25° capitolo

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Giustine, aveva il cuore in mille pezzi.

Tra le mani aveva ancora il telefono, lo stringeva così forte che se fosse stata una mano si sarebbe potuto udire lo scricchiolio delle ossa.

Avrebbe preferito in quegli istanti irreali ma reali, il silenzio dei mesi precedenti, e continuare a immaginare una vita insieme a lui.

Ma...ora?

Voleva piangere per scaricare il peso dall'anima ma i suoi occhi erano prosciugati o forse era il suo cuore a dir loro di non lacrimare?

Come avrebbe dovuto comportarsi quando lo avrebbe avuto di fronte? Sarebbe riuscita a dirgli tutto ciò che aveva dentro senza che il suo cuore si sciogliesse? Il desiderio di abbracciarlo e baciarlo sarebbero stati più forti delle parole di chiarimento?

L'amore per quell'uomo era più forte della sua rabbia.

Amava Bernard più del suo orgoglio di donna ferita.

Quando lo aveva visto la volta prima era ritornata a rinascere, e in quell'istante, con Vivienne al suo fianco era tornata a morire.

Rivederlo, era stato il sogno che si era realizzato. Si vedeva pronta a dire tutto a suo marito. Si vedeva pronta, con il ritorno di lui ad andare incontro alla felicità.

Invece tutto era ritornato a ripetersi, come un boomerang.

Iniziava a temere che quell'incontro fosse solo l'inizio di una bomba che stava per esplodere.

Si domandava:

- Vivienne racconterà a Bernard del nostro colloquio? Gli dirà che Marylin le aveva riferito le confidenze fatte tra loro due? O questa parte la sorvolerà per scoprirne delle altre che lui le confiderà nel frattempo? Per esempio che il destino lo aveva riportato da me?

Camminava lentamente quasi a voler ammortizzare la rabbia prima di giungere all'auto e correre per andare a prendere a scuola i bambini; non voleva farsi vedere preoccupata. Il piccolo le era molto attaccato, riusciva a leggerle in volto quando la vedeva pensierosa e triste. In quei momenti se la baciava e se la stringeva a sé per rincuorarla e proteggerla come farebbe un innamorato con la sua donna. Aveva solo sei anni e per la sua età era molto maturo; un bambino sensibilissimo e timido, diverso dal fratello di due anni più grande, prepotente e ribelle che pensava solo a sé stesso, come il papà.

Al figlioletto non riusciva proprio a nascondergli nulla e non una volta l'aveva dovuto tranquillizzare.

Ma quel giorno, Giustine, aveva paura. Una sensazione di disagio che non riusciva a contenere.

Il suo viso pallido e il suo corpo tremante, non sarebbe riuscito a celarlo. Quella presenza inattesa l'aveva bloccata.

Aveva bisogno di parlare con lui, sfogarsi, ma la paura l'aveva frenata.

Il suo corpo andava avanti e la sua mente era fissa a quegli attimi. Non riusciva ancora a credere che fosse capitato a lei!

L'aveva fatta sentire in colpa ma l'amore era più intenso di quel torto, era più forte di una qualunque ragione.

Un amore inaspettato, sognato, appassionato e sofferto.

Cos'avrebbe dovuto fare?
Chiarire prima che facesse rientro a casa e chiamarlo o aspettare che si fosse calmata e attendere un suo nuovo messaggio?

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