63- Una foto che distrugge

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6 mesi dopo
«Pronte?» chiediamo in coro, scoppiando in una risata. Abbiamo tenuto nascosto il risultato per vederlo tutte insieme.

Davanti al grande specchio di camera di Cecilia e Bianca, leviamo gli asciugamani che abbiamo messo per non vedere. Tutte e quattro abbiamo i capelli dello stesso colore, un rosso tendente al castano, abbastanza scuro. Su Amelia sta d'incanto, così come su Bianca e Cecilia che erano quelle meno convinte a farlo. «Forse non me ne pentirò» osserva Bianca toccando la chioma.

«Decisamente no» commenta in risposta la sorella. Amelia viene da me e mi abbraccia, «Ti senti meglio?» chiede davvero interessata. Mento e rispondo di sì.

Poco dopo Tommaso e Andrea, usciti a fare un giro, rientrano in casa e ci guardano con occhi sconvolti. «State diventando Andrea?» domanda Tommaso sfilando la giacca. Poi si avvicina a me e mi posa un bacio sulle labbra, passando la mano tatuata tra i miei capelli.

«Chi ha fatto quel capolavoro?» chiede Andrea ammirando i capelli di Cecilia, «Io» rispondo alludendo alla sorella minore. «Devo fare la tinta.» Mi prende per il braccio e mi trascina in bagno, lasciandoci alle spalle Tommaso. che sbuffa una risata, e le altre che ci seguono.

Quando Andrea si siede sullo sgabello, dopo avermi passato la scatola, noto che sulla cute la ricrescita scura è più che evidente.

Osservando il colore delle punte ripenso all'occhio azzurro di Giacomo e mi assale la malinconia, mi manca così tanto.

«La, ti stanno chiamando» mi avverte Amelia mentre le mie mani sono tra i capelli di Andrea. Quando mi mostra il display, dove leggo quel nome, mi sfilo in fretta i guanti e le chiedo di continuare per me. «Tranquillo Andre, i miei capelli li ha fatti lei.»

Scappo nella prima stanza che trovo, quella di Tommaso e Andrea, e mi siedo sul letto del primo.

«Lara» dice la sua voce non appena rispondo. «Ciao» replico con il respiro affannato per il nervosismo. «Come stai?» chiede con imbarazzo. «Bene, tu invece?» Risponde che sta bene. «Come mai mi hai chiamata?» domando infine, stroncando il momento di falsa cordialità. «Giacomo non sta bene» ammette. «Che intendi?» La sento sospirare afflitta. «Fatica a esistere Lara» dice colpendomi il cuore come una lama. «Io non gli basto, lo sai anche tu.» Il tono malinconico con cui lo dice mi fa assalire dai sensi di colpa. «Miriam io...» comincio, ma lei mi interrompe. «Lara, so che non sembro intelligente e soprattutto sembro molto superficiale, ma tengo tanto a Giacomo, lo sai perché non sei stupida nemmeno tu. Ma lui non tiene a me, sai che non lo fa. Ti ama e sceglierebbe te a qualunque cosa, forse persino ai suoi genitori... ma Lara... l'altro giorno è sparito.»

Il fiato mi si mozza in gola e fatico a parlare. «Era al cimitero, inginocchiato davanti alle lapidi dei suoi e le fissava, il guardiano ha detto che era lì dalle quattro del mattino, erano le dieci di sera. Sta male.»

Stringo forte il pugno della mano libera, le unghie cresciute si infilzano nella carne e il dolore mi riporta alla realtà. «Prendi il suo telefono. Cerca il contatto del Dottor Marchini» le dico. «È stato il suo psicologo per molto tempo, sono andata a molte sedute con lui. Manda Valerio insieme a lui, lo accetterà. Prenoto un aereo e vengo lì, se mi vorrà sarò felice di aiutarlo.»

Il silenzio segue le mie parole «Siamo a questo punto?» chiede preoccupata. «Lo ami?» sbotto infine. «Sì, Lara» ammette. «Allora amalo anche per me ok?» la voce incrinata la fa singhiozzare. «Amalo tu per me, ti prego, perché io non sono degna di amarlo, non sono all'altezza di voi due.» Mi sdraio sul letto, sentendo i muscoli rilassarsi. «Non possiamo» mormoro, facendola ridacchiare. «Ti ama così tanto» borbotta con voce rotta. «E tu ami lui» controbatto, «Ma mai quanto lo ami tu» sospira. «Adesso vado, stammi bene Lara... ah, scusa per tutto.» Riattacca senza aspettare che io le risponda.

Resto per un po' a fissare il soffitto bianco, sperando che mi dia il coraggio di prenotare un aereo. Dovrei dirlo ai miei genitori questa volta, non mi va di continuare a mentire. Andrei mille volte da Giacomo per aiutarlo, e lo accompagnerei anche dal dottor Marchini, perché so che con me lì dentro si sente a suo agio; ma farei la cosa giusta? Ho allontanato Giacomo da me per vivere una vita decente anche senza di lui, per smettere di amarlo e soffrire; ma, nel mentre, il mio respiro comincia a destabilizzarsi costringendomi a mettermi seduta a gambe incrociate sul letto di Tommaso. Stringo il telefono nella mano e mi faccio male, con l'altra mi tiro i capelli ormai rossi. Il dolore mi fa sentire meglio. Ma non mi sento davvero bene, così inizio a non riuscire a vedere più, la vista appannata e macchie nere si presentano davanti ai miei occhi.

Stacco la mano dalla cute e la poso sulla gamba sinistra, nello stesso punto in cui l'ha posata Giacomo sei mesi fa, sento ancora il calore dei suoi baci dopo tutto questo tempo. «Sei la cosa più bella che Dio abbia creato, Lara Palmieri» ripeto cento volte a bassa voce, sperando che nessuno stia origliando dietro alla porta. Quando finalmente riesco ad immaginare la voce di Giacomo e lui accanto a me, torno normale.

In fretta sblocco il telefono ma, prima di andare su Google a prenotare un biglietto, entro su Instagram. Trovo una storia di Giacomo. Esito un po', ma alla fine clicco sopra il cerchietto colorato e mi preparo.

Blocco il display e mi alzo, infilando il telefono in tasca e vado dagli altri. I miei passi pesanti attirano la loro attenzione. Mi avvicino a Tommaso, chinandomi su di lui, «Andiamo a fare un giro?» propongo, annuisce in risposta.

Mezz'ora dopo ci troviamo nel parco vicino a casa mia dove vengo a correre spesso. Siamo seduti su una panchina sotto una grande quercia, le cui foglie creano delle ombre sul prato verde, mosse dal leggero venticello.

Visto che sto davvero imparando ad essere normale, ho la testa posata sulle gambe di Tommaso, che mi sta accarezzando i capelli con dolcezza. Restiamo in silenzio, io guardo i suoi lineamenti pronunciati e i tatuaggi che spuntano dal colletto della felpa scura; i suoi occhi sono puntati nei miei e i capelli ricadono sulla fronte.

Dopo un po' mi alzo, accoccolandomi tra le sue braccia, «Facciamo una foto» propongo tirando fuori il telefono dalla tasca della giacca. Appena apro la fotocamera decidiamo di fare una faccia buffa, la sua mi fa scoppiare a ridere, lui mi imita. Poi mi prende il viso con la mano e mi bacia dolcemente, emettendo un mugolio per dirmi di scattare. Così schiaccio sullo schermo qualche volta, prima di staccarmi da lui. Torno con la testa appoggiata al suo petto, il suo profumo penetra nelle mie narici e non è così male.

Guardiamo le foto scattate ridendo per certe facce e riesco a cancellare i brutti pensieri dalla mia testa. La foto in cui le nostre labbra sono attaccate, quasi come se ci fosse della colla tra loro, è venuta bene, ma la malinconia mi assale.

Davanti ai suoi occhi apro Instagram e la metto nella storia, taggandolo e inserendo un'emoji con un cuore. Nonostante il mio dito si obblighi ad esitare, io premo in fretta e strappo il cerotto. Quando la storia si carica cerco di non guardare le visualizzazioni e spengo il telefono, nascondendolo in tasca.

Qualche ora dopo, stesa sul letto di camera mia e tornata da poco, controllo se lui l'ha vista.

Scorrendo tra la lista di persone il suo nome campeggia, Giacomo Riva l'ha vista. Schiaccio sul suo profilo e mi soffermo a guardare la foto profilo, una foto fatta a New York a Time Square, credo l'abbia scattata Alex che si è rivelato un gran fotografo, tanto che anche la mia l'ha fatta lui. Tra i post trovo alcune foto della nostra vacanza, da solo, con me e con Vale. Trovo anche una foto di me da sola davanti al Disney Store che abbiamo trovato. Ho le braccia alzate e rido felice, aspettando che Giacomo scatti la foto in modo da poter entrare; alla fine non ho comprato nulla per i prezzi esorbitanti. Continuo ad osservare lui girato di spalle in centro, tra le luci di natale; lui allo specchio prima di una festa; lui e Valerio in gita a Londra; io e lui e così tante foto che mi fanno piangere.

Nonostante io sappia che farlo mi provocherà un dolore immenso, guardo di nuovo la sua storia. Quando vedo il suo braccio stretto attorno alla vita di Miriam il mio cuore si spezza. Le loro labbra si toccano esattamente come quelle mie e di Tommaso nella mia storia. Vedo il braccialetto con il palloncino ancora stretto al suo polso e sorrido, non mi ha lasciata, come io non l'ho fatto con lui.

Passo una mano sul viso e mi pongo la stessa domanda che mi faccio dal giorno all'aeroporto: se non ora, quando? Che senso ha aspettare ancora, se voglio Giacomo lo voglio adesso, ho già aspettato abbastanza.

Sapete, c'è una ragazza: lei sta imparando, imparando a stare lontana dalla paura e a usare più il cervello... ma in realtà lei sta solo imparando a vivere. Lei sta crescendo, lei sono io.

Tolgo il dito dallo schermo e aspetto che la storia si chiuda, la ama. Una stupida foto mi ha distrutta.

Giacomo

Continuo ad osservare quella foto da ore, come se non potessi fare altro, in realtà domani ho un compito di inglese per cui non ho neanche aperto libro. Ma questa schifosa foto, questa foto con lui che la merita molto più di me, mi ha distrutto.

Spazio autrice
Bentornati miei carissimi lettori, mi dispiace di essere riuscita ad aggiornare solo ora, ma meglio tardi che mai.
Se grazie all'inaspettata telefonata di Miriam pensavamo che Lara potesse tornare in Italia... beh, ci sbagliavamo! Le storie di Instagram dei nostri due protagonisti hanno distrutto l'altro, allargando ancor di più la crepa che li separa.
Ma ci saranno altri eventi, ovviamente. La fine non è ancora arrivata, quindi vediamo insieme come va.
Vi lascio qui sotto tutti i social dove potete seguirmi e spero davvero tanto che il capitolo vi sia piaciuto!

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