Capitolo 1 Il Progetto Armonia

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Rafflesia recuperò la borsa in pelle nera di Gucci, con i manici di bambù, dalle mani degli agenti di sicurezza dello S.H.I.E.L.D., all'entrata del palazzo. Prese il passi che le porgevano, appuntandolo sul bavero della giacca, e si incamminò verso gli ascensori. Entrò in quello di destra e premette il pulsante corrispondente al piano dello studio di Nick Fury. Chissà cosa diavolo aveva in mente il suo amico. L'aveva chiamata, dicendole che doveva parlarle e temeva fosse giunto il momento di pagare il suo debito.

Qualche anno prima, nel corso di un'operazione a Bangkok con la sua squadra, uno dei suoi uomini era caduto in un'imboscata. Era stato condotto nel carcere della città, in attesa di essere processato, o meglio, condannato a morte, secondo le leggi locali. Il piano di Rafflesia di liberarlo non si sarebbe mai potuto realizzare, senza l'aiuto delle forze speciali in appoggio, ma l'F.B.I. e la CIA se ne erano lavati le mani; con i suoi contatti, aveva cercato aiuto presso l'MI6 ed il Mossad. Con un nulla di fatto. Quando aveva pensato che tutto fosse perduto e che non avrebbe più rivisto il suo collega, era comparso lo S.H.I.E.L.D.; Fury in persona, che si era offerto di aiutarla a liberare il suo uomo. La missione aveva avuto successo e Nick le aveva detto che era in debito di un favore, che prima o poi le avrebbe chiesto in cambio. Il poi era arrivato, a quanto pareva.

Rafflesia Tyler era la più brillante profiler dell'F.B.I. della costa orientale, un agente operativo di grande esperienza. E Fury un amico di vecchia data di sua madre Rebecca e di suo padre, il Senatore Rudy Tyler, con cui aveva condiviso molte battaglie per i diritti civili.

Aveva percepito, nel corso della telefonata, parecchia preoccupazione nelle parole del nero, che non aveva voluto rivelarle di cosa si trattasse; non le sembrava strano, tuttavia, facesse il misterioso, visto il lavoro che svolgeva.

Si mosse con sicurezza, lungo il corridoio dello S.H.I.E.L.D., dove si era già recata più volte, per incontrarlo. Aveva scelto un abbigliamento informale, un paio di jeans scuri leggermente a zampetta, una camicia di cotone bianca ed un blazer blu, avvitato; a completare il tutto, una pashmina sui toni del blu e del viola, che richiamavano i suoi occhi.

Dopo aver passato il corridoio, andò a sinistra ed intravide la sagoma del Direttore, attraverso un vetro. Le fece cenno con la testa, e sorridendole, si avvicinò alla porta di metallo chiusa che li separava, facendo scattare il meccanismo di apertura. Le fu accanto, abbracciandola calorosamente. La stanza era molto ampia; mentre contraccambiava la stretta, studiò l'ambiente e le persone che erano lì con loro. Sulla sinistra, una cucina con un'isola al centro, con le relative sedute, e di lato, trasversalmente un grande tavolo da pranzo; di fronte all'isola, tre enormi divani grigio chiaro posizionati a U, con un televisore in alto e consolle per videogiochi.

Riconobbe, con facilità, gli astanti, con cui Fury si intratteneva. Tutti vestiti uguali, in tuta scura. Gli Avengers.

Bruce Banner leggeva un libro ed alzò lo sguardo, togliendosi gli occhiali da lettura con un sorriso dolce, Tony Stark era seduto al tavolo del soggiorno, le cuffiette a volume altissimo, si percepivano le vibrazioni della musica a dieci metri di distanza. La guardò, con la coda dell'occhio, scocciato. Natasha Romanoff e Clint Barton erano impegnati in un videogioco che non conosceva. Thor, seduto su uno dei divani, indifferente. Fecero finta non vederla.

Steve Rogers, il Capitano, si dava da fare ai fornelli; a giudicare dall'odore di cucinato, avrebbe scommesso che stesse preparando della salsa per spaghetti. Indossava un grembiule, per ripararsi dagli schizzi, su cui si pulì le mani, prima di tenderle la destra per presentarsi. 'Ciao. Sono Steve, piacere di conoscerti' la stretta era forte, vigorosa, come si aspettava.

'Piacere mio...' Stava per aggiungere il proprio nome, quando Fury la precedette 'Vi presento l'agente speciale in capo Rafflesia Tyler dell'F.B.I., è una mia cara amica ed è qui per aiutarvi'.

'A fare cosa? In capo di chi? ' il biondo si alzò, frettolosamente, dal divano.

Si fece la stessa domanda, cominciando a capire in che guaio Nick l'avesse cacciata...gli Avengers, di cui tanto si vantava; i volti intorno avevano tutti un nome, tranne uno, un ragazzo moro, alto, con i capelli scuri e lunghi ad incorniciare il viso. Era in piedi, accanto la finestra che dava sull'esterno, fissava al di là del vetro la skyline di New York, certamente mozzafiato, ma non appena era entrata aveva spostato il volto di tre quarti, gli occhi verde smeraldo puntati su di lei. Aveva squadrato Thor, nel momento in cui quest'ultimo si era messo in piedi... c'era un legame fra i due uomini, certamente. Il ragazzo era tornato a fissarla. Sentì un brivido lungo la schiena, ed un languore alla bocca dello stomaco, perdendosi solo per un attimo, nel suo sguardo. Quell'attimo le parve eterno, come se il mondo si fosse fermato. Si diede della sciocca e guardò altrove.

'Non agitatevi, anzi, per favore, sedetevi, ho bisogno di parlarvi' Fury indicò il lungo tavolo di legno. Tony era già lì e si tolse le cuffie, Steve spense il fornello e, lasciato il grembiule su uno degli sgabelli, si accomodò, così gli altri, alla spicciolata.

Nick era a capotavola, in piedi, come al solito, imponente, Rafflesia alla sua destra; l'unico posto vuoto era quello di fronte a lei.

'Loki, fratello, se vuoi farci questo onore, te ne saremmo grati...' sibilò Thor, inquieto; il moro si mosse dalla finestra e si sedette. Loki, questo era il suo nome... un nome che non aveva mai sentito, asgardiano, evidentemente. Continuava a fissarla, in maniera esplicita ed imbarazzante; si chiese se i presenti se ne fossero accorti o se fosse semplicemente una sua paranoia.

Loki non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. Aveva incontrato tante femmine, ma subito aveva pensato che quella innanzi a sé fosse la più bella dei nove regni. I capelli corvini ondulati in un taglio corto sbarazzino, il volto dai lineamenti delicati e perfetti, le labbra rosate piene il giusto, la carnagione chiara, il naso all'insù, gli occhi di un colore a metà tra il lilla intenso ed il blu profondo del mare, ed un fisico proporzionato, slanciato e sensuale. Trovava tutto bellissimo in quella creatura. Era curioso, a quel punto, di capire che tipo di aiuto avrebbe fornito agli Avengers, ed anche a lui, la deliziosa agente dell'F.B.I.

Rafflesia non smise per un attimo di tormentarsi le mani, ripetendo lo stesso movimento; passava la punta dell'indice sinistro lungo il palmo della mano destra, dal polso al medio della stessa, continuamente, creando una linea immaginaria e molto precisa.

Lui sbirciò, curioso, ed intravide una lunga cicatrice, che partiva dal polpastrello superiore del dito medio fino al polso; una ferita profonda, troppo lineare per essere l'esito di un incidente. Avrebbe indagato, questo era certo.

Il Capo iniziò, con voce grave e solenne 'Non desidero essere interrotto e non intendo discutere con voi. Aprite le orecchie. Ci sono in ballo interessi superiori a tutte le vostre dispute personali e caratteriali, vale per tutti, per gli Avengers, per Loki e... Rafflesia vale pure per te. Non accetterò un no come risposta da nessuno di voi e nemmeno le vostre proteste. L'agente Tyler è stata distaccata dall'F.B.I. allo S.H.I.E.L.D., con effetto immediato, per il Progetto Armonia – da me medesimo così chiamato - e con le sue capacità umane e professionali, vi aiuterà ad armonizzare e far coesistere le vostre personalità ed i vostri poteri tanto diversi, a far soccombere il vostro egoismo, per creare una vera squadra e ...'.

'Nick, scusa, non...' lei tentò di controbattere.

'Silenzio' la interloquì Fury, con fermezza.

Scosse la testa, infastidita; che razza di idea assurda, pensò e senza nemmeno averla interpellata. Si chiese cosa avesse da spartire con gli Avengers e le loro attitudini. Per non contare il distacco dall'F.B.I. e dalla sua squadra operativa a Boston, che non aveva nemmeno salutato, oltre che da Billy, il suo amico più caro.

Mentre tutti questi pensieri le frullarono in testa, vorticosamente, il nero riattaccò 'Se vi state chiedendo perché abbia pensato a Rafflesia, che conosco da molti anni, per questo incarico, ecco il motivo; oltre al talento professionale, nessuno, come lei, sa comprendere come sono le persone che ha di fronte, sa leggere nell'anima altrui, sa vedere il cattivo ma soprattutto il buono che è negli altri. La sua empatia, che ha ereditato da sua madre ed è una dote innata, vi aiuterà ad aprire le vostre menti ed i vostri cuori, gli uni con gli altri; da oggi prenderete ordini da lei, supervisionati sempre da me, ovviamente. Per cui, Thor, per risponderti, ora è a capo degli Avengers, anziché della sua squadra dell'F.B.I. Dovrete rispettare le indicazioni che vi darà, tutti, nessuno escluso! '.

Loki si chiese se fosse vero, se la donna sedutagli di fronte possedesse davvero quelle doti e se avrebbe saputo leggere quello che aveva nel cuore e nella testa. Sempre se avesse trovato qualcosa, nel suo cuore...

Aveva notato che, quando il Direttore aveva accennato a sua madre, la ragazza aveva aggrottato la fronte, dolorosamente.

Nick aggiunse 'Oltre agli Avengers, che già conosci dai miei racconti, ti presento il principe Loki di Asgard, il fratello minore di Thor, che ci onora della sua presenza e collaborazione; ti sarei grato se provassi a rendere armonico il loro rapporto e quello col resto del gruppo, visto che anche lui, come te, è a supporto dei Vendicatori, temporaneamente'.

Nella stanza sembrò calare ancor più il gelo, regnava uno strano silenzio, quello che Rafflesia avrebbe definito il silenzio che parla; non sembrava correre buon sangue, fra i presenti. Fece un cenno di saluto col capo verso l'asgardiano, che supponente, volse lo sguardo altrove, quasi infastidito.

Fury incalzò, nuovamente 'Rafflesia, mi spiace averti omesso parte della verità, non volevo rifiuti; adesso ho bisogno di te, anzi abbiamo bisogno di te. Comunque, sai bene che non avresti potuto dirmi di no, visto il favore che mi devi. Non ti ho prenotato alcun albergo, ovviamente, vivrai e dormirai qui ed avrai una tua stanza, come gli altri. Dai ai miei collaboratori una lista di ciò che può servirti'.

Lei alzò gli occhi al cielo, pensando a tutto ciò che non aveva con sé e di cui avrebbe avuto bisogno.

Il Direttore continuò' Questa non è una prigione, siete liberi di avere rapporti con l'esterno, di usare il telefono, di ...'

'Certo che lo è, non possiamo uscire! ' sbottò Tony.

'Signor Stark, è pregato di non interrompermi! Sa bene che non potete allontanarvi, per motivi di sicurezza. Sono stufo delle vostre continue lamentele. Questo è tutto, a domani'. Accelerò il passo più in fretta del necessario, verso l'uscita; era chiaro non volesse altre interruzioni.

'Nicholas Joseph, aspetta un attimo' lo chiamò Rafflesia.

Il nero, di spalle, si fermò; attese qualche secondo, silenziosamente, e si girò verso la donna. Era molto, moltissimo tempo che non sentiva il suo nome di battesimo, per intero. Una sola persona soleva chiamarlo così, sempre: la mamma dell'agente Tyler. Era piuttosto chiaro che la figlia conoscesse i suoi punti deboli.

Tony li fissava, incuriosito.

'Che vuoi? ' replicò il Direttore, stancamente.

'Chiunque dei presenti, da qualsiasi regno provenga, potrebbe lasciare lo S.H.I.E.L.D., se volesse, in pochi secondi. E nemmeno te ne accorgeresti' iniziò la ragazza.

'Lo so da me' le ribatté.

'Se non lo hanno ancora fatto, è perché ognuno ha un motivo per rimanere'.

'Immagino che vorrai illuminarmi...'.

'Qualcuno per rispetto, per senso di patria' ...Rogers annuì col capo. 'Qualcun altro perché non ha scelta' guardò Loki. 'Qualcun altro, come me, perché ha un debito nei tuoi confronti' gli sorrise. 'Tuttavia, a volte far parte di un progetto, di un gruppo, di una famiglia, è più importante del proprio egoismo. Bisognerebbe smettere di dar peso ai dettagli ed avere uno sguardo d'insieme. E' su questo che dovremmo riflettere, tutti noi! '. Squadrò Tony, in maniera diretta. Lui la ricambiò.

'Cosa vorresti insinuare? ' le chiese Nick, alzando il sopracciglio.

'Esiste un momento in cui si devono abbandonare le proprie rigidità, per aprirsi alle esigenze altrui. Non si può sempre pretendere, si deve anche dare, te compreso, se vuoi che le cose funzionino'. Insistette 'Molto tempo fa, la persona più idealista che conoscevo mi disse che mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme un progresso, e lavorare insieme un successo! Adesso quelle parole, di Martin Luther King, debbono valere per te. Non puoi essere cambiato fino a questo punto...i valori in cui hai sempre creduto, per cui hai lottato, la libertà, l'eguaglianza. Non si confanno al Direttore dello S.H.I.E.L.D. che rinchiude gli Avengers in un prigione dorata, che non è disponibile ad alcun confronto, che è sgarbato con le persone con cui lavora, che non dice la verità fino in fondo, nemmeno a me...'. Era un rimprovero.

'Non esiste più quella persona, ragazzina. È passato tanto tempo e molte cose, troppe, sono cambiate'. Fury prese la porta, dando le spalle al gruppo. Prima di uscire, definitivamente, senza voltarsi, e, a mezza bocca, mormorò 'Ricordati, sempre, che non ero io la persona più idealista che conoscevi. Becky lo era...'.

Touché, Nick, pensò l'agente Tyler. Il riferimento a sua madre la zittì.

Il nero andò via, inquieto.

'Grazie, per aver preso le nostre difese' Bruce, immediatamente le si rivolse.

'Ho detto solo la verità. Mi auguro che ci rifletta'.

'Vi conoscete da molto?' chiese Occhio di Falco.

'Da troppo, forse...' fece lei.

'Chi è Becky, se posso chiederlo? ' domandò Steve.

'Rebecca, mia madre. Lei e Nick erano molto legati'.

Loki notò nuovamente che era cambiata, nel bel volto, al solo nominare sua mamma.

'Devi avere un debito piuttosto pesante, da saldare...'si intromise Tony.

'Sì, è così, la vita di un amico...' fu sincera. Stark si fece serio e muto.

Rimasero, per un attimo, seduti intorno al tavolo, in silenzio... Rafflesia chiese di poter vedere la sua stanza.

'Vieni con me, credo di aver capito quale sia, è l'unico alloggio libero oltre ai nostri' Rogers indicò una porta scorrevole, che separava la zona giorno dalle camere; in un lungo corridoio, otto porte corrispondenti ad otto alloggi, quattro per ogni lato.

'Sono tutti speculari, hanno un piccolo bagno privato, sono essenziali e comodi' disse il Capitano ed aveva ragione, c'era di peggio di quella camera. Non era grandissima, aveva un letto francese, una scrivania, una libreria ed un armadio. Anche il bagno era passabile. Sul letto, due tute complete in cotone blu, come quelle degli Avengers, e delle maglie bianche e grigie. Rafflesia fece di nuovo mente locale a cosa chiedere a Billy, ripromettendosi di chiamarlo appena possibile.

'Ora ti lascio sola, magari puoi cambiarti e fare una doccia, si cena alle sette, cucino io! '.

'Spaghetti, suppongo' rise.

'Indovinato! Sei proprio una brava profiler! Ci vediamo alle sette' le fece un cenno di saluto con la mano ed uscì.

Era carino Rogers, col suo sorriso aperto ed i suoi modi gentili; per questo erano tutti pazzi del Capitano, Billy compreso.

Sedette sul letto, incrociando le gambe. Chi erano veramente i suoi compagni? Cosa poteva o doveva insegnar loro che già non sapessero? Come avrebbero potuto familiarizzare, così diversi? Tranne Banner e Rogers, gli altri le sembravano ostili. Senza contare la questione familiare fra i fratelli asgardiani, Loki e Thor, gli evidenti problemi di sopportazione fra Rogers e Stark, il feeling fra Romanoff e Banner. Capo degli Avengers? La solita follia di Fury. Le girava la testa, solo a pensarci.

Chiamò Billy, al volo; rispose, con voce squillante, che si affievolì quando gli disse che non sarebbe tornata l'indomani.

Lontani, soffrivano entrambi, sempre. 'E' complicato ciò che Fury ti ha chiesto? Sei tesa'.

Annuì...'Sì, sono agitata, è un compito al di là delle mie forze, ti saprò dire più avanti e non al telefonò.

'Nick ti adora e ti stima; se ti ha affidato un lavoro tanto complesso, riterrà certamente che possa portarlo a termine con successo... comunque, ti spedirò le cose che ti servono nell'immediato e ti porterò io stesso qualcosa, adoro New York' concluse, prendendo nota di tutto ciò che gli aveva chiesto di spedire. Chiuse la telefonata, con la frase che era solito dirle 'Stai tranquilla, nulla sarà come quel dolore, lo sai, puoi affrontare tutto... io sono con te.

Aveva ragione; dopo la sofferenza di aver visto morire sua madre, che lui aveva condiviso in tutto e per tutto, niente avrebbe potuto più annientarla e farle del male.

Parlarci la rasserenava; la loro amicizia era sempre stata la sua forza, il suo tutto.

Si sentiva accaldata, forse per il viaggio da Boston e la concitazione dei discorsi, e desiderava farsi una doccia, ma non aveva nemmeno il sapone e i prodotti per i capelli; confidava che, nell'albergo a cinque stelle offerto da Nick, ci sarebbero stati e nella fretta di preparare il cambio, aveva soprasseduto a prenderli.

Così uscì dalla stanza, pensando che forse la Romanoff glieli avrebbe dati volentieri, piuttosto che chiederli agli attendenti di Fury. Per fortuna, la incrociò in corridoio 'Ciao Natasha, scusami, non ho portato lo shampoo ed il bagnoschiuma, puoi prestarmeli, per favore? ' le chiese, gentilmente.

Vedova Nera la fissò con disgusto, squadrandola dall'alto in basso 'No' fu secca e decisa e si chiuse in camera; Rafflesia rimase senza parole. La solita solidarietà femminile!

In quel momento, si aprì la porta di fronte alla sua ed uscì Loki, che aveva, chiaramente, ascoltato la conversazione. 'Sono Loki di Asgard' mormorò, serissimo, tendendole la mano che lei strinse, pronta; la stretta le dette un brivido dalla base della nuca ai lombi. 'Io li ho, te li presto, se vuoi. Entra, per vedere se sono ciò che cerchi'.

Esitò, non le sembrava opportuno, ma era stato così gentile, inaspettatamente, e aveva bisogno di fare la doccia; soprattutto...voleva entrare.

'Certo, grazie'; lui spalancò la porta e l'agente Tyler si accomodò. La stanza era ordinata, molti libri sulle mensole, un album da disegno sul tavolo, stracolmo di fogli e degli scacchi.

'Tu giochi? ' le chiese, guardando la scacchiera, a bassa voce.

'Molto tempo fa...' rispose Rafflesia.

'Con tua madre? ' bisbigliò.

La ragazza sgranò gli occhi.

Come le avesse letto nella mente, la incalzò 'Quando Fury ha accennato a lei, avevi la stessa espressione triste'.

'Giocavo con mia mamma, molti anni fa...a seguito della sua morte ho smesso' mormorò, assorta nei propri pensieri.

'Se ti va una partita, puoi riprendere, con me' le propose.

La donna si ammutolì, percependo nella camera un odore fresco, piacevole, di fiori...si chiese cosa fosse.

Loki la fissò, intensamente, le disse di aspettare, andò in bagno e prese tre boccette di plastica, bagnoschiuma, shampoo e balsamo, da dentro la doccia. 'Sono questi? '.

'Sì, grazie, appena finito te li renderò' rispose Rafflesia, mentre le loro mani si sfioravano; nel passare i prodotti, le cadde il balsamo, finendo a terra.

Lui lo raccolse per porgerglielo, nuovamente. 'Mi piace, districa bene i miei capelli, ad Asgard non abbiamo nulla di simile' era turbato dal tocco delle loro mani; avrebbe desiderato che quelle mani lo sfiorassero, dappertutto, e ne era rimasto stupito, interdetto...Allontanò da sé il pensiero, con violenza.

Rafflesia percepì una forte vibrazione fra loro, un altro brivido... fece un passo indietro e ringraziandolo nuovamente, uscì, in fretta.

Loki pensò di averla spaventata. Gli accadeva spesso...era l'effetto che faceva quasi a tutti, soprattutto ai midgardiani!

Lei era sgomenta... del proprio turbamento. Si fece una doccia veloce, per calmarsi, e sentì forte l'aroma di fiori del balsamo avuto in prestito, la stessa fragranza percepita in stanza dell'asgardiano. Si asciugò i capelli, si cambiò con la tuta dello S.H.I.E.L.D., e si truccò velocemente, cipria, mascara e gloss, sorprendendosi di tenere tanto ad apparire carina...

Entrò nella sala da pranzo, per ultima, e fu chiaro che la stessero aspettando; la pasta era pronta e già servita, per educazione non avevano ancora iniziato.

Sedette, nell'unico posto disponibile, di fronte a Loki, come nel pomeriggio. Nessuno parlò, si limitavano a mangiare, in silenzio; la tavola era misera, notò, piatti e bicchieri di plastica, proprio l'essenziale. 'Sono davvero buoni, Steve' si complimentò l'agente Tyler; era vero, la pasta era squisita.

'Sono ottimi' si intromise Bruce 'però noi non ne possiamo più, da giorni mangiamo solo questo, pranzo e cena...'.

'Come sarebbe?' si incuriosì.

'Giorni! Fury non vuole che si ordini cibo da asporto dall'esterno e nemmeno che usufruiamo del servizio mensa dello S.H.I.E.L.D., dice di fargli avere una lista dei cibi da preparare e pare li supervisioni di persona; forse pensa ci vogliano avvelenare, comunque Rogers è l'unico che se la cava ai fornelli. Peccato sappia preparare solo spaghetti al pomodoro e noi altri in cucina siamo praticamente un disastro' concluse il professore.

La ragazza pensò che avesse ragione; Nick era sempre stato molto attento e paranoico. Inoltre, non vedeva perché gli Avengers dovessero avere anche delle doti culinarie.

'Sai cucinare?' chiese Romanoff 'pare che tu sia una brava baby sitter e potresti prepararci i pasti'.

Si stizzì e le rispose per le rime, stavolta. Si stava scocciando, di quei modi. 'Me la cavo in cucina, ma non sono la vostra tata e non mi piacciono i bambini, soprattutto quelli viziati' continuò' E' così brutto ed insopportabile stare qui, per voi? Che altro c'è?' li esortò ad aprirsi, per capire cosa succedeva.

'Siamo praticamente prigionieri e Fury sta contenendo qualsiasi contatto con l'esterno, sto impazzendo e non vedo la mia fidanzata da troppo tempo. Rafflesia, non siamo liberi nemmeno di ordinare una pizza, devi credermi!' si lamentò Stark. Sincero, come al solito.

Lei ebbe un'idea 'Tony, la storia dell'isolamento forzato non piace nemmeno a me, mi farò carico di far ragionare il Capo, non so cosa otterrò ma proverò; per il vitto ho qualcosa in mente ed ho bisogno della collaborazione di tutti. Gli spaghetti di Steve sono squisiti: mangiarli ancora a lungo, non va a nessuno...per cui...il piano è questo. Ci divideremo in gruppi di due elementi e ogni team avrà il compito di ideare un menù, realizzarlo, apparecchiare la tavola e dopo il pranzo e la cena pulire la cucina; ci alterneremo, in modo tale da dover preparare, in coppia, solo una volta ogni due giorni '.

Cominciarono le lamentele. 'Noi siamo principi, non abbiamo mai cucinato in vita nostra, ad Asgard abbiamo molti servitori, certo non inizieremo ora! Pulire men che mai! Che ti sei messa in testa, agente?' Loki era furibondo.

Thor annuì. Tony sbuffò e Natasha alzò gli occhi al cielo. Clint, Steve e Bruce rimasero tranquilli, educatamente in balia delle decisioni dell'agente Tyler.

'Forse l'idea non vi aggrada, ma se non vogliamo morire di fame o di spaghetti, quanto meno facciamo una prova. Se non dovesse andare, ne riparleremo. Ecco le squadre: Thor e Steve, Clint e Tony, io e Loki, Natasha e Bruce. Dovete predisporre un pasto, nulla di complesso. Anche questa attività aiuterà ad unirci. Appena finito, componete il vostro menù e buttate giù una lista degli alimenti da comperare'.

Sembrava facile a dirsi, meno a farsi. Chissà cosa ne sarebbe uscito. Aveva scelto di fare squadra con Loki per la difficoltà di accoppiarlo con gli altri. Steve e Tony parevano sopportarsi poco. Meglio separarli. La russa ed Occhio di Falco, al contrario, erano sempre insieme, non avevano bisogno di altro affiatamento.

Mentre si alzava da tavola, per prendere una tazza di caffè, le si avvicinò Nat 'Grazie per avermi messo in squadra con Bruce. È importante per me'. Si chiese se Banner fosse importante per lei a livello più personale, soprassedendo alla domanda.

Romanoff aggiunse 'Scusa per prima; stare qui mi rende nervosa ed un po' stronza'. Rafflesia fece spallucce, con apparente noncuranza 'Non importa'.

Si avvicinò a Loki. 'Iniziamo noi, con il pranzo di domani. Raccontami cosa si cucina su Asgard e cosa ti piace mangiare'.

Lui rifletté un attimo 'Carne, per lo più arrostita. Verdura e frutta. Varietà diverse da quelle midgardiane, ma analoghe. Ti avverto da adesso: non ho mai cucinato niente in vita mia. Ed è una lunga vita...'.

'Non credo sia fondamentale, basta che mi aiuti. Voglio preparare qualcosa di semplice, gradito a tutti. Stilo una lista di prodotti, da far acquistare allo staff di Fury. Chiederò stoviglie vere. Basta piatti e bicchieri di plastica. Voglio calici di vetro per il vino. E una tovaglia di stoffa. Vi state lasciando andare e non va bene' aveva parlato, come un fiume in piena.

'Mi piace la tua idea' si intromise Stark, che sembrava aver, repentinamente, cambiato opinione. 'Lavorerò per scegliere un menù interessante' aggiunse, allontanandosi verso Barton.

'Come passate la giornata?' Rafflesia voleva capire la loro organizzazione.

'La mattina ci alleniamo in palestra. Pistola. Tattica. E così via. Invece il pomeriggio siamo più liberi. Per lo più, ognuno si dedica a ciò che gli piace' rispose Bruce 'Io e Tony abbiamo un laboratorio messoci a disposizione dallo S.H.I.E.L.D.. Noi due, il pomeriggio spesso siamo lì, a studiare' concluse.

'Ok, grazie'. Iniziò a sentirsi un po' stanca. Stark aveva acceso la tv, per seguire il notiziario e qualcuno gli faceva compagnia sui divani ma lei proprio non ne aveva voglia. 'Buonanotte. A domani' li salutò.

Gli Avengers contraccambiarono, tranne Loki, che la seguì, alzandosi a sua volta dal sofà e dirigendosi verso la zona notte, e Thor, che scrutava, preoccupato, il fratello minore alle calcagna della bellissima terrestre. Aveva capito subito che era stato colpito dalla donna. Non che ne fosse meravigliato, chiaramente. Era molto attraente e sembrava intelligente, cordiale nei modi. Ma Loki, sempre indifferente a tutto e tutti, da quando erano arrivati sulla Terra, sembrava molto interessato alla ragazza...si chiese cosa volesse da lei...Lo avrebbe tenuto d'occhio. Come sempre, d'altronde, per evitare altri problemi.

Il principe la raggiunse, in pochi passi. L'agente Tyler sentì la sua presenza incombente e sperò di sgattaiolare in stanza, senza doverlo affrontare. Lui, in un attimo, la superò e si piazzò accanto allo stipite della porta.

'Buonanotte. Ci vediamo domani' lo salutò.

'È troppo presto per dormire. Pensavo ti andasse una partita a scacchi ' le propose.

La donna indietreggiò di un passo. Suonava come un no.

L'asgardiano non desistette, esterrefatto del rifiuto...che insolenza 'Se vuoi, prendo la scacchiera e la porto in camera tua. Solo una partita' meglio provare con le buone maniere.

Non voleva sembrare scortese ed in fondo desiderava tanto stargli accanto...ebbe nuovamente paura delle proprie emozioni, di ciò che, inaspettatamente, le provocava la sua presenza. 'Giocheremo. Prometto. Non stasera, ho bisogno di dormire'.

Loki si allontanò dalla porta, per permetterle di aprirla 'A domani' era granitico, nell'espressione.

Rafflesia richiuse in fretta. Si struccò e si lavò i denti. Indossò la vecchia maglia dei Boston Red Sox che usava come pigiama ed andò a letto. Si prefisse di non pensare a nulla... e a nessuno, soprattutto. Aveva bisogno di ritrovare energie ed idee, per affrontare la giornata successiva. Un giorno alla volta. Cadde in un sonno profondo.

Dall'altra parte del corridoio, Loki, invece, era sveglio. Agitato. Non poteva credere che quella donna avesse snobbato il suo invito, formulatole in maniera così cortese. Impensabile. Credeva di piacerle ma aveva percepito, con chiarezza, il disagio a stare in sua compagnia. Un'offesa, per un principe come lui. La cosa più strana è che desiderava solo quello...qualche altro momento insieme a lei. Non l'avrebbe sfiorata con un dito. Non che non la desiderasse...voleva di più starle accanto. Conoscerla. Parlarle. Una follia, da perdere la testa. Si rigirò nel letto, per l'ennesima volta. Non chiuse quasi occhio, aspettando di rivederla.

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La copertina speciale del libro è stata creata dalla talentuosa  darkwaystofly che ringrazio infinitamente, ha realizzato anche un mio piccolo desiderio!

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