37° capitolo

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Bernard, prima di giungere all'appuntamento, aveva pensato, nei meandri della sua mente, le parole giuste per iniziare il suo discorso, ma una volta arrivato innanzi a lei, le uniche che in quel momento si sentiva di pronunciare erano: ti amo.

Si aspettava una risposta precisa da Giustine: "Anche io" ma era rimasta in silenzio.

La mano di lei stringeva così forte quella di Bernard che pareva una morsa, tanto da procurargli dolore e nonostante ciò, l'uomo non si era staccato da lei per non sciogliere quel legame che si era ricreato, dopo tanto tempo, fra di loro.

Sentiva nel suo tocco, tremante per l'agitazione, la stessa irrequietezza che aveva anche lui, ma raddoppiata, perché era Bernard che le aveva chiesto di incontrarla ed era lui che le avrebbe dovuto chiarire la situazione: quella da ex amanti alla vita reale di ogni giorno, insieme, per il resto della loro vita.

Bernard prese fiato e le parlò col cuore in mano:

- Vorrei conoscere i tuoi pensieri in questo istante, per me, difficile. Sono molto combattuto ma ora ho le idee chiare per quello che provo per te. Anche se non mi hai ancora dato una risposta, so che mi ami anche tu, altrimenti non saresti qui, in questo momento.
Leggo una domanda nei tuoi occhi...e, sì, mi sento in colpa per Vivienne che meritava un marito diverso, per te che ti sei innamorata di un uomo a cui piace giocare con il mondo femminile solo per soddisfare il proprio ego e per me, che alla fine mi sono intrappolato nella mia stessa rete innamorandomi di te.
Però non sono pentito. Dovessi tornare indietro, rifarei ogni cosa, nonostante i ripensamenti che mi affliggevano quando tornavo a casa, sovrapponendosi al desiderio di te. Con te mi sono sentito nuovamente un un adolescente al primo amore: stupido, vero? Ti ho sempre detto che ero felice e che amavo mia moglie, ed era la verità; per questo avevo deciso di troncare la nostra relazione, un anno fa. Poi col passare del tempo, mi sono reso conto che qualcosa dentro di me stava cambiando ma non capivo ancora cosa mi stava incupendo. Ho provato a dedicarmi a qualche hobby ma nulla che mi soddisfacesse, fino a quando il destino mi ha riportato qui, in questo posto dove ci sei tu, e allora ho capito. La paura di perdere quello che avevo costruito con anni di sacrifici, mi aveva fatto fare la scelta di restare con la mia famiglia ma mi sono reso conto che non era niente in confronto al vuoto che sentivo dopo averti persa...Vorrei mettermi in ginocchio per chiederti la mano ma non posso farlo in macchina, magari tra un mese, due, quando deciderai, una sera a cena nel ristorante più romantico della città, a lume di candela, te lo chiederò in quel modo. Cosa ne pensi? -

Giustine lo ascoltava senza distogliere gli occhi dai suoi e nonostante vi leggesse la sincerità in quelle parole, la paura di una nuova delusione la obbligava a restare coi piedi per terra.

Mentre Bernard le parlava Giustine si domandava:

- E se un mattino non lo trovassi più nel letto in cui quella stessa notte avevamo fatto l'amore? Se mi ritrovassi al suo posto, un biglietto con su scritto: "Spero che un giorno mi perdonerai, ma non posso più vivere con questo rimorso, addio"...

Come posso fidarmi di lui se ancora non mi ha dato una dimostrazione d'amore? Quella di aver interrotto l'amicizia con la sua collaboratrice, unico desiderio da me espresso per compiacermi (in realtà lei non sapeva ancora che lui la stava già allontanando).

Come avrei potuto affrontare i problemi di una separazione se mi aveva già abbandonata una volta?

Più Bernard parlava e più le incertezze aumentavano in lei. Lo amava, avrebbe voluto troncare le sue parole, baciandolo e abbracciandolo, e ad alta voce, dirgli:

- Non dire altro, sì, vengo con te in qualunque posto tu mi porterai -

Ma non gli disse nulla, tenne le sue labbra ben serrate affinché quel grido d'amore le rimanesse rinchiuso nel cuore.

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