62 - Levante, 5 anni e 111 giorni fa (III)

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Era accaduto tutto troppo velocemente. Il momento esatto in cui il corno aveva annunciato il pericolo, Utukur aveva afferrato Agata per un polso e l'aveva trascinata in mezzo all'erba alta. Il primo pensiero della ragazza era corso al suo Drago, perché Tseren non era con loro? Era sempre così appiccicoso durante la settimana di luna nuova.

«Tseren!» gridò con tutta l'aria che aveva nei polmoni. «Fermati, Utu. Tseren!»

«Il tuo ragazzo se la caverà benissimo, non ho mai visto una persona più portata per il combattimento. Siamo noi che siamo in pericolo, Agata!» rispose l'altro continuando a trascinarla.

La ponentina aveva piantato i piedi nel suolo, che si era fatto melmoso nel momento in cui avevano attraversato il confine con la zona paludosa, e cercava di fare resistenza. «Non posso separarmi da lui! Lasciami!» e con l'altra mano cercò di liberarsi dalla presa. Proprio in quel momento furono travolti da alcuni soldati in fuga e caddero rovinosamente nel fango.

Dov'era Tseren? Perché la natura non aveva attrezzato anche gli Ascendenti con una bussola interiore per ritrovare i propri Draghi? La ponentina aveva il respiro affannato e non riusciva a pensare ad altro se non che Tseren doveva essere terrorizzato. Si sentiva in colpa per essersi distratta, non avrebbe mai e poi mai dovuto perderlo di vista nella settimana di luna nuova; era talmente abituata al fatto che fosse lui a preoccuparsi di rimanere insieme, che non si era accorta di essersi allontanata.

«Tseren!» urlò disperata rialzandosi in piedi e, proprio mentre riprendeva a correre nella direzione da cui erano arrivati, o per lo meno quella era l'impressione, sentì un ruggito rimbombante, più potente del fragore di un'esplosione.

Nel momento stesso in cui realizzava cosa fosse quel boato, lo vide.

Il corpo di drago di Tseren si innalza sulle piante ocra della steppa in tutta la sua maestosità, ma c'è qualcosa di diverso in lui. Il modo di muoversi, solitamente pacato, è irrequieto, quasi folle.

Da quella distanza era impossibile vedere gli occhi, ma Agata era certa che lo sguardo sempre cosciente di Tseren avesse lasciato il posto a un'espressione animale.

Senza un attimo di esitazione, la ponentina prese a correre in quella direzione, controcorrente rispetto ai soldati, una fiumana di gente terrorizzata che stava scappando dalla bestia. La ragazza non riusciva a pensare lucidamente, sapeva solo che doveva raggiungerlo al più presto, prima che succedesse qualcosa di irreparabile.

Più di una volta andò a sbattere contro i militi in fuga e per via del ferro delle armature il corpo le si riempì presto di lividi; ma non sentiva alcun dolore, tanto era totalizzante la volontà di ricongiungersi il più presto possibile a Tseren.

Quando fu a qualche centinaia di metri di distanza, il Drago parve finalmente calmarsi; rimase immobile nella radura che aveva creato con il suo corpo gigantesco, come una statua: il muso sfigurato dal terrore nel constatare che non ricordava cosa fosse successo. Agata, come al solito, poteva leggere le sue emozioni meglio delle proprie e disperata continuò a correre nonostante le gambe le tremassero e il cuore le martellasse nel petto a un ritmo incontenibile.

Alcuni soldati si erano avvicinati e, riuniti in un capannello, punzecchiavano timorosi il corpo impenetrabile della creatura con le loro lance. Tseren neanche si accorse delle punte di metallo che lo colpivano, ma alzò il capo verso il cielo e, dopo aver inspirato profondamente, liberò una colonna di fuoco che sparì tra le nuvole. I pochi uomini che erano rimasti nelle vicinanze si nascosero tra gli arbusti,  mentre il Drago sputava un altro pilastro di fiamme altissime. E ancora e ancora, per estinguere quel bruciore che lo tormentava da giorni e per prendere confidenza con quel nuovo tratto della sua seconda natura.

Infine tornò a guardare Agata, lo sguardo carico di disperazione. La ragazza urlò ai soldati di smetterla e di lasciare la creatura in pace, ma le sue parole non sortirono alcun effetto; qualcuno cercò anzi di allontanarla per paura che la bestia la aggredisse, ma Tseren usò la possente coda a ventaglio per frantumare le armi e allontanare gli uomini corazzati dalla sua Ascendente.

La ragazza si arrampicò sul dorso del drago e, tra il panico generale, i due si inoltrarono nella steppa.

Quando furono abbastanza distanti, la ponentina allungò il suo mantello di lana grezza a Tseren e lui, una volta assunta nuovamente la forma umana, avvolse il suo corpo nudo nel pezzo di tessuto.

Nessuno dei due aveva il coraggio di parlare, ancora troppo scossi da quello che era appena accaduto. Tseren aveva paura di domandare quello che lo tormentava: aveva perso il controllo per quanto tempo? Aveva attaccato delle persone? C'erano state vittime?

La mente di Agata, invece, stava formulando le prime ipotesi. Il giovane si era trasformato in mezzo a quel tafferuglio, quante possibilità c'erano che nessuno si fosse accorto che il nipote del colonnello Thuulun aveva preso le sembianze di un drago? Nessuna. Qualcuno lo aveva di certo visto, in molti probabilmente.

Tseren si passò una mano tra i capelli sudati; nonostante si fosse liberato delle prime fiamme, le membra erano ancora roventi e ci sarebbero volute molte settimane per imparare a contenere quel fuoco indocile. «Agata...» sussurrò con la voce che tremava.

Non ci fu bisogno di formulare la domanda, la ragazza sapeva bene cosa lo torturasse.

«Non è successo niente. Siamo rimasti separati pochissimo, io ero molto vicina. Non hai attaccato nessuno». Ne era certa; nel momento in cui aveva sentito il ruggito, lo aveva individuato istantaneamente e raggiunto nel giro di pochi istanti. Non aveva visto nessun soldato ferito nella radura.

Tseren si avvicinò e le appoggiò la fronte su una spalla, mantenendo le braccia ingessate lungo il tronco. Il respiro si fece pian piano regolare; non disse altro e non pianse, ma rimase così un tempo interminabile, come se stesse cercando di recuperare le forze.

«Tseren, ti prometto che non accadrà mai più» disse Agata, che non lo abbracciò per paura di essere respinta. «Non mi separerò mai più da te e non permetterò che tu perda di nuovo il controllo. Te lo prometto. Perdonami».

«Lo so, Agata. Lo so» rispose lui in un fil di voce.

***NOTA***
E voi che pensate? Qual è la probabilità che nessuno si sia accorto che Tseren ha cominciato a tossire fumo nero e si è trasformato in una creatura leggendaria? Ve lo dico io: zero. I Draghi sono rimasti nascosti sul monte Ariun per millenni e nel giro di dieci minuti questi due hanno combinato un pasticcio di tale portata! La povera Baya si sta rigirando nella tomba.

È un po' che non lo faccio, ma colgo l'occasione per ringraziare tutti quelli che mi sostengono con stelline e commenti. Vorrei passare a ringraziarvi uno per uno per le scintille di determinazione che questo gesto accende in me. E magari prima o poi lo farò! :)

Scusate ancora per gli aggiornamenti un po' random che vi sono arrivati in questi giorni, sto aggiungendo delle foto per introdurre le varie sezioni del romanzo. :)

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