46- Lettera

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Giacomo

3 anni dopo
Casa di Mattia è diversa dall'ultima volta in cui ci sono stato, un anno e mezzo fa. Le pareti ora sono tinteggiate di giallo e non più di bianco. Camera di Silvia è dipinta di un rosa confetto che la fa apparire come la stanza di una bambina, cosa che Silvia non è più da tempo. Lei è seduta a gambe incrociate sul letto dalle coperte bianche e sta guardando qualcosa sul suo computer con gli auricolari nelle orecchie. Indossa un pigiama azzurro, che le sta largo sulle spalle, e i capelli biondi, legati in una coda, sono spettinati.

Quando mi nota, alza lo sguardo, confusa alla mia vista nella sua stanza all'una del mattino. «Ciao Giacomo» mi saluta cordialmente. Dopo la nostra serata ci siamo parlati di nuovo; non siamo mai stati amici a pieno titolo, ma ci siamo sempre comportati normalmente. Temo la sua reazione quando scoprirà che io sono suo fratello e che ci siamo baciati tre anni fa, e che eravamo addirittura intenzionati a intrattenere una relazione, se solo lei non avesse scelto di non farlo.

«Devo parlarti» annuncio, azzardando un passo verso di lei, che non ha alcuna reazione. Nel tragitto fin qui ho rimuginato molto sulle parole da usare per dire tutto a Silvia. Ma dopo prove su prove, mi sono reso conto che non esiste modo indolente per parlarle. In questo momento so che che vorrei Lara accanto a me a rassicurarmi; direbbe sicuramente la cosa giusta. Invece lei non c'è; chissà cosa sta facendo adesso, nella notte buia.

Lara

L'oscurità della notte da cui sono circondata mi soffoca. Sento il respiro bloccarsi in gola e, sdraiata sul letto, vengo assalita da un forte senso di nausea. Mi metto seduta a gambe incrociate nella speranza che passi.

Andrà bene. Andrà bene. Andrà bene.

Mentre tento di convincermi, qualche lacrima bagna il mio viso, e mi ritrovo a singhiozzare con le ginocchia strette al petto, ma il respiro non torna regolare. Mi alzo e comincio a camminare nervosamente per la stanza, prendendomi il capo e passando le mani sul volto stanco. Accendo la luce del bagno che mi acceca, ma in modo piacevole. Poso le mani sul lavandino in marmo, il cui freddo mi fa scuotere dai brividi, e osservo il mio riflesso imprigionato nel grande specchio. Mi sento in gabbia, senza Giacomo.

Guardo gli occhi arrossati e pieni di lacrime. Che cosa sta succedendo? Io non sono così. La Lara di qualche mese fa ce l'avrebbe fatta senza problemi, e se così non fosse stato avrebbe avuto Giacomo al suo fianco. Ma quando il problema è proprio Giacomo, con cui non posso confidarmi, allora cosa posso fare?

Infilo una felpa sopra al pigiama e afferro le chiavi di casa. Abbandono il silenzio dell'appartamento e mi immergo in quello della strada, rotto dalla musica ovattata proveniente dal bar nella via parallela a quella in cui vivo io, mai troppo affollata. Cammino con le mani in tasca e guardo il cielo buio. Osservo le stelle com'era solito fare Leopardi, fin quando non sento l'aria entrare e uscire dai polmoni ad un ritmo regolare. Una fitta al petto mi colpisce, provocando un dolore lancinante che in realtà non esiste, è tutto nella mia testa: la mancanza di Giacomo.

Giacomo

Silvia mi scruta impaziente, mentre mi siedo sul bordo del suo letto, non mi sento a mio agio qui. Prima di dire qualcosa controllo il telefono e rispondo a zia Laura che mi ha scritto un messaggio preoccupato, assicurandole che sto bene.

«Ricordi qualcosa della tua infanzia? Fino ai sei anni circa?» Silvia annuisce pensierosa, «Hai ricordi con i tuoi?» Si sforza di ragionare ma, alla fine, scuote il capo. «Ricordo poco. Ricordo di te, giocavamo insieme, e di Lara. Ricordo le mie amiche. Anche i tuoi genitori, ho molti ricordi di loro. Papà mi ha detto che erano molto amici» racconta.

Spontaneamente mi avvicino a lei, toccandole la spalla. «Non dire nulla» mi minaccia, «Lo so già.» Resto a bocca aperta in seguito alla sua affermazione, «Mesi fa ho trovato una lettera di Marta a mio padre, la ho qui.» Allunga il braccio verso il comodino in legno bianco, con i cassetti rifiniti con motivi floreali. Apre il primo cassetto, dal quale estrae un foglio che mi porge.

Caro Mattia,
se stai leggendo questa lettera, allora è successo qualcosa a me e Alessio che ci impedisce di prenderci cura dei bambini. Non voglio mentirti, l'ho fatto già abbastanza: io sono convinta che la nostra relazione sia stata un errore madornale, però ha portato due cose meravigliose; quindi ti ringrazio. Se stai leggendo questa lettera, allora è giusto che tu sappia che Alessio non poteva avere figli e che sono rimasta incinta di te. Quindi ti dovrei chiedere di prendere entrambi i bambini, ma in verità vorrei chiederti di rinunciare a Giacomo per lasciarlo con mia sorella Laura. So che anche tu, come molti, pensi che lei non sia adatta... ma ti sbagli. Voglio lasciarle Giacomo perché lui lo saprà. Spero che se dovesse succedere il motivo per cui stai leggendo questa lettera, loro siano piccoli. Ma Giacomo è troppo intelligente per non capirlo. Quindi, se le mie speranze si avvereranno, prendi Silvia e non raccontarle nulla. Ti ho amato, Mattia, e lo farò per sempre, e so che tu hai ricambiato i miei sentimenti. Quindi, per favore, prenditi cura di Silvia e mantieni i contatti con Giacomo. Un giorno loro due lo scopriranno e mi odieranno, ma spero che da quel giorno possano stare insieme, da fratelli. Spero che quel giorno Silvia possa essere la Teresa di Leopardi per Giacomo, e che lui provi per lei un amore fraterno. Fa sì che siano felici, ne sei in grado perché, se te lo avessi permesso, saresti stato un gran padre. Quindi ne approfitto anche per scusarmi con te per tutto il dolore che ti ho inflitto. Sei venuto al mio matrimonio, soffrendo nel vedermi all'altare con un altro; sei stato il padrino di battesimo dei miei figli, di quei due gemelli straordinari. Ti ho scelto perché meritavi di avere, anche se solo simbolicamente, il ruolo di loro padre. Mi dispiace di aver iniziato una storia con te, una storia sbagliata e clandestina che, però, ha portato a Giacomo e Silvia, che ora stanno giocando al principe che salva la principessa. Non nego di averti amato e di esserti grata, ma non posso dire di non amare Alessio: è la mia famiglia e mi rende così felice. I bambini vogliono pane e marmellata, devo lasciarti. Grazie per ciò che hai fatto e che farai, per me e per i nostri figli.
Per sempre tua,

Marta

«E non hai fatto nulla?» mormoro con voce roca, «Dovrei incolpare mio padre di una cosa che non sa?» Aggrotto la fronte scorrendo gli occhi sulle parole scritte a penna nera. «Non ha mai letto questa lettera. Quando il postino l'ha portata avevo otto anni, mi piaceva e l'ho messa in camera mia in un nascondiglio segreto che ho riaperto solo qualche mese fa. Però non ho detto nulla» dice «Ora lo sa» replico.

«Quindi sei Silvia Riva, non Russo» osservo dopo un po' di silenzio, ma Silvia scuote vigorosamente il capo. «No Giacomo, io sono Silvia Russo. Tu sei Giacomo Russo, non Riva.»

Spazio autrice
Ciao a tutti amici, come va? Mi dispiace di non aver aggiornato ieri, ma sono stata un po' impegnata. Eccoci qui con la scoperta da parte di Silvia, ma lei lo sapeva già tramite la lettera di Marta.

Non posso dilungarmi troppo, quindi vi lascio e vi auguro una buona giornata!💕

Instagram Wattpad= giuliascrive4
Instagram privato= giuliacattii

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro