L'anniversario di morte

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Viaggiare con il treno non solo era piacevole, ma anche necessario per Richard, ragazzo sulla trentina, intelligente e di gradevole aspetto.

Quel giorno del 10 maggio, anziché spostarsi per lavoro, il ragazzo dai ricci capelli neri se stava tornando a casa dalla propria fidanzata, la dolce Vanessa.

Da circa mezz'ora, Richard era impegnato a parlare al cellulare con lei, mentre, occupando un vagone del treno tutto da solo, digitava varie email col portatile poggiato sulle gambe. «Amore, davvero, poche ore e sarò da te!»

«È che non vedo l'ora di vederti, io devo dirti...» Vanessa esitò un attimo. «So che dovrei aspettare che tu sia qui, ma sono troppo emozionata per riuscire a mantenere ancora il segreto...» Richard si fece più attento a quelle parole, non sapeva cosa aspettarsi di preciso, così, se ne restò in silenzio ad ascoltare. «Sono incinta!» esclamò la fidanzata; era gioiosa e un gridolino infantile accompagnò il suo entusiasmo.

«A-avremo un bambino?» il ragazzo era rimasto senza fiato; il suo cuore prese a battere all'impazzata, un enorme sorriso gli rasserenò il viso provato dal lavoro. «Ma è meraviglioso, Amore! Non potevi darmi notizia più bella... Stasera, quando ti avrò raggiunta, dovremo festeggiare. Ti porterò in quel ristorante che tanto amiamo, che ne dici? Oh, ma niente alcolici, mi raccomando!»

«Sono felice che tu l'abbia presa così bene», dalle parole di Vanessa trapelò un beato sollievo. «Ci abbiamo tanto provato e ora... Non vedo l'ora di formare una famiglia con te...»

«Saremo finalmente genitori!» lui sospirò beato. «Ti amo così tanto, Vanessa.»

«Ti amo molto anch'io, Tesoro. A dopo!» lo salutò lei, chiudendo lì la telefonata.

Richard si abbandonò con la schiena contro il sedile, con un gran sorriso sul viso, si mise a osservare il panorama boschivo al di fuori del treno: le montagne alte ospitavano boschi rigogliosi e di un verde intenso; il cielo grigio, invece, cupo e collerico, minacciava una tempesta senza eguali, anche se il meteo locale portava sole splendente per tutta la settimana.

Non importa, anche il meteo può sbagliare. Si disse. Era così sereno e desideroso di diventare padre che già stava immaginandosi in questa veste: si vedeva a iscrivere il figlio a calcio e, in un'altra fantasia, invece, stava portando sua figlia a danza.

Non aveva preferenze riguardo il sesso del bambino, voleva solo che potesse crescere felice, lieto proprio come lo era lui in quel preciso istante.

Le stradine del piccolo paesino collinare, in cui era sceso per incontrare un cliente, erano deserte, non una persona in circolazione; le antiche abitazioni di pietra sembravano essere disabitate e, se non fosse stato per per le auto parcheggiate qua e là, Richard avrebbe creduto di essersi imbattuto in un luogo abbandonato da secoli.

Scendendo a valle della collina, Richard giunse su un ponticello di pietra, con un fiume dalle acque gelide sottostante. Non appena si affacciò di sotto, fu colto da una spiacevole sensazione di malessere.

Si sentì presto uno sciocco, ma per un momento gli parve che, in quel silenzioso avanzare, le acque del fiumiciattolo lo stessero osservando.

Cadde a terra, colto da un capogiro improvviso che gli fece perdere i sensi per diversi secondi.

«Meraviglioso!» affermò sarcastico, una volta rinvenuto.

Una striscia di fango gli imbrattava i pantaloni nuovi; una chiazza rossa si stava allargando sul tessuto. Oltre a essere svenuto, Richard si era sbucciato il ginocchio destro su un sasso. Il bruciore del taglio era intenso, ma tenne duro.

L'aria frizzante della pioggia imminente gli pizzicò la pelle del viso, facendolo rabbrividire; i suoi occhi nocciola furono catturati dalle acque del fiume che, seducenti come la pallida luce della luna, in una notte oscura e priva di stelle, lo invitarono a scendere sul sentiero di terra per raggiungerlo.

Richard affondò le dita nelle acque gelide del fiume; subito dopo, diverse chiazze rosse si allargarono sulla superficie liquida e inquieta.

Un rigurgito acido gli risalì su per la gola. Quel rosso così vivido e quell'odore ferroso gli ricordarono il sangue.

«È stato marchiato! È stato marchiato!» gridò qualcuno, affacciatosi da una finestra aperta di una casa lì vicino.

Richard si ritrovò presto circondato da un numero sempre più consistente di persone che rivolsero a lui sguardi che passavano dall'astio ingiustificato al dispiacere assoluto.

Il disagio e la confusione crebbero nell'animo del ragazzo che, ritrovandosi al centro di quella inspiegabile attenzione, domandò a tutti: «Qualcosa non va?»

Un anziano signore, dalla schiena curva e dalle rughe profonde, si fece largo tra la folla sul ponticello e guardò in basso verso Richard. «Nel punto esatto in cui ti trovi, tu, giovane straniero, diversi anni fa, troppi per ricordarli, una bambina di nome Vivian è stata affogata in queste acque...»

«No,» lo corresse una paffuta signora con grossi occhiali tondi, «Vivian è stata impiccata vicino al fiume!»

«Vi sbagliate entrambi!» aggiunse una ragazzina con le treccine castano ramato. «Mio nonno diceva che, a dodici anni, Vivian era stata fatta a pezzi, insieme al suo gattino, e che era stata gettata nel fiume, proprio qui, sotto il ponte.»

«Per quanto macabro sia tutto questo...» Richard provò a dire la sua. «Cosa ha a che fare con me?»

«È un luogo infestato questo!» parlò di nuovo il vecchietto con la schiena curva. «Una volta all'anno, Vivian marchia una persona che, a parer suo, l'ha offesa e la ucciderà in piazza, per l'anniversario della sua morte...»

«E di grazia,» Richard non si trovò in condizione di crederli pazzi, dopo aver visto il fiume tingersi di sangue, «in che giorno è stata assassinata questa ragazzina?»

«Il 13 settembre», gli rispose un coro di voci.

Semplice. Realizzò Richard. Per quel giorno eviterò questo luogo.

Era giunto settembre; Richard aveva informato Vanessa della maledizione che aleggiava nel piccolo paese di Bermerte e del suo essere stato marchiato come futura vittima. Era consapevole che Vanessa non era solita credere a storie assurde, ma, dopo averle raccontato del fiume insanguinato, aveva capito che la sua ragazza gli aveva creduto.

Quel 13 di settembre, Richard doveva incontrare un cliente e la sua fidanzata aveva insistito per accompagnarlo.

Per fortuna il treno non passa per quel paesello maledetto! Si era detto, mentre, concentrato sul portatile, si sentiva addosso gli occhi preoccupati di Vanessa.

Un brusco frenare del treno, che lo fece persino cadere sulle ginocchia, lo riportò alla realtà.

Un controllore tutto sudato, e tormentato dalla paura, si affacciò nel suo vagone, alcuni secondi dopo.

«Ci spiace per l'inconveniente, ma la corsa deve deviare su un altro binario. Allungheremo il percorso passando per Bermerte, dove godremo anche di una veloce visuale della festa annuale che si tiene in quel paese. Anche se in ritardo, si arriverà tutti a destinazione.»

«Come sarebbe?» gli domandò Richard; si alzò in piedi, bianco in viso, una volta poggiato il portatile sul sedile da lui occupato. «Cos'è successo? Perché dobbiamo passare di lì?»

«Questa situazione non mi piace per niente!» sussurrò Vanessa, stringendogli impaurita la mano.

«Sta tranquilla!» la rassicurò lui, come meglio poté. «Ci passeremo solo in mezzo, non ci fermeremo sulla piazza.»

Qualcosa si ruppe non appena varcato il confine di Bermerte. I passeggeri furono fatti scendere di corsa.

«Bisogna evacuare il treno!» gridò il controllore percorrendo i vagoni in tutta fretta.

«Non avere paura», Richard strinse a sé Vanessa che, colta dalle lacrime, si abbandonò contro il suo petto.

La stazione affacciava proprio sulla piazza dove i paesani, tutti vestiti a lutto, erano intenti a festeggiare allegramente.

«E si vive un altro anno sereni!» ballò loro accanto una ragazzina che mangiava una fetta di torta al cioccolato.

Richard non si sentiva più le dita della mano, tanto Vanessa gliela stava stringendo forte.

Tra la folla che si stava aprendo, Richard vide avanzare verso di lui una bambina: la piccola era minuta e magra; i suoi capelli erano neri come il vestito che indossava, il colletto del suo abito, invece, era bianco come la pelle del suo visetto spento.

Il fantasma di Vivian, che aveva preso forma umana, ignorava il giubilo che la circondava, i suoi occhi vitrei erano fissi su Richard. Accanto ai piedi scalzi, le camminava vicino un gattino nero.

A pochi passi da lui, il ragazzo notò che Vivian era fradicia e il suo naso fu nauseato dall'odore paludoso che la piccola emanava.

«Ti prego! Prendi me al suo posto», Vanessa si parò davanti al suo fidanzato, ma Vivian fece un cenno di negazione con la testa.

«Vanessa!» la rimproverò Richard. «Non osare! Sei anche incinta, non puoi morire per me!»

«Ma io ti amo!» gli disse, in lacrime.

Richard raccolse tutto il coraggio di cui era dotato e si rivolse alla bambina. «Perché vuoi uccidermi?» le domandò con la sincera voglia di comprenderla. «Io capisco che hai subito un torto grave, ma perché prendersela con persone che non c'entrano niente?»

«Hai paura di sentire dolore?» Vivian ignorò le sue parole.

Vanessa ebbe un sussulto nell'udire quella fredda voce cadaverica uscire dalla bocca dell'impassibile bambina.

«Tutto questo odio», proseguì Richard, «è ingiustificato! So che è difficile, ma se perdoni ciò che ti hanno fatto, troverai pace. Non sei stanca di tutta questa malvagità?»

«Pace?» domandò la piccola, colta da un infantile stupore.

Richard si convinse che l'onestà lo stava ripagando che, il suo sincero preoccuparsi per la ragazzina, stesse facendo breccia nel suo cuore; era certo di averle risvegliato l'umanità che aveva dimenticato.

«Sì, pace!» lui allungò le mani in avanti. «Sei intrappolata in questa spirale di odio, ma puoi uscirne...»

La bambina fece dei cenni con la testa, pensierosa si portò le mani dietro la schiena.

«Smettila di coltivare il male...»

Richard non poté proseguire la sua frase, la bambina, con un colpo fulmineo, gli tagliò la testa con un macete.

Vanessa lanciò un urlo spaventoso che, però, non scosse gli abitanti del paese, che continuavano la loro festa. La donna crollò a terra accanto al corpo decapitato del fidanzato.

«Visto che non fa male, quando non te ne accorgi?» Vivian si rivolse alla testa di Richard che le stava davanti ai piedi.

Gli sfrenati festeggiamenti continuarono per tutta la nottata.

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