Parte 8 Rivelazioni

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Il corpo ormai senza vita di Rita era stato coperto con un telo.

Davide nella sua tenda rimuginava. Era venuto qua per la farfalla e tornava a casa con due omicidi, non risolti.

Quella notte Davide sognò la sorella che lo avvertiva in sogno di un pericolo imminente, mentre lo metteva in guardia contro qualcuno di molto vicino a lui.

Nel sogno la sorella si trasfigurava nella farfalla dalle ali d'oro e volteggiava libera nell'aria, tra gli alberi.

Davide si svegliò frastornato. Non credeva tanto nella premonizione attraverso i sogni, però il fatto che ci entrasse la sorella lo mise in guardia. Decise di vegliare, non era sicuro dormire. Contava anche i minuti.

Intanto in un altra tenda un'altra persona si preparava ad attaccare perché non vedeva altre vie d'uscita. Doveva in primo luogo uccidere Davide, poi avrebbe deciso sul da farsi.

Prima però doveva accertarsi che dormissero tutti.

I rumori si erano azzerati, c'era un silenzio che faceva paura.

Dovevano dormire tutti.

Uscì dalla tenda con circospezione, in mano il pugnale. Fuori dalla tenda sentì il respiro regolare di Davide nel sonno. Fece uno squarcio nella tenda ed entrò, ma Davide non c'era. Qualcuno lo assali', era Davide. Cominciarono un corpo a corpo estenuante. L'assassino venne messo a tappeto. Aveva una maschera sul viso. Davide gliela strappò.

Davide non credeva ai suoi occhi. Era Andrea, il dottore.

Andrea l'assassino? Perché? Andrea era impassibile, non disse niente.

Andrea il solitario, il taciturno, Andrea che aveva avuto tanti problemi durante l'infanzia, era stato bullizzato e picchiato e questo era l'individuo che era diventato: un mostro.

Fuori c'era una grande luce. La farfalla era tornata e splendeva, era fantastica. Poi il suo corpo si trasformò in quello di una donna, sotto un'enorme luce. Una donna che somigliava tanto ad Alessandra ed infatti era lei. Davide cercò di abbracciarla, aveva le lacrime agli occhi, non ci vedeva più, era accecato dalle lacrime. Troppe emozioni, tutte insieme.

Alessandra aprì le braccia. Una tempesta di petali rosa si abbatté su Andrea, che venne letteralmente atterrato. Rami di alberi si intrecciarono attorno alle gambe e alle braccia di Andrea, legandolo stretto, pronto per essere consegnato alle forze dell'ordine, quando fossero giunte.

Nel frattempo si erano svegliati anche gli altri, Davide raccontò loro ogni cosa. Incredulità, disgusto e meraviglia si potevano leggere negli occhi dei partecipanti. Anche sollievo per aver scampato ad un possibile attacco da parte dell'assassino.

Quindi Davide fece quello che desiderava da tanto tempo. Fratello e sorella si abbracciarono e in quell'abbraccio c'era tutto ciò che non si poteva esprimere in parole. Bastò quello a colmare quella distanza di anni, di parole soffocate e non dette, di dolore nascosto nell'anima. Si erano ritrovati e adesso non si sarebbero separati mai più. La notte volgeva al termine; nel cielo le stelle si spegnevano e lasciavano spazio al chiarore dell'alba.

L'assassino si era assopito. Gli avevano messo una coperta sopra, altrimenti sarebbe congelato. La notte era fredda.

Chissà cosa era scattato in lui ad un certo punto della vita per diventare quello che era. C'era stato un punto di non ritorno, un punto in cui si era perso. Peccato, un bel giovane chirurgo, con una promettente carriera in ascesa. Era finita così. Poteva salvarsi ed invece si era perduto nel labirinto della sua mente malata.

L'indomani i soccorsi arrivarono presto e quando arrivarono notarono uno scenario da film. Una persona era legata per terra. Gli altri avevano un aspetto da zombie, avevano dormito poco e male e mangiato ancora peggio. Sotto un albero, quelli che sembravano i cadaveri di due persone coperti.

Davide andò loro incontro: oltre agli agenti di polizia, all'ispettore e l'anatomopatologo, c'era anche del personale sanitario.

Tutti i partecipanti vennero trasportati all'ospedale per accertamenti, l'assassino fu portato alla stazione di polizia e anche Davide, come testimone e persona informata dei fatti.

Andrea se ne stava zitto, non volendo rispondere a nessuna delle domande che gli ponevano.

Vennero chiamati i suoi genitori adottivi. A quel punto crollò come un bambino e confessò tutto, ma si dichiarò non pentito di ciò che aveva fatto. Una mente malata guarda solo al suo di utilitarismo, poco importa che gli altri ci soffrono o ne siano danneggiati.

Il giorno del suo quindicesimo compleanno Andrea non se lo sarebbe mai dimenticato, perché segnò il principio della sua iniziazione.

Suo padre adottivo lo portò a caccia e fu la scoperta di una vera e propria passione per lui. Suo padre cacciava quaglie, conigli, ma anche animali di grossa taglia, come cinghiali e cervi.

Quel giorno scoprì la sua vera passione: uccidere.

Aveva notato lo spavento negli occhi di un coniglio in cui si era imbattuto e ciò lo eccito'ancora di più. Non bastava altro che affinare la tecnica. Avrebbe preso la sua rivalsa sul mondo intero. Nessuno gli avrebbe più dato fastidio, perché era il più forte di tutti. Quel giorno uccise il leprotto e anche una quaglia. Suo padre era molto fiero di lui.

Quello fu solo l'inizio. Cominciò a torturare gli animali, prendeva le lucertole, le squartava, per vedere come erano dentro. Una volta prese anche il cagnolino della vicina, lo sedò e poi lo uccise e sezionò, asportando gli organi. Aveva un luogo tutto suo dove fare questi esperimenti, era la cantina degli orrori e si trovava in un vecchio capanno abbandonato nel bosco. Mentre i ragazzi della sua età si divertivano con le ragazze, lui le passava lì.

Un giorno che gli giravano ed aveva fatto anche un tiro di coca, perché nel frattempo si era dato anche al consumo di droghe, aveva ucciso il loro gatto, poi lo aveva fatto a pezzi e gettato nel fiumiciattolo.

L'anatomia e la medicina l'attiravano e assursero per lui una valenza quasi indispensabile della vita.

Quindi terminati in modo brillante gli studi si iscrisse a medicina, dove si laureò con il massimo dei voti.

La sua prima vittima fu una ragazza di cui si era invaghito, aveva avuto con lei una breve relazione e lei ci stava, era la quintessenza della perversione, una Lolita, che lo faceva impazzire ogni volta che la vedeva, con i suoi giochetti, anche erotici.

Lei l'aveva lasciato per un altro, il massimo oltraggio per lui. Non poteva passarla liscia, avrebbe dovuto fargliela pagare e così fu. La prima gola tagliata, la gola chissà perché lo affascinava, era lì che colpiva sempre le sue vittime. Forse era pazzo, l'avrebbero rinchiuso a vita in prigione. A quanti ergastoli sarebbe stato condannato?

Davide era scosso ma sereno. Aveva svelato L'enigma della farfalla, aveva ritrovato sua sorella. Sapeva che lo avrebbe aspettato là tutte le sere e lui l'avrebbe raggiunta e con calma si sarebbero raccontati tante cose.

Il processo a carico dell'assassino iniziò qualche giorno dopo e finì con una condanna piena a più ergastoli.

I partecipanti all'escursione videro esauditi i loro desideri, grazie alla farfalla. Solo il fidanzato violento e i ragazzetti boriosi furono puniti.

Nelle notti senza luna Davide va nel bosco, presso il grosso tronco cavo marcio e aspetta finché non vede un bagliore, piccolo come una lucciola, a volte è solo una lucciola e allora rimane deluso, ma poi ci sono quelle notti in cui la lucciola è una farfalla bellissima e dorata, che si trasforma in Alessandra e allora passato e presente si fondono in un unico spazio eterno, che li trattiene sul limbo dell'immortalità.

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