Capitolo 3

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng




E' già da qualche giorno che Daniele è strano. Ha qualcosa che non va, lo sento a pelle. Lo capisco dalla sua espressione crucciata, da quella piega di preoccupazione che gli spunta sulla fronte quando pensa di non essere osservato.

Vorrei chiedergli cosa gli succede, cosa gli passa in quella testa bacata che si ritrova, ma so che diventerebbe intrattabile. Daniele diventa odioso quando è di cattivo umore ed io provo ad immergermi nei suoi problemi. Finisce sempre che ci ritroviamo a litigare, a lanciarci contro parole cattive e oggetti a caso, visto che siamo entrambi orgogliosi fino al midollo.

Oggi però è il mio giorno di riposo al bar e ho tutta l'intenzione di farmi dire cosa sta succedendo. Stavolta c'è qualcosa che non mi torna, è una sensazione. Chissà in che guaio si è cacciato.

Entro nella sua palestra e mi avvicino alla scrivania della piccola reception. Ci sono Luca e Carla, una gallina piena di tatuaggi che lavora come segretaria e con cui Daniele s'intrattiene una volta ogni tanto. Non so proprio cosa ci trovi in questa sciacquetta rifatta, ma se è contento lui allora siamo contenti tutti. Bè, quasi tutti. Di sicuro io no.

<<Violetta, come mai da queste parti?>>, mi chiede Luca, sorridendomi.

Gli lascio un bacio sulla guancia e mi appoggio con le braccia sul bancone. <<Daniele non c'è?>>

<<Torna tra un po'>> Carla mi lancia un'occhiataccia e mi risponde come se qualcuno l'avesse interpellata.

Credo che il fastidio sia reciproco. E' andata a letto con Daniele un paio di volte e pensa di poter avere un qualche diritto su di lui. Che illusa. Io sono quella che pulisce il suo vomito ogni volta che è ubriaco o che si becca un'influenza intestinale, perché al signorino fa troppo schifo anche se è roba sua, e questa qui pensa di essere più in alto di me nella vita di Daniele.

<<Guarda, abbiamo appuntamento per pranzo, se vuoi gli dico che lo stai cercando>>, mi dice Luca.

<<No, facciamo che vengo a pranzo con voi, così mi spiegate che c'avete tutti e due.>> Lo guardo sospettosa e lui se ne accorge. <<Luchè, dimmi che non si è infilato in nessun casino, che già ne ha abbastanza.>>

Luca guarda me, poi Carla e poi di nuovo me. Alla fine sospira, mi mette una mano sulla schiena e mi porta all'esterno, sotto lo sguardo estremamente stizzito di quella gallina, offesa probabilmente per quell'evidente esclusione che le abbiamo riservato.

Camminiamo in silenzio fino alla sua macchina, una Golf blu notte parcheggiata davanti al negozio di alimentari. Luca si appoggia contro lo sportello e s'infila gli occhiali da sole.

Lo guardo, aspettando che si decida a parlare. E' un bel ragazzo, alto e robusto, con i capelli biondo cenere e gli occhi blu. Mia nonna dice che somiglia a James Dean, ma io dico che è perfino più bello. Solo che non c'è storia: non è Daniele.

<<Allora? Che sta combinando?>>, gli domando, incrociando le braccia al petto.

<<Ma niente, perché deve combinare qualcosa?>> Afferra due sigarette e me ne offre una. <<Starà nervoso per la storia di quel coglione del cognato.>>

Ma io Daniele lo conosco meglio di quanto conosco me stessa, so decifrare ogni suo comportamento, so tutto di lui. E' la mia estensione, quindi so che ha qualcosa che non va, qualcosa che non ha niente a che vedere con suo cognato Maurizio. Qualcosa di così grande da non poterla confessare neanche a me, che praticamente sono lui.

<Va bene, allora andiamo a pranzo, così me lo conferma anche Daniele.>> Provo ad aprire lo sportello del passeggero, ma c'è la sicura inserita.

<<Ma tu non devi lavorare?>>

Scuoto la testa e ghigno. <<Oggi sono libera come il vento. Sono tutta per voi.>>

<<Violè, non ti posso portare da lui. Me l'ha fatto giurare, lo sai che poi s'incazza e diventa intrattabile.>>

<<Se non mi porti da lui, m'incazzo io.>> Gli arrivo ad un palmo dal viso. <<Non lo so quanto ti conviene, Luchino.>>

Alla fine si decide ad aprire la macchina ed io mi accomodo soddisfatta sul sedile del passeggero.




Dopo un'eternità arriviamo ad Ostia, frazione litoranea di Roma che si affaccia sul mar Tirreno. Il mare è calmo, fa venire voglia di tuffarsi. Quando ero piccola venivo sempre qui con mamma e papà. Ricordo che lui mi faceva camminare sul pontile e mia madre puntualmente iniziava a gridare che rischiavo di cadere giù. Sembra una vita fa. Anzi, sembra un'altra vita.

Scendo dalla macchina di Luca e mi sgranchisco la schiena. Ho la maglia bianca completamente appiccicata alla schiena per via del sudore, neanche fossi cosparsa di Attack. Oggi fa un caldo insopportabile, sembra di essere in agosto, invece è ancora l'inizio di maggio.

Mi sistemo la borsa a tracolla e intanto mi guardo intorno, mentre Luca si avvicina ad un piccolo chiosco a pochi passi da noi e compra una bottiglia d'acqua frizzante.

Ne beve più della metà senza prendere fiato, dopodiché me la porge con un sorriso. <<Vuoi?>>

<<Grazie.>> Ne bevo qualche sorso anch'io. <<Allora, dove sta quel cretino dell'amico tuo?>>

Luca mi indica qualcosa dietro le mie spalle. <<Sta là.>> L'Eternit, il locale di Luigi Neri, un povero idiota che abita nel nostro quartiere e che gestisce lo spaccio. Che diavolo ci fa Daniele dentro questo postaccio? <<Tu ora te ne stai qui buona, mentre io lo vado a chiamare.>>

Lo guardo con un sopracciglio alzato. <<Perché non posso venire con te?>>

<<Viola, smettila di fare la ragazzina, cazzo.>> Luca è decisamente teso, chissà per quale motivo. <<Daniele mi ammazzerà di sicuro quando gli dirò che ti ho portata con me, figurati se ti faccio entrare all'Eternit.>>

<<Io non lo so che cazzo state combinando, ma giuro su Dio che vi gonfio di botte a tutti e due se non mi fate capire qualcosa anche a me.>> Incrocio le braccia al petto e gonfio le guance. <<Mi dici che c'entra Dan con Luigi Neri?>>

<<Shh...>>, Luca mi afferra per un braccio e mi avvicina a sé, <<Ma sei impazzita? Abbassa la voce.>>

<<Mio Dio, sono finita sul set di Suburra e non me ne sono accorta?>> Assottiglio gli occhi e sbuffo. <<Luca, sono seria. Dimmi che succede, perché sinceramente non credo che Daniele e Luigi siano diventati amichetti.>>

<<Aspetta qui.>> Luca mi ammonisce con lo sguardo, dopodiché si incammina verso l'Eternit, senza aggiungere un'altra parola.

Non mi piace questa storia. Luigi Neri è un tipo poco raccomandabile, è la feccia del quartiere. E' stato dentro almeno tre volte, per spaccio, detenzione di armi, traffico della prostituzione e chi più ne ha ne metta, eppure non ha scontato neanche un mese di carcere. Dicono che sia in accordi con gente potente.

L'idea che Daniele possa immischiarsi con uno come Luigi Neri mi fa accapponare la pelle. Non posso credere che sia così incosciente, non dopo tutta la merda che abbiamo visto negli anni, non dopo quello che è successo a sua madre. Ci deve essere qualcosa sotto, ne sono sicurissima.

Mi siedo su una panchina e tiro fuori il cellulare, sbadigliando per la noia. Una Lotus nera come la pece mi sfreccia davanti, facendomi sobbalzare a causa della musica assordante che proviene dall'autoradio a tutto volume. Il guidatore parcheggia davanti all'Eternit. Scendono due ragazzi in giacca e cravatta, con gli orologi ultracostosi ai polsi e gli occhiali scuri calati sugli occhi, ed entrano all'interno del locale.

Non sembra gente apposto.

Faccio per scrivere un messaggio a Luca, con l'intento di far uscire lui e Daniele di lì il più in fretta possibile, quando li vedo sbucare da dietro un vicolo. Sono entrambi tesi, agitati. Daniele mi vede e mi lancia uno sguardo carico di rabbia. Se potesse incenerirmi, lo farebbe di sicuro.

<<Viola, sei una cazzo di rompipalle!>> Mi viene faccia a faccia, è così vicino da farmi tremare le gambe. <<Giuro su Dio, guarda, giuro su Dio che ti prenderei a schiaffi.>>

Lo spingo via e gli lancio un'occhiataccia. <<Pure io, eh. Che ti dice la testa? Ti sei messo a frequentare Neri? Se lo sa tua sorella ti ammazza.>>

<<Io non mi sono messo a frequentare proprio nessuno.>> Sospira, esasperato. <<E tu la devi piantare di farti sempre gli affari miei.>>

<<Io mi faccio gli affari tuoi perché sei un'irresponsabile.>>

<<Possibile che devi sempre ficcare il naso? Avevo delle cose da fare con Luca, ma con te che ti aggiri vicino a questa merda di locale non sto tranquillo, quindi rimandiamo ad un'altra volta.>>

<<Non rimandi proprio niente. Dimmi che c'entri tu con Neri, porca puttana.>>

Luca ci fissa divertito e scuote la testa. <<Sembrate marito e moglie.>>

Io e Daniele lo guardiamo imbarazzati. Imbarazzati e incazzati. Bè, io sono fintamente incazzata. Daniele invece lo ucciderebbe per l'eresia che ha appena pronunciato. Figuriamoci se pensa a me come ad una donna. Probabilmente non vede differenza tra me e Luca.

<<Sentite, finiamola con le cazzate e andiamo a mangiare, che stamattina non ho fatto neanche colazione.>> Daniele si avvicina alla sua moto e sale a bordo, mentre io e Luca facciamo per salire in macchina. <<Che fai, rompipalle, vieni con me?>>, mi chiede, mentre si allaccia il casco.

Vorrei dirgli di no, dirgli che me ne torno a casa con Luca. Vorrei dirgli che sono innamorata del suo amico, che ci farei l'amore sui sedili della macchina, che me lo sogno la notte. Vorrei vedergli un po' di gelosia dipinta sulla faccia, vorrei vederlo morire dalla voglia che ha di me. Invece rimango in silenzio, annuisco e salgo sulla moto dietro di lui, cingendogli i fianchi con le braccia.

Non avrebbe senso inventare queste cose su Luca. Daniele non potrebbe mai essere geloso di me. Daniele non mi ama.

Appoggio la fronte sulla sua schiena e sospiro, mentre Luca ci supera a bordo della sua Golf. <<Dan, mi giuri che non stai facendo niente di pericoloso?>>

<<Certo che te lo giuro, Violè.>> Si volta e mi sorride. <<Stai tranquilla.>>

Ma io lo so, lo sento che mi sta mentendo. Lo conosco troppo bene. Decido di giocarmi la carta jolly, quella che utilizzo solamente quando non posso fare altrimenti. <<Giuramelo su tua madre.>>

Rimane in silenzio, dandomi le spalle. Vedo le sue dita stringere con forza i manubri della moto. Non parla, non emette alcun suono. Restiamo in questa posizione per un paio di minuti, dopodiché si decide a partire.

Senza rispondermi.




Me ne sto sdraiata sul letto ad osservare le stelle luminose che ho attaccato al soffitto qualche anno fa, insieme a Daniele.

Mi ricordo che mi ero talmente fissata con quegli adesivi dopo averli visti in un film, che alla fine lui aveva ceduto, brontolando parolacce a tutto spiano, e me le aveva portate un pomeriggio, dopo la scuola. Avevamo preso la scala nel ripostiglio, quello dove nonna Anna tiene ogni più inutile cianfrusaglia, e con un fantastico lavoro di squadra c'avevamo ricoperto il soffitto. Bè, diciamo che la parte più complicata era spettata a lui, io mi ero limitata semplicemente a passargli gli adesivi.

Stasera non riesco a prendere sonno. Nonna Anna dorme già da un pezzo, appollaiata sulla poltrona davanti alla tv, mentre io me ne sto qui a fissare queste stupidissime stelle finte e intanto mi chiedo cosa cavolo stia combinando Daniele. Mi sembra così lontano da me, in questo momento. E' il peso dei segreti. Non ne abbiamo mai avuti fino ad ora, e invece oggi mi ha praticamente confermato che c'è qualcosa che non può e non vuole dirmi. E fa male, male da morire.

Vederlo nel locale di Neri, stamattina, mi ha lasciata turbata. So che ha qualcosa di strano, qualcosa che lo tormenta, qualcosa che non lo fa vivere, ma non riesco a capire perché non voglia parlarmene.

Sento la porta di casa che si chiude. Per un attimo penso sia Daniele, ma poi vedo spuntare nella mia stanza la faccia abbronzata di Lara, la mia migliore amica. Ha i capelli per aria, il mascara colato sotto gli occhi e indossa un assurdo top con la faccia di Mulan stampata sopra. Dire che è eccentrica è un eufenismo.

Le uniche persone ad avere le chiavi di casa mia sono proprio lei e Daniele.

Lara si toglie le scarpe e si sdraia sul letto accanto a me. <<Sono morta, Lilla, c'ho un sonno tremendo.>> E' dalla prima elementare che mi chiama Lilla. Ormai c'ho fatto l'abitudine. <<Ma ancora resistono 'ste stelle?>>

<<Qualcuna sì, qualcuna no.>> Appoggio la testa sulla sua spalla. <<Quello psicopatico di Danilo te le ha ridate le chiavi della macchina?>>

Lei e Danilo stanno insieme da due anni, o per meglio dire, fanno tira e molla da due anni. Lui è un povero coglione senza né arte né parte, eppure lei non riesce a liberarsene. Si sono conosciuti dopo che lui l'ha tamponata con un motorino rubato in piazza, quindi non credo serva aggiungere altro. E' un amore tossico, il suo. Crea dipendenza.

<<Macché, ormai ci rinuncio.>> Sospira. <<Ormai se la sarà pure venduta.>>

<<Probabile.>>

<<Posso dormire qui? Non mi va di tornare a casa, altrimenti mia madre ricomincia a rompere e finisce che stavolta la mando all'ospedale.>>

Lara abita con sua madre Gea, anche se quest'ultima non sa neanche cosa sia l'istinto materno. Batte addirittura la mia algida genitrice, ed è tutto dire. Ha avuto Lara quando aveva sedici anni e nessuno sa chi sia il padre. Adesso che di anni ne ha trentasette è praticamente ritornata adolescente. Ogni sera c'è una festa, e per ogni festa c'è un accompagnatore diverso. Di conseguenza Lara si è praticamente trasferita da me e da nonna Anna.

<<Certo, ti cedo il mio letto, io vado in camera di nonna, che tanto sta dormendo in salone.>>

Lara si stravacca al centro del materasso come un quattro di bastoni e chiude gli occhi. E' praticamente già nel mondo dei sogni. <<Ah, ho visto Daniele giù al chiosco da Nando. Ubriaco perso.>>

Porca miseria, ci mancava solo questa. Vorrei tanto sapere cosa sta combinando quell'idiota.

M'infilo le Converse, prendo le chiavi di casa e scendo giù. Il chiosco di Nando è aperto tutta la notte e se ne sta proprio al centro della piazza. Individuo Daniele seduto sul muretto, intento a scolarsi una bottiglia di birra. L'ennesima.

Mi avvicino a lui e sospiro. <<Hai parecchia sete, vedo.>>

Daniele scoppia a ridere e beve ancora un sorso. <<Moltissima.>>

<<Dai, forza, vieni su da me.>> Lo afferro per un braccio e lo faccio alzare in piedi. <<Se torni in queste condizioni a casa tua, Maurizio fa il panico.>>

Lui ride malizioso e mi stringe la vita con le braccia. <<Dormo con te?>>

Arrossisco all'istante e intanto cammino verso il portone. <<Dormi in camera di nonna Anna.>>

<<No, io voglio bene a nonna Anna, ma preferisco dormire con te.>>

Lo faccio appoggiare al muro, mentre cerco la chiave giusta per aprire. <<Dan, ma quanto hai bevuto?>>

<<Dai, fammi dormire con te.>>

<<Domani ti prenderò in giro da morire, sappilo.>>

In breve siamo a casa mia. Faccio sdraiare Daniele sul letto di mia nonna Anna e gli tolgo le scarpe, dopodiché faccio per uscire dalla stanza, ma lui mi afferra per il polso e mi fa cadere sul materasso, accanto a lui.

<<Dormi con me>>, mi sussurra sul viso ed è talmente vicino che mi fa tremare le gambe. <<Non mi lasciare da solo.>>

Sorrido. <<Se nonna Anna ci trova che dormiamo insieme, come minimo le viene un colpo.>>

<<Ho bisogno di te, Viola. Ho sempre bisogno di te.>> Mi accarezza la guancia, le labbra, il collo. Sembra che non riesca a non toccare la mia pelle. <<Mi manca così tanto.>>

Sgrano gli occhi, mentre Daniele si accuccia con la testa sulle mie gambe. Chiude gli occhi, mi stringe la vita con le braccia e si addormenta.

Gli accarezzo i capelli come se fosse un bambino. Si riferisce senza dubbio a sua madre ed è struggente vederlo star male. Vorrei aiutarlo, prendere la metà del suo dolore e dividerla con lui.

Vorrei dirgli che lo amo e che non lo lascerò mai, e che vorrei dormire con lui per sempre e che vorrei baciarlo.

Invece non dico nulla, perché le parole non sono sempre facili. Pesano come macigni. Mi sdraio accanto a lui e passo la notte a guardarlo. E' così bello, bello da star male. E mi appartiene, anche se lui non lo sa.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro