Parte 6 La chiesa

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

L'insegnante che si chiamava Paolo era turbato. Tutta questa situazione gli creava una forte ansia. Da quanto non era stato male così? Ormai aveva raggiunto un suo equilibrio, grazie anche a sua moglie. Il passato che aveva cercato di dimenticare iniziò a bussare al cassetto della sua memoria. No, non voleva ricordare. Faceva troppo male.

Un passato da baby gangster, i bassifondi, la droga. Lui proveniva da una famiglia povera e numerosa, dove spesso mancava anche il pane da mettere sotto i denti.

La sua prima rapina a mano armata a quindici anni. Poi era stato salvato da un poliziotto che l'aveva preso sotto la sua ala protettrice, l'aveva adottato e fatto frequentare la scuola, dove il ragazzo si distinse per intelligenza e buona volontà. Si laureò in lettere e filosofia e divenne insegnante. Ormai la sua vita era cambiata, ma a volte quando ci ripensava si vergognava di quello che era stato, anche se si sentiva orgoglioso di ciò che aveva raggiunto.

                                                               ***

Stava al buio e al freddo in una cantina forse? Provò a muoversi, ma ogni movimento gli costava un'immensa fatica. Aveva dei lividi in tutto il corpo. Adesso ricordava tutto! Quegli scemi dei suoi compagni, dai quali da tempo subiva ogni forma di bullismo, l'avevano picchiato a sangue e lui non era riuscito nemmeno a dire "bah". Ma gliela avrebbe fatta pagare cara. Poi l'avevano stordito e con l'aiuto di compagni più grandi l'avevano portato là. E adesso cosa avrebbero voluto da lui? Sudava per il caldo, ma anche per la paura. E se lo avessero ammazzato? Rabbrividì nonostante il caldo. Presto sarebbero tornati. Doveva correre via, ma non ce la faceva. Gocce di sudore freddo imperlavano la sua fronte. Fifa nel vero senso della parola, insieme alla sensazione di un pericolo incombente, da cui si sentiva schiacciato. Perse i sensi, forse meglio così.

Lo ritrovarono il giorno dopo in strada con i vestiti logori e strappati, un occhio pesto e ammaccature dappertutto. Venne portato in ospedale, i suoi genitori erano morti di paura. Se la cavò, ma gli ci volle un bel periodo di convalescenza. Tuttavia non era più lo stesso. Il suo carattere cambiò e diventò un ragazzino taciturno e introverso. Non aveva mai voglia di parlare. Parlare è fatica, pensava. Seguì un lungo periodo di crisi, che riuscì a superare, tanto da affermarsi negli studi e diventare poi un bravissimo dottore.

Certo di strada ne aveva fatta quel ragazzino timido. Adesso era un affermato chirurgo. L'episodio che aveva segnato la sua vita, la violenza subita, accantonata in un angolo, senza che potesse più far male.

Andrea si riscosse. Non sapeva neanche lui perché aveva ricordato quell'episodio doloroso della sua infanzia, proprio in quel momento, così delicato e difficile per tutti.

Forse perché lo stress e l'adrenalina erano alle stelle. Del resto era da tanto tempo che non ci pensava più.

Poco più in là Rita rimuginava sulla sua esistenza. Sentiva che le mancava qualcosa. Forse avrebbe fatto meglio a cercarsi fidanzati veri e non personaggi cellofanati da televisione, individui privi di spessore e superficiali. Aveva amato solo una volta Rita e profondamente un ragazzo dolcissimo, che poi si era ammalato ed era morto. Fu un amore intenso il loro, ma ebbe un triste epilogo. Adesso si sentiva nuovamente pronta a concedere il suo cuore e a farsi amare, ma non si fidava molto. La maggior parte degli uomini voleva il suo corpo, perché era bellissima e così il rischio di fregature era alto.

Adesso però la sua preoccupazione principale era tornare viva a casa. Aveva paura, c'era un assassino in circolazione e due persone erano scomparse. Decise di tenersi sempre vicino a Davide, perché le dava un enorme sicurezza quel ragazzone dai modi bonari. Si vedeva che era un bravo ragazzo.

Poco più in là la coppia di moglie e marito stava discutendo, come al solito.

Lei diceva:

«Ecco cosa succede a darti retta! Lo sapevo che non dovevo venire.

Se non ti avevo dato retta a quest'ora saremmo al sicuro a casa a guardare la televisione. Ora così non sappiamo neanche se ritorneremo a casa!»

Qui si metteva a piangere disperata e a strepitare che lei non ce la faceva più, che la doveva smettere e via dicendo. Il marito faceva orecchie da mercante.

Improvvisamente comparve di nuovo la farfalla. Questa volta si posò sulla mano di Rita. Sembrava volesse comunicare qualcosa. Forse lei aveva visto tutto, purtroppo però non poteva parlare.

Come sarebbe stato bello comunicare con gli animali, pensò Rita.

Ci sarebbero stati tanti vantaggi.

Proseguirono nel loro cammino, mentre la farfallina ormai li seguiva e non li lasciava un attimo.

Il sentiero che stavano seguendo era pieno di erbacce alte, faticavano a camminare. Dovevano farsi largo a bracciate. La stanchezza era compensata dal paesaggio. Si vedeva a tratti il mare, erano arrivati sul punto più alto dell'altopiano e la luna appena sorta illuminava quelle dolci acque. Arrivarono ad una chiesetta dismessa. Era piccola ma aveva un aspetto un po' inquietante. Decisero di entrare. La porta era aperta. Davide entrò per primo. Con la torcia illuminò l'interno: dentro c'erano affreschi dai colori un po' spenti. Rappresentavano scene bibliche: arcangeli dal volto rasserenante e i lunghi capelli, Madonne con bambini e Santi. La parte sinistra della navata era occupata da un dipinto inquietante. Raffigurava un demone nell'atto di divorare peccatori. Decisamente un quadro non troppo adatto per una chiesa. Si vedeva che la chiesa non era più frequentata da un bel po' di tempo. La polvere era dappertutto. Le panche e le cose in legno erano rose dai tarli. Ovunque ragnatele enormi e immonde, i cui costruttori e occupanti erano in agguato da qualche parte.

L'altare di marmo bianco riluceva sotto la luce delle torce. Il pavimento antico rimbombava sotto le suole delle scarpe. Fecero un'ispezione veloce. Non c'era nessuno. Per un attimo Davide aveva pensato che i due fidanzatini avessero trovato rifugio lì, ma non era così. Era tutto deserto, gli unici visitatori erano loro. In quel silenzio irreale udirono un suono. Era come un lamento sommesso e proveniva da un punto più basso. Avvicinandosi all'altare notarono nel muro prospiciente una falsa parete. Davide dette una bella spinta e si aprì la parete come per magia, su una scala a chiocciola che scendeva in basso. Con la torcia illuminarono i gradini sottostanti, che sembravano tanti. Con il cuore in gola discesero quei gradini uno ad uno, vinti dalla curiosità di cosa avrebbero potuto trovare in fondo. Arrivati in fondo trovarono una stanza spoglia con arredi semplici.

Nel frattempo i due fidanzatini aspettavano con il fiato sospeso qualcuno che li liberasse. Speravano nei loro compagni. Avevano avvertito dei passi ed ora erano quasi certi che fossero lì. Essendo legati e imbavagliati iniziarono a tamburellare con le mani contro le ante dell'armadio, dove erano rinchiusi.

Davide sentì un battere ritmico proprio vicino a lui. C'era qualcuno lì. Il rumore veniva dall'armadio; lo aprirono subito.

Dentro c'erano i due fidanzatini legati ed imbavagliati. La ragazza ansimava e piangeva. Aveva avuto una grande paura. Dovevano fare alla svelta. Chi li aveva legati poteva tornare da un momento all'altro. La ragazza era provata. Bianca come un cencio, tremava dallo choc. Davide l'aiutò a camminare, si reggeva male in piedi.

Fecero il cammino a ritroso, sperando che non sopraggiungesse nessuno. Quindi Davide uscì in avanscoperta e poi una volta assicurato che non c'era nessuno dette il segnale di via libera.

Uscirono lentamente dal portone centrale, poi si avviarono verso il campo. Durante il tragitto preferirono non parlare. Avrebbero parlato dopo, avevano tutto il tempo. Arrivati al campo fecero rifocillare i due, dandogli un caffè. La ragazza era molto pallida, parlava a stento.

Iniziò a parlare il ragazzo. Purtroppo non avevano visto il viso del sequestratore. Erano stati aggrediti alle spalle, gli aveva fatto respirare il cloroformio, così avevano perso i sensi. Poi ricordavano di essersi svegliati dentro ad un armadio legati e imbavagliati. Il resto solo sagome confuse, ricordi frammentati e una voce distorta e irriconoscibile.

"La cosa importante è che erano vivi", pensò Davide.

Chi li aveva rapiti quali intenzioni aveva? Era l'assassino? Voleva uccidere anche loro e perché? L'assassino era ancora in circolazione. Aveva intenzione di uccidere ancora o si era trattato di un episodio isolato?

Quanto tempo dovevano aspettare ancora per i soccorsi? Davide era preoccupato, ma non lo dava a vedere, per non demoralizzare i suoi compagni.

Erano stanchi ed avevano sonno, ma dovevano resistere.

Davide pensò che sarebbe stato bello se fosse arrivata di nuovo la farfalla ed avesse esaudito i suoi desideri. 

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro