dita si muovono su una ringhiera, un tocco impossibile da percepire per un umano ma che io riesco a sentire. Corro subito al piano di sopra guardando in ogni camera, finché non mi fermo davanti a quella di Alexander".

"Apro la porta delicatamente ma so' che lui percepisce la mia presenza. Lo vedo fuori alla balconata, le tende bianche e trasparenti si muovono al ritmo della brezza gelida della notte. Mi avvicino lentamente, stringendo le mani intorno alla borsa con nervosismo. Fa un movimento mettendosi con le braccia conserte guardando, ancora, quel meraviglioso paesaggio che ricopre l'intera villa di Rose Square".

"Scosto le tende e la vetrata leggermente socchiusa. Passo dopo passo, mi avvio verso di lui finché non posso guardare il suo viso. È distante con i pensieri o almeno, così riesce ad apparire a me. I suoi occhi guardano in alto, senza voltarsi su di me. Il suo viso è completamente teso, come sempre, quando una situazione si rende difficile. Poggio una mano lungo la ringhiera, abbassando il viso per non incrociare, di nuovo, il suo volto".

<<Mi dispiace, volevo chiederti scusa. Non sapevo e non so' tuttora come sono riuscita a soggiogarti. Non vorrei mai volontariamente vedere i tuoi ricordi o le tue emozioni. Arthur mi ha spiegato che può capitare quando si è agli inizi. Lo so che non è facile per te, per questo motivo volevo scusarmi. Spero che questo non influenzi i passi avanti che stiamo facendo>>. Sospiro, prima di iniziare a scusarmi, con la delusione palpabile delle mie parole.

<<Lo so>>. Si limita a rispondere.

<<Bene. Allora, a presto Alexander>>. Gli dico andando via dalla stanza.

"Sono pronta, è il momento di lasciare Rose Square. Non posso più vivere qui, con quest'astio che si crea tra di noi. Ho bisogno di tempo per me stessa, per riuscire a riassestare le parti di me che adesso, trovo difficili da gestire. La mia casa sarà il luogo perfetto. Sono da sola, avrò la pace di cui ho bisogno e in più potrò dare l'opportunità anche ad Alexander di riflettere".

<<Dove stai andando Kate?>>. Mi domanda, anche se il tono austero non riesce a farlo percepire.

<<A casa mia, abito a Chelsea non siamo così distanti. Ho bisogno di restare un po' con me stessa. Di riuscire a cavarmela. È la scelta giusta>>. Gli spiego con tranquillità.

<<Ah sì? Quindi credi che da neo vampira sei già pronta a questo. Bene, allora se verranno a portarti il giornale o tua madre ti verrà a trovare, non avrai l'istinto di ucciderli, giusto?>>. Si avvicina, con una furia negli occhi.

<<Rimarrai qui>>. Questo è un vero ordine, da parte sua.

<<No, Alexander. Non rimarrò e tantomeno ucciderò qualcuno per sangue. Arthur mi ha dato una valigetta con delle sacche. Mi ha consigliato di dosare la fame, di riuscire a resistere con la scorta una settimana. Alla prossima mi rifornirà, affinché possa imparare l'autocontrollo. E poi, non ho così tanta voglia di uccidere le persone>>. Gli rispondo, accigliata.

"Ciò che trovo peggio delle sue reazioni è sicuramente, il non avere fiducia delle mie capacità. Non desidero affatto fare del male a qualcuno. Vedere del sangue sì, mi provoca qualcosa ma l'uso dell'ancora cui affidarsi, nei momenti difficili, sta funzionando più di quanto possa immaginare".

<<Non è semplice e la vita non è un'esercitazione. Se sbagli, non si torna indietro. Vuoi vedere morire qualcuno? Con i vampiri non si scherza Katherine. Tutto sembra facile ma non lo è, quella sarà un'ossessione. Qualcosa di cui sentirai sempre la necessità>>. Stringe gli zigomi con un'espressione a dir poco arrabbiata.

<<Imparerò, un po' alla volta. Arthur mi ha anche dato delle dritte che gli hai insegnato tu>>.

<<Quindi ogni volta che i miei metodi non vanno bene, tu correrai da Arthur giusto?>>. Mi domanda, con disprezzo nella voce.

<<Di che cosa stai parlando Alexander?>>. Mi acciglio sorpresa dalla sua reazione.

<<Lo hai fatto anche quando Maryanne ti aveva avvelenato e credevi che non fossi capace di trasformarti. Anche quella volta ti sei rivolta ad Arthur. Il mio modo di fare, le mie scelte non vanno bene. Nemmeno quella di rimanere qui>>. Cammina, mettendo le mani in tasca e poi, ritornando a guardarmi.

<<Questo è ciò che davvero pensi?>>. Domando, con un sorriso ironico sul viso.

<<Alexander, io non posso rimanere in questa casa. Sono stufa, di dover combattere non sono con le mie difficoltà ma anche quelle che hai tu a capire che non è giusto trattarmi come se fossi un demonio. Mi stai ripudiando dalla tua vita a poco a poco e credi che a me non faccia male? Non sono le emozioni intensificate che possiedo a farmi sentire il dolore di vedere che mi neghi un bacio ma quell'amore che io provo per te e che tu sgretoli sotto il tuo palmo come se fosse semplice per me>>.

<<Lo hai fatto anche in passato. Quando mi prendevi e mi lasciavi, come se io non avessi importanza. Non puoi ferirmi anche per questo, per una cosa che non ho scelto io. Non so' perché sia accaduta, perché io a oggi sia così e neanche chi sia stato ma credi che sia facile sopportare il peso di questo cambiamento se tu mi rifiuti? Mi fai sentire sbagliata, mi fai sentire colpevole>>. Stringo i pugni, dando libero sfogo ai miei sentimenti.

"Le sue iridi azzurre si ghiacciano alle mie parole e anche se so' di toccare qualche tasto dolente della sua persona, non posso fare altrimenti. Mi opprime quell'idea paranoica, che ci sia qualcosa che non va. Avrei tanto voluto che non fosse così ma lui ha rifiutato di baciarmi e lì mi si è aperto un mondo di spiegazioni cui non avevo dato il giusto peso".

<<Tu non ami me, abbi il coraggio di dire che amavi la mia umanità. Io ti ho sempre chiesto di far parte della tua vita, di bere il mio sangue e di trasformarmi perché io non potevo vivere in eterno come te, perché tu mi avresti visto morire. Quando il veleno stava per far effetto, hai fatto di tutto per evitare che diventassi vampira ma mi hai fatto comunque sentire sbagliata nel credere di dover essere trasformata. Io ho sempre e solo desiderato di essere parte della vita o da umana o da vampira, perché non lo capisci? Perché ti comporti come se questo non fosse importante per me? Lo è Alexander, per me lo è. Se tu mi fai sentire un errore come riuscirò a restarti accanto?>>. Mi porto le mani in petto mentre la delusione s'impossessa del tono della mia voce.

<<Ascoltami, è meglio per entrambi restare lontani per un po'. Riflettere ci farà vedere le cose in modo diverso, ne abbiamo bisogno. Devo liberarmi dalle preoccupazioni. Solo in questo modo riuscirò a capire come dosare la mia forza e capire i miei punti deboli. Anche tu hai bisogno di pensare, ed io voglio che sia così>>. Mi stringo di nuovo alla borsa, prendendo fiato prima di pronunciare la mia decisione.

<<A presto Alexander>>. Mormoro il suo nome, voltandomi e cercando di uscire velocemente da quella casa.

"Non voglio immaginare un'altra sua espressione gelida e disprezzante. Voglio pensare che lui abbia compreso e che questa volta il silenzio sia la conferma della mia scelta. Non c'è niente che io possa fare per cambiare il presente ma posso riuscire a fare i passi giusti nel futuro, nel mio essere vampira e poter raggiungere degli ottimi risultati. Diventare padrona di quello che mi appartiene adesso. Questo può essere l'unico modo che mi rimane per non sentire e vedere, ancora, l'avversione che ha verso di me".

"Sento una forza prendermi per un polso. Mi volto di scatto, ritrovandomi il suo corpo davanti che mi divide dall'uscita. Ho ancora lo sguardo basso ma, questa volta, sono a pochissimi centimetri dal suo petto. Riesco a percepire, come qualcosa di sublime, il profumo della sua pelle che si sfrega lungo la camicia. È il suo aroma, sa di eleganza, di fascino e di complicità. Sa di forza, di virilità, sa di uomo. È il suo, è di Alexander e ogni volta, ha effetto su di me".

<<Non andrai via di qui>>. Le sue labbra pronunciano con serietà quelle parole.

<<Alexander...>>. Mormoro ma lui alza il mio viso con le dita, per farsi guardare.

<<Non è una richiesta. C'è ancora molto da fare. T'insegnerò una cosa, adesso>>. Continua senza voler sentire la mia risposta.

"Scioglie la preda del mio polso dicendomi di lasciare la valigetta e seguirlo. Prende la giacca poggiata sul letto e la abbottona con cura. Si sistema i polsi prima di passare ai capelli. Lo osservo in ogni suo gesto, ma a differenza delle altre volte in cui potevo farlo senza sentirmi a disagio, ogni tanto abbasso lo sguardo".

"Non sono più capace di guardarlo come una volta? No, Katherine non è questo. Hai solo paura che a lui non faccia più piacere... mi canzona la mia mente. Eppure, proprio prima, non mi ha dato risposta di ciò che gli ho detto. Perché non l'ha fatto? Quelle volte che l'ho accusato di non amarmi, di non lasciarmi entrare nella sua vita, ho dovuto subire litigate assurde, scenate e anche silenzi nervosi, che mi facevano sentire quanto la situazione, premesse sulla nostra relazione. Adesso non è accaduto e inoltre non sembra per niente dispiaciuto. Il suo viso è ancora impermutabile, nella freddezza che ha sempre utilizzato con gli altri ma mai con me".

"A un certo punto, un groppo alla gola mi fa mancare il respiro. Il panico s'impossessa di me e mi rendo conto di non essere pronta. Non sono pronta a lasciarlo andare, a credere che quest'amore possa crollarmi addosso così. Arthur mi ha detto di essere forte, di non dimenticarmi della mia umanità e di riuscire, in un certo sento, a – riconquistare – la fiducia di Alexander sia in me sia in se stesso, poiché ora sono una vampira".

"Mi schiocca le dita avanti agli occhi facendomi dimenticare un secondo dei miei pensieri. M'invita a seguirlo mentre usciamo dalla stanza e prendiamo la rampa di scale che porta all'entrata principale della Villa. Incontriamo due cameriere che portano la biancheria stirata verso la palestra. Ci salutano cordialmente prima di sfilare davanti a noi e lasciarci da soli. Oltre a quel breve secondo, solo il silenzio ci accompagna".

"Usciamo dalla casa, mentre mi avvio verso il parcheggio delle auto, mi accorgo che cambia strada. Lo seguo, perplessa, e ci ritroviamo nell'atrio sinistro della Villa. Ci sono solo alberi e una piccola fontana per gli uccelli. Mi fa cenno di guardare il tetto e non appena alzo lo sguardo, lo vedo salire lì sopra. Sobbalzo, sorpresa dalla sua reazione improvvisa. Mi dice di seguirlo ma a me sembra ancora difficile. Poggio una mano su un telaio e tirandomi su, riesco a salire e a poggiare i piedi. Faccio un altro movimento ma scivolo ritornando a terra e graffiandomi la mano".

<<Non essere stupida, devi fare un salto. Incanala la tua forza nel pensiero di saltare. Ricordi il punto fermo? Deve diventare un pensiero fisso. Aggrappati a quello e cerca di dosare la potenza in quell'unico comando>>. Mi spiega come se fosse ovvio.

"Mi mordo un labbro decisa a riuscirci. Faccio qualche passo indietro e respiro più volte. Struscio con la scarpa sul terreno mentre l'altro è piegato per il balzo. Mi convinco, posso farcela, devo farlo e cerco in me – l'ancora - che possa permettermi di farcela. Corro spingendomi in un salto e mi ritrovo sul tetto scaraventata dalla mia stessa forza, ma almeno ce l'ho fatta".

<<Ci sono riuscita>>. Sorrido, rimettendomi in piedi.

<<Bene, adesso seguimi>>. Dice, porgendomi la sua mano.

"La guardo e poi, lancio un'occhiata verso i suoi occhi. Nonostante la notte sia padrona, sembrano brillare di più delle stelle. Azzurri come i mari più profondi e lucenti come i diamanti più rari. Quel tocco, così intenso, delle nostre mani diventa un momento di sicurezza. Mi sento quasi serena, niente può sconvolgere questo istante e quando sospiro, vedo la sua espressione diventare impossibile da percepire a pieno. Il suo sguardo quasi si rattrista, rimanendo gelido e distante. Si volta, tirandomi via e in pochissimi secondi mi ritrovo a saltare di tettoia in tettoia, insieme con lui, verso una meta a me sconosciuta".

"Non so' quanto percorriamo, circa tra le sei miglia. Scendiamo da un tetto nella Londra notturna e ci ritroviamo davanti al cancello del Richmond Park. Uno dei parchi reali d'Inghilterra e dalla bellezza unica. Ci sono stata molte volte da bambina ma una cosa che ho sempre adorato di questo parco e la sua naturalezza, rimasta quasi immutata dalla presenza di foreste e boschi. Ci fermiamo, proprio davanti all'entrata chiusa dalle catene".

<<Mi sembra che l'orario di chiusura sia verso le otto>>. Dico ma come risposta ho solo un'occhiataccia.

"Alexander, a mani nude, spezza il catenaccio. Apre il cancello e m'invita ad entrare, lo faccio silenziosamente prima di sentire il cancello richiudersi alle mie spalle e lui avanzare davanti a me".

<<Abbiamo corso sui tetti di quasi tutta Londra, perché rompere il catenaccio? Non potevamo arrampicarci?>>. Gli chiedo, camminando dietro di lui e cercando di tenere il passo.

<<Perché l'ho rimesso esattamente com'era in precedenza. Se qualcuno entrasse nel parco proprio mentre ci siamo noi, cadrebbe facendo un rumore che noi riusciamo ad udire anche a distanza>>. Mi spiega, senza mezzi termini.

"Comincia a correre ed io lo seguo, anche se non riesco ancora a capire che cosa stiamo facendo e a che cosa porterà. Ci dirigiamo all'interno del bosco dove la vegetazione è fitta e gli alberi cominciano a coprire il cielo buio della notte. Corro e per un secondo, mi dimentico di ogni cosa. Sento la libertà, di quei movimenti che non mi affaticano, del mio corpo leggero e della forza che possiedo".

"Sono stata così impegnata a gestire la mia vita da vampira, a trovare un compromesso con Alexander che mi sono dimenticata delle cose belle che mi appartengono. È una sensazione indescrivibile e anche se non c'è sangue che pompa il mio cuore, anche se sono morta e mi sono trasformata in qualcosa di immortale, inspiegabile ad un semplice essere umano, io mi sento più viva che mai".

<<Fermati>>. Mormora lui, fermandomi con un braccio.

"Mi fa cenno di fare silenzio e di abbassarmi. Siamo nascosti tra i cespugli alti e osserviamo davanti a noi. La meraviglia che mi lascia senza parole è quello cui non avevo tenuto conto. Dei daini e dei cervi maestosi che camminano nel bosco. Si fermano a bere da un ruscello, altri sono stesi tra le rocce. È bellissimo e i suoni della natura che ci circondano, una vera melodia".

"Quando ci si ferma ad osservare quello che ci circonda, è vero che si possono trovare incanti che i nostri occhi dimenticano di vedere. Se lo facessimo, al di là del luogo in cui ci troveremmo in quel momento, potremo scoprire grandi cose e magari, trovare attraverso gli occhi, la strada per la felicità".

<<Adesso guardali con gli occhi da vampira>>. Mi dice a bassa voce.

<<Non so' come si fa, io... riesco a trasformarmi solo con... la fame>>. Mormoro per non disturbare i cervi.

<<È sempre legato all'ancora. Devi eliminare la tua forza, incanalare te stessa nel riuscirci. Respira forte, chiudi gli occhi e immagina di poterlo fare>>. Mi spiega ed io lo seguo alla lettera.

"Ci provo ma rispetto al saltare mi risulta difficile. Faccio dei respiri, lunghi e intensi e mi concentro. Voglio farlo, per sentirmi abbastanza capace. M'isolo da ciò che mi circonda mentre Alexander mi ripete che cosa fare. Non appena sento cambiare qualcosa dentro di me li apro e la vista è accentuata, arriva lontano e mi permette di vedere meglio nel buio".

<<Non posso crederci... ce l'ho fatta. Senza trasformarmi completamente>>. Sorrido entusiasta.

<<Sì, adesso ascoltami. Arriviamo al lago, lì ci sono dei cervi. Dovrai seguire le mie istruzioni e fare come ti dico, va bene?>>. Mi domanda serio ed io mi limito ad annuire.

"Corriamo, schivando alberi e raggiungendo in un minuto il lago. Il rumore dell'acqua rompe il silenzio della notte mentre gli animali si rilassano lontano dalle persone che trafficano la zona di giorno. Alexander si ferma costringendomi a nascondermi insieme con lui. M'indica un cervo da solo, che cammina lungo il ruscello e mangia l'erba che circonda l'intera zona".

<<Lo percepisci? Senti il suo cuore, le sue vene che pulsano>>. Sussurra al mio orecchio.

"Rimango immobile osservando la scena che, non appena anima con le sue parole, cambia totalmente davanti a me. Riesco a sentire ogni suono modificarsi, il fiume e il cinguettio degli uccelli diventare quasi silenzioso mentre i battiti del daino davanti a me, sono pungenti alle orecchie. Le sue vene che fluiscono il sangue e il respiro di quell'animale oscurano il paesaggio diventando l'unico elemento che riesco a guardare".

<<Katherine, questo è l'istinto primitivo. È il predatore che adesso è in te. Non appena lo lascerai senza controllo, avrà il sopravvento su di te, anche se si tratta degli esseri umani. Non dimenticare il tuo punto fermo, rafforzalo adesso, rendilo tuo e va a cacciare quel cervo. Stringi il suo collo, la tua forza lo ucciderà>>. Mi dice, attirando la mia attenzione.

<<Che cosa? Dovrei uccidere un animale innocente. Alexander, perché?>>. Gli domando sorpresa.

<<Per il suo sangue, per innescare il tuo lato da predatore. Devi riuscire a capire come funziona per controllarlo completamente alla presenza degli esseri umani. Allison me lo insegnò su quella coppia che uccidemmo per bere sangue, io non ti lascerò uccidere un essere umano. Da essere umana non ti sei fatta scrupoli a mangiare animali anche nei migliori ristoranti. Adesso non è diverso, concentrati e va>>. Risponde ordinandomi di farlo.

"Deglutisco a fatica, al pensiero di dover uccidere quell'animale innocente. Non voglio farlo, io non mi sento capace ma le sue parole m'incoraggiano mentre la mia mente le ripete come un mantra. I miei occhi si stringono osservando la preda. Mi muovo lentamente tra i cespugli diventando invisibile e poco alla sua portata".

"Non avrà scampo, non riuscirà a scapparmi e mentre mi avvicino cauta, il cervo si volta cominciando a correre. Non mi arrendo e facendo una breve corsa trascino le scarpe sul terriccio portandomi davanti a lui. Gli salto al collo e con forza, senza indugiare glielo rompo, sotto alla mia potente presa che lo lascia urlare di dolore nel silenzio che ci circonda".

"Lo distendo sull'erba mentre i miei occhi ritornano normali. Mi sento davvero male, non avrei voluto farlo ma un'altra parte di me, invece, è fiera di esserci riuscita. Da vampira e come predatrice, adesso conosco i meccanismi che mi mancavano per percepire quand'è il momento di cedere ai propri impulsi".

<<Come sono andata?>>. Domando ad Alexander che si avvicina verso di me.

<<Ben fatto>>. Mi risponde ma sul suo volto c'è una nube pensierosa.

"Chino il capo con curiosità ma lascio andare l'istinto di chiedere che cosa non va. Non è il momento e sono più che sicura che non mi dirà nulla di ciò che gli possa domandare. Il cervo fa un lungo respiro prima di spirare davanti a noi. Mi abbasso verso di lui, facendo una breve carezza sul suo manto marrone che ormai sta abbandonando il calore per abbracciare un freddo eterno".

"Non posso non sentirmi triste, colpevole di ciò che ho fatto. Non so', non riesco a capire minimamente come facciano i vampiri e lo stesso Alexander a non sentirsi colpevoli nel momento in cui compiono un'azione del genere, nel momento in cui anche lui ha ucciso qualcuno, un essere umano. Io, in questo momento, mi sento come se avessi ucciso un uomo ignaro del mio arrivo, colpevole solo di vivere. Alexander mi prende la mano, per rimettermi in piedi e guardando la mia espressione sospira".

<<Non preoccuparti. È stata la tua unica vittima, è morto per una giusta causa. Per la tua sopravvivenza>>. Mi dice cercando di rassicurarmi, ma il suo volto sembra nascondere qualcosa a me sconosciuta.

<<Abbiamo finito? Possiamo andare via?>>. Gli chiedo quasi come una supplica.

<<Puoi bere il suo sangue, se vuoi>>.

<<Che cosa? Alexander... il suo sangue?>>. Mi acciglio.

<<Katherine, ha un sapore diverso ma disseta come quello umano. Ci sono vampiri che decidono di non uccidere persone, di non bere il sangue da loro e si dissetano con quello animale>>. Mi spiega, mettendo le mani in tasca.

<<E funziona?>>. Domando con curiosità.

<<Fino a quando quello umano non diventa una necessità, sì>>. Dice, prima che il silenzio piombi tra di noi.

"Guardo quella povera vittima. Quel cervo bello e maestoso adesso morto a causa mia e il rimorso rompe il mio desiderio di sfamarmi. Mi chiede di farlo ma io disapprovo, spiegandogli che preferisco andare via. Acconsente e invitandomi a seguirlo ci avviamo, camminando normalmente, nei lunghi viali del Richmond Park".

"L'autunno regala la danza delle foglie che imprudenti si lasciano cadere sull'asfalto. Faccio un mezzo sorriso mentre ciò che ci circonda è la pace dei sensi. Lo scorrere del ruscello inebria l'intensità della notte mentre gli animali cominciano ad addormentarsi e a rendere questo luogo un dipinto spettacolare".

"Ho quasi dimenticato quanto fosse bello emozionarsi delle piccole cose. Nonostante adesso sia capace di sentire o di osservarle come se fossero sul palmo della mia mano- Ero comunque distante dal mondo in cui vivo, in queste settimane, avevo lasciato al cambiamento la capacità di sopraffare la virtù del mio carattere, del mio cuore. Non oso dire della mia anima, anche se sono ancora convinta che esista. Però posso di certo dire, che possiedo ancora un cuore. Non batte, non ha bisogno di farlo ed è come se riposasse in questa vita che sto vivendo adesso, ma non è scomparso e mi appartiene lo stesso, anche se sembra difficile credere che sia così, per il vampiro che è accanto a me".

"Ho cercato molte volte, da umana, di dimostrargli che il mio mondo e il suo non fossero così distanti. Ho avuto dei momenti di debolezza, dove ho confessato più volte che tra di noi davvero esistano vite parallele e incapaci di incontrarsi completamente ma non lo pensavo nei confronti della differenza che avevamo, bensì del modo in cui lui permetteva che si creassero queste difficoltà".

"Ora che io sono uguale a lui, c'è comunque qualcosa che non gli permette di farmi entrare completamente nel suo cuore. Le ho provate tutte, anche da vampira eppure sento la distanza delle sue gelide emozioni lasciarmi al di fuori, senza darmi il tempo di cercare di sciogliere il freddo, di romperlo se necessario".

<<Alexander>>. Mi metto davanti a lui, prendendogli le mani e poggiandole alla mia schiena.

"Mi stringo al suo collo, accarezzando con le dita il suo volto. È serio, di certo non ha cambiato espressione ma sento la sua presa non lasciarmi andare e le sue labbra carnose rilassarsi. Questa è una sensazione impossibile da dimenticare mentre riaffiorano dentro di me i momenti che ho vissuto così, insieme a lui".

"Ad un solo millimetro dalle sue labbra ma già vicina al suo cuore".

<<Non lasciarmi andare>>. Sussurro avvicinandomi al suo viso, i nostri respiri si mischiano e i nostri occhi s'incontrano.

"Vorrei baciarlo, desidero farlo con ogni fibra del mio corpo ma non voglio osare. Non voglio cedere, questa volta, ad un impulso che prevale su di me. Voglio sentire le sue labbra che sfiorano le mie, i sentimenti farci incontrare a metà strada e darci la possibilità di far vibrare ancora quelle note sublimi che solo l'amore riesce a trasformare in melodia".

<<L'unica cosa che desidero, è passare questa vita insieme con te>>. Gli confesso, sfiorando delicatamente le sue labbra.

"Le sue mani stringono i miei abiti come se trattenesse dentro di sé qualcosa che ormai, ha imparato a soffocare. Abbassa lo sguardo, sospirando mentre io gli accarezzo le spalle, per dimostrargli che sono sempre Katherine e che niente dentro di me è cambiato, nemmeno i sentimenti che provo per lui. Quello poi, l'amore che è impresso dentro di me dal suo arrivo, non potrà mai andare via".

"Niente potrà lasciare che l'amore che provo per lui scompaia, né la brezza più leggera né la marea più potente. Perché l'amore è capace di dominare ogni elemento e trasformarlo nell'eterno sentimento che lega le nostre anime".

"Io so' che esse esistono, che s'incontrano ogni volta che i nostri corpi sono così vicini. Ed io, un giorno, riuscirò a fargli capire che è così, anche se ci vorranno secoli o l'intera immortalità".

<<Torniamo a casa>>. Mi dice, lasciando la mia presa e cominciando a camminare.

"Rimango immobile inconsapevole del significato di questo gesto. Del rifiuto sottile che le sue parole indicano ma non voglio lasciarmi abbattere da questo. Non ho mai avuto una vita facile con Alexander, anzi. Con lui, ho scoperto di non avere limiti e di riuscire in cose impossibile. Io per lui ho dato la mia vita, più volte, e non me ne pento. Non l'ho mai fatto e sono sicura che non accadrà mai".

"Perché anche questo fa l'amore: ti stampa un sorriso sulle labbra, una speranza nel cuore ma ti lascia anche scoprire il buio e la paura di non riavere la luce. Perché nelle sue mille sfumature, l'amore è insidioso e difficile ma non dimentica mai di donarci la gioia di possedere chi ogni giorno ci fa innamorare".

"Perché niente è più vero del dire che ogni buio avrà la sua luce così come ogni innamorato, riuscirà a ritrovare il suo amore".






Spazio autrice

Dolcissimi lettori buonasera e scusate l'assenza. Sono stata in viaggio e non potevo pubblicare nessun capitolo ma era pronto qui, per voi, al mio ritorno. Spero vi sia piaciuto e che vi abbia mostrato alla perfezione la sua essenza principale. Quale sarebbe? Il filo che tiene uniti Alexander e Katherine e che man, mano si sta sgretolando. All'inizio, nel primo libro, vedevamo contrapporsi soprattutto sensi di colpa, amore, desiderio alla paura. Adesso il discorso è un po' diverso. Qui si tratta di un vero e proprio cambiamento cui Alexander non aveva mai dato il suo consenso e che deve ostacolare l'amore che provano entrambi. Che cosa pensate accadrà adesso? Questo è tutto un marchingegno preparato da chi ha trasformato Katherine? Oppure una conseguenza di ciò che verrà nel futuro, se apparirà questa figura misteriosa? Beh, io vi aspetto nei commenti e con le stelline, ovviamente, se il capitolo vi sia piaciuto. Ricordate che il vostro commento e il vostro voto è fondamentale per il continuo della storia, per sapere se a voi piace perché siete voi l'anima di ogni capitolo, non dimenticatelo mai. Io vi aspetto e spero con tante note positive.


Grazie come sempre traguardi che raggiungiamo insieme,
Un abbraccio forte a tutti voi,

R. E. Meyers

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