3- Il primo incontro

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«Dimmi La» dice senza guardarmi, controllando che i freni della bici vadano bene.

Quando i suoi occhi incrociano i miei finalmente posso vederli dopo ore. Il lampione sopra le nostre teste gli illumina il viso ancora abbronzato da quest'estate. Giacomo ha un'eterocromia ereditata da sua madre. Lei aveva l'occhio sinistro azzurro e quello destro marrone, Giacomo il contrario.

Mi perdo a guardare quelle iridi diverse che sembrano appartenere a due persone differenti, quando in realtà sono gli occhi del mio migliore amico. Ci siamo conosciuti grazie a questa sua caratteristica.

Narratore esterno

15 anni prima

Il primo giorno di asilo è traumatico per tutti. Ok, non è vero. Ci sono bambini felici di poter giocare con altri bambini e poi quelli che invece piangono perché non vogliono separarsi dalla mamma.

Infine ci sono coloro che vengono esclusi perché sono "strani". Giacomo è considerato come tale. Un bambino di tre anni con un occhio azzurro e uno marrone non è considerato normale dagli gli altri che, appena l'hanno visto, sono scappati. Lo credono un mostro pericoloso che vuole fare loro del male, quando invece è solo un bambino che vuole giocare con la pista dei trenini, magari non da solo.

Così lui è quel bambino seduto nell'angolo che gioca da solo con la pista dei trenini, e gli altri hanno timore di toccare ciò che ha toccato lui.

Ci sono le eccezioni no? Lara fa parte del gruppo di quelli felici di poter stare con i coetanei, felice di poter giocare alle principesse con le amiche che si è appena fatta. Non si sente completamente accolta da loro, che si conoscono già da tempo, ma prova a includersi. Però si sente fuori posto mentre loro parlano di ciò che hanno fatto il giorno prima insieme, mentre lei era con la sua mamma a comprare i pastelli.

E poi il suo sguardo viene attirato da quel bambino. Nota la testa bassa, quindi riesce a vedere solo i capelli biondi molto corti e non pettinati col gel come quelli di tutti gli altri maschi. Il grembiule azzurro ha i primi tre bottoni slacciati e lascia intravedere una maglia bianca con la stampa di un cartone animato.

Lara è incuriosita da quello strano bambino e non capisce perché sia da solo. Perché non prova come lei a fare amicizia? Perché non è felice di essere finalmente all'asilo come lo è lei? È molto confusa, ma soprattutto curiosa come ogni bambino della sua età che è alla scoperta del mondo.

Così leva il diadema che è riuscita a prendere, non è il più bello ma a lei piace. Lo tiene tra le mani e si avvicina a quel bambino misterioso.

Sedutasi accanto a lui, Giacomo osserva le sue scarpine rosa in tinta con il grembiule.

«Ciao, mi chiamo Lara» lo saluta lei. Finalmente alza lo sguardo e Lara vede i suoi occhi. Giacomo si aspetta che inizi ad urlare e che chiami la maestra per dirle che c'è un mostro in classe, insomma... Che faccia come tutti gli altri. Invece Lara gli rivolge un sorriso dolce, «Vorrei gli occhi come i tuoi!» esclama lasciandolo stupito.

Ma Giacomo è contento che quella bambina sia sincera con lui, sente dentro il suo cuore che non lo sta prendendo in giro ma che vuole solo essere sua amica.

«Mi chiamo Giacomo.» Ricambia il saluto con la manina e la invita a giocare insieme a lui con la pista dei trenini. Lara indossa nuovamente il suo amato diadema e lui le dice che è molto bello. Lei arrossisce, felice di piacere al suo nuovo amico, e si siede sul pavimento accanto a lui per giocare ai trenini. Giacomo è sereno. Lara è serena.

Purtroppo anche questa giornata finisce e loro due sono costretti a separarsi, con la promessa di rivedersi il giorno dopo a scuola.

All'uscita c'è la mamma di Giacomo a prenderlo e quella di Lara per portare a casa lei. Entrambe chiedono ai propri figli come sia andato il primo giorno di scuola.

La risposta di Lara è semplice, «Bene! Ho un nuovo amico, si chiama Giacomo.» La sua gioia è incontenibile e fa sorridere Agnese, sua madre, che le chiede ugualmente degli altri compagni, «Simpatici, ma Giacomo è il migliore!» Inizia a raccontare tutto quello che hanno fatto insieme nella giornata, e la madre è felice che abbia un nuovo amico così bravo.

La risposta di Giacomo è un po' più lunga. «Mi hanno preso in giro per gli occhi.» Sua madre Marta sospira e non capisce perché i tempi non siano cambiati come si aspettava. Anche lei ai suoi tempi ebbe alcune difficoltà a relazionarsi per via di come gli altri la facessero sentire a disagio per la sua caratteristica. «Però ho un'amica, si chiama Lara!» E anche lui, come Lara, racconta dei trenini, delle risate e di tutto il resto. E Marta è così sollevata dal fatto che abbia trovato qualcuno che riesca ad accettarlo, anche se non c'è nulla da accettare visto che la sua eterocromia è più che normale. «Dice che vuole i miei occhi!» esclama lui felicissimo.

«Guarda, è lei!» Indica una bambina che parla allegramente con la madre per mano dall'altra parte della strada. «Ciao Lara!» la saluta lui ad alta voce per attirare la sua attenzione.


Quando la bambina si volta Marta la osserva attentamente. I capelli scuri e lunghi che ricadono sulla schiena, il grembiule è tra le mani della madre e indossa una maglietta bianca con dei pantaloni rosa abbinati alle scarpe. Un sorriso euforico si forma su viso magro della bambina che trascina la madre verso di loro. Agnese e Marta si presentano, iniziando a chiacchierare dell'asilo. Giacomo e Lara invece si scambiano un abbraccio, sono venti minuti che non si vedono, ma già si mancavano.

«Sei il mio migliore amico da oggi» afferma Lara. «Cos'è un migliore amico?» domanda confuso Giacomo. «Un amico più speciale degli altri, che non lasci mai» gli spiega. «Allora tu sei la mia migliore amica» replica lui. «Per sempre» promette Lara. «Per sempre.»

Lara

15 anni dopo

Ci siamo promessi per sempre, e per sempre è stato... Fino ad ora. Sono sul punto di rovinare la nostra amicizia.

Ma, riguardando i suoi occhi che mi hanno ammaliata quando ero solo una bambina innocente, penso che non posso più pensare a Giacomo in quel senso. «Nulla, sono pronta» affermo mentendo, in realtà ho paura di tutto quello che mi circonda. Solo Giacomo mi fa stare meglio, ma in realtà ho timore anche di lui.

Mi spiega nei minimi dettagli cosa devo fare, come si fa ad un bambino. In realtà è la terza volta che mi insegna ad andare in bicicletta. A cinque anni suo padre gli ha insegnato e poi lui ha insegnato a me. Quando mio padre è venuto da me per farlo a sua volta è rimasto sorpreso dal fatto che io fossi già capace. A undici anni non mi ricordavo più come fare, Giacomo mi ha insegnato di nuovo. E lo sta rifacendo adesso, a diciassette anni, e questa volta non potrò più dimenticarmi come si va in bicicletta. Non solo perché vivrò in una città in cui la maggior parte del tempo si viaggia in bicicletta, ma anche perché non ci sarà più Giacomo ad insegnarmi come fare. Magari quella della bici come principale mezzo di trasporto ad Amsterdam è solo una leggenda e non la userò poi così tanto.

«Al mio tre datti la spinta ok?» Annuisco. «Non mi lasci vero?» Scuote la testa. Conta fino a tre e poi parto. So che lui è dietro di me, mi sento sicura.

Quando mi fermo noto che, in realtà, è rimasto al punto di partenza. Torno da lui pedalando in fretta, «Hai detto che non mi avresti lasciata!» Il suo sorriso è così bello, visto sotto la luce artificiale del lampione. «Non ti lascerei mai La.»

Spazio autrice

Ciao a tutti miei carissimi lettori! Lara non ha detto la verità a Giacomo... Per ora. Adesso sapete come si sono conosciuti i nostri due protagonisti e dell'eterocromia di Giacomo. Sto per postare su Instagram una loro sorta di presentazione... Non perdetevela!

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