74 - Levante, 5 anni e 100 giorni fa (III)

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L'artropode si era rintanato in un angolo. Le chele che poco prima apriva e chiudeva con padronanza ora tremavano visibilmente. Le due creature, il Drago e lo scorpione, si studiavano a vicenda, ma solo una delle due era in controllo di sé.

Tseren si avvicinò e l'animale corse lungo la gabbia per rintanarsi nell'angolo opposto. Il silenzio era sceso sulla platea, la paura della bestia era palpabile e quello era uno spettacolo fino a quel momento mai visto.

Il Drago sorrise di nuovo e Agata sapeva che, dietro la maschera scura, le schegge dorate stavano probabilmente rilucendo, come ogni volta che la sua seconda natura si affacciava.

Il ragazzo spalancò le braccia, come a indicare all'avversario che non aveva scampo e l'animale reagì in un modo violento: prese a sbattere la testa contro le sbarre della gabbia, terrorizzato dalla vicinanza di un nemico che aveva riconosciuto come di molto superiore.

Il sangue verde della bestia bagnò il suolo e Tseren si avvicinò all'organizzatore dello scontro. «Fammi uscire, se non vuoi che uccida la tua "attrazione"» disse rivolto al levantino che guardava allibito il tentativo di suicidio della sua bestia.

«Ma-ma questo è assurdo, è chiaramente impazzita» balbettò l'altro.

«Vuoi farne entrare un altro nella gabbia, per vedere chi ha ragione?» Tseren lo guardò duramente stringendo le sbarre. Persino ora che il Drago gli dava le spalle, l'artropode sembrava terrorizzato e continuava a colpirsi da solo.

«Lo sai anche tu, gli animali sono in grado di riconoscere un avversario più forte di loro. Non è la prima volta che vedo il ragazzo fare una cosa simile» intervenne Taupo, «Pagagli quanto gli devi prima che faccia fuori tutti i tuoi scorpioni e faccia fallire questa bella baracca che hai messo in piedi».

Il tempo che il proprietario si prese per decidere fu letale per la sua bestia. Lo scorpione si adagiò al suolo con il cranio aperto e Agata si mise una mano davanti alla bocca per non vomitare.

Tseren saltò fuori dalla gabbia, prese il denaro che il levantino gli allungava sconcertato, e trascinò la sua Ascendente lontano da lì, mentre la folla si apriva a ventaglio per farlo passare. Non appena il Drago attraversò la transenna che separava l'area dedicata al gioco da quella confinante, esclamazioni di stupore si alzarono dal pubblico.

Tseren gettò a terra la maschera e studiò la reazione di Agata, la ragazza era esageratamente pallida e gli sussurrò di lasciare al più presto quel luogo straripante brutalità.

Gli occhi del giovane Drago, invece, sembravano addolorati, come se non fosse contento dell'esito dello scontro.
«Avrei preferito che non morisse, non è stato uno scontro ad armi pari» disse afflitto dai sensi di colpa.

«Non penso che esista qualcuno che possa avere uno scontro ad armi pari con te, ragazzo. A parte forse qualcuno della tua razza» commentò il giocatore d'azzardo, che nel frattempo li aveva raggiunti.

Agata gli fece cenno di tacere stizzita, l'isolano proprio non capiva la necessità di tenere nascosto il segreto di Tseren.

«Quella bestia ha ammazzato non so quante persone, Tseren. E almeno hai dato un bel colpo all'attività disumana di quel...» esordì l'Ascendente. Questa volta fu Taupo a interromperla, non era il caso di sbandierare le sue opinioni ponentine proprio in quel momento, in mezzo a gente che considerava quegli spettacoli la migliore forma di intrattenimento al mondo.

All'imbrunire si allontanarono dai campi dei pre-giochi clandestini e l'idea che ci sarebbero volute molte ore, a piedi, per tornare alla comune non era per niente piacevole. Taupo si separò da loro perché voleva studiare un altro po' gli scontri nelle varie gabbie, in modo da decidere quali fossero alla sua portata.

Flebili luci illuminavano le stradine della capitale, ma solo dove qualcuno si era preso la briga di accenderle. Fortunatamente Tseren aveva un ottimo senso dell'orientamento e riuscirono a ripercorrere i propri passi senza difficoltà, evitando di perdersi come era avvenuto all'andata. Si fermarono per prendere da mangiare, finalmente avevano dei soldi per permettersi qualcosa di più sostanzioso rispetto al cibo che trovavano nella cucina della comunità con cui vivevano abusivamente. Comprarono in abbondanza per condividere con le persone che li ospitavano qualche briciola del successo di quella giornata.

«Un altro paio di guadagni così e potremo tornarcene a casa da Xhoán» disse Agata facendo due calcoli. Il Drago sorrise sentendo l'Ascendente chiamare casa il villaggio ai piedi del monte Ariun. Solo altri due scontri con bestie feroci, solo qualche altro giorno e avrebbero lasciato per sempre quel posto infernale che era la capitale di Levante.

**********
«Ma non eravate andati solo per raccogliere qualche informazione?» chiese Utukur adocchiando le buste piene di cibi prelibati e intuendo da dove erano arrivati i soldi per permettersi quelle spese folli.

«Ho avuto fortuna con il mio primo combattimento» rispose secco Tseren, mentre Zaafat, Pifeii e gli altri ragazzi si catapultavano a liberarli dei sacchetti stracolmi di leccornie. Pian piano tutti gli inquilini che erano in casa giunsero nel salone, richiamati dal profumo di quelle vettovaglie che non mangiavano quasi mai.

Agata raccontò di come Tseren avesse sconfitto uno scorpione gigante, cambiando un po' i fatti in modo che non risultasse troppo sospetto. L'artropode della sua versione era molto meno impressionante della bestia che poco prima l'aveva terrorizzata e il ragazzo era riuscito a ucciderla solo perché gli sfidanti precedenti l'avevano ferita mortalmente.

«Un vero colpo di fortuna!» commentò qualcuno.

«Sei stato comunque molto coraggioso a entrare nella gabbia» aggiunse qualcun altro.

«Kita?» domandò Agata visto che non vedeva l'amica tra i commensali.

«Aveva delle commissioni da sbrigare, sarà di ritorno tra qualche giorno» le rispose Utukur.

«Speriamo di riuscire a salutarla prima di partire» rifletté l'Ascendente, nel giro di una settimana contava di avere abbastanza soldi per acquistare i biglietti per le montagne.

«Penso di sì, considera che non potete partecipare a più di un gioco nello stesso quartiere. Le doti di Tseren darebbero troppo nell'occhio. Dovete scegliere ogni giorno una sede diversa dei pre-giochi clandestini e hai visto come è difficile attraversare la città... Potrebbe volerci una giornata intera per spostarsi e a quel punto dovreste mettervi in lista per gli scontri del giorno successivo» spiegò Utu pazientemente.

«Meglio essere prudenti, Tseren» sussurrò l'Ascendente e il giovane Drago annuì.

Avevano quasi finito il giro per rispondere alla solita domanda sul desiderio più grande, quando Taupo attraversò la soglia della dimora. Aveva il corpo muscoloso ricoperto di tagli e il naso rotto.

«Insomma, proprio una giornata di ricognizione per tutti!» ironizzò Zaafat, vedere l'isolano così malconcio le provocava una certa ilarità.

L'uomo si lasciò cadere a terra e afferrò il primo piatto che gli capitò sotto mano, mentre i coinquilini chiedevano a gran voce che raccontasse del combattimento.

«Duello con arma a sorpresa» spiegò tra un boccone all'altro. «A me è capitato un piccone a doppia lama, al mio avversario un bastone con sfera chiodata». E mentre trangugiava un liquore aspro raccontò passo passo come si era svolto il combattimento, fino al momento finale, quando aveva piantato la sua piccozza nello sventurato levantino della penisola.

Un coro di urla di incoraggiamento si alzarono tra i ragazzi, esaltati dalla vittoria di quell'assassino che dormiva sotto il loro stesso tetto, mentre Agata si avvicinò a Tseren rabbrividendo per l'orrore.

«Deve essere molto difficile adattarti al nostro stile di vita, Agata» Utukur le rivolse un sorriso comprensivo. Al brillante professore non sfuggiva mai nulla e doveva aver notato i sentimenti che oscuravano il volto della ponentina.

«Già» rispose Agata in un sussurro, fortunatamente presto sarebbero partiti.

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