27° capitolo

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Bernard, ignaro dell'incontro fra le due donne, come sempre, quando faceva rientro a casa aveva la gioia dipinta sul volto ma quando quella sera aprì la porta, il silenzio, aleggiava nell'alloggio.

Un senso di inquietudine lo aveva riportato a un anno prima, bloccandolo.

Aveva avuto la sensazione che quel rientro non sarebbe stato come gli altri. Si aspettava qualcosa da parte Vivienne, ma cosa?

Entrando in cucina, nessun fornello era acceso, come al solito e tutto era troppo in ordine.

Era rimasto immobile, al centro della stanza; muoveva solo gli occhi finché si fermarono, sulla moglie, girata di spalle.

Vivienne era seduta sul divano che lo stava aspettando, col viso serio. Bernard si avvicinò a lei e provò a guardarla in volto per intuire quale emozione celasse dietro al viso inespressivo di lei.

Quel silenzio stava innervosendo Bernard e per rompere il ghiaccio, le disse in tono ironico:

- Ciao Vivienne, come mai questa tranquillità? Cosa sta succedendo? Avevamo un invito a cena che ho dimenticato? -

Vivienne aveva la testa china. Non voleva guardare negli occhi quel marito che le aveva rinnovato la promessa di matrimonio e amore eterno.

- Con che coraggio - pensava la donna - Rientrare a casa con quel sorriso stampato sul volto? Pensava che fossi una moglie stupida, che aveva creduto a ogni sua parola? Immaginava che non avessi notato in questo anno, i momenti in cui, la sua mente era altrove?

Con la testa ancora abbassata, la donna le disse con pacatezza:

- Siediti, dobbiamo parlare -

- I bambini dove sono? -

- Non ti preoccupare di loro, stanno bene. Sono dalla vicina a giocare con i suoi figli... Io e te, invece, dobbiamo discutere di un argomento che pensavo fosse chiuso ma una vocina dentro di me, diceva: no.
Tu per me sei uno libro aperto. Tu, invece sei stato troppo ingenuo per non aver capito che non ti ho mai perso d'occhio e ho fatto bene - si era fermata per prendere fiato e a bere un sorso d'acqua perché di parole da dire racchiuse da troppo tempo nel cuore ne aveva tante e questa volta per sempre lo avrebbe detto, lei - In questi giorni quando rientravi a casa, nonostante la gioia sul tuo volto, pensavi che io non avessi notato il tuo turbamento? Così ho iniziato a osservare ogni tuo atteggiamento, per esempio, il telefono. Lo prendevi e riponevi troppe e troppe volte come se aspettassi un messaggio che non arrivava mai. Io facevo finta di nulla e non ti domandavo, perché avresti capito e cambiato il tuo modo di fare -

Bernard ascoltava attentamente senza interromperla. Doveva prepararsi una risposta abbastanza convincente da poterle dire, che si stava sbagliando.

Si sentiva sempre più intrappolato e con le sue stesse mani. Come potersi sbrogliare nel casino che lui stesso si era ricreato?

La sua mente andò a Giustine. La paura che le fosse accaduto qualcosa lo stava torturando. Qualcosa che ancora non capiva e che gli stava facendo mancare le forze.

La sua immaginazione lo portò a pensare alle sue chiamate in cui lei non aveva mai risposto; e il silenzio, una conferma a una sensazione che cercava fortemente di allontanare.

Pensieri comunque che non avevano fondamento perché non conosceva ancora il seguito del discorso di Vivienne.

Doveva riprendersi, non poteva farsi vedere in quello stato di fragilità innanzi alla moglie, come se si dichiarasse colpevole di una cosa che stava solo fantasticando.


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