8, Carragon

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A Carragon, arrivo che sono quasi le 11. La luce della mezza luna mi risplende negli occhi e l'aria fredda mi fa salire i brividi lungo la schiena. Mi avvicino a grandi passi al portone rosso, abbassato quasi totalmente. Ci passo sotto e davanti a me la struttura scura del cantiere. Poco distante c'è Javier e salgo al piano di sopra, osservando i lupi che continuano a loro vita di tutti i giorni. Sul piano in cui sono tutto è composto di ferro e travi, poi oltrepassando una porta arrivo agli alloggi del clan.

Lì, Charlie mi corre in contro.

Vederla è stupendo come fosse la prima volta, il suo viso mi scalda il cuore e solo in quel momento mi rendo veramente conto di quanto mi è mancata. La prendo su senza sforza;

-Bella amore di papà, eccola qui la mia principessa- dico mentre la stringo a me, accarezzandole il viso infantile e i capelli biondi.

-Papino mi sei mancato- mi dice gettandomi le braccia al collo.

-Anche tu a me, amore mio... Spero che tu abbia fatto la brava con Moose-

Lei sorride e stringe forte le braccia intorno al mio collo e posa la testa nell'incavo di esso. Lo interpreto come un "può darsi" e sorrido. Conosco la mia pulce. A grandi passi vado da Moose, appoggiato al muro all'inizio del corridoio da cui è arrivata mia figlia. I capelli ricci neri gli ricadono sulla cicatrice bianca e le occhiaie scure lo invecchiano di qualche anno. Chissà che brutta mattinata, ma non di sicuro peggio della mia.

Ci spostiamo, immagino non voglia allarmare tutto il clan e conoscendo l'udito dei lupi, lo capisco. Torniamo di sotto e ci mettiamo in una specie di sala, dalla quale si vede il portone d'entrata. Anche a lui spiego tutta la faccenda, come ad Agnes.

-Beh fratello, penso che qui presto ci sarà una gran bella guerra e tu, Cassie e Charlie vi troverete proprio nel mezzo-

-Ed è questo il problema Moose, non voglio affrontare una guerra che non posso vincere- ci avevo riflettuto tanto. Ma ancora non sapevo chi nei borghi dell'inferno avesse architettato tutto quello che stava succedendo a Salem o chi ne avrebbe guadagnato alla fine...

E mentre cerca una risposta: -La puoi vincere con una squadra- e voltandomi, Nick con la sua giacca di pelle marrone e dal colletto peloso e i capelli lunghissimi lasciati sciolti sulle spalle, viene verso di noi.

-Non ha tutti i torti, infondo hai fatto favori a quasi tutti noi, potresti farteli restituire... Io ci sto, ad esempio e così il mio clan- mi dice Moose, facendomi l'occhiolino. –per te, Lex, mi butterei sotto un ponte... sì, proprio il ponte sotto il quale mi hai trovato. Ti devo tutto o quasi-

Ricordo come fosse successo un ora prima, come avevo conosciuto Moose. Era stato un paio di settimane dopo essere diventato parte di quel mondo: giravo in perlustrazione per Salem, avevo sonno e freddo. Al ponte sulla baia era tutto fermo ma, poi un ringhio cupo e il rumore di una zuffa. Mi ci ero precipitato di corsa. Lì 30 Lycan, osservavano una zuffa di sangue. Avevo ascoltato i loro discorsi per circa 5 minuti e avevo capito che era questione di carica. Il braccio destro del alfa, lottava contro l'erede, ma non per dimostrarne il valore. Per ucciderlo. Avevo fischiato e mi ero fatto sentire. Sì non erano affari miei ma conoscevo la legge. Moose era diventato l'alfa e a memoria di quel giorno aveva la cicatrice sul viso.

Erano ricordi di una vita fa ma, ero felice di quel gesto, che senza nessun fine, aveva salvato Moose e mi aveva creato un vero amico.

Sorrido nel ricordarlo e Nick mi affianca con un sorriso a 32 denti; -Ciao Charlie! Come sta la mia nipotina, biondina, preferita?-

Charlie gli sorride. -Bene zio Nick e tu sei sempre bello-

Lui ride, prendendola in braccio a sua volta. –come sei dolce, tesoro di zio tuo- Poi mi guarda. -Andiamo da qualche

parte a parlare e a mangiare, così ti aggiorno-

Moose annuisce e ci fa segno di seguirlo. Torniamo al secondo piano poi superando il salone del suo clan e vari corridoi bui ed estremamente freddi, scendiamo delle scale che non sapevo esistessero e ci ritroviamo dalla parte opposta di Carragon: oltrepassiamo una porta a scorrimento e ci troviamo in un piccolo ristorante dagli arredi in legno massiccio.

C'è odore di beacon e uova fritte, l'arredo sembra quello delle taverne di provincia vicino ai caselli autostradali.

Io, Nick e Moose ci piazziamo intorno ad un tavolo quadrato e torno a prendere Charlie sulle ginocchia, guardandoli entrambi. Sul tavolo le tovagliette sono di carta e c'è disegnato il menù per la colazione.

-Hai già qualcuno in mente? Per la squadra intendo- mi chiede Nick, serio, giocando con il tovagliolo.

Lo fulmino. -Io volevo chiederti se tu ed il tuo team avete capito la causa della morte delle giovani streghe ma okay, ehm... Sì, conosco 2 o 3 persone che potrebbero starci se le convinco, ma ripeto se-

Lui sorride felice. -Bellissimo, finalmente spariamo a qualche demone!-

Nick è tutto gasato ma io sento di stare per vomitare, di nuovo.

In quel momento, sopraggiunge la cameriera sorridente che fa l'occhiolino a Nick poi, ci chiede per gli ordini.

-Ordinate quello che volete, oggi offro io- ci dice Moose, anche lui serio.

-Io, un hamburger doppio con anelli di cipolla- dice Nick, poi mi squadra. -Per Lex, un toast prosciutto e formaggio ed un paio di uova strapazzate con il frullato più proteico che avete-

-Non so come, cazzo, dai a mangiare dopo una cosa del genere- affermo innervosito.

-Lo faccio e lo devi fare anche tu- poi mi guarda. -Spero che lo shock ti sia passato, ho una coperta nel furgone se te la vuoi mettere sulle spalle...- scherza lui, poi torna serio. -No, sul serio, così ti passa tutto, vedrai-

Ordino per Charlie le fragole con la panna ed un succo; Moose, invece, sceglie una cotoletta con patate al cartoccio.

-C'è una cosa, ragazzi, che devo dirvi, ma temo la vostra reazione al riguardo... non è una cosa facile-

-Spara- dice Nick tutto convinto.

-Moose?-

-Diccelo, voglio essere preparato-

Moose è serio, riflette molto su ogni tipo di scelta ed opzione, per questo di lui mi fido: non è impulsivo. È quasi solenne.

-Io sono l'ibrido- enuncio senza pensarci due volte. -Lucy sta cercando me e se... Se Cassie muore, sarà per colpa mia...- e senza rendermene conto, stavo inzuppando la camicia di lacrime.

-Quando l'hai scoperto?- mi chiede freddo Moose.

-Ieri, tra le parole di John Baker e Lara-

-Quindi ora sai chi sono i tuoi genitori...- enuncia Nick, con un piccolo sorriso.

-Che vuol dire, "ora sai chi sono", con chi diamine, sei cresciuto?-

Sorrido tristemente, guardando Charlie, che guardava me, in attesa: -Se guardi il mio fascicolo, troverai molte più domande che risposte. Sono stato dato in adozione alla nascita. Cresciuto tra una casa famiglia ed un'altra. Sono stato dato in affidamento a decine di famiglie, ma per qualche motivo, nessuno mi ha mai adottato. Ho un amico di quei tempi, Linch. A 17 anni, ero un anno più avanti e ho vinto la borsa di studio per Harvard, dove ho incontrato lui- dico indicando Nick. -Ma poi a vent'anni sono tornato qui e ho preso la seconda laurea di specializzazione, a Portland- dico serio. -Quindi no, fino a ieri la mia unica famiglia erano Cassandra e Charlotte e ovviamente i miei amici- poi mi passo una mano tra i capelli. –solo amici, questo è il destino degli orfani... o dei rinnegati-

Moose di passa una mano davanti alla bocca; -Lex, tu sai che cosa significa questo?- scuoto il capo. -Che devi essere protetto e che dobbiamo sul serio tirare fuori Cassie da qualsiasi casino abbia creato la tua esistenza-

Annuii. -Che cosa proponi?-

-La stessa idea di Nickolas, una squadra di svariate discendenze-

Annuii. -Okay, ma prima dobbiamo fare un salto a "the Pixie's Lair", Poppy Pixiecraft mi richiede-

Loro annuirono e quando arriva il cibo, riesco a bere il frullato, ma il mio stomaco alla vista del cibo solido si rivolta completamente.

Ho già visto persone sia morte che morire e mi sono anche trovato, faccia a faccia con la morte svariate volte. Non capisco perché questa volta fosse così, così difficile andare avanti.

Ma poi, pensando a come era la mia vita prima e a come si è evoluta, capisco che ora rispetto molto di più la vita. E che ora che sono padre, il sacrificio di bambine mi sembra ancora più orrendo.

Lascio il piatto ancora pieno ed aspetto che i due finiscano, poi lasciamo il ristorante e Carragon.

-Prendiamo il mio camion, è più comodo e può diventare una buona base operativa- ci dice Nick.

Io e Charlie montiamo dietro: lo spazio è coperto di provette e strumenti scientifici, da una parte e da armi con le rispettive munizioni dall'altra.

-Ehi Lexie, c'è un giochino per la mia nipotina lì dietro, lasciala giocare un po' mentre noi facciamo le cose da grandi-

Sorrido. -Dí grazie allo zio Nick, Charlie- dico mentre scarto una scatola di Lego di Harry Potter.

-Grazie zio Nick- dice lei applaudendo felice del suo nuovo gioco.

-Amore, l'importante è che non te li metti in bocca, va bene? So che questa fase la hai passata, ma non si sa mai-

Charlie ride aprendo la scatola, poi si mette ad analizzare i pezzi. Io invece, le passo le mani tra i capelli lisci, nervosamente, mentre il camion procede tranquillo.

-Papà, poi troviamo la mamma, giusto?-

La stringo forte a me. -La troverò, amore mio e farò tutto il possibile per riportarla a casa con noi-

Lei annuisce. -Pensi che si arrabbierà?- sorrido e fingo di pensarci.

-Oh, con me di sicuro. Sono un incosciente, sai, principessa? Mi dirà che era meglio se restavi a casa con Agnes-

Lei si alza e mi abbraccia. -Ma io voglio stare con te-

-Anche io voglio che stai con me, ma è pericoloso. So che sei il mio braccio destro ma, io e la mamma non ce lo perdoneremo mai se ti succede qualcosa-

-Ma tu sei forte papà e puoi proteggermi-

La abbraccio ancora. -Come tuo padre, ci proverò sempre a proteggerti- la guardo giocare, stringendola più forte nei momenti in cui il camion passa su terreni incolti o poco curati. Il tragitto dura più o meno 10 minuti, durante i quasi io e Charlie costruiamo la casa di Hagrid e le serre del castello. Sento chiaramente quando Nick frena e spegne il motore.

-Lexie, ci siamo, disponi il cerchio di sale, dobbiamo scendere è la nostra fermata- mi dice affacciandosi alla finestrella in mezzo ai due sedili che da su il comparto dietro dove siamo noi.

Le lascio un bacio sulla fronte. -Amore, fai la brava e gioca con i Lego, papà e gli zii tornano presto- prendo dall'angolo il tubetto rosso di sale, benedetto, e inizio a disporlo.

Le cospargo tutto intorno il sale, poi esco dal furgone e lo chiudo, lasciandola tranquilla ed al sicuro.

Eccomiiiiiii sono qui con un altro capitolo... finalmente è aggiornato, è stato un parto e man mano pubblicherò anche gli altri😍

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