Capitolo Trentotto

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"Guardo volare via un altro anno, dalle ali di un aereo diretto per Londra. Il cielo del colore della notte che accompagna questo viaggio che mi riporta a casa mia. Tengo tra le mani le polaroid del Natale di soli pochi giorni fa. Anita ci teneva tantissimo a lasciarmi qualche ricordo indelebile che abbiamo trascorso insieme e inaspettatamente in armonia".

"Suo figlio è dolcissimo, la copia della madre. Ho visto che considera mio padre una persona ben'accetta in casa sua, nonostante non sia la sua prima famiglia. Scivolo tra le mani le varie foto: quelle con le facce buffe e i capellini di Natale, i balli e la Sangria in salotto, quando ho dato il regalo a mio padre cui è stata immortalata l'espressione sorpresa. Gli ho restituito la sua chitarra, la compagna di tante canzoni nella nostra vecchia casa. Volevo che l'avesse lui, che ritornasse al suo legittimo proprietario ed è stata un'ottima scelta. Ascoltarlo di nuovo canticchiare, suonare con una facilità che io non sogno neanche di notte, mi ha riempito di gioia. Sorridere ed emozionarsi ancora per ciò che gli trasmette la musica".

"Sono stata nel mio posto, Malaga è anche casa mia adesso".

"Ho sentito di non voler andare via e che qualcosa mi diceva che la mia vita è cambiata a tal punto da comprendere che non è un male vedere felice i miei genitori, non è un male se questa vita che ora gli appartiene sia anche un pezzo di me. Finché è ciò che vogliono, questa lo posso accettare anche se significa vederli separati".

"Sento una sensazione al cuore che mi fa bene, mi rasserena e mi dà coraggio. Credo che sia una sorta di nuova felicità che completa la mia nuova visione del mondo e di me stessa. È qualcosa che percepisco nei suo dettagli, la sensazione di un appagante momento di calore familiare, della sensazione di avere un abbraccio che ti attende qualsiasi cosa accada, qualsiasi cosa tu abbia fatto nel bene e nel male".

"Qualcuno che non ti giudica mai"

"Anche se è una bellissima sensazione, ci sarà sempre una parte di me che continuerà a mentire sulla mia nuova natura anche ai miei cari. Non posso metterli in pericolo e non posso assolutamente pensare di poterli perdere, che loro non capiscano che ciò è reale e che non è un mondo parallelo ma  da sempre davanti ai nostri occhi. Se riuscissi davvero a tornare umana, a prendere la cura di Ophelya, questo sarà solo un ricordo; un frammento di vita e queste preoccupazioni svanirebbero per sempre".

"In fondo, non ho motivo di rimanere vampira se Alexander ed io, non staremo mai più insieme".

"L'uomo che adesso mi è accanto è un semplice essere umano, la mia famiglia è umana, la mia migliore amica lo è ed io ho accettato la mia trasformazione, anche se non è stata una mia scelta personale. Solo perché volevo restare con lui, immortale in un mondo che si spegne ogni giorno. Adesso che ci siamo feriti a vicenda e che non abbiamo motivo più di guardarci indietro a ciò che siamo stati, per ritrovarci ancora una volta, nonostante tutto quello che abbiamo già passato insieme, non ho motivo di rimanere sotto queste spoglie che non mi appartengono realmente".

"Se la cura esiste allora la prenderò. Ritornerò umana e con le mie consapevolezze, mi allontanerò da Alexander per sempre".

"Noi siamo due anime che si struggono, si uccidono per gli stessi ideali, si assassinano senza pietà e fanno l'amore con gli occhi, bruciando come fiamme violente di un fuoco all'aria aperta".

"Non abbiamo un sentiero, non c'è niente che ci trascini lungo la strada giusta. Siamo sempre in balia delle nostre passioni, proprio quelle che ci fanno vivere ogni cosa con l'enfasi che abbiamo conosciuto, che ci ha fatti amare dal primo istante. Siamo così, siamo sempre stati così vaghi sul nostro futuro, su quello che volevamo costruire insieme. Non abbiamo mai pensato che fosse giusto piantare qualche radice, qualcosa che ci avvolgesse e tenesse saldi l'uno all'altra. Abbiamo sempre dovuto combattere battaglie che ci hanno sgretolato e che ci hanno messo paura e ora abbiamo fallito. La vita ci ha sconfitti e quando credevo che avremmo potuto cambiare il mondo insieme, mi sono resa conto che abbiamo solo cambiato noi stessi".

"Ci siamo persi, nella nostra stessa tempesta"


"Quasi mi sembra impossibile immaginare di rivederlo ancora come una volta. Ho sentito che si allontanava da me senz'altro motivo di restare, ferito nell'orgoglio e nel cuore dai miei stessi gesti. La rabbia ha infuriato dentro di me, quando per l'ennesima volta non mi sono sentita compresa, nonostante sono a conoscenza di aver sbagliato. Ho davvero dato io ad Alexander modo di trattarmi così? Ho davvero lasciato che potesse calpestare la mia dignità, il mio cuore... senza ritegno? Perché mi sono lasciata sopraffare dall'amore che provo per lui, senza pensare minimamente che questo oscurasse la realtà dei suoi comportamenti?".

"Dov'è il mio orgoglio di donna?"

"Dov'è la mia libertà di sbagliare e comprendere?"

"Dov'è quell'amore che sa perdonare?"


"Ho accettato che Allison, una donna del suo passato, vivesse in casa sua improvvisamente. Ho acconsentito a tutti i suoi ripensamenti e anche che mi trattasse come un'estranea quando mi ha rifiutata da vampira. Dov'era il mio cuore ferito per lui? Quanto valeva il mio stato d'animo a tutti i suoi cambiamenti? Quando ho messo da parte il mio amore per lui solo perché mi sentivo a pezzi?".

"La realtà è che quando ami qualcuno intensamente non c'è nulla che può surclassare questo sentimento. Siamo capaci di diventare folli solo per sentire che la persona che vogliamo al nostro fianco stia bene, solo per vederla felice. Ci dimentichiamo chi siamo, i valori che abbiamo sempre tenuto stretti come nostri punti di riferimento. Cambiamo, senza neanche accorgercene, e ci prestiamo a diventare qualcosa che non avevamo messo in conto".

"Siamo artefici del nostro destino eppure, perdiamo il nostro cuore per amore e ci feriamo, lasciamo che gli altri lo facciano senza muovere un dito, senza dire di smettere".

"Perché il dolore di perdere quella persona ci fa più male di quello che potrebbe farci essere semplicemente feriti dalle parole o dai gesti".

"Bisogna anche chiedersi se qualcosa valga veramente la pena, nel suo insieme e nel modo in cui ci fa sentire. Vale la pena soffrire, perdersi completamente e lasciare un vuoto dentro di noi quando i sentimenti cambiano? Quanto vale la pena soffrire per una persona? Quanto dovremmo sentirci sempre inadatti alle situazioni quando si dimenticano che abbiamo un cuore e che soffriamo quando l'egoismo prende il sopravvento e niente conta più di scappare, di lasciare la nostra mano senza neanche un perché".

"Ne vale davvero la pena?"

"Allora, anche quando non sono ancora certa completamente della risposta, mi aggrappo alla mia unica certezza. Non voglio vivere all'ombra di un uomo, non voglio essere la mente che deve predominare sulla sua incoscienza, non voglio vivere nella paura che da un momento all'altro qualcosa tra di noi cambi senza darmi il tempo di assimilare, di comprenderne la motivazione".

"Non è Alexander, non è Henry, non è nessuno. È semplicemente ciò di cui sento di aver bisogno, allora è così sbagliato se preferisco la mia anima? Se dovessi attraversare il mondo senza nessuno al mio fianco? È così sbagliato tenere il cuore chiuso in una cassaforte per non soffrire più? È sbagliato cedere solo alle sensazioni, al più comune desiderio di sentirsi umano senza metterci niente di personale? È sbagliato trasformarsi e cambiare pur di non aver paura?".

"Il tempo trascorre velocemente per quanto l'impegno con i pensieri, circa due ore in aereo e mi ritrovo nella mia Londra. Un cielo meravigliosamente azzurro circonda il bianco della neve che ha ricoperto in questi mesi l'intera città. Il freddo, per me, non è un problema anzi mi accarezza la pelle, dandomi una sensazione di leggerezza unica. Adoro essere sensibile in un modo diverso, di percepire delle cose nella minima sensazione che riescono a cedere e allo stesso tempo, non aver dimenticato come mi sentissi da umana".

"Lo vedo, da lontano ma riconoscibile per il suo portamento e la stazza che possiede. I capelli perfettamente fonati e scuri, la carnagione rosea e gli occhi verdi che brillano al sole. Il trench beige si poggia alle sue spalle larghe, scivolando perfettamente fino alle ginocchia. È poggiato all'auto, con l'aria sera e gli zigomi marcati sul viso senza un filo di barba".

<<Bentornata a Londra>>. Sorride Henry, con voce serena venendomi incontro.

<<Ciao>>. Ricambio l'espressione, quando si avvicina e mi stampa un delicato bacio sulle labbra.

<<Com'è stato festeggiare in Spagna?>>.

<<Bellissimo, lì è tutto diverso>>. Faccio spallucce tagliando corto alla conversazione.

"Non voglio parlare di me, in realtà non voglio neanche chiacchierare con lui come se non fosse accaduto nulla, come se Alexander non fosse arrivato improvvisamente sulla spiaggia a Malaga, come se non avessi avuto quel confronto che ha cambiato di nuovo le regole dentro di me. Sarebbe falso da parte mia, dopotutto, fingere che tutto sia a posto".

<<Henry, vorrei parlarti un secondo>>. Lo fermo, quando prende la mia valigia da gentiluomo per portarla in auto.

<<Qualcosa non va? In realtà c'è qualcosa che devi sapere sul caso Brown>>. Si acciglia, improvvisamente.

<<Di che cosa si tratta?>>. Mi avvicino.

<<Hanno anticipato l'udienza perché la signora Brown è in condizioni pessime, sembra che la terapia non abbia avuto buoni risultati su di lei e hanno deciso di evitare la posticipazione. Volevi che l'udienza arrivasse presto, preparati perché sarà fra una settimana>>. Spiega mentre la mia espressione passa dallo sconcerto alla rabbia in pochi secondi.

<<Che cosa vuol dire una settimana? Dov'è la mia firma? Quando ho accettato una cosa del genere? Questo giudice crede che la mia opinione non conti? Io sono l'avvocato della difesa!>>. Mi arrabbio, passandomi violentemente una mano nei capelli.

"La giustizia scherza sul serio con il fuoco. Non possono permettersi di scegliere quando il mio cliente sia pronto o meno per un'udienza senza il mio consenso. Questo è abuso di potere e dopo tutto questo tempo. Per questa famiglia non ci sarà pace, non conoscerà mai il colpevole della morte del proprio figlio e non voglio assolutamente che quella povera madre debba subire altro dolore ancora".

<<Non c'è stato motivo di fare una richiesta. Tu volevi anticipare già l'udienza e abbiamo fatto in modo che non prolungasse ancora accettando le sedute psicoterapeute per la signora Brown. Firmare altri documenti avrebbe dato lo stesso riscontro oppure avrebbe rimandato ancora di altri mesi la prima udienza>>. Cerca di calmarmi, parlando con tono tranquillo.

<<Natalie comunque aveva bisogno del mio appoggio, della possibilità di poter scegliere>>.

<<Non ne ha Katherine, è sempre l'accusata e di omicidio>>. Sospira. <<Tu sei brava, riuscirai a fare un buon lavoro e Carter avrà la giustizia che merita>>. Mi sfiora una guancia.

<<Lo spero per lui>>.

<<Di che cosa volevi parlarmi? Ti vedo pensierosa>>. Mi guarda, dritto negli occhi.

<<Lui Henry, lui è venuto a Malaga>>. Dico d'un fiato.

<<Sapeva che fossi lì?>>. Serra le labbra improvvisamente.

<<No, lui ha molti modi per avere informazioni sulle persone>>. Abbasso lo sguardo per alcuni secondi, prima di ritornare sul suo volto.

<<Qualcosa è cambiato per te?>>. Spezza il silenzio, senza giri di parole.

<<Henry, io so' solo che ho bisogno del mio spazio>>.

<<Tu non mi ami, non riuscirai mai ad amarmi se non lo cancelli dalla tua mente>>. Stringe gli occhi a due fessure, abbassando di qualche tono la voce e parlandomi a pochi centimetri dal viso. Prende una mia mano e la intreccia alla sua delicatamente. <<Io ti amo Katherine>>. Pronuncia.

<<Se ti rispondessi che ti amo anch'io mentirei a te e a me stessa. Io non voglio fingere di provare qualcosa che finora sento di aver condiviso solo con una persona realmente. Solo quella persona mi ha fatto sentire ricambiata, anche se mi ha spezzato il cuore migliaia di volte. Voglio che tu lo sappia, voglio che tu tenga a mente questo Henry>>. Scivolo la mano via dalla sua presa, poggiandola sul suo viso in una leggera carezza che gli ricopre lo zigomo destro.

"Vedo, nella sua bellezza feroce e in quello sguardo che urla vita e fierezza, che qualcosa si sta spegnando ed io non riesco a fingere di non sentirmi colpevole. Ho la necessità di essere sincera nei suoi confronti, al di là del nostro rapporto lavorativo. Ho desiderato davvero la sua pelle, in un modo che mi ha meravigliato ma non era quella cui ormai ero abituata, non riuscivo a sentire la stessa passione travolgente. Era fisico, puro desiderio celato ma niente in confronto a ciò che ho vissuto con Alexander".

"Allora se non posso toccare il cielo, non voglio neanche volare"

<<Impara, l'amore non è per forza sentirsi travolgere. A volte è solo aver bisogno di una sicurezza, di qualcuno che se ti giri ci sarà sempre per te>>. Risponde, mettendo un po' di distanza nella voce.

<<Io non ho bisogno di nessuno che mi rincorra né di qualcuno che sia al mio fianco. Io voglio poter guardare degli occhi che anche a migliaia di chilometri di distanza, cercano solo me. Nient'altro>>.

<<Io sono quell'uomo per te>>.

<<Io non mi sento la donna per cui questi occhi così belli devono vivere Henry, non ora... non per me>>. Sospiro sulle sue labbra.

"Fa un cenno di consenso, consapevole che il silenzio è l'unica risposta che può darmi. Lo apprezzo moltissimo, quando entriamo in auto e attraversiamo la strada che dall'aeroporto ci porta direttamente a casa mia. Mi godo la vista del panorama della mia Londra che si avvicina sempre di più. Fredda ma bellissima, non cupa come sempre e che riempie il mio cuore della sensazione più bella che esiste al mondo: il sentirsi a casa".

"Non credo che riuscirei a vivere senza restare del tempo qui. È una città che mi appartiene dal profondo e che ha ogni mio ricordo impresso tra i suoi edifici. La London Eye, come potrei dimenticare quella sera con Alexander".

"Il suo cuore mi apparteneva"

"E ora sono in auto con un uomo che non amo, lui è da qualche parte che mi evita pronto per farmi andare via completamente dalla sua vita dandomi la possibilità di ritornare umana. La mia famiglia è distante, la mia vita non è più la stessa ed io lo devo accettare, lo devo comprendere e trarre da ciò la forza per essere la donna che voglio".

<<Fermati qui>>. Dico, improvvisamente all'incrocio di Piccadilly Circus.

<<Che cosa vuoi fare?>>. Domanda Henry sorpreso.

<<Mi sono ricordata di avere delle cose da sbrigare. Grazie di essere venuto all'aeroporto>>. Gli sorrido sinceramente, scendendo dall'auto e recuperando il mio trolley.

"Sistemo i capelli lunghi e ondulati lungo le spalle, abbottonando il cappotto e controllando le cerniere degli stivaletti con il tacco. Mi avvio, trascinando il trolley, tra la folla di persone che attraversano una delle strade più popolari di Londra, nell'ora di punta. Ho bisogno di schiarirmi le idee sul lavoro, sulle cose che mi mancano da sistemare e sulla mia vita personale che so' che non deve assolutamente modificare il mio metro di giudizio. In ballo ci sono molte cose per cui sto spendendo tempo e dedizione, voglio che Natalie abbia una possibilità, anche se è difficile combattere questa guerra".

"Entro in un bar che conosco da qualche tempo, il - Flower -. Ricordo di averlo frequentato tantissimo da adolescente e di aver molto spesso preferito giornate intere a chiacchierare con Jane davanti ad un alcolico invece di studiare. Faccio i due scalini, riuscendo a sentire già la musica rilassante di sottofondo. Ci sono pochissime persone mentre i camerieri sono intenti a sistemare e ripulire".

"Le pareti bianche con dei motivi rossi che formano le sagome delle rose, le luci leggermente soffuse e il pavimento liscio di moquette blu che contrasta perfettamente con i colori scelti per il resto della location. Il lungo bancone libero, bordò che offre degli sgabelli dorati su cui mi accomodo. Un cameriere si avvicina subito cordialmente, invitandomi a scegliere dal menù".

<<Non c'è bisogno. Dammi un Martini doppio>>. Gli dico.

<<Certo, arriva subito>>. Risponde, allontanandosi verso il barman.

"Come se potessi riuscire realmente a ubriacarmi ma non importa. Voglio staccare la spina e nello stesso momento rispolverare e rimettere in ordine la mia mente. Un po' come i camerieri che lavorano per rendere il loro luogo accogliente, così devo fare anch'io dentro di me. Devo buttare via ciò che è ammuffito, devo liberarmi degli scatoloni, tenere il necessario e trarne il vantaggio di stare meglio con me stessa. Anche se non è facile, anche se devo imparare".

"Prendo il drink appena servitomi e lo porto alla bocca, facendo un lungo sorso rigenerante. Sento il liquido che mi scorre lungo la gola, lasciando una sensazione fresca e forte che elimina il vuoto. Prendo di nuovo il bicchiere tra le mani e do' un altro sorso questa volta lento, gustando a pieno il sapore di uno dei miei cocktail preferiti quando sento una mano si poggia sulla mia spalla, facendomi insospettire e poi, voltare di scatto".

"Allontano il bicchiere dal viso, accigliandomi così improvvisamente da rendermene conto. Ritraggo con lo sgabello mettendo la schiena dritta in avanti e alzando un muro di ghiaccio tra la persona che ho davanti e me. Non so' neanche perché sia qui ma di certo non lo desidero e non voglio parlarle".

<<Che cosa vuoi?>>. Sputo con violenza queste parole.

<<Katherine, ho necessità di scambiare due parole con te>>. Risponde Allison.

<<Non voglio sentirti, vai via>>. Poggio il bicchiere sul bancone facendo un rumore sordo.

<<Alexander ha bisogno di te Katherine, non puoi andare via adesso dalla sua vita>>. Getta fuori d'un fiato.

<<Per quale motivo sei qui? Adesso vuoi aiutare me e Alexander a tornare insieme?>>. Mi beffo delle sue parole, con non poca cattiveria.

"Non è da me, non ho mai parlato in questo modo a nessuno ma lei riesce a tirar fuori il peggio di me in pochi attimi. Non solo ho dovuto subire finora la sua presenza, adesso si sente anche in grado di parlare per Alexander, di decidere per noi e ciò che è giusto per la sua felicità. Mi sta perseguitando per questo e senza che io le abbia mai chiesto di fare niente".

<<Alexander ha bisogno di te, tu sei la persona che ha scelto nella sua vita e anche se vi sentite delusi a vicenda, questo non significa che non c'è possibilità di rimediare>>. Continua lei.

<<Io l'amo Kate, lo amo davvero ma ho rinunciato a lui. L'ho fatto quel giorno che sono andata via e in cui sapevo che per il suo bene io dovevo sparire. Vale la pena davvero perderlo per sempre? Far sì che ciò che vi accade vi separi?>>. Aggrotta la fronte nervosamente, parlandomi comunque apertamente.

<<Forse tu non capisci, a me non serve né la tua opinione né il tuo aiuto. Quello che ci sta accadendo è anche a causa del tuo arrivo. Hai rovinato ogni cosa, dovevi rimanere dove sei rimasta finora. Morta e lontano dalla sua vita>>. Alzo involontariamente il tono della voce, guardandola dritta negli occhi.

"Sento l'astio che provo per lei che mi ribolle dentro senza freno. Ha passato praticamente secoli lontano da lui e adesso ritorna, mi dice di amarlo ancora come se fosse facile sentire delle parole del genere e viene a giudicare le mie scelte nei confronti di Alexander. È una presuntuosa e sciocca donna, una che dà fiato alla bocca come se ne avesse il permesso. Io non voglio sentire niente da lei, non voglio che si immischi e che venga a parlarmi di ciò che è giusto o sbagliato".

<<Io non voglio darti un consiglio ma aprirti gli occhi sugli errori che state commettendo. Lui ti ha scelto, ti ha preso con sé nonostante tu fossi umana. Alexander non ha donato a nessuno, se non a poche predilette, quell'unica parte che lo rende ancora umano. Tu vuoi gettare tutto via, come se esistesse qualcun altro che possa occupare il suo posto>>.

<<Io non voglio sentire un'altra tua parola>>. Mormoro, fulminandola con lo sguardo.

<<Lascia che sia lui a tornare umano allora>>. Si acciglia, riducendo le sue parole quasi a un sussurro.

<<Lui... umano>>. Penso ad alta voce.

<<Se non può sistemare con te, allora lascia che sia lui a rinunciare a essere un vampiro. Ha sempre voluto l'umanità che ha perso mentre tu hai accettato questa tua nuova vita>>. Dice Allison. <<La cura potrà aiutarlo>>. La sua espressione si colora di speranza.

"Io volevo essere vampira per restare al suo fianco, non di certo per avere una vita che mi costringa a bere sangue o a essere potente in una maniera inverosimile. Ciò che mi legava a questa trasformazione era stare bene con lui, l'eternità che pensavo ci attendesse. Adesso lei, mi sta chiedendo di dare a lui la possibilità di ritornare umano, di abbandonare definitivamente l'essere un vampiro e avere la possibilità di scegliere".

"Se lo facessi, se dessi a lui questa possibilità, mi starei ancora una volta sacrificando per amore?".

<<Pensaci ma in qualsiasi caso, abbiamo bisogno di te per riuscire ad avere la cura di Ophelya. Solo un vampiro che non ha mai ucciso può essere ammesso alla sua presenza, un vampiro puro e tu sei necessaria. Ricordalo>>. Si sistema il cappotto sulle spalle e, stringendo la borsa tra le mani, si allontana velocemente dal bar, lasciandomi finalmente sola.

"E adesso, qual è la scelta che devo compiere?"

"Quanto ancora dovrò vivere in un bivio?" 


"Gennaio è il mese delle aspettative, della ricerca dei propri obiettivi e della voglia di voler cambiare le cose. Siamo come i venti che cambiano le stagioni, arriviamo come un turbine che non riusciamo a controllare e ci prendiamo la curiosità, la voglia di vivere, ci crogioliamo nelle bellezze che abbiamo a disposizione e le facciamo nostre, senza altre possibilità".

"Un altro vento, come quello che sfiora i miei capelli in questa mattina gelida, porta solo timore e si abitua alla nostra presenza. Facendo della nostra casa il luogo che non dà più certezze ma che nel suo buio vive per incutere paura".

"È così che si vive, nel limbo che ci separa tra le sensazioni belle e quelle brutte. Dalla sicurezza ai dubbi e dobbiamo essere noi, forti abbastanza, da poterlo accettare".

"Sistemo la lunga coda di capelli ondulata, controllo il trucco leggero sul volto attraverso uno specchietto e ripasso la tinta per labbra, di qualche rosa del tono più scuro della mia carnagione naturale. Controllo che i bottoni neri della mia giacca grigia siano chiusi e che la camicia bianca non si stropicci. La gonna cade dritta, tagliando a qualche centimetro al di sopra del ginocchio. Le scarpe nere con il tacco sono perfettamente lucide e con la valigia che stringo nella mano destra, guardo davanti all'edificio che cambierà la sorte di un'intera famiglia".

"Oggi dovrò essere impeccabile"

"Le parole mi risuonano nella mente come un tamburo in piena festa. Cerco di ricordare tutti i documenti che ho nella valigetta, che il cellulare non squilli mentre sono impegnata nel mio lavoro e senza indugiare ulteriormente, dopo un lungo respiro rigenerante, cammino a testa alta e pronta per affrontare questa sfida".

"Oggi si decideranno molte cose"

"Oggi, io sono l'avvocato Katherine Davis e Natalie ha bisogno di me>>.







*Buon Sabato lettrici, come promesso, il prima possibile è arrivato il capitolo. Beh, che cosa ne pensate di come si sta svolgendo la storia? Siete curiose? Vi aspettavate tutti questi cambiamenti nell'aria? Che cosa succederà adesso tra Alexander e Katherine, nella loro vita? Riusciranno davvero i protagonisti a raggiungere la cura? Chi la prenderà? Beh, io vi aspetto nei commenti per conoscere LA VOSTRA OPINIONE e che cosa vi piacerebbe che accadesse e se c'è qualcosa invece, che vorreste cambiasse. Sapete benissimo che la vostra parola conta tanto ed o non vedo l'ora di sapere cosa pensate per parlarne insieme. Fatevi avanti e se il capitolo vi è piaciuto, non dimenticate di lasciare una *Stellina*. Grazie, come sempre, per il vostro supporto.

Vi adoro,
R. E. Meyers

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