Capitolo Ventitré

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*Oltre alla GIF trovate in alto anche la canzone per il capitolo, vi invito a leggere ascoltandola. Buona lettura.


"Questa notte il cielo non sembra neanche quello che abitualmente veglia su Londra. È di un blu scuro ma che lascia intravedere sprazzi luminosi di una luna piena che anima l'intera notte. Vedo la mia città che scorre fuori dal finestrino in questa gelida notte di rivelazioni".

"Questi tre giorni che ci separavano dall'incontro con il vampiro sconosciuto sono volati via come se si trattasse di un soffio, un alito di vita trascorso in fretta. Ricordo ancora il piano a memoria che ho dovuto studiare nei dettagli oltre a dover prevenire qualche attacco a sorpresa. Ho dovuto imparare a controllare i miei impulsi nervosi soprattutto a oggi che con Alexander scambio quasi due parole al giorno".

"Ho bevuto sangue come se non ne esistesse abbastanza da dissetarmi e anche se non sentivo tutta questa necessità di nutrirmi, per lui dovevo farlo. Mi ha ripetuto più volte che non esiste vampiro che non sia più forte senza nutrirsi. Ho accettato e anche se le mani mi tremano dalla paura, non mi sento impotente di fronte a quello che dovrò vivere".

"Sono concentrata e questo fremito che scorre lungo la mia schiena mi rivela quanto sia ansiosa. Sarei capace di correre fino al Westminster Bridge pur di sapere e di dare finalmente un volto a chi ha cambiato la mia vita inevitabilmente. Stringo le mani al cappotto per cercare di frenare il tremolio e serro le labbra mentre la macchina viaggia ad alta velocità tra le strade vuote di Londra".

"Arthur e Alexander sono silenziosi, esattamente come me ma in entrambi riesco a percepire la tensione. La folla è tutta radunata per la festa d'inverno e le strade che portano al London Eye, al ponte e a Westminster saranno circondate dei più bei colori, dalla musica incantevole dei violini, delle risate dei ragazzi e dai bambini che corrono per accaparrarsi il miglior zucchero filato".

"Lo so perché da piccola mio padre mi ci accompagnava, ogni volta che in questo periodo rimaneva a Londra. Mia madre amava comprarmi orsacchiotti e libri da leggere mentre lui mi prendeva sulle spalle e mi lasciava guardare quel paesaggio incantevole dall'alto, come se fossi la Regina di Londra e avessi ogni cosa in pugno nelle mie piccole manine. Volavo, come una bambina felice, tra le sue braccia forti e che sapevo mi avrebbero sempre sorretto senza lasciarmi cadere".

"Quando ci penso, la mia espressione seria si rabbuia e la malinconia inevitabilmente si sprigiona dentro di me. Mi manca e nonostante gli abbia inviato un messaggio cui non ho ricevuto risposta, sento che questi ricordi frammentano la mia determinazione e la mia forza. Mi percorrono e inevitabilmente, mi ricordano come, quando dovevamo scontrarci con Maryanne, che tutta la mia vita è in ballo stasera. Ciò che sono e le persone che amo dipendono da quello che accadrà e se io dovessi lasciare questo mondo, non sono sicura che in questo momento lo farei consapevole di aver vissuto a pieno".

"Non vedo mio padre da molto tempo, con mia madre non ho avuto tempo di parlare e le uniche cose di cui mi sono nutrita in questi mesi è stato il lavoro e i problemi che sono piombati nel mio rapporto con Alexander. Già... Alexander Smith, Alexander... l'uomo che è davanti a me, seduto comodamente e pensieroso come non mai. Lo vedo, posso dallo specchietto sinistro dell'auto, e anche se vorrei allungare una mano per sentire la sua pelle che sfiora la mia, una sicurezza di cui sento di avere necessità, freno questi pensieri e mi ricordo di ciò che c'è stato tra noi".

"Di tutto quello che abbiamo vissuto e non solo dei brutti momenti che stiamo attraversando adesso. I suoi sorrisi sinceri, quei baci forti, l'amore e la passione. I momenti insieme, quelle cene meravigliose e la collina, nella brughiera, dove per la prima volta lo vidi lasciare andare tutte le sue inibizioni. Lo aveva fatto per me e perché l'amore che nutriva i suoi giorni era più forte a tal punto che, dopo tanto tempo, finalmente riuscì a farmi entrare nel suo mondo. E non intendo il suo mondo da vampiro bensì il suo cuore che è come se vivesse in una dimensione propria cui spesso dimentica la mia esistenza".

"La macchina frena e senza essermi accorta del tempo che è passato, ci troviamo a pochi passi dal Westminster Bridge. Arthur parcheggia in un'aria riservata mentre usciamo tutti dall'auto. Sospiro, sistemando il cappotto e, senza incrociare lo sguardo di nessuno dei due, rimango a osservare questa notte che come se fosse incantata da qualche sortilegio, sembra voler dire inevitabilmente che qualcosa cambierà".

"Ne ho paura e più che mai, questa volta, mi sento sola a dover affrontare ciò che succederà. Guardo l'orologio che segna le dieci di sera, la musica si sente poco distante e in quel non proferire parola che è diventato abituale, in questi pochi giorni, ci avviamo verso la festa d'inverno".

"Che cosa potrà mai succedere? Vuole incontrarci, non ucciderci e di certo non potrà farlo davanti a migliaia di persone senza scatenare una catastrofe. Guardo i miei stivali battere sull'asfalto secco e accorgendomi che a poco a poco la figura del ponte di Westminster si rende visibile davanti a noi".

<<Katherine, sei pronta?>> Domanda la voce di Alexander.

<<Sì>>. Mi limito a rispondere con un tono glaciale.

"Il rumore assordante delle risate, i carretti di zucchero e noccioline. Il profumo di cioccolato, i commercianti che invitano le persone a provare i giochi a tiro per vincere qualche premio. Le birre tentennano, gli adolescenti fumano e corrono sugli skateboard dividendosi i dolci. I bambini vanno in bici mentre altri sono insieme alle loro famiglie e ballano al ritmo della musica dei violinisti. Tutto è come ricordavo, è cambiato il tempo ma non ciò che esso trasmette".

"Per un secondo, dimentico il motivo per cui sono alla festa e mi godo lo spettacolo di quella giornata fredda ma adatta a restare all'aperto. Delle donne vendono degli addobbi di Natale, delle stoffe per abbellire la casa e tutto luccica dai toni caldi e dorati fino all'azzurro del ghiaccio e il bianco, che somiglia alla neve. Si sentono le persone canticchiare, la felicità e l'imminente arrivo del Natale che sembra creare sempre emozioni dolci nel cuore di ognuno. Mi guardo intorno e mi faccio trascinare dalla meraviglia di questi momenti di gioia che cambiano i problemi in bellezza e danno al nostro animo la dose di felicità di cui necessita".

<<Siamo arrivati, attuiamo il piano>>. Mormora Arthur sistemando il colletto del cappotto fino al viso.

<<Va bene>>. Rispondo, con un sospiro.

"Ci dividiamo come avevamo deciso. Arthur si dirige dall'altro lato del ponte attraverso una strada secondaria e una barca, prenotata stasera, che lo lascerà proprio dall'altro lato della sponda. Alexander mi taglia la strada lanciandomi uno di quegli sguardi glaciali che muore subito non appena cammina verso il lato destro del ponte, tra i violinisti e i vari carretti per le merci. Lì potrà osservare e nello stesso momento non essere troppo vicino".

"Mi hanno ricoperta di uno strano profumo e lo stesso hanno fatto per loro. A quanto pare, ci sono dei modi per nascondere la propria presenza in parte ma soprattutto ai neovampiri. In effetti, il loro odore non riuscivo a percepirlo e mi hanno costretta a fare lo stesso. Stringo il cappotto e mi ricordo esattamente dove ho sistemato, al suo interno, paletti in legno e d'argento. Sono delle precauzioni, anche se spero d non doverli usare. Arthur è in possesso di una specie di pistola contro i vampiri mentre Alexander ha con sé la stessa utilizzata contro Maryanne, ma senza il proiettile d'argento originale, esattamente ne possiede cinque preparati da un suo amico di fiducia e amante delle armi".

"Cammino lentamente attraverso il Westminster Bridge. Non mi è mai sembrato così distante dalla terra ferma o dall'altro capo della sponda. Mi volto, involontariamente, mentre vedo da lontano Alexander che avanza. Il suo piano è di restare a pochi metri di distanza e lasciare che sia impossibile capire la sua presenza. Continuo a camminare guardando intorno a me il via vai di gente. Ci sono molte coppie che passeggiano scambiandosi degli sguardi romantici. Un nodo alla gola mi stringe mentre osservo l'amore che circonda questa notte tranquilla cui i sorrisi riempiono i sentimenti positivi. Ho desiderato tanto che accadesse anche a me, di essere una coppia normale insieme ad Alexander, nonostante la nostra diversità. Viverci e basta come se per entrambi non esistesse più niente al di fuori di noi".

"I bambini corrono sulle bici, suonando i campanellini per avere il passaggio libero. Le persone ridono, si raccontano e l'atmosfera è piacevole e delicata come il vento che smuove il freddo, lasciando che qualche carezza attraversi il mio viso. Cammino ancora inebriandomi di questo scenario, è un ricordo del mio passato e un momento bellissimo. Mi sembra quasi di essere ancora umana, anche se a differenza di quello che vedo intorno a me, io sono sola e avvolta da un cappotto scuro che mi ripara dal freddo quando quello che più mi fa male è dentro di me".

"Mi fermo violentemente al centro del ponte quando a pochi metri vedo ciò che stavo aspettando da qualche tempo. Una bambina passeggia con lo zucchero filato, le luci del London Eye sono splendenti e tutto mi riporta a quell'immagine che mi aveva mostrato per chiamarmi qui, in questo giorno. Deglutisco a fatica mentre il mantello blu come il cielo ricopre quella sagoma senza mostrarne nemmeno il volto, oscurato dal cappuccio. Le persone non fanno neanche caso alla sua presenza, eppure, è impossibile non riuscire a vederlo. Che abbia qualche potere che gli permette di mostrarsi solo ai miei occhi? O semplicemente le persone sono distratte per farci caso?".

"Mentre i pensieri mi avvolgono in una nube di domande, un dolore alle tempie li sovrasta, costringendomi a toccarmi il viso. Mi avvolge pesantemente ma nonostante ciò non mi provoca quella sofferenza che avevo già vissuto la prima volta che aveva cercato un contatto con me. Lo sta rifacendo ma... ma... adesso che cosa vuole? Che cosa mi farà? Mugugno, a bassa voce, da quel martello assordante dentro la mia testa che si placa solo quando una voce, quella voce di donna, inonda la mia mente".

"Avvicinati Katherine e getta nel fiume le tue armi".

"Quella sensazione orribile smette di impadronirsi di me mentre rimango a osservalo a occhi sgranati e con il respiro pesante che mi costringe ad aprire la bocca. Lo sapevo che poteva accadere ed è per questo motivo che Alexander ha voluto che con me portassi solo dei paletti. Le armi più forti le hanno loro e in qualsiasi caso, so' di non essere da sola. Mi avvicino alla balconata in pietra mentre osservo il vampiro sconosciuto di sottecchi".

"Rimane lì quasi come se fosse una statua immobile e coperta ai miei occhi e, a quanto pare, invisibile a quelli degli altri. Apro il cappotto lentamente e prendo i paletti di legno, quattro in tutto, quelli d'argento e li getto nel fiume facendo un tonfo leggero ma in segno della mia obbedienza".

"Ritorno dov'ero e mi accorgo di quanto sia affannato il mio respiro. Se fossi ancora umana, potrei sentire quell'adrenalina scorrere nelle mie vene e darmi la sensazione di essere in una scena da film. Dove io sono la protagonista buona e mi trovo definitivamente davanti a colui che vuole decidere la mia sorte".

"Avvicinati adesso, Katherine".

"La sua voce ritorna nei miei pensieri ma questa volta senza farmi alcun male. Sobbalzo, quasi presa alla sprovvista, mentre lo vedo allungare la mano coperta da un guanto di pelle nero... proprio come nell'immagine che mi aveva mostrato. Un ronzio comincia a entrarmi nelle orecchie mentre tremante muovo i miei passi verso quell'immagine oscura che si è posta davanti a me".

"Sono sola, contro di lui eppure c'è qualcosa che mi spinge comunque a fare quei passi nonostante non sia sicura che questa sia la scelta giusta. È più forte di me come se ci fosse una calamita che mi sta trascinando poco alla volta alla sua portata. Lo osservo, sempre più vicina mentre il mantello lo ricopre e quella mano, rigida, continua a porsi verso di me".

"Quando sono a pochi passi di distanza, allungo la mia mano tremante, come se sapessi di doverlo fare e come se lì ci fosse rinchiuso il senso di ogni cosa. Le mie dita sfiorano il suo guanto di pelle mentre un brivido mi percorre la schiena. La sua presa mi trascina e quando la sua mano stringe completamente la mia, riesco a vedere nei miei occhi un flashback d'immagini: una donna bionda, due corpi, il sangue, dei canini forti che stringono la carne, delle urla, il dolore all'improvviso e delle lacrime, ma non riesco a collegarlo. Sono veloci e si frammentano quando la sua mano mi lascia all'improvviso e il suo mantello scivola sul gelido asfalto del Westminster Bridge".

"Ho quasi paura ad alzare gli occhi ma quando lo faccio, davanti a me, si pone una visione sconcertante. I capelli dorati come il grano, il viso bianco di porcellana, gli occhi intensi di un azzurro simile alle profondità dell'oceano, lei... circondata da un abito bianco e lungo di veli. Il suo sorriso, dalla carnagione, che risalta di un rosso carminio intenso che delicatamente s'impossessa del suo viso perfetto e che mi lascia senza parole, perché colei che sto osservando è già stata nei miei ricordi".

<<Allison...>>. Mormora una voce alle mie spalle che mi scosta, mettendosi accanto a me.

<<Sì, sono io>>. Risponde la donna con un filo di voce dolce e gentile.

"Alexander mi si para davanti scostandomi poco garbatamente e avvicinandosi a lei la afferra per il collo, alzandola di qualche centimetro da terra e guardandola con odio puro e disprezzo. Lo vedo chiudere un pugno che scurisce le sue vene, come se stesse trattenendo tutta la forza che possiede in quel gesto di autocontrollo. La paura ha il sopravvento ma le voci delle persone si fanno nette quando scappano dalla paura".

<<Tu non sei Allison, sei quella pazza di Maryanne... io ti ho ucciso, com'è possibile che tu sia viva? Sporca puttana...>>. Ringhia Alexander a pochi centimetri dal suo viso.

<<Alexander smettila... non qui, ci sono le persone... hanno paura, ci stiamo facendo notare>>. Gli stringo il braccio tirandolo verso di me, si volta e in quel momento lascia la presa alla donna che si passa le mani sul collo e tossisce forte.

<<È questo quello che vuole>>. Mi urla in faccia con gli occhi rossi pronto per trasformarsi.

<<Alexander ti prego credimi... sono io, sono Allison>>. Gli parla ancora con quella voce calda e raffinata.

"Getto gli occhi su di lui con violenza mentre la mia mente ormai è in tilt dai troppi pensieri. Che cosa cazzo sta succedendo? Non ci sto capendo nulla, niente ha senso qui... vedo Alexander bruciarla con il suo sguardo da vampiro e Arthur avvicinarsi con velocità verso di noi, alle spalle della donna dai capelli biondi".

"Lo strattono per un braccio facendogli cenno di – no – con la testa. Non può trasformarsi qui, non davanti alle persone che adesso sembrano essersi calmate e ritornate alla tranquillità. Mi passo le mani sul viso e mentre sono alla ricerca di qualche cosa da fare, Alexander si avventa di nuovo su di lei ma senza toccarla. Punta il suo sguardo glaciale dritto nei suoi occhi che, invece, sembra spaesata e preoccupata da ciò che ha fatto mostrandosi. Le labbra le tremano e i suoi respiri sono assordanti":

<<Dimmi chi sei... Allison è morta, secoli fa!>>. Getta fuori lui, maligno nelle parole.

<<Alexander... ti ricordi nel 1845... era una notte esattamente come questa, illuminata dalla luna che danzava nel cielo blu. Eravamo da soli, sulla terrazza di casa mia, mentre ci sorridemmo, mi avvicinai in questo modo, accanto a te... accarezzai una tua mano dolcemente e con le labbra che temevano di pronunciare quelle parole, quando si ama qualcuno e si ha paura di perderlo, ti dissi...>>. Allison racconta mettendosi davanti a lui e prendendo la sua mano tra le sue. Sorride come se quel ricordo fosse rimasto celato dentro di lei per un lungo tempo e quando sono abbastanza vicini, si sporge all'orecchio di Alexander, mettendo una mano davanti alla bocca, per non farsi sentire da tutti.

"Quelle parole però, io le capisco perfettamente".

<<Sposami Alexander>>. Sussurra e quando i loro visi s'incontrano, lui è pietrificato.

"Deglutisco a fatica mentre osservo questa scena quasi come uno spettatore in secondo piano. È davvero Allison? Per questo motivo la sta guardando in questo modo? Come fa a essere qui se lui mi raccontò di averla vista morire? E la cosa peggiore è... perché mi ha chiamata, lei mi ha trasformato in vampira? Che cosa vuole fare in questo modo di presentarsi?".

<<Allison... sei tu>>. Pronuncia Alexander passandole una mano sul viso.

<<Sono io... sì... e ho tante cose da dire a te e a Katherine>>. Le sue guance si rigano di lacrime prima di voltarsi verso di me.

<<Io... io non riesco a capire>>. Balbetto, troppo confusa.

"E che cosa c'è da capire in tutto questo? Siamo al culmine della pazzia probabilmente".

<<Vi prego, datemi del tempo e vi spiegherò ogni cosa. Non c'entra Maryanne, so' del vostro coraggio e della sua morte. È stato un sollievo saperlo, dopo secoli e secoli cui sono dovuta scappare da lei. Voglio dirvi tutto e so' che avete bisogno di sapere... Alexander, io ho delle cose di cui scusarmi e... che porto da troppo tempo sulla mia coscienza>>. Dice abbassando gli occhi mentre le lacrime continuano a bagnarle il viso.

<<Abbiamo del tempo, portiamola a Rose Square>>. Fa Alexander, indicando ad Arthur di accompagnarla alla macchina. Lui, che per tutto il tempo è rimasto in silenzio, si avvia con lei all'auto lasciandomi completamente sola con Alexander.

<<Che cosa fai? E se fosse sempre una trappola?>>. Mi acciglio.

<<No, è una cosa che non poteva sapere nessuno. C'eravamo solo lei ed io quella notte, quando mi fece quella proposta>>. Risponde passandosi una mano tra il colletto e la giacca.

<<Una cosa che hai deciso di omettere anche nel discorso con me. Mi avevi detto che aveva questo desiderio, lo leggesti nel suo diario ma mai che te lo aveva chiesto. E tu le rispondesti?>>. Gli domando, lui annuisce.

<<E che cosa le dicesti?>>. Continuo, sospirando più volte.

<<Le dissi di sì>>. Pronuncia con tono austero e glaciale.

"La saliva mi si prosciuga in bocca e per la prima volta, da quando sono vampira, sento come se mi mancassero le energie e un senso di vuoto mi precipitasse giù. Ho paura, sono confusa e il pensiero di Allison... la sua ex, la donna che l'ha salvato, l'angelo della sua vita... proprio lì, in casa di Alexander mi preoccupa come non mai. Ho visto il modo in cui lei lo guarda e anche se i secoli li hanno separati, a mesembra sempre che ci sia qualcosa di nascosto e oscuro nel loro rapporto. Perché per entrambi è evidente che si sono amati e che quel sentimento è dovuto per forza celarsi nei ricordi, quando lei morì o finse di morire... questo è da scoprire".

"Adesso che è viva, questo che cosa significa? Mi ha trasformata per separarmi da lui? In quale modo potrà convincere Alexander che ha fatto bene, che cosa dirà lui? E se per lei perdonasse ogni cosa? Bastava l'arrivo di Allison per sistemare le cose tra noi? Sento ancora il respiro mancarmi e quel senso di soffocamento che mi prende, quando il vortice di pensieri è più forte di qualunque cosa".

"Allison è tornata nella vita di Alexander, quel momento che lei ha raccontato ha risvegliato in lui qualcosa e quello sguardo luminoso, quella carezza che come un soffio le ha preso il viso è stato... intimo, sincero. Non riesco a capire che cosa accadrà, perché lei sia qui dopo tanto tempo e come faccia ad essere viva, quando i secoli ormai avevano dato la sicurezza sul suo decesso e in Alexander, aveva formato una nuova forza- Quella che ha alimentato per molto tempo il suo odio verso Maryanne ma anche il suo condannarsi sempre per ciò che è accaduto nella mia vita".

"Ora, non ho più certezze di niente e mentre lo seguo andare verso l'auto, ogni cosa che abbiamo vissuto diventa un insieme di sequenze... come se la mia mente stesse cercando di memorizzare ancora una volta, per paura che alla fine, dopo ogni cosa, io non sia più niente per lui. Esattamente come sento adesso, di non essere più niente per me stessa e in questo mondo buio e d'incertezze".





Spazio autrice
Allora, allora, alloraaaaaa... io sono emozionatissima e sognavo di aggiornare e FINALMENTE PUBBLICARE questo capitolo. Beh che dire? Ve lo aspettavate? Che cosa significa tutto questo? Vi siete rese conto che siamo solo al capitolo 23? Ricordatelo bene perché ci saranno MOLTISSIMI TASSELLI ANCORA DA DOVER METTERE A POSTO e TANTISSIME COSE ANCORA DA SCOPRIRE sia per la vita di Katherine sia per quella di Alexander. Non voglio aggiungere niente di più ma rispondere ai vostri commenti, alle emozioni che avete provato e spero che sia stata alta la tensione fin da subito. Non vedo l'ora di conoscere le vostre idee e spero che il capitolo vi sia piaciuto a tal punto da lasciare qualche bellissima stellina. Fatemi sapere, vi aspetto!

Grazie come sempre, siete grandiose!
R. E. Meyers


*Vi invito sul mio profilo @ErreRoberta a leggere CATCH ME -> Nuova storia, nuove emozioni!

**Se volete seguirmi su instagram il mio profilo è: ErreRoberta

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