8- Siamo una cosa sola, come lo siamo sempre stati

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Il mare mi ha sempre calmata, che fosse pieno di gente o deserto. Il rumore delle onde è stato colonna sonora di alcuni pezzi molto rilevanti della mia esistenza. Ha fatto da sfondo soprattutto a brutti momenti della mia vita e anche di quella di Giacomo.

Ma oggi, nonostante non sia una bella giornata, o dovrei meglio dire nottata, non penseremo a ciò a cui siamo stati messi davanti troppo presto.

Così torniamo sulla stessa spiaggia di prima. Quando levo le scarpe passeggio fino alla riva, godendomi la sabbia fredda sotto i piedi che dovrebbe darmi fastidio visto il clima ottobrino, ma io mi godo il mare congelato quando mi tocca e anche l'aria che sferza sul mio viso.

Guardo l'orizzonte e poi dietro di me. Giacomo è lontano a sistemare le bottiglie sul telo. Così mi dichiaro nella mia testa, come ho fatto tante volte.

Pochi istanti dopo il suo braccio mi cinge le spalle. Anche lui ha tolto le scarpe e immerso i piedi nell'acqua.

«Mi mancherà il mare» ammetto con un sospiro. «A me mancherai tu.» Si passa una mano tra i capelli biondi che gli infastidiscono il viso. «Sei stato tu a dirmi di non deprimermi» gli faccio notare. «Lo so, ma mentre ero laggiù ti ho guardata da sola e poi ho riflettuto che d'ora in poi saremo sempre così: lontani.»

Quasi piango dopo ciò che ha detto. Ok, lo vorrei fare davvero tanto, ma poi piangerebbe anche Giacomo e mi sono promessa niente lacrime fino a domattina.

«Ora beviamo e realizziamo questo punto e non pensiamoci troppo ok?» Annuisce alla mia proposta.

Mentre torniamo dove lui ha steso la coperta guardo l'orologio. Sono le cinque del mattino e tra quattro ore la mia sveglia suonerà, ma avrò tempo per dormire su quel volo aereo che mi porterà direttamente davanti al mio incubo: Amsterdam, che possiamo anche definire la lontananza da Giacomo.

Così ci ritroviamo seduti a gambe incrociate l'uno davanti all'altro e ci dimentichiamo di quanto le nostre vite si divertano a deriderci e iniziamo a bere da una delle tante bottiglie. Quando l'alcool mi attraversa la gola mi fa sentire viva, brucia così tanto e vorrei che non smettesse mai.

Il sole sta sorgendo quando finalmente trovo la forza di alzarmi barcollando. Guardando l'orologio noto che sono le sette e che ci siamo addormentati.

La testa mi esplode e ho una leggera nausea. Giacomo non è sdraiato dov'ero io fino a poco fa, ma sta osservando il mare. Così lo raggiungo e mi affianco a lui nel più totale silenzio.

«Manca il gelato» gli dico. «Manca anche baciarci» mi ricorda rivolgendomi un sorriso.

Due occhiaie scure gli contornano gli occhi. «Come stai?» domando innocentemente e lui capisce che le ho notate e che ho capito che non sono dovute a stanotte. Sta soffrendo a causa mia. «Non devi preoccuparti per me La» prova a tranquillizzarmi. «Sei il mio migliore amico è ovvio che mi preoccupi di te Giacomo.»

Spettina i capelli biondi con le mani. «Come cazzo dovrei fare senza di te, eh? Sei l'unica persona decente su questo mondo che fa schifo e te ne stai andando. Non assumerti colpe che non hai Lara perché nessuno ha colpe. Io dovrei essere felice perché avrai così tante possibilità ad Amsterdam. Io amo dove vivo, ma solo perché ci sei tu Lara. Non mi frega un cazzo di andare in discoteca o a scuola se so che non ci sarai tu a farmi aspettare perché sei sempre in ritardo. Non mi va di fumare una sigaretta intera da solo o di prendere un caffè alle macchinette da solo. Non mi va di dover pagare qualcuno perché non capisco un cazzo di matematica. Non mi va che tu non sia qui.»

La mia promessa l'ho infranta. Inizio a piangere e sembra che io non abbia intenzione si smettere. Giacomo questa volta non mi dice di non farlo, inizia a piangere con me. Mentre guardiamo le lacrime scorrere senza sosta sulle guance dell'altro siamo una cosa sola, come lo siamo sempre stati.

Fa un passo verso di me, e siamo così vicini che, se non fosse più alto di me, le lacrime si fonderebbero.

«Vuoi che io realizzi il punto di baciarci?» domanda. «No Giacomo, voglio che tu mi abbracci e non ti dimentichi di me.» Così lo fa. Mi prende tra le sue braccia e mi lascia un bacio sulla fronte, restando il più possibile a contatto. Le sue labbra sono fredde come la mia pelle e mi chiedo come sarebbe sentirle a contatto con le mie. Però so che ho fatto bene a rifiutare, era la cosa più giusta da fare per entrambi.

Restiamo un po' così, stretti l'uno all'altro davanti all'immensità del mare come se fossimo due ragazzi normali che si stanno abbracciando, quando in realtà siamo sul punto di crollare e ci stiamo solo sorreggendo a vicenda, come abbiamo sempre fatto negli ultimi quindici anni.

«Andiamo a prendere il gelato e ti riporto a casa, se tua madre ci becca siamo fottuti.» Rido alla sua frase, raccogliamo le nostre cose e andiamo verso la gelateria dove ci portava Marta. Il mal di testa è passato, ora mi sento decisamente meglio.

«Per me un cono cioccolato e panna» dice Giacomo, «Per lei menta e stracciatella.»

Sorrido perché, d'ora in poi, non ci sarà più nessun Giacomo in grado di ricordare tutti i gusti di gelato che mi piacciono.

Nessuno potrà prenderlo per me senza sbagliare, nessuno capirà quale voglio quel determinato giorno. Nessuno sarà Giacomo Riva.

Spazio autrice
Bentornati miei cari lettori in questo nuovo capitolo! Come state? Mi scuso per l'assenza ma sono stata un po' impegnata... Ma eccomi tornata con una nuova parte. Come andrà avanti secondo voi? Lara ha ragione dicendo che nessuno è come Giacomo? Se vi va fatemelo sapere nei commenti! Ciao!

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro