47 - Levante, 5 anni e 196 giorni fa (IV)

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Fu un abbraccio talmente lungo che Agata poté notare tanti piccoli particolari. Il corpo di Tseren era diventato ancora più caldo rispetto all'ultima volta che gli era stata così vicino. In corrispondenza dello sterno bruciava un fuoco che dissipava il calore in periferia: le mani erano come tizzoni ardenti, mentre il suo respiro, che in quel momento sentiva nell'incavo del collo, era come un vento rovente da Sud. Riconobbe il suo odore selvatico, che ora riusciva ad associare ai boschi di quelle montagne e al sapone fatto di linfa e semi profumati che veniva prodotto nel villaggio.

Dopo un po' le spalle del Drago ripresero ad alzarsi e abbassarsi con regolarità. Tseren non sapeva cosa avrebbe fatto senza Agata, la giovane ponentina sembrava avere sempre tutto sotto controllo e persino in quel momento aveva usato le parole e i gesti giusti. Tenerla stretta a sé lo rasserenava e si ritrovò a pensare che sebbene avesse perso entrambi i suoi genitori nel giro di pochi minuti, l'importante era aver trovato lei. Sarebbe stata lei il suo punto di riferimento d'ora in poi e avrebbe fatto di tutto per renderla felice, anche se ancora non aveva idea di come.

Agata avrebbe voluto fermare il tempo un po' più a lungo, ma Tseren la allontanò delicatamente, doveva ancora illustrarle i dettagli del "patto delle due comete", dal quale sarebbe dipeso il loro imminente futuro.

«So che ti sei appena ambientata, ma continuare a vivere così vicino a Xhoán e alla tomba di mia madre mi fa uscire fuori di testa, Agata... Ogni volta che me lo ritroverò davanti penserò al fatto che, pur di non tradire la memoria di mia madre, era disposto a non rivelarmi mai che sono suo... Il suo sangue...» riversò tutte quelle parole sull'Ascendente, cercando di esprimere il suo punto di vista per intero prima che lei potesse controbattere. «È questo quello che ho intenzione di sigillare con il "patto delle due comete": ti chiedo di non opporti alla mia decisione di partire con Thuluun, anche se non è veramente mio nonno. Beh... In un certo senso lo è, visto che mia madre ha sposato suo figlio, e può aiutarci a viaggiare attraverso Levante, alla ricerca di un nuovo posto dove stabilirci».

Ad Agata Thuluun non era mai piaciuto, e gli eventi degli ultimi giorni glielo avevano fatto detestare profondamente. L'idea di partire in compagnia di quel mercante avido, che voleva trascinarli in guerra, le faceva accapponare la pelle. Si rendeva conto però che il ragazzo aveva ragione, avrebbero potuto sfruttare i mezzi del vecchio per trovare una sistemazione. Non si sarebbe sentita minimamente in colpa qualora avessero ingannato il colonnello, lo vedeva come un modo per far scontare a Thuluun e al defunto Tumur tutto quello che avevano fatto passare a Baya.

«Non prima che tu abbia ascoltato fino in fondo le ragioni di Xhoán» provò a negoziare la ragazza, «Lui si è comportato così per preservare il ricordo che avevi di tua madre. Non voleva ferirti e credo si sentisse responsabile per il fatto che Baya avesse messo in dubbio la sua capacità di perdonarla».

«Ho amato Xhoán come un padre, Agata. Per un periodo della mia vita ho persino desiderato che lo fosse veramente. Mi sono sempre sentito incompleto perché mia madre si rifiutava di parlare di Tumur. Come ha potuto farmi crescere con un vuoto tanto grande? E per di più vedendo quanto ero legato a Xhoán?» ribatté lui.

«Le persone sbagliano, Tseren, e alcune volte più a lungo si nasconde la verità, più diventa difficile farla venire a galla. Magari Baya sapeva che in ogni caso consideravi Xhoán come un padre...» Agata sapeva bene che erano tutte supposizioni, non avrebbero mai avuto la certezza di cosa avesse portato la donna Drago a comportarsi in quel modo.

«Non è la stessa cosa! E Xhoán, che avrà sicuramente sofferto nello scoprire come mia madre gli avesse mentito per vent'anni, con che coraggio ha fatto lo stesso? Doveva dirmelo subito! Non ci riesco, Agata, non riesco a capire le loro ragioni» il giovane Drago scosse il capo.

«Xhoán non ti ha chiesto di capirlo, ma di perdonarlo» rispose ancora Agata sperando di farlo ragionare, ma Tseren vedeva la vita in bianco e nero. Era uno spirito semplice e schietto, che proprio perché costretto dal destino a mentire sulla propria natura, valutava la verità al di sopra di ogni altra cosa. Dal momento che era costantemente obbligato a nascondere una parte di sè, aveva deciso che quella sarebbe stata l'unica bugia cui si sarebbe sottomesso.

Agata si rabbuiò, con quella questione del patto, Tseren l'aveva incastrata. Non le stava chiedendo il suo parere, le stava dicendo che aveva preso una decisione irrevocabile.

«Non mi lasci alcuna scelta» rispose la ponentina rassegnata. Una cosa era certa, quella sarebbe stata la prima e ultima volta che lui l'avrebbe costretta a fare qualcosa contro la sua volontà. «Posso almeno salutare Xhoán, Kheni e gli altri?» aggiunse con una punta di stizza.

«Certo. Prima o poi torneremo, lo sai, vero? Ho solo bisogno di un po' di tempo lontano da qui» rispose lui mascherando il senso di colpa.

«Sono parole che ho già sentito» rispose l'Ascendente ripensando alla famiglia e agli amici di Ponente.

**********

Thuluun fu colto di sorpresa quando Tseren gli disse che aveva deciso di partire. «E tu che ne pensi?» chiese rivolto all'Ascendente; non gli era infatti sfuggita l'ostilità velata che la ragazza aveva sempre dimostrato nei suoi confronti.

«È una buona occasione per visitare Levante, è sempre stato il mio sogno» Agata pronunciò quelle parole con poca convinzione. Era un qualcosa che aveva ripetuto tante volte, eppure ora che quel desiderio stava per realizzarsi, non provava alcuna gioia. Non era né il momento né il modo giusto.

Il volto sempre accigliato del vecchio colonnello si aprì in un ghigno. «È la scelta giusta, Tseren. Il tuo destino è compiere gesta degne della mia eredità, e di quella di tuo padre, non cacciare animali tra i boschi come un uomo primitivo».

Agata si morse la lingua per il fastidio. Perché, andare in guerra non era forse un comportamento altrettanto primitivo?

Anche Tseren corrugò la fronte, ma per un altro motivo. Partire con Thuluun significava continuare a sentirlo nominare Tumur, e quello che fino al giorno prima lo rendeva felice era ora una tortura. Ogni volta che udiva la parola padre, l'immagine di Xhoán tornava a occupare i suoi pensieri.

«Abbiamo bisogno di qualche giorno per fare i preparativi e salutare le persone» tagliò corto il Drago.

«Prendetevi tutto il tempo che vi serve» sorrise il vecchio, «Intanto do l'ordine di fare rifornimento di acqua e viveri».

**********

I due giorni successivi, Tseren e Agata trascorsero gran parte del tempo nei pressi della grotta; il giovane sentiva la necessità di assumere la sua forma di drago più spesso rispetto alle lune nuove precedenti. Sapeva che una volta in viaggio, mutare sarebbe stato quasi impossibile. 

Nel corso di quelle trasformazioni, il levantino portava la propria Ascendente con sé, in giro per le montagne aguzze, e talvolta le passeggiate duravano talmente a lungo che la ragazza si assopiva in groppa al Drago. Tseren usava le ali come le sponde di un letto, per evitare che l'altra cadesse e, per quanto non fosse una posizione molto comoda, era sempre meglio che costringerla a vegliare.

Quando Tseren era nella forma di drago, ad Agata bastava guardarlo negli occhi ambra per cogliere al volo il sentimento di disperazione che in quel periodo non lo abbandonava mai. Leggeva nel suo cuore delusione, dolore, rabbia, confusione, il tutto amalgamato in un dolore lancinante che non gli dava tregua. Lei gli parlava in continuazione, a volte di Xhoán a volte dei progetti futuri, accarezzandogli con sempre più naturalezza il muso affilato e lui ricambiava poggiandole il capo in grembo o scompigliandole i capelli con un soffio caldo. Era un modo di comunicare molto particolare, perché la ragazza capiva esattamente che effetto avessero su di lui le sue parole e i suoi gesti, ed ebbe la conferma che il contatto fisico era quello che rasserenava maggiormente il Drago.

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