Capitolo V - Il Tuo Piano fa Schifo

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Capitolo V - Il Tuo Piano fa Schifo

«Qual è il più grande sentimento che si possa provare, secondo voi? L'amore?» Dustin lo chiede, improvvisamente, e la cosa che stupisce di più Steve è il tono di voce che ha usato. Non sembra triste, o arrabbiato. È solo una domanda. Una semplice domanda fatta da un ragazzino troppo intelligente, troppo razionale, talvolta emotivo, ma incredibilmente maturo e che, forse, ha posto quel quesito alle persone sbagliate, nel momento sbagliato, solo perché ha terribilmente bisogno di una rassicurazione.

O di un nuovo insegnamento.

Sono seduti in macchina, Steve alla guida, Robin accanto a lui e Dustin nei sedili posteriori vicino a Nancy.

Da quando sono partiti, diretti verso casa di Eddie, nessuno ha aperto bocca. Nessuno ha chiesto quale sia il piano d'azione, nessuno ha chiesto a Steve perché ha improvvisamente cambiato idea e forse è meglio così. Non ha voglia di dare spiegazioni, soprattutto dopo quello che gli è costato ammettere di voler prendere parte a quel folle piano solo per sentirsi meno in colpa; o forse la sicuro, non lo sa nemmeno lui. Sono silenziosi, quieti, esattamente come quel giorno in cui erano su quel camper e si incamminavano verso la villa dei Creel per uccidere – o almeno tentare, Vecna. Lo stesso giorno in cui hanno perso Max.

E Eddie.

«Il lutto.» È la voce di Nancy che trova il coraggio di dare una risposta a quel quesito e, sebbene sia stato fatto con l'innocenza di un ragazzino come Dustin, si sente che lei, un po' di nero nel cuore, ce l'ha ancora addosso e Steve sa benissimo di cosa si tratta. Perché, quell'ombra scura, ha intaccato un po' anche lui ed è, sicuramente, uno dei motivi che li ha divisi in passato, e che non ha più permesso al loro rapporto di tornare come quello di un tempo.

E, quel pensiero che li dividerà sempre, ha un nome e cognome: Barbara Holland.

Non che Steve ci pensi più di tanto, ora come ora, a cosa sono stati lui e Nancy ma, ad essere sinceri, ogni tanto si chiede cosa sarebbe successo se, invece di lasciarsi, fossero rimasti insieme.

La risposta gliel'ha data Robin, quando lui questa domanda l'ha posta girandoci intorno e prendendola molto alla larga. Arginando ogni tipo di coinvolgimento emotivo, ma lei sa sempre capire e ha sorriso. Gli ha detto che si sarebbero lasciati comunque, che sono cambiati entrambi da molto tempo, che hanno preso strade diverse, che se hanno iniziato a frequentarsi è stato solo perché, di base, erano ciò che credevano di meritare l'uno per l'altra. Non che non l'abbia amata, e probabilmente per un po' è stato così anche per Nance, ma... semplicemente erano tempi diversi, Barb era viva, non c'era il sottosopra e non c'era ancora Jonathan che, Steve è onesto con se stesso, è tutto ciò che Nancy non merita, in questo momento. Lo ha visto cambiato, spento, quasi stufo di impegnarsi a vivere e... incapace di dire la verità, che gli si legge in faccia: non vuole andare al college con Nancy, vuole solo seguire i suoi sogni ma non ha le palle per dirlo a lei. Come se quell'eroina della Wheeler fosse un mostro pronto a divorarlo... come se lei non fosse in grado di capire che i cambi di rotta non sono una cosa negativa, e che la separazione temporanea data dalle scelte diverse, non è tutto questo dramma e che fanno parte di un percorso che non può sempre andare come si desidera che vada.

E queste, ironia della vita, non sono nemmeno pensieri suoi. Sono pensieri di Robin, che ha più o meno tirato fuori in uno dei loro tanti discorsi, e Steve ha solo capito che, la sofferenza per provare qualcosa nei confronti di Nancy, se la sono passata di mano, come fanno i veri migliori amici, anche se Robin non lo vuole ammettere e non glielo ha detto esplicitamente, ma è difficile non leggere tra le righe, o tra gli sguardi.

Parlano di tutto, di qualunque cosa, anche tutto ciò che di solito resta sospeso tra i non detti ma, da tre giorni, c'è qualcosa che Steve non riesce a esternare nemmeno con Robin. Ed è questa la parte grave della faccenda.

«Hai intenzione di dire qualcosa?» Gli ha chiesto l'altro giorno, mentre sistemavano degli scatoloni su un tavolo, alla palestra scolastica e Steve, nel mentre, si era fermato a guardare Dustin che parlava con il signor Munson. Non ha distolto lo sguardo, ha continuato a guardare quella scena, incapace di fare o dire qualunque cosa.

«A proposito di cosa?», ha risposto, fingendo di non capire a cosa si stesse riferendo.

Robin ha sbuffato, poi lo ha guardato con le mani ai fianchi. «Di Eddie... non hai detto una parola da quando siamo tornati. Dustin se n'è accorto.»

A quel nome ha sussultato. La sua mente ha smesso di credere che Eddie Munson sia esistito davvero dal momento in cui lo ha posato su quel letto, nel sottosopra.

«Era il suo migliore amico.»

«Anche tu sei il suo migliore amico e comunque non è per Dustin che sono preoccupata, ma per te. Lui», Robin ha indicato il ragazzino, che si era seduto vicino al signor Munson dopo avergli dato la collana di suo nipote tra le mani. «Sa cosa prova. Tu no. Stai completamente svicolando l'argomento da quando ce ne siamo andati. Si può sapere perché fai così?»

«Non sei tu ad averlo portato sulle spalle o... ad averlo messo sul letto per decenza. Mi sembra di aver espresso apertamente il mio dispiacere con i fatti.»

«Non parlo di questo. Parlo di ora. Sono sicura che Eddie ti sia grato per non averlo lasciato a marcire in mezzo a altri pipistrelli affamati, ma ci sono i fatti, Steve e poi... e poi ci sono i sentimenti. Rabbia, rancore, tristezza, dispiacere... tu sembri non provare niente di tutto questo.»

Ha alzato le spalle. «Sono una persona razionale che tende a metabolizzare con una certa velocità, specie quando il mondo è in una situazione come quella che stiamo vivendo.»

«Ma non sei un Robot. Lo vedo, Steve... sei a tanto così da un crollo psicologico.»

«Chi non lo è, oggigiorno?», ha chiesto, poi ha distolto lo sguardo da Dustin, siccome si è quasi incrociato col suo e non si è sentito in grado di essere il migliore amico che decanta tanto di essere. Non sarebbe mai in grado di tirarlo su di morale, quando nemmeno lui sa che cosa accidenti sta provando nei riguardi di tutta quella situazione.

«Sono d'accordo, la perdita è uno dei sentimenti più forti che si possa provare», acconsente Dustin, e Steve gli lancia un'occhiata dal retrovisore, che viene ricambiata con un'alzata delle sopracciglia. «Che c'è? Non sei d'accordo? Non mi sorprenderebbe, mister frigorifero.»

«Ehi, calma quei toni! Sono qui, oppure no? Mi pare di aver mostrato un po' di empatia.»

«Non la chiamerei così, Steve», si intromette Robin, e le fa cenno di stare zitta e di lasciarlo in pace.

«Stiamo parlando di fuffa, per quanto mi riguarda. Se Eddie è vivo non c'è bisogno di farmi la paternale per come mi sono comportato di merda, a detta vostra e», alza un dito verso Robin, per zittirla, quando vede che sta tornando all'attacco. «Non è questa la nostra priorità. Quello a cui dovremmo pensare è un piano d'azione, perché io sto guidando verso Forest Hills e nessuno», quasi urla e sembrano sobbalzare tutti, «e dico nessuno, ha ancora detto niente riguardo a cosa fare e come

«Sono d'accordo», risponde Nancy, e Steve le lancia un'occhiata d'approvazione. «Ma non credo che questo sia il modo più gentile di dircelo, Steve», continua, e lui sbuffa.

«Sentite, non c'è tempo per pensare ai modi gentili; non sappiamo nemmeno se siamo ancora in tempo. Abbiamo avuto la nostra possibilità di ascoltare dalla radio la voce di Eddie, ma non è certo che sia ancora sano e salvo. Il tempo scorre, Eleven non può rischiare di tornare lì dentro, o Vecna la troverà. La mia proposta è quella di tornare indietro, andare a casa di Victor Creel, entrare dallo spacco in mezzo alla casa e dirigerci al parco dei camper da lì, nel sottosopra. Sempre che sia ancora aperto, visto che gli altri portali si sono chiusi appena siamo tornati.»

«Cosa?», esclama Dustin, e tutta l'attenzione si catalizza su di lui, che si è appena fatto avanti dai sedili posteriori. Steve sente il suo alito sulla punta dell'orecchio. Muove la mano come a voler cacciare via una fastidiosissima mosca. «Che piano di merda è?»

«Almeno ho un piano! Non sarà il più accurato ma è qualcosa. Non ha senso passare di qui, il portale nel camper di Eddie non esiste più.»

«E la tua idea è quella di passare dalla villa dei Creel e arrivare a lui con il rischio che uno stormo di demo-bats ci mangi?», risponde Robin, e Nancy si sporge come Dustin da dietro.

«È un rischio troppo grande, non possiamo passare direttamente da lì. Se Henry è tornato nella soffitta di casa sua, si leccherà i baffi non appena ci vedrà», dice, dando manforte a Robin, come sempre.

Steve sospira e, quando si accorge che sono arrivati alle porte di Forest Hills, ferma la macchina appena prima del vialetto d'entrata, tirando il freno a mano, lasciando che l'auto di blocchi bruscamente. Tutti imprecano contro di lui, che si volta a guardarli con un dito alzato.

«È l'unico modo che abbiamo, ed è l'unico posto abbastanza vicino che ci permetterebbe un tragitto più breve da lì, a qui... qui, ma di sotto, ovviamente.»

«E Uno/Henry/Vecna?», chiede Robin.

«Sono certo che, dopo quello che è successo, dopo lo spacco, non si trovi più lì. Non tornerebbe mai dove lo abbiamo quasi ammazzato», è una teoria, la sua teoria, ma è l'unica che gli viene in mente. In più casa dei Creel è completamente aperta in due dallo spacco che si è creato dopo che Max... Non riesce nemmeno a pensarlo.

Scende il silenzio, per una manciata di minuti, dove tutti sembrano troppo presi dai loro pensieri. Steve è convinto che il suo piano valga qualcosa, o almeno in parte ma, beh, almeno è l'unico ad aver detto qualcosa. Contando che non avrebbe nemmeno voluto essere lì, è un gran passo avanti.

«Intanto possiamo assicurarci che Eddie ci sia. Vi ricordate quando siamo scesi sotto al Lover's Lake? Quando siamo andati a casa mia? Steve ha sentito chiaramente Dustin parlare», dice Nancy, improvvisamente, e gli occhi di Robin si accendono improvvisamente.

«È vero! E, anche se lui non poteva sentirci, abbiamo trovato un modo di comunicare. Possiamo fare lo stesso con Eddie e trovare un punto di incontro!»

«Lui è nel sottosopra, dopotutto! Possiamo chiedergli di monitorare la situazione e dirci come va, se ci sono mostri, se c'è Vecna o qualsiasi altra cosa che potrebbe interferire con il piano!», esclama Dustin, e Steve annuisce, ritenendo quell'idea abbastanza buona. «Comunicheremo attraverso le luci, come faceva Will con Joyce, ricordate? Due volte no, una volta sì! Gli faremo solo domande che implicheranno risposte semplici! Capito, Steve?»,

Steve sbuffa. «Ho capito, sì! Non sono stupido!»

«Ne ho qualche dubbio.»

«Posso sempre andarmene!»

«Ti ho mai detto che sei essenziale per la riuscita del piano?»

Steve sta per rispondere, ma Nancy li blocca sul nascere, scuotendo la folta chioma mossa in un diniego e alzando le mani.

«Sapete cosa penso? Che non ci sia tempo per i battibecchi tra ragazzini. Possiamo andare verso il camper di Eddie e assicurarci che stia bene, prima di tutto?»

Robin la indica con la testa, chiaro segno che le sta dando totale ragione. Come sempre, pensa Steve, come sempre.

«Okay, ricapitolando», dice, e toglie il freno a mano per proseguire sulla strada sterrata di Forest Hills. Il campo è per metà distrutto, e il motivo è una parte di squarcio che parte proprio dalla casa di Eddie, precisamente dal suo salotto, dove Chrissy ha tristemente perso la vita. La parte positiva della questione è che, se una parte del caravan è distrutta, l'altra – quella che occupa la cameretta di Eddie, è ancora intatta. Un sollievo non da poco, anche se quello scenario inquietante dà ben poco di cui goire. «Parleremo con Eddie, attenderemo una sua risposta e gli diremo di sondare il terreno, se sarà sgombro... beh, si torna alla parte del mio piano. Andremo alla casa dei Creel e lui ci raggiungerà lì, o ci vedremo a metà strada. Tutto dipenderà dai tempi. Okay?»

«Sarà un grosso rischio non poter comunicare con lui quando non saremo dove si trova», dice Robin, ma non è una critica al suo piano, è solo preoccupata. Può capirlo quando gli lancia un'occhiata e la vede mangiarsi le unghie nervosamente.

«Lo so, ma è l'unica possibilità che abbiamo per salvarlo. Non ci sono altre alternative per farlo nel modo più veloce possibile.»

«Già», risponde Dustin, in tono mesto e, quando entrano finalmente nel cuore del parco dei camper, alla loro sinistra, c'è casa di Max. Le luci sono tutte spente, evidentemente sua madre è all'ospedale, insieme a Lucas, a vegliare su sua figlia. Oltretutto Forest Hills, da quanto ne sanno, è stata completamente evacuata per preservare la salvezza dei suoi abitanti.

Vorrebbe che anche Max fosse una di quelle persone che hanno avuto la fortuna di scappare e mettersi in salvo altrove.

Scende di nuovo il silenzio e Steve si sente quasi soffocare. Avrebbe voluto fare molto di più, per lei. Avrebbe voluto dissuaderla nel prestarsi a quel piano folle che, alla fine, ha portato solo molta più tristezza e distruzione di quanto avrebbero potuto immaginare. Si sente in colpa per lei, come si sente in colpa per Eddie, ma sono state scelte che hanno preso entrambi coscienziosamente, e di cui non ha colpa, se ci pensa razionalmente; solo che non ci riesce.

Dovrebbe smetterla di credere che la felicità degli altri sia una sua responsabilità...

«Salveremo anche lei.» Nancy dà luogo a un pensiero positivo che, forse, tutti loro hanno bisogno di sentirsi dire in quel momento.

Steve sospira, prima di parcheggiare di fronte al caravan dei Munson, dalla parte ancora intera. «Sì», risponde, «Salveremo anche lei», ripete, anche se sa perfettamente che quella è solo una bugia che si stanno raccontando per non rassegnarsi di quanto hanno perso in quei pochi giorni.

Sono passati solo quattro giorni, ma sembrano un'eternità, da quando sono tornati e quel tempo dilatato ha lasciato troppe cicatrici che non riescono a rimarginarsi.

Fine Capitolo V

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