52 - Levante, 5 anni e 190 giorni fa

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Il capoluogo della zona montuosa di Levante era una città dagli spazi ampi: a ovest la catena montuosa era talmente vicina da sembrare una muraglia senza fine; in direzione degli altri punti cardinali, fin dove l'occhio riusciva a spingersi, si estendeva il deserto roccioso di Levante. Il cielo era sempre terso, a meno di qualche cirro fumoso ad altissima quota.

Le costruzioni erano edificate con massicce pietre scure, grandi quanto la testa di un uomo adulto, e tetti in legno ricoperti da stralci di fogliame impermeabile. Ogni casa era circondata da giardini immensi, popolati da alberi dai tronchi nodosi e piante grasse da cui penzolavano frutti invitanti, ma non commestibili. Non c'erano molte persone per le strade della periferia, e la maggior parte erano servi che trascinavano carriole colme di cibo e pacchi ricoperti di timbri colorati, avvolti nelle loro mantelline di pelliccia.

La tenuta di Thuluun era nel sobborgo più lussuoso e al contrario delle altre abitazioni non aveva un solo piano, ma due.  Nell'angolo più a sud si innalzava una torretta dall'aspetto traballante.

Tseren inclinò il capo perplesso, assecondandone la pendenza. Agata diede un'occhiata distratta alla costruzione, ma era molto più incuriosita dalla folla di persone che si era radunata davanti alla porta d'ingresso. Erano soprattutto donne e ragazzine e all'Ascendente parve di riconoscere le sopracciglia ispide del vecchio mercante in molte di loro.

Il proprietario di casa diede qualche indicazione su dove scaricare i bagagli e poi presentò calorosamente Tseren, senza preoccuparsi di introdurre Agata.

«Che poi voi due siete una coppia o no? Non ho ancora capito» chiese il vecchio fissandoli con curiosità, «Devo farvi preparare una o due stanze?».

I due ragazzi risposero contemporaneamente, ma in modo opposto. La ponentina affermò con decisione che avrebbero dormito in due stanze separate, e si voltò a guardare sbigottita il ragazzo Drago, che aveva invece richiesto candidamente di condividere la camera.

«Ma abbiamo sempre dormito insieme! Lo sai che dobbiamo stare vicini, Agata» sbottò Tseren, stufo di doverlo ripetere in continuazione.

«Perché era una tenda!» replicò Agata, «Ho bisogno dei miei spazi, Tseren» un conto era dormire insieme in una tenda, o in una grotta, ma condividere una stanza le sembrava un po' troppo intimo.

«Posso sistemarvi in due locali adiacenti, che ne dite?» intervenne una donna dall'aspetto autoritario che si era avvicinata a seguito di un cenno di Thuluun.

«Lei è Yontin e si occupa di amministrare le faccende domestiche» spiegò il mercante.

La serva si inchinò lievemente e afferrate con scioltezza le sacche da viaggio dei due ospiti, intimò loro di seguirla. Li guidò lungo il perimetro della villa, dato che le uniche due stanze comunicanti erano nella torretta, il cui accesso dava direttamente sull'esterno.

«Siamo sicuri che si regge in piedi?» domandò Tseren mentre per la seconda volta cercava inutilmente di recuperare il suo borsone da viaggio, Yontin non aveva alcuna intenzione di mollare la presa.

«È in piedi da secoli, nipote di Thuluun» rispose la donna nella sua voce rauca.

Nonostante il vento freddo, l'amministratrice delle faccende domestiche, come l'aveva definita il colonnello, indossava un paio di pantaloni di tessuto leggero e una camicia smanicata. Essendo costretta a muoversi in continuazione si accaldava infatti facilmente.

«Il mio nome è Tseren» precisò il ragazzo. Odiava ogni accenno al rapporto fittizio di parentela con il mercante.

«Sai con quante persone ho a che fare ogni giorno? Non puoi aspettarti che mi ricordi i nomi di tutti» ribatté l'altra mentre con un ringhio soffocato trasportava i bagagli su per l'ultima rampa di scale.

In cima, un varco a punta si apriva su un corridoio circolare che girava lungo il perimetro interno della torre; ai due lati opposti di questo vestibolo ad anello c'erano due porte che conducevano a due stanze gemelle.

«Qual è quella più fredda?» domandò il Drago.

«Questa qui, perché è esposta a ovest e si affaccia sulle montagne» spiegò la serva.

«Allora mi sistemo io qua» esclamò Tseren lanciando la sua borsa all'interno ed entrando per spostare il letto dal centro del locale contro la parete confinante con l'altra camera. Yontin e Agata lo osservarono ripetere lo stesso gesto nella stanza dove avrebbe dormito l'Ascendente.

«Così potete augurarvi la buona notte bussando sul muro?» la serva esplose in una risata canzonatoria. La ponentina sorrise imbarazzata mentre Tseren non si curò minimamente della battuta; aveva ben altro di cui preoccuparsi e in ogni caso non capiva perché Agata, di punto in bianco, volesse una camera tutta sua. Il senso di colpa per averla sradicata dal villaggio lo tormentava a tal punto che aveva deciso di assecondare quella richiesta bizzarra.

Mentre Yontin rifaceva i letti, Agata ne approfittò per investigare sugli altri inquilini della mansione. La sua indole curiosa era perennemente affamata. «Chi erano tutte quelle persone che ci hanno accolto?» domandò aiutando la serva a sbattere le coperte. L'altra non aveva di certo bisogno di aiuto, ma apprezzò l'educazione di Agata.

«La famiglia di Thuluun: le sue mogli e la prole» rispose la donna. La ponentina non rimase per niente sorpresa, sapeva bene che a Levante, tra i ricchi, era comune avere più mogli. Tseren si avvicinò per seguire la conversazione.

«Quanti figli ha Thuluun?» incalzò la ragazza.

«Figlie. Thuluun non ha figli maschi, ma solo femmine. Ventidue per l'esattezza, di cui otto vivono qui. L'unico erede maschio era Tumur» spiegò l'altra.

Improvvisamente e senza un motivo preciso, Agata scoppiò a ridere. Una di quelle risate isteriche e contagiose. Gli occhi di Tseren si riempirono della stessa ilarità, vedendola sbellicarsi di gusto, ma il Drago cercò di trattenersi. Non era una buona idea reagire in quel modo di fronte al ricordo della morte del presunto padre. La serva guardava infatti Agata allibita.

«Scusate, scusate» farfugliò la ragazza tra una risata e l'altra, «Non so cosa mi sia preso. Credo sia il nervosismo per il trasloco».

Dal momento che il riso non dava cenno di volersi spegnere, Yontin lasciò i due ragazzi da soli e andò a sistemare l'altra stanza. Una volta che la serva fu uscita dal locale, Tseren poté finalmente assecondare la voglia di ridere che gli aveva trasmesso la sua Ascendente.

«Solo figlie femmine, pensa che smacco! Oh come gli sta bene!» disse Agata in ponentese congiungendo le braccia in grembo. «Mi fanno male gli addominali!»

Ora che anche Tseren era scoppiato a ridere, era ancora più difficile smettere. I due continuarono a sghignazzare con complicità finché il sole non calò sulla loro prima sera nel capoluogo della zona montuosa di Levante.

***NOTA***

Mi sono accorta che è un po' che non vi domando qualcosa! Vediamo... preferireste vivere a Ponente o a Levante?

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