La solita vita

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Ore sei: sveglia, mezz'ora di tapis roulant e dieci minuti di addominali;

Ore sei e quarantacinque: doccia;

Ore sette: colazione, trucco e parrucco;

Ore sette e trenta esce di casa;

Ore otto arrivo in agenzia.

È quasi sempre la prima, va nel suo ufficio, si siede, legge le e mail, le ultime notizie, si fa portare un caffè (il primo di una lunga serie) e poi inizia a dirigere.

Lei è la dirigente del settore creativo, ma da quando è arrivata Sanem la sua posizione ha iniziato a vacillare e si sente ogni giorno più insicura. Prima del suo arrivo non aveva mai avuto problemi: aveva sempre gestito lei qualsiasi situazione, le sue idee erano più apprezzate ed era sicuramente meno nervosa. Ma il problema non era solo questo: non voleva ammetterlo e non lo avrebbe mai ammesso(anche se in agenzia lo sapevano tutti) ma lei era segretamente innamorata di Can. Si erano conosciuti prima che lui partisse in giro per il mondo a scattare foto,quando suo padre Aziz rimase colpito dal suo modo di parlare e di lavorare e la volle assolutamente assumere. Ma per Can era sempre stata una collega, una brava professionista e un'amica... niente di più. 

Finita la sua giornata lavorativa torna a casa stremata,lancia via le scarpe rigorosamente tacco 12, cammina scalza verso la cucina, si versa un bicchiere di vino e ordina qualcosa da mangiare. Non c'è nessuno ad attenderla. L'unica forma vivente dentro quella grande casa,oltre lei ovviamente, è un acquario con pesci di acqua salata. Due volte a settimana viene una signora che si occupa della pulizia della casa. Sua madre e suo padre, che hanno settant'anni, vivono a venti kilometri di distanza. Deren si è trasferita da anni ormai, per stare più vicina al luogo di lavoro. Ogni sera alle 9:00, puntuale come un orologio svizzero,sua madre la chiama per sapere come sta e per chiederle cosa preferisce per il pranzo della domenica. Già, perché la domenica mattina Deren torna a casa e passa la giornata con i suoi genitori. È figlia unica. I suoi genitori non le hanno mai fatto mancare nulla: quando se ne è andata di casa dicendo che aveva bisogno dei suoi spazi sua madre è quasi svenuta. Ci ha messo molto tempo a convincerla che non era colpa sua, che non se ne andava perché le aveva fatto mancare qualcosa. Se sua madre, durante la loro conversazione serale, accennava alla sua situazione sentimentale, Deren si innervosiva e chiudeva la telefonata prima del previsto. Si riempiva la vasca di acqua, buttava dentro dei sali, si versava un altro bicchiere di vino e metteva un po' di musica soft, cercando di frenare i pensieri. Poi si spalmava una crema idratante sul corpo, indossava il suo pigiama di seta, si calava la mascherina sugli occhi e si addormentava. Questa era la sua routine quotidiana, che cambiava solamente quando c'erano feste o party dell'agenzia. Non avendo molti/e amici/amiche non aveva neanche una grande vita sociale. Fino al giorno in cui piombò in agenzia Huma, la madre di Can, che insieme al suo strano assistente stravolsero tutti gli equilibri. Anche i suoi. Soprattutto i suoi.      

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