#4 La prima luna

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È la prima volta che vengo invitato a una delle famose feste di Riccardo Spitalieri, il famoso influencer delle cerimonie, tre milioni di follower su instagram e facebook. Non riesco ancora a credere che i miei amici siano riusciti a farci inserire nella lista degli invitati.

Per l'occasione ho comprato un costume da vampiro e modestamente, devo dire che il completo mi sta discretamente bene. Mi osservo in uno dei numerosi specchi posti alle pareti: le mie labbra risaltano sul volto pallido e il tocco di matita nera sotto gli occhi mi dona un'aria proibita e pericolosa tipico dei vampiri.

Prendo un calice di vino rosso da un cameriere, mentre un tizio travestito da lupo mannaro fa lo stesso. Poi allunga il suo bicchiere verso il mio per fare un brindisi.

"Ciao Andrea." mi saluta.

"Ciao Marco, scusa, non ti avevo riconosciuto subito." ammetto, alzando nuovamente il calice nella sua direzione.

Lui fa un cenno con la testa, poi si avvicina e mi sussurra all'orecchio: "Vieni con me: ti devo mostrare una cosa fighissima."

Lo seguo in mezzo alla folla e non lo perdo solo grazie alla sua coda, che spunta tra le gambe degli invitati. Entriamo in un corridoio di servizio, per poi sbucare nell'immenso giardino della villa. Superiamo statue in stile greco, prati all'inglese e la piscina che fa da sfondo alle feste estive di Riccardo Spitalieri.

Parlottiamo della festa e di quanto sia incredibile essere stati invitati. Almeno, io parlo; Marco è silenzioso, come suo solito.

"Cosa vuoi mostrarmi?" La curiosità mi sta divorando.

"È una sorpresa" sorride. "E poi siamo quasi arrivati."

Alzo il naso dai miei piedi per la prima volta dagli ultimi cinque minuti e mi accorgo che siamo in una foresta. Gli alberi assumono tutto un altro aspetto dopo il calare del sole e ogni tronco contorto mi fa accapponare la pelle. Le foglie che vibrano sembrano sussurrare strane parole al vento, mentre i rumori dei piccoli animali del sottobosco mi fanno sobbalzare ogni mio passo. Leggermente impaurito chiedo a Marco dove stiamo andando.

"Beh, è ovvio, stiamo andando nella foresta. Gli altri sono già arrivati, ci stanno aspettando là."

"Ma, perché siamo qui e non alla festa di Riccardo Spitalieri?" pronunciare il suo nome mi risolleva il morale di poco, facendomi dimenticare per un attimo la leggera sensazione di ansia che mi pervade all'altezza dello stomaco.

"Ma noi siamo alla festa di Riccardo! L'hai visto alla villa? No, vero? Bene, e non hai visto nemmeno gli altri alla villa, giusto?"

"No, nessuno di loro. Infatti mi stavo chiedendo dove fossero."

La loro assenza e la foresta mi stanno facendo venire i brividi.

"Beh, loro ci stanno aspettando alla vera festa di Riccardo Spitalieri, quella privata. Giorgio è riuscito a farci inserire anche in questa lista più ristretta. Penso stia frequentando una tipa che lavora per lui" mi confida, facendomi l'occhiolino.

Ah, ecco, come abbiamo fatto a infiltrarci tra gli invitati! Devo ricordarmi di ringraziare Giorgio appena lo vedo.

"Spitalieri ha scelto la location perfetta per una festa di halloween non trovi?" continua Marco. "Pensa che figo, anche questa foresta è sua. L'ha comprata insieme alla villa e ha deciso che avrebbe svolto qui la cerimonia più privata prima di dare inizio al grande evento in villa insieme a tutti gli invitati."

Quando Marco finisce di parlare, siamo arrivati in una piccola radura, dove alcuni alberi sono stati tagliati. Sui ceppi rimasti sono comparse piccole famiglie di funghi o del muschio umido. Mi abbasso per contare quanti anni aveva il tronco che è stato reciso: "Sette linee, quindi sette anni, giusto?" chiedo a Marco.

Lui non mi risponde. Mi giro, ma non lo vedo più. Dove si sarà cacciato? Provo a chiamarlo, ma non c'è nessuno.

Un ululato in lontananza mi fa accapponare la pelle. Che sia un rumore della festa? Riccardo è proprio bravo ad ambientare i suoi eventi: il verso del lupo sembrava vero. Ne sento subito un altro e decido di seguirli per raggiungere il gruppo. Non so dove sia sparito Marco, ma di sicuro non voglio restare da solo nel cuore della foresta.

Arrivo in un'altra radura e vedo finalmente un movimento tra gli alberi. Sto per avvicinarmi, quando qualcosa esce dall'oscurità. Sembra un animale, ma si regge su due zampe. Sembra un umano, ma è ricoperto di pelo grigio. I suoi occhi gialli luccicano nel chiarore della notte. Ora che lo guardo bene è identico al costume di Marco, solo di un altro colore: deve averlo comprato nello stesso negozio. Il ragazzo mascherato si raddrizza e inarca la schiena all'indietro, gridando al cielo. Rabbrividisco: non è un grido, è un ululato.

Indietreggio impaurito. Sarà anche una festa, ma per me è un po' troppo: non ho il fegato per certi scherzi. Mi giro per tornare verso la villa, quando dagli alberi dietro di me compare il mio amico.

"Marco, sei tornato finalmente. Mi hai fatto prendere paura. Il tuo amico è davvero bravo a ululare, mi sono quasi pisciato addosso" ammetto, felice di aver rivisto una faccia amica.

In tutta risposta ulula anche lui.

"Beh, anche tu sei molto bravo. Come ci riuscite? Siete fantastici!"

"Oh, vedi Andrea, è molto semplice: noi siamo lupi mannari" mi rivela, il tono è glaciale.

Io scoppio a ridere.

"Dai, Marco, il gioco è bello quando dura poco. Mi avete già fatto cagare sotto dalla paura, non è necessario continuare lo scherzo."

Loro non rispondono.

"Perché è uno scherzo, vero?" Il tremolio della voce tradisce la mia ansia.

"Ti conviene correre, Andrea."

Non me lo faccio ripetere due volte. Adesso ho davvero paura. Con uno scatto da oro olimpico mi giro e scappo via. Non possono essere lupi mannari, continuo a ripetermi. I lupi mannari non esistono.

Sento un braccio afferrarmi la gamba. Manco l'appoggio del piede e cado a terra con uno scivolone. Un dolore lancinante mi prende il polpaccio: qualcosa mi ha morso. Fa malissimo, come se mille spilli mi perforassero la gamba. Mi rialzo a fatica, ma non riesco ad appoggiare l'arto a terra.

"Dovevi correre più veloce."

Sono loro. Mi hanno raggiunto.

Mi prendono con la forza e mi portano alla radura con i ceppi. Lì ci sta aspettando una quindicina di altri tizi, travestiti tutti da lupo mannaro. Al centro del gruppo c'è un tipo molto grosso, che fa sembrare gli altri delle esili statuine. Si erge in tutta la sua lunghezza e inizia a ululare seguito da tutti gli altri, compresi i miei due accompagnatori.

"Cosa vuol dire tutto questo? È questa la festa privata di cui mi parlavi?" chiedo spaventato a Marco.

Lui e il suo amico scoppiano in una risata agghiacciante.

"Non l'hai ancora capito? Ti stavo prendendo in giro! Non c'è nessuna festa, era solo un pretesto per portarti nella foresta. Per portarti da noi."

Il terrore mi paralizza.

"Adesso inizierà la festa. Per noi."

È stato l'altro a parlare, per la prima volta. La sua voce profonda sembra provenire da un altro mondo. Inizio a divincolarmi, ma i due non mollano la presa.

La luna piena fa capolino da dietro le nuvole, illuminando la scena con una luce sinistra. Vengo condotto a un ceppo, circondato dai lupi.

"Lo senti il mio morso sul polpaccio? Non volevo farti male, ma ci serve il tuo sangue per poter completare la trasformazione. E poi volevo assicurarmi che non fuggissi."

Sento il cuore pulsarmi all'altezza della ferita. Mi sollevano la gamba sopra il tronco e lasciano che alcune gocce rosse colorino la superficie legnosa. Poi quello più grosso di loro si avvicina a Marco e gli morde un braccio. Anche lui si avvicina al tronco e lascia gocciolare il suo sangue. Non appena i due si mescolano, la luna diventa rossa e il mio corpo inizia a scuotersi.

Le mie braccia si ingrossano, mentre la schiena si allunga e si piega leggermente in avanti. Dei folti peli fulvi iniziano a comparirmi su tutto il corpo, mentre le orecchie e il naso si allungano, permettendomi di sentire suoni e odori che fino a un attimo fa non recepivo. Sento qualcosa allungarsi poco sopra il mio sedere e iniziare a muoversi come se stessi... scodinzolando? Vorrei fuggire, ma sono paralizzato.

A un certo punto tutto si ferma, Marco e l'altro tipo mi lasciano e io mi rialzo in piedi.

"Andrea, adesso sei uno di noi."

Sento una forza dirompente effondersi dentro di me: non ho più paura, mi sento invincibile.

"La vedi?" mi dice allora indicando il cielo. "Quella è la tua prima luna. Direi che è arrivato il momento di salutarla come si deve."

Il mio ululato si unisce a quello dei miei nuovi compagni in un canto di adorazione alla prima luna del mese.

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