Prologo

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Che cos'è la Normalità? Che domanda stupida e banale, è facile dire che cosa sia: andare a scuola, amare e venire amati, mangiare, bere. Le consideriamo azioni 'normali', ma in fondo si trattano di concetti astratti e soggettivi, perché non è così per chiunque. Per certa gente in Africa riuscire a mangiare è un miracolo, in alcuni paesi asiatici andare a scuola è una fortuna, e certe persone non conoscono neanche che cosa voglia dire la parola 'amare'. Eppure noi identifichiamo queste cose come la normalità. Al giorno d'oggi è diventata una parola quasi inutile, perché è scontato che ciò che facciamo noi abitualmente lo fanno anche tutti gli altri. Non ci fermiamo a riflettere che essa è qualcosa di relativo, differenziata non solo dallo stile di vita di una persona, ma anche dalla cultura o dallo stato sociale in cui ella si trova. Non è facile individuare dei concetti universali di normalità, perché non tuttu vivono nello stesso identico modo. C'è chi abita in una bella casa lussuosa, ma i genitori sono assenti e trascorrono le loro giornate da soli, e chi invece vive sotto un ponte ed è la persona più felice di questo mondo. In questo caso, per noi sarebbe 'normale' che i primi siano più felici dei secondi, perché possiedono tutto ciò che desiderano, nonostante non sia così realmente. Ci sono situazioni contrastanti che si presentano di fronte a noi tutti i giorni, tuttavia non cogliamo il vero significato, quello che c'è sotto la superficie, in profondità, perché siamo talmente accecati dalla nostra nube di abitudini che non riusciamo a vedere cosa c'è oltre. O spesso, non vogliamo. Esiste gente che preferisce rimanere in questa sua nebbia di 'normalità' per la propria salvezza. Omertà, paura, ecco cosa popola la vita di determinate persone, cosa vuol dire 'normale' per chi vive in luoghi in cui o si presta attenzione alle proprie azioni e parole, o si perisce sotto un governo totalitario e chiuso. La normalità, quindi, altro non è che un insieme di abitudini: fin da piccoli ci viene i segnato cos'è giusto e cosa è sbagliato, quali azioni si possono fare, gli istinti che bisogna sopprimere per non essere considerati matti. Essere normali vuol dunque vivere in un vortice di abitudini che ci vengono imposti dal momento in cui esaliamo il nostro primo respiro, quando il primo pianto di vita si diffonde nei corridoi dell'ospedale. Anche se non ce ne rendiamo conto, siamo costantemente bombardati di stimoli che ci impongono determinati comportamenti da seguire e bisogni futili. Un esempio è la pubblicità: perché i bambini, dopo che hanno visto uno spot di qualche giocattolo, lo vogliono a tutti i costi? Perché ci sembra giusto non mangiarci tra simili?
La società ci porta ad individuare determinati elementi che poi definiamo con il termine di 'normale'. Ma per chi viene da un paese sperduto, è normale che quasi chiunque possa avere un telefono, se può permetterselo? La normalità varia quindi anche in base alle leggi che ci sono, le quali vanno a catalogare ciò che bisogna obbligatoriamente fare se si vuole far parte di quella società. Se si vuole vivere con delle persone diverse da noi, bisogna imparare ad entrare nella loro normalità. Come si fa? Basta semplicemente interiorizzare i valori della cultura, perché non esiste società senza cultura e viceversa.
Perciò, se si deriva da un'altra mentalità, si deve sostituire con quella nuova?
È qui che entra in gioco la stranezza della normalità: non si tratta di un'unica cosa condivisa da tutti, ma da un miscuglio sempre in continuo contatto di diversità e differenziazione. Quello che consideriamo normale oggi prima non lo era, o almeno, lo era per un singolo gruppo abbastanza ristretto.
È così essenziale individuare che cosa sia la normalità, dunque? Perché tentiamo ogni volta di 'convertire' le persone e convincerle che quello che facciamo noi sia normale? E soprattutto, perché rinchiudiamo chi pensiamo non lo sia in strutture specializzate? Come se fossero affetti da una terribile malattia contagiosa e, nella maggior parte dei casi, non curabile?
Spesso non ci rendiamo neanche conto delle azioni che compiamo, non sappiamo del perché decidiamo di fare in un certo modo. Questo perché siamo semplicemente abituati a reprimere degli istinti che la società vieta. La sociologia -la scienza che studia le varie società- e l'antropologia -la scienza che studia le varie culture- da sempre hanno tentato di capire il motivo per cui diverse società fossero influenzate da diverse culture, giungendo alla conclusione finale che ogni piccolo popolo da cui si sono evolute credeva in cose molto simili tra loro, ma differenti. Gli Egizi e I Greci credevano in dei e dee, ma mentre nella religione dei primi erano esseri con sembianze umane tranne la testa, che era di un animale; per quanto riguarda i secondi, invece, avevano fede in divinità diverse per quanto riguarda i poteri e l'immortalità, ma identiche agli esseri umani nei pregi e difetti e anche nell'aspetto fisico. Essendo diversi, rimaniamo pur sempre legati da ciò che andiamo a definire come normale, che spesso altro non è che la nostra cultura.
Ma la normalità non si racchiude solo a questo, che alle volte può risultare anche abbastanza complicato e lontano dalla vita quotidiana. Spesso, essa si trova dove neanche riusciamo a immaginare. Proviamo a pensare a qualcosa a cui non facciamo neanche caso: la celebrità. Siamo abituati a sentir parlare di persone famose, coloro di cui molte ragazze e molti ragazzi si infatuano, recitano, cantano o semplicemente mettono a disposizione il proprio corpo per le sfilate. Ma per loro, che cosa vuol dire la normalità?

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