Capitolo 14.

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Do you like the way I flick my tongue or nah?
You can ride my face until you drippin’ cum.
Can you the tip then throat the dick or nah?
Can you let me stretch that pussy out or nah?
I’m not the type to call you back tomorrow,
But the way you wrapping ‘round me is a prob.
Ain’t nobody tryna save ya, baby get that paper.
Probably got a lot of other bitches owe you favors.
Pussy so good, I had to save that shit for later.
Take her to the kitchen, fucked her right there on the table.


Non ebbi più il coraggio per ribattere perciò mi limitai a tacere e ad annuire, strofinando le mani sulle mie braccia con lo sguardo basso. Sapevo benissimo a cosa si stava riferendo con il verbo ‘sfogare’ e ciò mi preoccupava parecchio nonostante avessi ancora una settimana di riposo dal lavoro. Sarei tornata a casa piena di lividi? Come avrei fatto a coprire i segni sul mio corpo per tornare alla sala di sotto? Sua sorella o sua madre si sarebbero accorte di ciò che avremmo fatto, una volta tornati di sotto? Ero preoccupata perché come potevo fare sesso con Leonard dopo ciò che era successo con Diana, nell’hotel in cui si trovava la sua famiglia, tutti i suoi colleghi e soprattutto il marito della sua ex moglie?

Deglutii con lo sguardo basso e uscii dall’ascensore, seguendo il mio fidanzato per il lungo corridoio che conduceva alla Suite Imperiale in fondo al piano completamente vuoto. Era da così tanto tempo che non entravamo in quel piano, che non mi portava in quella stanza per potermi scopare o anche solo per dormire, e i ricordi mi assalirono come mai prima d’ora. La passione della prima notte insieme non si era fatto spenta e ogni giorno che passava diventava sempre più forte, così come l’affetto che ci legava l’uno all’altro. O meglio, all’amore che stava nascendo e si stava fortificando. Sapevo che Leonard aveva bisogno di qualcuno in grado sia di tenergli testa che di sottomettersi a lui, di amarlo e rispettarlo, di consolarlo quando ne aveva bisogno e di esaltarlo quando un contratto andava a buon fine, di baciarlo quando desiderava e di piegarmi davanti a lui per permettergli di usarmi.

Ed io ero lì proprio per quello, volevo soddisfare ogni suo desiderio, compiacerlo, mandarlo fuori di testa proprio come lui faceva con me ogni notte. Sentirlo gemere il mio nome, sentirlo supplicare di rallentare i miei movimenti e percepire le sue mani calde accarezzare i miei fianchi, le mie braccia, le mie labbra, i miei seni era una delle sensazioni più eccitanti che avessi mai provato prima d’ora. Leonard sfilò la tessera dorata dal suo portafoglio e fece scattare il meccanismo della maniglia, aprendo la porta con un lieve cigolio; poi si spostò, per permettermi di entrare, e mi seguì all’interno della camera da letto. Accesi la luce e m’incamminai subito verso la stanza con il letto, guardandomi intorno con curiosità; era passato così tanto tempo, tre mesi quasi, eppure non era cambiato nulla. Il pavimento era perfettamente liscio e pulito, così come le lenzuola e i cuscini del letto che sembravano appena sistemati. Leonard aveva portato qualche altra donna dopo di me in quella stanza? Inspirai bruscamente e mi girai verso il ragazzo, osservandolo mentre si allentava i primi bottoni della camicia; poi anche lui mi guardò e le sue sopracciglia si sollevarono, la sua espressione si addolcì e le sue labbra s’incurvarono in un debole sorriso malizioso che fu sostituito da sua smorfia sensuale. Le sue fossette divennero più profonde e allungò le mani verso di me, prendendomi per i fianchi; mi spinse appena contro il suo corpo ed io mi lasciai sfuggire un gemito, guardandolo negli occhi.

«Questa sera voglio usare qualcosa di nuovo anche se banale» Disse Leonard.

Io annuii lievemente, sbattendo le palpebre. «Uh, come preferisci, signore»

Mi alzò il mento con due dita e posò un bacio sulle mie labbra, strappandomi un debole gemito di piacere che soffocò, approfondendo il nostro contatto. La sua lingua si spinse nella mia bocca e le sue mani scesero di nuovo sui miei fianchi, intrappolandomi contro al suo corpo muscoloso; la sua camicia bianca sfiorò le mie braccia nude e percepii già la sua erezione premere contro i pantaloni, quindi ricambiai subito il suo bacio e portai la mano sinistra dietro al suo collo, baciandolo con foga. Il ragazzo fece qualche passo all’indietro fino a raggiungere la stanza con il letto e poi si allontanò di scatto, leccandosi le labbra umide per la mia saliva e sporche di rossetto. Si girò verso l’armadio appoggiato al muro e tirò fuori il baule nero, poi lo aprì con un lucchetto ed estrasse un paio di manette metalliche tinte d’argento; i suoi occhi guizzarono sul mio viso ed io gli rivolsi un semplice sorriso, sedendomi sul letto con il cuore sul punto di scoppiare nel mio petto.

«Non credevo le avessi, amore» Dissi sottovoce, non volendo rovinare la calma di quel momento.

Leonard chiuse il baule con uno scatto, sorridendo. «Mai usate, sono nuove! Aspettavo una scusa per portarti qui e usarle, infatti – disse, facendomi cenno di avvicinarmi – Vieni qui e mettiti in ginocchio, ti legherò i polsi ma tu non dovrai dire una sola parola»

Trasalii al suo ordine che non esitai ad eseguire quindi mi avvicinai a lui con passo svelto, mettendomi in ginocchio fra le cosce del ragazzo con gli occhi puntati sul suo viso. I suoi occhi scintillavano e la sua espressione era un misto di lussuria ed eccitazione. Chinai la testa in avanti con gli occhi chiusi e il ragazzo fece il giro del mio corpo, mettendosi per un momento dietro di me; unì i miei polsi e li legò insieme con le manette, impedendo quindi di muovermi. Sapevo benissimo cos’aveva intenzione di fare ed ero già eccitata, perciò mi bagnai le labbra con la lingua.

«Dovrai prendermi fino in fondo, piccola – mormorò Leonard, tornando davanti a me – E ho intenzione di scopare quella splendida boccuccia che ti ritrovi, d’accordo?»

Annuii con fatica, costringendomi a non emettere un solo suono per far arrabbiare il ragazzo, visto che desideravo rimanesse tranquillo e si rilassasse. Deglutii a vuoto e schiusi le labbra, mentre Leonard spinse con delicatezza il suo pollice nella mia bocca; io cominciai a leccarlo e a succhiarlo con gli occhi socchiusi, imitando ciò che avrei fatto successivamente con il suo pene. Era da tanto che non gli praticavo del sesso orale, pensai triste, e mi mancava terribilmente vederlo perdere il controllo sotto di me, farlo venire senza inibizione. Dopo che bagnai per bene il suo dito, Leonard fece un passo all’indietro e si abbassò la cerniera dei jeans, mantenendo lo sguardo su di me; io lo fissai con le pupille dilatate al massimo e il cuore che palpitava rapidamente, mentre il sangue fluiva nelle mie vene. Mi mancava vederlo perdere la testa ma qualcosa mi diceva che quella sera, nonostante avessi avuto io il controllo della situazione, si sarebbe trattenuto. Si sbottonò rapidamente i pantaloni e li abbassò lentamente fino alle ginocchia, lasciandoli poi cadere sul pavimento; si accarezzò da solo sopra il tessuto dei boxer ed io mi leccai le labbra, percependo la mia gola farsi secca. Era duro come la roccia, la prova di quanto fosse eccitato in quel momento, ed io mi rilassai del tutto. Diana non avrebbe mai avuto quell’effetto su di lui, solo io ero in grado di renderlo così.

«Non sai da quanto tempo desideravo farlo, piccola mia. – ringhiò Leonard, abbassandosi immediatamente i boxer e permettendo alla sua erezione di sfiorarmi le labbra – E ora prendilo in bocca, fammi dimenticare lo schifo di ciò che è appena successo di sotto»

Annuii leggermente con gli occhi socchiusi, già persa nel mio stesso piacere per via della sua voce rauca che permetteva alla mia mente di viaggiare, e strinsi entrambe le mani a pugno. Schiusi le mie labbra e accolsi la punta del suo pene nella mia bocca, succhiando con delicatezza il suo pene; chiusi di nuovo entrambi i miei occhi e mi spinsi in avanti, inglobando i primi dieci centimetri del suo pene senza avere il coraggio di alzare la testa per guardarlo.

Stuzzicai il suo glande con la punta della mia lingua, sapendo fosse il punto debole di Leonard, che spalancò la bocca e gemette rumorosamente; il mio nome riecheggiò entro le pareti della camera in cui ci trovavamo e un brivido mi attraversò dalla testa ai piedi, trascinandomi già verso l’oblio. Lo leccai su e giù come se fosse un leccalecca, mentre nel frattempo dalla sua bocca non uscivano altro che rumorosi gemiti di piacere. Poi iniziò ad oscillare con i fianchi in avanti e all’indietro, spingendo il mio pene nella mia bocca e poi tirandolo fuori con delicatezza; la sua mano s’intrufolò fra i miei capelli ed io cercai di seguire i suoi movimenti con la mia bocca, mugolando quando per un istante il suo pene spinse nella mia gola.

«Sei così brava, piccola. non ti fermare, Sto già per venire» Sussurrò il ragazzo.

Non ero in grado di muovere le mani perciò non potei accarezzare i suoi testicoli quindi aprii meglio le labbra, cercando di spingere a fondo il suo pene, e arrivai a toccare con le labbra il suo pube; strizzai gli occhi e succhiai avidamente la sua erezione, mugolando ad ogni gesto. Strinsi le labbra intorno alla sua erezione e lo stuzzicai con la mia lingua calda, appiattendola sotto la sua cappella; poi riaprii gli occhi e li puntai sul suo volto, sfilando gran parte del suo pene dalla mia bocca. Le sue guance divennero più rosse e percepii il suo corpo tendersi, segno che stava per venire, ma non mi azzardai a finire. Mi sistemai meglio sulle ginocchia per mantenere una posizione ferma e continuai a leccare e a succhiare il suo pene, gemendo di piacere; un brivido scese fino al mio basso ventre e inspirai il suo profumo, osservando i suoi occhi verdi chiudersi. E poi, dopo qualche secondo di continui urletti e sussurri del mio nome, venne un lungo grido acuto che riecheggiò nella camera; il suo seme colò nella mia gola e sulle mie labbra, scivolando anche sulla scollatura dell’abito, fortunatamente non sporcando il tessuto.

«Oh Dio, sì, Evie. – sibilò, tirandomi con forza i capelli con la sua mano destra – Cazzo, hai una bocca impressionante, non ne avrò mai abbastanza»

Sfilò del tutto il suo pene dalla mia bocca senza smettere di guardarmi negli occhi e poi si mise in ginocchio davanti a me, pulendomi il mento con il pollice che spinse fra le mie labbra; leccai il seme che aveva raccolto e feci una smorfia, percependo la mia gola pizzicare. Non ero abituata a fare la gola profonda con lui, avendo una dimensione un po’ troppo esagerata per quel tipo di pratica, perciò avrei avuto bisogno di bere almeno mezzo litro d’acqua prima di poter tornare a parlare quasi normalmente e decentemente, e non come una ragazza che ha appena fatto sesso orale al fidanzato. Ed ero certa che Gemma, e forse anche Anne, avrebbero capito ciò che avevamo fatto durante la nostra assenza nelle camere dell’Hotel. Leonard si sporse in avanti e con un fazzoletto di stoffa mi pulì nella scollatura dell’abito, togliendo ogni residuo del suo seme per non destare altri sospetti; poi mi slacciò entrambe le manette e mi baciò sulle labbra, strofinando il suo naso contro il mio.

«Scusa, ti avevo promesso che non ti avrei trascinato qui durante il Galà ma..» iniziò.

Io lo zittii con un altro bacio, portando le mani dietro al suo collo.

«Lo capisco benissimo,eri frustrato e furioso per quello che è successo con Diana, non ti biasimo. È solo che se mi avessi avvertita prima, avrei potuto togliere il rossetto. Ora sei tutto sporco»

Leonard abbassò lo sguardo sulla sua erezione e notò alcune strisce di rossetto sul suo pube, quindi si rialzò da terra e scoppiò in una fragorosa risata, scuotendo la testa. Io mi massaggiai le ginocchia dopo essermi alzata dal pavimento e mi morsicai il labbro inferiore più gonfio del solfiato.

«Ora vorrei tanto mangiarti e poi scoparti, ma non qui. Non adesso, altrimenti desteremo troppi sospetti e qualcosa mi dice che mia sorella ci starà cercando ovunque di sotto. – mormorò Leonard, passandosi una mano fra i capelli scompigliati – Cazzo, penso di aver finito le mie scorte di sperma per almeno una o due ore»

Mi pulii il mento con il dorso della mano e lanciai un’occhiata curiosa al ragazzo, aiutandolo ad allacciarsi i pantaloni e a sistemarsi di nuovo il pene nei boxer. Poi mi sporsi verso di lui e posai un lento bacio sulla sua guancia ruvida, sfiorandogli il collo con la punta delle mie dita. Leonard mi fece una breve carezza sui capelli e poi si riabbottonò rapidamente la camicia fin sotto al collo, trascinandomi verso lo specchio davanti al grande letto a baldacchino.

«Capisci l’altro motivo per cui adoro il sesso orale, piccola?» Domandò.

Si sistemò dietro di me e portò il braccio destro intorno al mio bacino, mentre con la mano libera indicò la mia bocca e in particolare le mie labbra più gonfie, rosse e ormai prive di rossetto. Io mi lasciai sfuggire una risatina divertita, capendo benissimo a cosa si riferiva, e scossi la testa. Mi liberai subito dal ragazzo per potermi dirigere verso l’uscita della camera da letto e sbadigliai, guardando Leonard che sfilò di nuovo il portafoglio dai suoi pantaloni. Una punta di delusione attanagliò il mio stomaco: lui aveva avuto un orgasmo devastante mentre io ero rimasta a secco, bagnata e pronta per lui. Ci incamminammo a passo svelto nel corridoio che conduceva agli ascensori e Leonard prese la mia mano sinistra, intrecciando le nostre dita con delicatezza. Mi leccai il labbro inferiore e lanciai un’occhiata alla porta blindata che si richiuse con un tonfo secco, poi il ragazzo al mio fianco mi trascinò verso l’ascensore che si spalancò davanti ai nostri occhi. Una volta saliti, lui premette il tasto del pian terreno e si avvicinò di nuovo a me, accarezzandomi i capelli con la punta delle sue dita.

«Piccola? Stai bene?» Domandò con la bocca premuta al mio orecchio.

Io annuii, fissando la nostra immagine nei vetri. «Certo, mai stata meglio»

«Hai un po’ di mal di gola? – chiese ancora, facendo scivolare una mano fra le mie cosce – Hai bisogno di bere un po’ d’acqua? Si sente che hai usato la tua boccuccia»

Trattenni il respiro quando l’indice di Leonard s’intrufolò sotto le mie mutandine e inspirai profondamente, cercando di mantenere un’espressione neutrale in viso. Il ragazzo nascose il viso nell’incavo del mio collo e con la mano libera premette il tasto per bloccare l’ascensore che cigolò, ed io cominciai ad agitarmi. Che aveva in mente di fare? Voleva forse farmi venire all’interno di un ascensore, davanti a tutti gli invitati a qualche piano di sotto? Deglutii a vuoto e guardai l’immagine riflessa del mio fidanzato che si mise in ginocchio, costringendomi a piegarmi in avanti; io sussultai ma seguii i suoi movimenti, appoggiando le mani aperte sul vetro della cabina dell’ascensore.

«Cosa stai facendo, Leonard?» Chiesi già senza fiato.

Lui ridacchiò alla mia domanda e aprì le mie cosce, sollevandomi con uno strattone la gonna aderente dell’abito nero che lui stesso mi aveva regalato. Io deglutii ancora una volta e mi piegai leggermente in avanti, mordicchiandomi il labbro inferiore con gli occhi socchiusi. Ma nel momento in cui lui nascose il viso fra le mie natiche, percepii la sua lingua calda infilarsi dentro di me con delicatezza, strappandomi un lungo grido di piacere. Le mutandine quasi si ruppero a causa delle dita di Leonard che le strattonarono ed io gemetti, appoggiando la guancia contro il vetro. Il mio cuore cominciò a trotterellare rapidamente e le mie gambe si trasformarono in gelatina, tremando furiosamente per via dell’eccitazione e anche della posizione scomoda in cui mi trovavo. La sua lingua calda stuzzicò le mie labbra fradice di umori mentre con la punta del naso stuzzicò la mia pelle morbida; intanto le sue mani aprirono le mie natiche e i suoi capelli riccioli accarezzarono le mie cosce, portandomi sempre più vicina all’oblio.

Ansimai rumorosamente con gli occhi chiusi nell’istante in cui la sua lingua iniziò a stuzzicare il mio clitoride e mi agitai leggermente, restando piegata in avanti con la bocca aperta e la guancia premuta contro il vetro dell’ascensore. Non avevo mai fatto una cosa simile prima d’ora ed era così eccitante perché c’era la possibilità che qualcuno si accorgesse dell’ascensore bloccato, qualcuno che desiderava salire nella propria camera per dormire. Poveri ospiti dell’hotel, Leonard non avrebbe rilasciato l’ascensore finché non mi avrebbe fatto venire, pensai contenta. La saliva di Leonard bagnò le mie cosce mentre il suo indice destro s’intrufolò dentro di me, spingendosi dentro fino alla nocca, mentre la sua lingua continuò a stuzzicarmi il clitoride. Ormai ero così vicina all’orgasmo che nel momento in cui m’irrigidii e cominciai a respirare con più affanno, Leonard sprofondò altre due dita dentro di me. E quel gesto mi fece esplodere. Con un grido acuto, venni. Le mie cosce tremarono così come le mie braccia e crollai in avanti, respirando rapidamente e percependo il mio cuore sul punto di scoppiare per via del piacere. Leonard appoggiò la testa contro il mio sedere che accarezzò dolcemente e poi tornò in piedi, posando un bacio sulla mia spalla scoperta. Si pulì la bocca con la manica della camicia bianca e si leccò il labbro inferiore, strappandomi un mugolio di piacere misto a stanchezza. Ero davvero distrutta, non sapevo come sarei riuscita a restare nella sala conferenze per altre due ore, fino al termine del Galà.

«Credo di averti rotto le mutandine, amore»

Maledetto, me l’avrebbe pagata cara.
 
 

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