Capitolo Quattro

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"Sono stanca, fisicamente e mentalmente. Abbiamo passato l'intera giornata a sistemare un piano di lavoro decente e soprattutto a creare tutte le supposizioni adatte sul caso. Anche se il detective non ha voluto che aprissi i documenti davanti a lui. Mi ha chiesto di farlo a casa, da sola e con attenzione e credo proprio, che molte verità usciranno proprio tra quei fogli bianchi".

"Apro la porta di casa mia ritrovandomi nel salone, è proprio adorabile come la prima volta che venni a vedere la casa. I fari a led bianchi illuminano le pareti chiare, le tende scure delle tinte del tortora e marrone ricoprono le vetrate che danno sul terrazzo mentre tutto è lucido e pulito, le valigie saranno sicuramente in camera".

"Poso le chiavi sul tavolino davanti al sofà, accendendo la televisione. Entro in cucina essendo un open space a apro subito la bottiglia di vino rosso regalatomi da mio padre. Ne ho bisogno per rilassarmi e godermi un momento tutto mio. Mi siedo, su uno sgabello davanti al tavolino della cucina soddisfatta dalla scelta che ho fatto".

"È una bella casa, piccola ma accogliente e poi è mia, qualcosa di indipendente che segna definitivamente ciò che sono adesso. Mi chiedo, se davvero le mie valigie siano al piano di sopra. Non ho lasciato le chiavi ad Arthur e se non avrà trovato quelle nella pianta fuori la porta, credo proprio che stasera dormirò senza pigiama".

"In tv danno un film dal titolo Jane Eyre tratto dal romanzo di Charlotte Brontë, un libro meraviglioso cui si vede realmente la protagonista raccontare parola, dopo parola, vicenda dopo vicenda la sua crescita e la sua formazione. Intrecciando mistero e amore nella vita di una giovane orfana".

"Sbadiglio, facendo un altro sorso al bicchiere. Entro nella mia camera notando che le valigie sono sistemate perfettamente nella cabina armadio. Osservo sul letto un bigliettino firmato e lo leggo – Mai lasciare le chiavi nella pianta, è un trucco vecchio. C'è tutto quello che ti occorre per una settimana e gli abiti ben ripiegati nell'armadio. Bellissima casa figliola mia, ti abbraccio. Tua madre Anne – sorrido, come una bambina al parco giochi. È un pensiero dolcissimo, venire qua e sistemare casa, proprio come solo una madre sa fare. Sospiro, rendendomi conto che questo di lei mi mancherà. L'essere presente nonostante i vari impegni e la sicurezza di avere sempre lei con cui chiacchierare a cena".

"Adesso, niente sarà lo stesso come il resto della mia vita, cui sono io responsabile di ogni cosa, della mia indipendenza. Mi volto, per prendere un accappatoio e fare una doccia. Sobbalzo, portandomi una mano al cuore, Alexander è lì davanti a me, stretto in un trench nero, con le mani nelle tasche. Indossa dei jeans blu con stivali inglesi, i capelli completamente tirati in un'acconciatura perfetta. Ha tolto la barba, cosa che gli ho visto fare davvero raramente ma non solo quello mostra il suo volto giovane quanto la pelle lucida e candida, del bianco splendente che la ricopre".

<<Che cosa ci fai qui?>>. Domando nervosamente.

<<Dovrei chiudere meglio la porta di casa. Soprattutto adesso che hai deciso di vivere da sola>>. Risponde, con voce fredda avvicinandosi a me.

<<Infatti lo era, adesso esci di qui!>>. Esclamo, cercando di mandarlo via.

<<Mi stai davvero cacciando?>>. Mi tiene i polsi stringendosi a me, in un faccia a faccia.

<<Alexander lasciami, sì. Voglio stare da sola, smettila>>. Mi dimeno, con insuccesso.

<<Dove sei stata fino adesso?>>. Mi chiede trattenendo a malapena la rabbia.

<<A lavoro, per un'udienza importante>>. Continuo a strattonarmi.

<<Ti ho chiamata sul cellulare, più volte. Ho anche cercato di farlo, in quell'altro modo... ma non hai voluto sentirmi, c'è qualche motivo in particolare?>>. È più nervoso.

<<Mi sono semplicemente dedicata al lavoro, è un problema?>>. Lo sfido, con lo sguardo.

Mi lascia la presa, sistemandosi la camicia ai polsi.

<<Perché ti comporti in questo modo?>>. Domanda ancora.

<<Davvero me lo stai chiedendo? Alexander, tutto quello che facciamo noi è vivere con l'incoscienza delle tue azioni. Proprio quando le cose vanno bene, dopo tutto quello che abbiamo passato per essere oggi, qui. Ti ho chiesto fiducia, ti ho chiesto di essere sincero e per te, ho accettato tutto. Tu, in quale modo rispetti tutto questo?>>. Mi arrabbio, gettando fuori quello che penso.

<<Ti ho dato me stessa, con la promessa che il mio sangue ti avrebbe dissetato, ogni volta che ne avevi bisogno. Perché per me amarti è anche questo ma tu ti arrendi alle tentazioni senza pensare a quali siano le conseguenze nonostante siano secoli che vivi di questo>>. Stringo i pugni, sentendo quella sensazione allo stomaco aumentare dentro di me.

<<Credi che io mi sottometta? Che non sia difficile resistere per tutto questo tempo? Riuscirò sempre a fare del mio meglio, a smettere di vivere sotto questa dipendenza ma non è facile e prima o poi ne avrò bisogno>>. Sfida il mio sguardo.

<<Alexander e di me? Io sento come se tu mi bendassi e mi lasciassi camminare sotto i tuoi passi>>. Mi porto le mani al petto.

<<E non ti fidi di quale strada prendo? Per noi due?>>. Mi domanda.

<<Anche tu però puoi cadere e sbagliare, con la differenza che puoi rialzarti mentre io... no>>. Le parole mi muoiono in bocca mentre gli occhi s'inumidiscono.

"Stringe le labbra, serrandole con forza. Deglutisce, restando in silenzio e facendo sì che i nostri respiri si trasformino nell'unico suono percepibile nella stanza. Il sottofondo della televisione in cucina diventa forte mentre il mio sguardo cade sul pavimento, insicuro di ciò che segnerà la fine di questa discussione".

<<Il tuo problema è sempre il non essere vampira? È questo?>>. Continua lui, facendomi voltare lo sguardo sul suo viso.

<<Credi che sia questo? No, è esattamente ciò che provochi tu, differenza... disuguaglianza, difficoltà. Sei tu, che metti sempre avanti questa situazione. Non ti fidi di me, delle promesse che ti faccio e poi, tu mi tradisci bevendo sangue da altre donne, nascondendomi la verità. A quale scopo?>>. La rabbia m'invade di nuovo.

<<Proteggerti>>. Dice.

<<Ma non è così che mi proteggerai, non è questo il modo giusto. Ti ho chiesto di farmi entrare nella tua armatura, di mostrarti il mio mondo a patto che tu lo facessi con me, insieme... non è questo che ci ha fatto sconfiggere una vampira secolare? Che mi ha fatto quasi morire e poi rivivere tra le tue braccia? Non è questo che mi ha mostrato cos'è l'amore?>>. Sfioro il suo petto tra le mie mani, mormorando le ultime parole ad un millimetro dal suo viso.

<<Katherine, sei troppo importante per me>>. Mi accarezza i capelli sfiorando con le dita di una mano la mia nuca.

<<E tu per me Alexander, ma così non possiamo andare avanti>>. Lascio andare la sua presa, camminando e voltandomi per prendere respiro.

"Ho bisogno di sistemare i miei pensieri".

<<Con questo che cosa vuoi dire?>>. Il nervosismo è palpabile nelle sue parole.

<<Io e te finché vivremo di differenze non riusciremo mai ad incontrarci. Ti amo Alexander ma non posso continuare a farmi del male, le tue parole... il tuo atteggiamento mi uccide, più di quanto possano fare vampiri e forze sovrannaturali>>. Gli confesso.

<<Io sono solo Katherine, sono solo umana>>. Mormoro forse, con troppa enfasi.

"Mi volto pronunciando le ultime parole, noto i suoi occhi cambiare tonalità. Freddi e vitrei in quell'azzurro dei ghiacciai più profondi. Il respiro si smorza sotto alla presa incontrastata della sua furia, che gli stringe le labbra e i polsi, probabilmente per trattenere uno scatto d'ira".

"Non ho paura di lui, perché la sincerità delle mie parole e dei miei pensieri preme su di me più di qualsiasi altra cosa. Sono stanca di vivere dietro alla sua ombra, alla paura di non essere abbastanza né per me né per ciò che è. Stanca di dover duellare con il suo cuore di ghiaccio e di dimenticare quello che sono. Per lui, per l'amore incondizionato che ho nei suoi confronti".

"Ora ho bisogno di sapere che niente è stato vano, che quello che siamo sarà per sempre".

"La sua reazione è un faccia a faccia nervoso. Con uno sguardo che quasi mi fulmina, prima di voltarsi sistemando il trench e camminando velocemente verso la porta di casa. Non lo seguo, non ne ho la forza mentre il mio cuore si sgretola sotto ai suoi silenzi. Sbatte con un rumore assordante il portone di casa mentre io crollo sulle mie ginocchia in un pianto sommesso ma più forte di quello che riesco a mostrare a me stessa, a lui che sono sicura sta percependo ogni cosa di me".

"Sento il cuore battermi all'impazzata. La mia dura corazza frantumarsi in mille pezzi, come se fosse fatta di vetro fragile che ad un soffio di vento non riesce a tenersi più in equilibrio. Sento, di avere una parte di me debole che non mi lascia scampo, è la paura di perderlo. Di lasciarlo andare da un momento all'altro, senza riuscire a tenerlo con me. Cerco, in vari modi di parlargli con la mente ma non c'è nulla da fare, ha bloccato ogni senso per evitare di essere a contatto con me".

"Mi rannicchio, in me stessa gettandomi sul letto. Non ho fame, non voglio parlare con nessuno e anche se il telefono squilla con la chiamata di mio padre, la ignoro completamente. Sono giorni che non lo sento, mesi che non lo vedo e questo non mi sembra il momento adatto a sentire le sue scuse per l'immane ritardo per cui non è venuto a trovarmi. Come se fosse facile, sentirsi dire che il lavoro viene prima di ogni cosa, di me e di quello che c'eravamo promessi prima di vederlo partire definitivamente per Malaga".

"Non ci voglio pensare, mi ripeto nei pensieri ma quando non è per lui che sto male e per Alexander, che ha preferito andare via e lasciarmi da sola, invece di affrontare la situazione con me, parlare di quelli che sono ancora i problemi che intercorrono nelle nostre differenze, nei nostri mondi".

"Stacco il cellulare, spegnendolo prima che suoni la sveglia per prendere la verbena. Sono sfinita, dalla situazione generale come dal cambio casa. Fredda e vuota, nonostante l'arredo e l'accoglienza che mi dà. Percepisco che una pagina della mia vita si sia voltata radicalmente, senza poter tornare indietro ma tutto si offusca davanti a me, dandomi visione dell'abbraccio di Morfeo per un lungo sonno".

"Sento un profumo di primavera, regalarmi una dolce sensazione di delicatezza. Apro gli occhi ritrovandomi vestita di un abito bianco, elegante che cade sul pavimento scuro. Alzo gli occhi davanti a me, sono nel roseto le inferriate scricchiolano mentre il cielo e il pavimento non si distinguono, sono solo buio e tetro. Le rose completamente nere con delle spine taglienti e lucide che le avvolgono come da protezione".

"Una forza, mi spinge a camminare. I miei piedi nudi sentono il freddo gelante ad ogni passo mentre davanti a me una rosa è separata dalle altre. Intrecciata nelle spine è delicatamente posta in alto, come su un rampicante che la sostiene. La sua bellezza è inusuale, petali neri come la notte e bianchi come la luce più delicata. La mia mano sfiora i suoi petali come se fossero rari ed unici, impossibili da rovinare ma un ramo all'improvviso s'intreccia sulla mia mano ferendomi più volte con le spine".

"Il dolore mi fa urlare in maniera straziante mentre il mio sangue comincia a colare dalla mano. Sangue nero, viscido e devastante che scende incessantemente ricoprendomi gli abiti e scivolando sul pavimento. I miei piedi si bagnano mentre il sangue continua a fluire velocemente dal mio corpo bagnando un centimetro dal pavimento".

"Il panico s'impossessa di tutto il mio corpo privo di forze e in preda alla morte mentre m'inginocchio a terra, gettando le poche forze che possedevo. Due occhi rossi e famelici si avvicinano dall'ombra pronunciando delle parole a me incomprensibili, in una voce persuasiva e femminile mentre la mia gola si stringe, facendomi dimenticare il respiro. Provo a dimenarmi, con tutta me stessa ma il fiato comincia a mancarmi, sempre di più mentre i miei occhi perdono la vista e il cuore decelera pian, piano".

<<Ah>>. Urlo stringendo le coperte, mi porto istintivamente una mano alla gola.

"Stavo sognando? Era... solo un sogno. Sembrava così reale, come quelli di un... no, no è impossibile. Lo stress ha ingannato il mio sonno ma non è niente di quello che potrei pensare. In fondo, non ha senso immaginare che sia un incubo legato a qualcosa o per meglio dire qualcuno, che ormai non c'è più".

"Mi stiracchio concedendomi due minuti per riprendermi. Mi alzo dal letto per fare una doccia calda e veloce per mettere finalmente un pigiama comodo. Non ci metto molto, se non dieci minuti. Esco dal bagno pettinandomi i capelli prima di accorgermi di due mani che mi stringono al petto. Sobbalzo, cercando di dimenarmi ma il profumo è incantevole è conosciuto, le sue mani delicate nonostante la forza che possiede e l'abbraccio desideroso quanto romantico. Il suo respiro inebria i miei sensi mentre sfiora i miei capelli. Inevitabilmente chiudo gli occhi, facendo cadere la spazzola dritta sul pavimento".

<<Non potevo resistere>>. Mormora, vicino al mio collo poggiandoci un casto bacio.

<<Alexander...>>. Sussurro.

<<Non parliamo. Resterò qui stanotte, accanto a te>>. Mi ordina, voltandomi e prendendo la mia mano tra le sue.

<<Perché?>>. Gli chiedo a bassa voce.

<<Non ti lascerò da sola, non resterai mai senza di me>>.

"Si toglie velocemente il trench, sfilando cravatta e collana. I suoi occhi sono di una sfumatura dell'oceano, quella del blu più intenso".

"Si siede, slacciando le scarpe e invitandomi a stendermi accanto a lui sotto le coperte. Lo faccio, poggiando il mio viso sul suo petto che respira pochi istanti, come di consuetudine".

"Per un attimo, per quel solo istante di appartenenza mi sento di nuovo felice, come se non fosse accaduto nulla e tutto quello che siamo, in fondo, si mostrasse come l'unico tocco di sublimità dell'animo..."

"Quella vera felicità che per me esiste solo se sono tra le sue braccia".







Spazio autrice
Buonasera a voi lettori Alexander e di Katherine il sequel. Oggi il capitolo quattro è stato finalmente pubblicato a più 300 letture, uno dei più bei traguardi e in pochissimo tempo. Non voglio dilungarmi moltissimo anzi mi piacerebbe utilizzare questo spazio autrice solo per ringraziare tutti voi dei commenti, delle stelline e delle letture. Voglio avvisarvi che il capitolo Cinque sarà pubblicato lunedì 26 Dicembre proprio nel giorno di Santo Stefano, come ogni lunedì per Katherine mentre per Le vie dell'Harmonie la pubblicazione avverrà a rotazione nei giorni. beh, detto questo non posso che augurarvi un Felice Natale e un caloroso abbraccio, sperando che siate più buoni sia nelle letture, stelline e sia nei commenti hahahahah... vi adoro tutti, un enorme grazie per il vostro meraviglio supporto.

P.S Questo è il mio primo Natale su Wattpad, sono felice di condividerlo con tutti voi

Vi adoro e grazie,

R. E. Meyers

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