64 - Levante, 5 anni e 110 giorni fa (I)

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La mattina dopo furono svegliati da Utukur. Il giovane li scosse delicatamente e fece loro segno di non parlare per non destare i vicini. Si allontanarono cercando di non calpestare i soldati addormentati, dal momento che quasi non c'era spazio tra un giaciglio e l'altro. Dopo un po', visto che Agata continuava ad affondare nel fango e non era agile quanto gli altri due, Tseren la prese in braccio saldamente e con destrezza raggiunse i tavoli montati alla meglio per la colazione.

La ponentina gli chiese di farla scendere immediatamente, lanciando qualche occhiata imbarazzata a Utukur, ma questo ebbe l'effetto di far innervosire il Drago, che la fece sì scendere, ma prese a pulirle con cura i vestiti dal fango incrostato.

Utukur scoppiò in una risata genuina. «Non c'è bisogno che mi lanci tutti questi segnali, Tseren. Ho sempre considerato te e Agata una coppia, anche se non me l'avete mai detto esplicitamente. Non sono mai stato una minaccia!»

Il Drago non sembrava troppo convinto e spiò la reazione dell'Ascendente. Le guance di Agata si erano imporporate, ma non era molto chiaro se fosse per il tenore della conversazione o perché, nel tentativo di rendere palese la natura del loro rapporto, Tseren l'aveva toccata con un po' troppa naturalezza.

«Dico sul serio!» riprese Utukur sornione, «E non solo perché, a quanto pare, puoi trasformarti in un rettile di svariate tonnellate, ma perché sono attratto dalle donne diciamo... più mature...» e accompagnò la frase con un ghigno ambiguo.

Agata non parve sorpresa: non aveva mai considerato il comportamento di Utukur nei suoi confronti dettato da un interesse sentimentale, ma solo dall'aver riconosciuto in lei un animo affine; che era esattamente il motivo per cui anche lei si era legata tanto a quel giovane brillante e annoiato dalla vita militare.

Tseren, invece, continuava a non essere sicuro della sincerità di quelle parole. Sospettava che Utu avesse deciso di rinunciare alle sue mire su Agata per non inimicarsi una creatura che sapeva letale.

«Il motivo per cui vi ho trascinato qui di prima mattina, non è di certo per parlare dei miei interessi amorosi» esordì Utu tornando serio. «Volevo mettervi in guardia nei confronti del colonnello Thuulun, ho avuto l'impressione che abbia usato quello che è accaduto ieri per tenerti sotto controllo, Tseren».

Il Drago non sentiva ancora di potersi fidare di Utukur, il suo modo di fare gli ricordava proprio quello del vecchio mercante. Nonostante il giovane soldato fosse molto più affabile e di compagnia, sembrava sempre portare avanti troppi pensieri in parallelo. Era calcolatore, come erano calcolatrici tutte le persone molto intelligenti con cui Tseren aveva avuto a che fare, compresa la sua Ascendente. Doveva solo capire se il suo modo di ragionare fosse un pericolo, come nel caso di Thuulun, o una ricchezza, come nel caso di Agata.

«È proprio così, infatti» fu l'Ascendente a rispondere. «Tseren non aveva alcuna intenzione di andare in battaglia».

Utu rimase un attimo in silenzio, assorto tra i propri pensieri. «Ora sarà un po' difficile tirartene fuori, senza deludere le aspettative del battaglione».

Il giovane Drago si limitò ad annuire e Agata sospirò amareggiata.

«Sei il nipote naturale di Thuluun? O è tutta una messinscena?» riprese Utukur. L'Ascendente aspettò che fu Tseren a pronunciarsi, era chiaro che non avevano la stessa opinione sul levantino.

«Sì, il figlio di Thuluun era mio padre naturale» proferì infine il Drago sperando che il suo sguardo non vacillasse in alcun modo.

«Sai, Tseren, pur non sapendo nulla della tua razza, certe cose riesco a intuirle da solo. Non siete in molti, altrimenti non sareste riusciti a rimanere nascosti tanto a lungo. Qui a Levante abbiamo una miriade di leggende su creature semi-umane e non mi stupisce affatto che alcune, a quanto pare, siano vere. Scommetto che la scelta di coltivare un rapporto con il colonnello non è vista di buon occhio dalla tua gente. Non deve essere facile vivere in questo modo: sospeso tra due mondi. Io ne so qualcosa. Per quanto per motivi molto diversi, comprendo bene cosa significhi non sentirsi a proprio agio tra le persone. Sono cresciuto in un contesto dove ero costretto a soffocare i miei interessi, perché ascoltare la musica o apprezzare l'arte era considerato da femminucce, parole testuali di mio padre! Nonostante ciò, ho assecondato la mia natura e perseguito le mie passioni, finché l'uomo che avrebbe dovuto guidarmi nelle scelte non è riuscito a distruggere tutto ciò che avevo pazientemente costruito».

Agata si chiese dove Utu volesse andare a parare; non era la prima volta che sentiva quella storia. Il giovane levantino si era confidato con lei e le aveva già raccontato i dettagli del litigio con la famiglia. Forse aprirsi con Tseren era un modo per instaurare un rapporto di fiducia?

«Ma quello che ho capito con il tempo, è che se avessi veramente abbracciato il mio essere diverso, se non fossi sceso a compromessi con l'opinione degli altri e i ricatti di mio padre, ora non sarei qui. Non è per colpa sua se sono finito in questo pantano, letteralmente e figurativamente, ma solo mia. Le azioni degli altri non possono veramente condizionare le nostre vite da adulti, a meno che non siamo noi a permetterlo».

Agata guardava Utu affascinata, il giovane aveva un modo di presentare le proprie idee che era elegante e coinvolgente. Anche Tseren fu colpito da quel ragionamento, e non poteva fare a meno di paragonare la vita di Utu alla propria: che la risposta a tutti i suoi tormenti fosse veramente abbracciare la propria diversità? Non vederla più come una condanna, ma semplicemente come un dato di fatto con cui convivere serenamente?

«Essere diverso, non è mai una prigione, ma una ricchezza, per te e per gli altri. Devi semplicemente crearti una tua dimensione, in cui sei soddisfatto di chi sei e sei aperto a circondarti di persone che possano capirti. Sono contento che tu abbia trovato una ragazza in gamba come Agata, ma non pensare che sia l'unica di cui puoi fidarti!»

Il monologo di Utukur ebbe l'effetto di rasserenare Tseren; forse perché l'altro aveva poco prima ammesso di non essere interessato ad Agata, o forse perché si era rivestito di un ruolo da mentore di cui il Drago aveva bisogno da quando si era separato dal padre.

L'Ascendente, al contrario, guardava per la prima volta il nuovo amico con sospetto, incapace di giudicare se Utu fosse sincero o se stesse cercando di ingraziarsi il Drago. Un dubbio fulmineo si insinuò tra i suoi pensieri: e se Utukur fosse stato un infiltrato della Setta degli Audaci? Scacciò l'idea immediatamente, per quanto fosse abile con le parole, non sembrava il tipo di persona da farsi manipolare. Era se stesso fino al midollo, e svuotare una mente così di tutte le idee originali e della sua vivacità intellettuale era pressoché impossibile.

«Non è facile fidarsi del prossimo» rispose Tseren, «La gente mette davanti a tutto i propri interessi».

«Mi spiace che tu abbia una visione tanto negativa della vita. Immagino che sia successo qualcosa che ti ha portato a pensarla così, ma l'importante è non fossilizzarsi sulle proprie opinioni» e strizzò l'occhio ad Agata dando una sonora pacca sulle spalle al Drago, che, preso alla sprovvista, tossi una nube di fumo nero. I tre ragazzi scoppiarono a ridere e cambiarono argomento non appena i primi soldati assonnati presero a popolare le tavolate con le loro scodelle piene di latte grumoso.

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