Capitolo 9 Arrivederci, amico mio!

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In sala d'aspetto, preoccupatissimi, lo attendevano tutti gli Avengers. Diane, che aveva spiegato, brevemente, dell'intervento. Nick Fury, accanto a Rudy Tyler e sua moglie. Il Senatore pareva invecchiato di venti anni. Si avvicinò a Loki, non appena quest'ultimo entrò, nella saletta.

Quando aveva saputo che Billy era morto e che Rafflesia non solo era rimasta incinta, ma aveva perso il bambino, si era preparato una severa ramanzina, per il principe. Per l'avventatezza dei comportamenti. Non appena lo aveva guardato, però, aveva preferito soprassedere, colpito dalla sua disperazione: gli aveva letto, negli occhi, la stessa angoscia che egli stesso provava per il recente lutto e per la salute della figlia.

Desiderava solo confortarlo. Sapeva bene cosa significasse perdere qualcuno tanto caro, in quel modo. A cena, a casa sua, aveva compreso la profondità del legame che si era instaurato anche fra Loki e Billy, oltre che fra Loki e Rafflesia.

Così, lo accolse fra le sue braccia. L'asgardiano fu spiazzato, ancora una volta, dai modi della famiglia Tyler, pieni di quell'amore incondizionato che ogni essere vivente desidera per sé. Si chiese se fosse quello il rapporto padre-figlio che, nella sua vita, aveva sempre cercato con Odino, senza riuscire a trovarlo con compiutezza.

Thor si accostò al fratello, per fornirgli il proprio appoggio morale. Si erano alzati in piedi, gli Avengers, all'unisono, per cercare di confortarlo. Ognuno a suo modo, con un gesto, un abbraccio o una parola. Era, a tutti gli effetti, un componente degli Avengers, come Rafflesia, d'altro canto.

Per la prima volta, nella sua lunghissima esistenza, si sentì davvero parte di qualcosa. Fu grato di quella vicinanza, a tutti loro.

Fury capì, improvvisamente, che il Progetto Armonia stava volgendo al termine, i frutti del meraviglioso lavoro improntato da Rafflesia. Lo rammaricava solo l'alto prezzo che lei soprattutto, e tutti i presenti, avevano dovuto pagare, per ottenere quel successo. Non riusciva a togliersi dalla mente le immagini di Billy e Rafflesia bambini che giocavano, in un tempo in cui le preoccupazioni e lo stesso S.H.I.E.L.D. erano molto lontani. Pensò, razionalmente che, al solito, avrebbe dovuto guardare al futuro, per sopravvivere.

'Rafflesia?' chiese il biondo al fratello minore.

'Non lo so, non mi ha detto una parola. Come potrò aiutarla?' il tono era angosciato.

'Non ci sono regole per questo' Tony fu saggio 'Sii te stesso e stalle vicino, per il resto ci vorrà solo tempo'.

Bene, proprio quello che lui non aveva, rifletté.

'É stata colpa mia' aggiunse il moro 'non mi perdonerà mai'.

'Probabilmente più mia' bisbigliò il Direttore, evidentemente in preda ad un profondo tormento dell'anima.

Il Senatore parlò ad alta voce, sembrando rivolgersi più a sé stesso 'Rafflesia penserà che sia stata colpa sua. Non posso crederci, ha visto morire Billy come sua madre, nello stesso modo atroce. Non so quanto dolore un essere umano possa sopportare, non lo meritava'.

'Sottovaluta sua figlia' Natasha, infervorata, gli si rivolse 'E' molto più forte di quanto pensi; è per lei, che siamo arrivati a questo punto, tutti insieme, nel bene e nel male. E' stata la nostra forza. Ed anche Billy. È stato coraggioso. É andato in infermeria, invece di scappare; era così dolce...è stato un vero amico, per noi tutti, un amico inaspettato...' terminando, aveva la voce rotta dall'emozione e pareva, nuovamente, sull'orlo delle lacrime. Bruce la strinse a sé, rincuorandola; Fury pensò che, forse, il Progetto Armonia, per alcuni aspetti, aveva avvicinato un po' troppo i suoi componenti.

***

Quando la riportarono in stanza, Rafflesia si sentì svuotata. L'intervento aveva lavato via da sé suo figlio e l'amore a lui collegato. Sperò fosse un incubo, invece era tutto vero. Billy era morto, niente bambino.

Fece chiamare suo padre. Si sentiva molto pragmatica, in quel momento, e voleva dare indicazioni per le esequie dell'amico. La morte li aveva, entrambi, sfiorati da vicino tante volte. Personalmente e professionalmente. Ne avevano parlato spesso. Sapeva bene cosa desiderasse per le proprie spoglie.

Rudy Tyler entrò da solo e Loki rimase tanto amareggiato dal fatto che avesse scelto di vederlo, per primo.

Suo padre l'abbracciò. Contraccambiò, come una bambola di pezza.

Dopo pochi minuti, uscì. 'L'operazione è andata bene. Rafflesia passerà la notte in ospedale e sarà dimessa domattina. Il funerale di Billy si svolgerà dopodomani, ed a seguire la veglia in sua memoria, che organizzeremo a casa mia. Se vi fa piacere e volete rimanere, potete stare da noi, siete i benvenuti' continuò.

'Restiamo' Steve acconsentì, a nome di tutti. 'Grazie'.

Loki mormorò' Posso entrare?'.

L'uomo era, visibilmente, in difficoltà 'Non vuole vedere nessuno. Deve riposare, mi dispiace'.

'Vieni a casa del padre di Rafflesia con noi, fratello, devi ritemprarti pure tu' Thor si rivolse al minore, saggiamente.

Quello si sedette 'Non mi muovo di qui'. Talmente assertivo che nessuno si oppose.

'Va bene' disse il biondo 'Devi almeno desinare, vado a prenderti la cena' e così si diresse verso il bar dell'ospedale, accompagnato da Steve, tornando con un panino ed una bibita.

Provò a mangiare intanto che gli altri si recavano a casa del Senatore per la notte. Era molto stanco. Si augurava che Rafflesia lo volesse accanto, che lo facesse chiamare.

Nel corso della nottata, cambiando l'ennesima flebo, una giovane infermiera la informò 'Non sono affari miei ma il suo fidanzato è qui e non si è mosso di un millimetro. Sembra affranto. É sicura che non vuole lo faccia entrare?'.

Sentiva talmente dolore, dentro di sé, che ogni cosa la opprimeva, anche l'idea di incontrare Loki. Nonostante tutto, era meglio affrontarlo, prima possibile.

La invitò a farlo accomodare e lui si precipitò. Quando la vide nel letto, bianca come il colore della federa del cuscino, pensò di non averla mai amata così tanto. Nemmeno nei momenti di passione.

'Ti amo' le sussurrò, emozionato.

Era la prima volta. La ragazza si chiese se fosse vero, oppure se fosse stato spinto dalla drammatica successione degli eventi. In quel momento, le parole che aveva desiderato così tanto ascoltare da lui, non avevano più alcun valore.

Lo osservò a lungo, silenzio e lo informò, brevemente, che poteva rimanere ma che non aveva voglia di parlare.

'Va bene' si arrese ' Prima o poi, però, dovremo farlo, di Billy e del bambino; perché non me lo avevi ancora confidato?'.

'Stavo per farlo quando è comparso tuo padre, per avvisarci dell'arrivo dei Giganti di ghiaccio' si giustificò Rafflesia, stancamente.

Loki preferì soprassedere ad altre domande gravose. Le rimase seduto accanto, fino all'alba. Senza fiatare e senza poterle prendere nemmeno la mano... lei aveva tenuto le sue sotto le lenzuola, intenzionalmente, per non farsi sfiorare. Un'agonia dell'anima.

Il padre venne a prenderli, la mattina, recando con sé gli effetti personali della donna. A seguito di una visita di controllo, il medico di turno la dimise e, con la limousine del Senatore, si diressero alla villa, dove Loki era stato ospite a cena, nel suo breve weekend a Boston.

Nella sala da pranzo, era stata allestita la colazione per gli Avengers. Nessuno aveva una bella cera. Bruce le andò incontro e si sincerò che stesse bene, con qualche domanda.

Rafflesia si sedette al tavolo con gli altri. Tra Natasha e Tony. Romanoff l'abbracciò e Stark le porse una brioche, con un sorriso forzato.

Lei aveva indosso la catenina col ciondolo a forma di croce di sua madre... era sparito, dal polso, il bracciale donatole da Loki. Quest'ultimo l'aveva subito notato, con amarezza.

Il Senatore, entrando in soggiorno, le porse il telefono portatile. 'É Diane. Vuole parlarti'.

Prese l'apparecchio e si spostò nella stanza attigua, in cerca di privacy.

Chiacchierarono, una decina di minuti e tornò in sala. 'Non so che programmi avete per il resto della giornata né come siete organizzati, per domani. Però Diane ha pensato' si interruppe...aveva una voglia disperata di gridare. Si trattenne 'Ha pensato che, se può farvi piacere, per il funerale, potreste indossare gli abiti di Billy. Tranne per Thor e Steve, che proprio non ci stanno dentro, per gli altri potrebbe andare'.

'Sarebbe un onore' disse Clint.

'Si, anche per me' si unì Bruce.

'Ovviamente' aggiunse Tony.

Loki annuì.

'Va bene. Allora prepariamoci ed andiamo'.

Dopo colazione e doccia, su un pulmino e scortati, si recarono nell'appartamento dei due dottori.

Nella piccola casa, tutto le parlava del suo amico. Quando entrò, vide Steve, che la precedeva, muoversi stranamente verso la cucina. Non fu abbastanza lesto a coprire ciò che non voleva vedesse.

Proprio sopra il piano cottura, accanto alla macchinetta del caffè, oltre alle solite tazze con le loro tre iniziali R B e D, un'altra identica e nuovissima con l'iniziale L, che Billy e Diane avevano certamente acquistato per Loki; un dolore sordo le scoppiò nel petto. Le salì una rabbia immensa; avrebbe voluto scagliarle contro il muro e non sarebbe servito a nulla... indietro non si poteva tornare. Provò a stare calma, per non far rimanere male il Capitano, che aveva tentato, senza riuscirvi, di preservarla da un altro piccolo dolore.

Diane portò i ragazzi in camera. Nel guardaroba, c'erano diversi vestiti eleganti ed ognuno scelse. Abito, scarpe, cravatta, camicia.

Poi recuperò da un cassetto una scatola, con un fiocco ed un biglietto. La dette a Loki. 'É per te. Un regalo di Billy'.

'Un regalo per cosa?' le chiese, incuriosito.

'Non lo so, quando lo ha preso non ha voluto dirmelo. C'è un biglietto con il tuo nome' rispose la dottoressa.

Aprì la busta. Nel cartoncino c'era scritto 'Un pensiero per il tuo compleanno, anche se non so quando sia. Billy.'

'Vedi che cos'è!' lo esortò Thor.

Lo scartò, con accuratezza. Conteneva una raffinata cravatta, sui toni del verde. Il colore ricordava molto la sfumatura smeraldo dei suoi occhi.

'É bellissima, Loki...' Diane si voltò, senza riuscire a trattenere le lacrime.

Lo era, davvero.

Il moro, commosso, in quel momento, ricordò la battuta del suo amico, pronunciata prima della cena a casa del Senatore, quando lo aveva visto indossare il completo di Brioni, in maniera informale, senza cravatta. 'Non so spiegarvelo, ragazzi... sento Billy ancora più vicino, adesso, come se fosse qui con noi, ora...come se la sua morte non avesse spezzato la nostra amicizia, come se un domani potessimo ancora incontrarci'.

Rogers annuì, solidale.

Rafflesia pensò di stare per uscire di senno; dovette allontanarsi in fretta, con la scusa di andare in bagno. Si diresse verso la stanza da letto. Chiuse la porta del bagno e sedette sul bordo della vasca. Era così arrabbiata da avere in testa un unico pensiero. Tagliarsi. Sapeva che Billy aveva conservato il coltello da cucina che avevano usato a suo tempo, in una scatola di latta, unitamente a molti ricordi di quando era bambino. Diceva sempre che lo aveva fatto per non dimenticare. Lo trovò, senza difficoltà e lo ripose nella borsa, senza farsi accorgere dagli altri. Lo avrebbe usato, a tempo debito, quando fosse rimasta sola.

Tornando a casa, si fermarono da Filene's, un noto grande magazzino di Boston. Thor e Steve comprarono qualcosa per il giorno seguente e gli altri rimasero sul furgone. Loki, sedutole accanto, tentò di abbracciarla, senza riuscirvi, poiché si era scansata all'istante, quasi disturbata da quell'approccio.

Trascorsero il pomeriggio in casa.

'Vuoi giocare a scacchi con me? Magari ci distraiamo' il principe volse il capo verso la scacchiera, che era in salone.

'No'. Non voleva distrarsi, non voleva fare niente.

Nel tardo pomeriggio, una voce maschile risuonò all'ingresso della villa dei Tyler 'Agente speciale Addison...'.

Al solo sentirla, Rafflesia si alzò, di scatto, volando verso il giovane alto e muscoloso che, entrando in sala, l'avvolse in una stretta d'acciaio; l'uomo era di stazza notevole, alto quasi come Thor, i capelli castani tagliati corti, gli occhi azzurri, ed una mascella volitiva. Proprio carino, notò Natasha.

'Vi presento Jim Addison, il mio braccio destro all'F.B.I.'. Fecero le presentazioni ufficiali. Si spostarono verso due poltrone attigue, iniziando a parlare fitto fitto; lui si sporse verso la donna, sedendosi sul bordo della poltrona e le strinse una mano, fra le sue. Loki rifletté che non voleva il suo conforto, ma quello dello sconosciuto sì...era attanagliato da una viscerale gelosia.

Il collega si mise in piedi e disse a Rafflesia, in tono più solenne 'Capo, sono venuto per parlarti di domani'.

'Sei tu il capo della nostra squadra ora... molto valido, a quanto mi dicono!'.

'Sarai sempre tu il nostro capo' controbatté Addison, serio '...adesso lo sei degli Avengers'.

Non gli rispose.

'Questa è la situazione: il nostro team gestirà l'organizzazione per il funerale di Billy; sarà chiuso lo spazio aereo'. Rafflesia sospirò. 'Ho la planimetria del cimitero, se vuoi esaminarla insieme a me'.

L'uomo aveva un tablet che pareva molto sofisticato. 'Sullo schermo' ordinò, in modo autorevole.

L'agente proiettò, su una parete spoglia, la piantina, su cui si vedevano dei punti colorati diversamente, spiegando dove aveva appostato i cecchini e che tipo di misure precauzionali aveva preso, in un tono che pareva voler ricevere la sua approvazione.

'C'è qualcosa che non ho visto? Conosci quel posto a menadito, meglio di me'.

Rafflesia aveva passato tanto, tanto tempo al cimitero di Boston, con Billy, sulle tombe dei loro genitori. 'Battaglia navale' ordinò; Addison fece comparire una griglia, sopra la mappa, e lei si avvicinò al muro, indicando con la mano. 'Qui c'è un punto cieco, vicino una grande quercia, mettici un agente esperto, un tiratore scelto. E qui, accanto l'entrata secondaria, stanno costruendo una monumentale tomba di famiglia; c'è un cantiere ancora aperto, fallo controllare prima, durante ed anche dopo la funzione'. Non aveva notato altro.

'Bene, provvedo'.

Rafflesia era così autorevole, preparata, capace. Loki ne fu molto orgoglioso, era bello vederle fare il suo lavoro; il Senatore stesso fu colpito della professionalità della figlia.

'Capo, non so se ne sei già a conoscenza...nessuno, tranne la nostra vigilanza, potrà portare armi, sarete tutti controllati'.

Gli rise in faccia 'Mi perquisirai, domani?'. Il tono non era affatto scherzoso.

'Dovremo farlo con tutti, sono gli ordini del Direttore dell'F.B.I. e di Nick Fury' il collega si mise sulla difensiva.

'Jim, non per essere pedante...sono gli Avengers!' con la testa, indicò gli astanti, seduti in salotto, in un modo dispregiativo, come fossero estranei.

Nella stanza regnava un silenzio glaciale.

Tony sgranò gli occhi, esterrefatto, e nel cuore enormemente dispiaciuto. Suo padre la fissò, interdetto.

'E' per la loro sicurezza che stiamo facendo tutto questo. Cosa credi? Che se fosse stata una funzione con solo voi della famiglia, avremmo dovuto mettere in piedi tutto questo? Non siamo gli Avengers, però ce la caveremo' l'altro sembrava piuttosto contrariato.

'Lo pensi sul serio? Credi di sapere con cosa hai a che fare, ma non è così. Pensi che, se arriverà una minaccia come quella di ieri, non ci saranno altri danni collaterali?' glielo gridò in faccia, quasi. Si fermò, respirò a lungo, tentando di riacquistare il controllo. L'ultima cosa che desiderava era prendersela con lui.

'No, spero proprio che non ci siano problemi, stiamo facendo il possibile'. Addison tentò di stemperare l'atmosfera già pesante.

Rafflesia lo fissò, uno sguardo di pietra. Aveva capito, da quando era entrato, che era lì per chiederle qualcosa. Erano insieme dall'accademia e si conoscevano, perfettamente. 'Jim, perché sei venuto? Parla! Non farmi perdere altro tempo'.

O adesso o mai più, pensò lui. 'Se ti si...se vi si avvicina qualcuno. Una minaccia...cosa vuoi che faccia? Dimmelo sinceramente, capo, che devo fare?'.

Lo sguardo si fece più torvo e gli sibilò 'Sparagli in testa e senza esitare! A chiunque!'.

Loki la guardò, con stupore. Non la riconosceva. Chi era la donna cosi gelida in piedi di fronte a lui?

Natasha, seduta sul divano accanto a Bruce, a quella risposta, si agitò; Banner le mise una mano sul braccio, tentando di tranquillizzarla.

'Ricevuto' mormorò il collega, in difficoltà. Continuò 'Cosa farai, terminato il funerale? Tornerai allo S.H.I.E.L.D.?'.

Gli Avengers attesero, con ansia, la risposta a quella domanda. Parecchio sulle spine, tutti.

L'agente Tyler si girò di spalle, incrociando le braccia. Jim era lì per più di una questione, ed il peggio sembrava non essere ancora finito, per lei. 'Fammi seppellire Billy' lo sguardo le andò all'immagine del suo amico, nella foto sopra la libreria del soggiorno.

Lui percepì, in quell'attimo, la tristezza infinita che l'avvolgeva e la profonda distanza tra la ragazza che conosceva e quella che gli stava parlando. Accoratamente, fece ammenda 'È stata tutta colpa mia, Rafflesia. Perdonami. Se non fossi caduto nell'imboscata a Bangkok, se non mi avessero catturato, non avresti dovuto chiedere l'aiuto di Fury e non ti saresti dovuta sdebitare. Adesso Billy sarebbe vivo...per non parlare del resto...'. Ecco, era quello il punto... finalmente le era chiaro...

Era Jim Addison l'agente rinchiuso in carcere, nelle Filippine. Il suo debito con il Direttore.

Lo guardò, per nulla meravigliata dalla sua affermazione. Ne conosceva la sensibilità e l'affetto per l'amico recentemente scomparso 'Sai bene non ti avrei lasciato lì, per nessun motivo al mondo. La cosa importante è che tu ne sia uscito vivo. Non possiamo, adesso, rammaricarci della strada che abbiamo intrapreso. Se ci pensi, avrei potuto fare io stessa, in quella circostanza, una scelta diversa. A tutto voler concedere, non penso proprio che la morte di Billy sia stata colpa tua...il resto non sono affari tuoi!'. Lo disse sarcastica, fissando Loki, in maniera strana ed ambigua.

Thor si chiese se incolpasse il fratello o addirittura gli Avengers della morte del giovane medico e soprattutto di aver perso il bambino... si augurò non fosse così. Loki non avrebbe potuto sopportarlo. E nemmeno loro.

'Forse hai ragione...dovevo dirtelo, non potevo tenerlo dentro; ora è meglio che vada, ci vediamo domani. Signori, a domani' Jim fece un saluto generale, molto imbarazzato per le risposte ricevute.

Appena andò via, il moro si inalberò, davanti a tutti. 'Sei diventata matta, che ordine gli hai dato? Di sparare a chi ci si avvicinerà domani? Potresti far uccidere un innocente! Rispondimi!'. I ruoli sembravano ribaltati.

'Quello che potrebbe salvarti il collo, principe di Asgard, o potrebbe salvarlo a qualcuno di noi che non è un semidio. O a qualcuno a cui tengo. O vuoi che muoia qualche altro mio amico?' gli fece, glaciale.

Steve annuì, con un cenno del capo, perché, per quanto folle potesse sembrare quell'indicazione, forse avrebbe potuto salvare la vita di qualcuno.

'Certo, non mi faciliti le cose. Pensi che non mi senta abbastanza in colpa per quanto è accaduto? Billy era un amico anche per me, lo sai...è morto per causa mia, per colpa della mia stirpe...e il bambino, nostro figlio...non riesco nemmeno a pensarci...mi sento impazzire' Loki la guardava fisso, implorando, con gli occhi, il suo perdono. Non aveva mai pregato nessuno, in vita sua, men che mai una femmina...adesso si sarebbe prostrato ai suoi piedi, per essere assolto dal suo peccato. Ne aveva più di uno da espiare...

'Non abbastanza in colpa, per quello che mi riguarda, altezza reale!' gli disse in faccia, con cattiveria.

Thor trattenne il fiato, a quelle parole terribili. Il fratello la teneva per il braccio, non riusciva a lasciarla né a risponderle, tanto le sue parole feroci lo stavano distruggendo ed era stravolto nelle fattezze del volto 'Lasciami il braccio, Loki, non toccarmi!' gli gridò.

Lui allentò la presa, finalmente. Era la prima ed unica volta che gli si era rivolta in quel modo, da quando si erano conosciuti.

'E' meglio soprassedere a questa discussione, non vorrei dire qualcosa che possa ferirti, principe di Asgard' continuò, con ironia.

'Lo hai già fatto' concluse, stanco.

Non si rivolsero più la parola. Gli Avengers rimasero, a loro volta, ammutoliti.

***

Nick Fury passò in tarda serata; quando c'era lui di mezzo, non erano mai solo visite di cortesia. Annunciò che, terminati il funerale e la veglia organizzata a casa dei Tyler, un aereo dello S.H.I.E.L.D. li avrebbe portati in una base segreta, per qualche altra settimana di lavoro; si manteneva il Progetto Armonia, in una location differente.

Tony borbottò. 'Quale senso ha terminare il progetto, ora? Potremmo vederci, per eventuali missioni, quando riterrai di chiamarci, Direttore, per me è tutto finito!'.

Natasha guardò a terra e confessò, in tono grave...'Sto pensando di lasciare gli Avengers...'.

Steve sobbalzò e si mise piedi. Il nero provò ad interromperla e Romanoff gli urlò contro 'Non riesco a non pensare alle parole di Billy in punto di morte...vivi la tua vita, cerca di essere felice, è ciò che dovremmo fare tutti noi. Vivere allo S.H.I.E.L.D., combattere, vedere morire tante persone che amiamo, non è la felicità che cerco o spero per me'.

Il ragionamento non faceva proprio una piega e perfino Nick si zittì.

Pure Rafflesia si alzò, nervosamente; andò di nuovo alla finestra, accanto alla libreria. Prese, fra le mani, la foto in cui lei e Billy erano proprio con Fury, e la strinse al petto. 'Nick, puoi contare su di me. Non posso abbandonare lo S.H.I.E.L.D., né gli Avengers, perché se lo facessi, a questo punto, il sacrificio di Billy sarebbe stato davvero inutile; sono a vostra disposizione e verrò sempre, se e quando mi chiamerai. Se avrete bisogno di me, ci sarò, ve lo prometto. Però, in questo momento della mia vita' esitò un attimo 'devo stare un po' per conto mio, cercate di capirmi'. Così dicendo, rimise a posto l'immagine sullo scaffale e si girò, verso di loro.

Continuò. 'E un'altra cosa, ragazzi...Da ieri non sono più il vostro capo'. Si diresse verso Rogers, gli mise la mano sulla spalla, gli si avvicinò e lo baciò, delicatamente, su una guancia. Steve arrossì, perplesso. 'Gli Avengers avevano già un capo, soltanto che non lo sapevano ancora!'.

Tony annuì, sorridendole.

Il Capitano si sentì dire 'Se è così che vuoi, il Progetto Armonia non sarà accantonato, continueremo sulla strada dove ci hai condotto finora; la notte porta consiglio, ognuno di noi rifletterà, ma credo che domani ce ne andremo compatti, insieme, e ti aspetteremo, Rafflesia, sempre'. Aveva parlato, come spesso accadeva, a nome di tutti. Il capo degli Avengers.

Andarono a coricarsi per la notte; Rafflesia era stata convinta da suo padre a dormire alla villa, insieme agli altri e non a casa propria. Sarebbero stati tutti più tranquilli, anche in relazione all'intervento subito.

Maggie si avvicinò alla figliastra. 'Ho sistemato te e Loki, insieme, nella tua vecchia camera. Spero non ti dispiaccia'.

'Preferirei dormire da sola'. Si augurava di non dover ancora parlare con il principe. E sentiva fortissimo il bisogno di tagliarsi, per allontanare dal petto e dal cuore quel dolore immenso che provava.

'Le altre stanze sono tutte occupate e...non ho voluto dare a nessuno la camera di Billy, io...non ho potuto' ...la voce della donna si incrinò.

'Sì, ti capisco, hai fatto bene. Staremo nella mia, d'accordo' dovette arrendersi. Il pensiero che qualcun altro, lei compresa, potesse occupare la stanza del suo amico, era intollerabile.

***

La camera, preparata per la notte, conservava tanti ricordi di una giovane Rafflesia. I libri della scuola e dell'accademia. Poster. Foto. Addirittura qualche giocattolo.

Maggie l'aveva fatta sistemare, pigiami e pantofole poggiati in fondo al letto, per entrambi.

La ragazza si cambiò per prima, si lavò i denti e ci si infilò.

Poi toccò a Loki andare in bagno. Uscito, le si coricò, accanto.

'Spegni la luce, per favore' chiese all'asgardiano.

'Va bene' ubbidì.

'Come ti senti?'.

'Meglio, grazie' il tono più asettico che mai.

'Rafflesia, sono io, non un estraneo! Dimmi come stai veramente, ti prego'.

'Bene. Dormiamo, adesso'.

'Per favore' ripeté 'non trattarmi così!'.

Lei si girò su un fianco, dandogli le spalle, verso il bordo più esterno del materasso, per evitare di sfiorarlo, in silenzio.

Loki era sconvolto. Sperava di poter stare con la sua donna tutto il tempo che gli rimaneva sulla Terra, ma era piuttosto evidente che non lo volesse accanto; che lo ritenesse perfino responsabile per la morte del loro amico...e del loro bambino. Un plurimo delitto da cui non si sarebbe mai potuto liberare, ai suoi occhi. Il pensiero che, dal pomeriggio seguente, non l'avrebbe vista, chissà per quanto tempo, forse per sempre, poi lo annientava.

Dopo diverse ore, la Tyler non si era addormentata e nemmeno appisolata. A peggiorare il tutto, percepiva che l'altro fosse ancora sveglio.

Decise di alzarsi. Senza dire nulla e facendo piano, scese dal letto e, scalza, uscì dalla stanza. Aveva pensato che, forse, almeno Loki avrebbe potuto riposare, senza lei accanto; poi avrebbe potuto eseguire il suo piano, quello di tagliarsi. Diversamente, quello moriva dalla voglia di seguirla e parlarle ma soprassedette. Non voleva farla sentire oppressa. La donna scese le scale, per andare in cucina, con l'idea di un bicchiere di latte e qualche biscotto. Attraversando il lungo corridoio, vide la sagoma di Thor, in soggiorno, seduto da solo vicino al grande camino. Pensieroso. Anche lui in pigiama.

'Non sono l'unica che non riesce a dormire. Vieni con me' lo esortò.

Il biondo la seguì in cucina.

'Che vuoi mangiare? Latte, biscotti o gelato? Torta?' aprì la dispensa.

'Per me, gelato'.

Lei prese un barattolo dal surgelatore. 'Ecco, questo è crema e cioccolata'.

Mentre Thor si serviva direttamente dal contenitore con un cucchiaio, versò per sé un bicchiere di latte di dimensioni esagerate e arraffò una scatola di latta, piena di biscotti.

Lui si fece serio 'Non posso lontanamente immaginare cosa provi in questo momento. So che hai un'anima troppo nobile per farti sconfiggere dalle sofferenze della vita terrena. Se lasci che il tuo dolore distrugga tutto ciò che hai costruito, lo rimpiangerai. E poi c'è Loki...'.

'Loki?' gli chiese, ironica.

'Niente e nessuno ha mai contato per mio fratello. Solo tu. Ti ama follemente. Se ti perderà, cadrà nella disperazione più profonda'. Prese le difese del moro, in maniera molto sentita.

'Ci perderemo ugualmente quando tornerete ad Asgard ed accadrà presto. Siamo destinati a lasciarci, non a stare insieme, lo sai bene' gli rispose, seria.

'Questo non puoi dirlo con certezza' la incalzò. Insistette 'La morte di Billy non è imputabile né a Loki né agli Avengers. Ha fatto una scelta ed ha pagato, con la vita, il suo coraggio. Se avesse ascoltato Fury, sarebbe stato evacuato per tempo. Lui è...era come noi...si è dedicato sempre al prossimo, ha scelto di fare il medico per curare gli altri e lo ha fatto fino alla fine dei suoi giorni. Entrambi, con i vostri modi, il vostro legame, la vostra amicizia, ci avete contagiato, positivamente. Loki per primo. Da quando ti conosce, sono emersi i lati della sua indole che nemmeno sapeva di avere. Che nessuno di noi sperava possedesse. Non l'ho mai visto tanto affranto, come per la perdita di Billy e di vostro figlio! Una volta mi hai pregato di riflettere su ciò che mi avevi detto. L'ho fatto e mi ha aiutato. Tocca a te, ora, ragionare sulle mie parole. Ti chiedo solo un favore, un favore personale. Non far soffrire mio fratello. Si è sempre sentito tradito da chi gli voleva bene. Chi lo amava lo ha ferito, pur non intenzionalmente, me compreso purtroppo. So che non vuoi farlo, che sei solo sconvolta dagli eventi di ieri e ti comprendo. Ti scongiuro, se lo ami, non farlo...'

'Va bene, ci penserò, grazie...' mormorò, molto colpita dalle sue parole, inzuppando nel latte l'ennesimo biscotto.

Quando tornò in stanza, trovò la luce accesa. Loki sveglio, in piedi in mezzo alla stanza, con in mano il coltello che lei aveva preso da casa di Billy. Lo aveva lasciato nella borsa, che aveva appoggiato, stupidamente, sul comò, aperta. Il principe lo aveva visto ed aveva capito, con facilità, le sue intenzioni.

'Vuoi tagliarti davvero?' le chiese, a bruciapelo.

'Sì' rispose, molto decisa.

'Taglia prima me, allora' le porse il coltello, voltando il palmo della mano destra, verso l'alto. 'Voglio condividere il tuo dolore; tagliami, poi farò lo stesso con te. Se è questo che vuoi e pensi possa darti pace, lo faremo insieme. Io ti amo, Rafflesia, come non ho mai amato niente e nessuno, in nessun mondo. Sarò con te fino alla fine, anche in questo, l'ho promesso a Billy!'.

La ragazza guardò la sua mano, ed intravide la cicatrice della ferita che proprio l'amico aveva curato. Si chiese che senso avesse procurare altro dolore a Loki e pensò che Billy mai avrebbe voluto né che si tagliasse, per causa sua, né che lo tagliasse. Thor aveva ragione. Era inutile torturarsi, ancora.

'Non posso farlo, perdonami, amore mio'. Lo gettò a terra. Appoggiò la testa sulla spalla del moro ed iniziò a piangere. Disperatamente, come sull'aereo.

Loki la strinse a se', baciandole i capelli, le gote, gli occhi. Era una resa al dolore ed agli accadimenti della vita, a tutti gli effetti.

Quando smise di singhiozzare, si ritrovò a parlargli, con il cuore in mano 'Devi tornare ad Asgard, come è giusto che sia e proseguire lì la tua vita. Vita di cui non potrò far più parte. Dovrò farmi forza, senza te e senza Billy. Domani devi andare via, serenamente...devi lasciarmi andare'. Lo pregò.

Il principe non sapeva cosa risponderle. Disse solo cosa sentiva 'Non posso lasciarti! Soprattutto dopo quanto è accaduto. Ho promesso a Billy che avrei avuto cura di te! Mi sono innamorato di te dal primo giorno allo S.H.I.E.L.D. e non ho mai smesso, anzi col passare del tempo, sento di amarti di più. Quando ho saputo del bambino, avrei fatto di tutto perché nascesse. Era una parte di noi. Non ho mai nemmeno pensato di diventare padre o di condividere la vita con qualcun altro...finché non ho incontrato te...come farò, ora, a starti per sempre lontano?'

'Sei abbastanza forte, per superarlo. Per me, per noi, per Billy...Loki...anch'io ti amo...più di quanto tu possa immaginare, ed è per questo amore che debbo lasciarti andare, poiché sei destinato a cose più grandi che trascorrere la tua vita insieme a me'.

Lui la baciò. Appassionatamente. Sapendo, in cuor suo, che solo per il suo bene, la donna stava pronunciando le parole che le sue orecchie mai avrebbero voluto sentire.

***

La mattina seguente si incontrarono tutti nella sala da pranzo, per la colazione. Rafflesia era in tailleur pantalone blu e camicia bianca di seta. I ragazzi indossavano i vestiti eleganti di Billy. Loki era bellissimo, in completo scuro...la cravatta verde, regalata dall'amico scomparso, faceva risaltare i suoi occhi color smeraldo. Natasha in tubino nero e soprabito dello stesso colore, prestato dalla matrigna di Rafflesia.

Una fila di limousine scure si diresse verso il cimitero monumentale di Boston. Dove riposavano già i genitori di Billy e Rafflesia. La giornata era tersa ed il cielo limpido, che il loro amico avrebbe amato.

Il servizio di sicurezza organizzato dallo S.H.I.E.L.D. e dall'F.B.I. era imponente. Quando scesero dalle auto, videro l'agente Addison, a fianco del metal detector allestito per l'occasione, limitrofo l'entrata principale del cimitero. Agenti in divisa perquisivano i partecipanti. Uomini e donne.

Jim andò incontro a Rafflesia. 'Per di qua, venite' fece strada, spostando una transenna, e così lei e gli Avengers bypassarono la fila.

C'era una grande partecipazione, alla funzione. Amici e colleghi di Billy, di Rafflesia e del Senatore. Molte guardie in borghese.

L'agente Tyler scrutò gli spazi e la gestione della sicurezza approntata dal collega, con soddisfazione.

Sentiva la presenza di Loki al suo fianco, confortante, dopo i chiarimenti notturni.

La funzione fu celebrata da padre Jack, l'anziano parroco della chiesa cattolica, che frequentavano fin da piccoli. Fu stringato ed essenziale, commemorando Billy per la sua solarità, per l'attenzione agli altri. Per tutte le doti che lo avevano contraddistinto, in vita.

Alla fine della messa, intervenne il Senatore, in un ricordo personale ed a suo modo gioioso.

Tutti pensavano che Rafflesia avesse preparato un discorso ma non era affatto così. Non aveva voglia di condividere i suoi pensieri. Spiegare quel rapporto che era andato al di là di tutto e di tutti. Billy era stato per lei un fratello, un amico, un fidanzato, un genitore. Non aveva senso illustrare a parole quello che sentiva nell'anima, sarebbe stato riduttivo.

Loki chiese, all'improvviso, se potesse dire qualcosa.

Rafflesia aggrottò le sopracciglia, riusciva sempre a sorprenderla. Thor sperò, vivamente, che il fratello si contenesse.

Iniziò, solenne e serissimo 'Nella vita mi sono sempre sentito fuori posto, inadeguato e poco apprezzato. É sempre stato complicato per me avere amici e fraternizzare. Sempre, fin quando non ho incontrato Billy. Non mi ha mai fatto sentire diverso o ha notato le mie stranezze. Mi ha dato la sua amicizia, inaspettatamente, senza pretendere nulla in cambio, da subito. Mi ha accettato per come sono. Mi ha sorpreso con i suoi gesti affettuosi e la sua solarità. Ricorderò, in ogni istante, la sua risata gioiosa ed i suoi modi gentili. Arrivederci, amico mio, sono certo che prima o poi ci rivedremo!'.

Mentre terminava, dai suoi occhi sgorgarono lacrime sincere.

Ci fu uno scrosciante applauso. Aveva colto l'essenza del Billy, che in molti avevano avuto la fortuna di incontrare.

Rafflesia sentì di amarlo, profondamente; proprio in quel momento, fece un altro pensiero, nefasto...oggi andrà via.

Si strinsero in auto, tornando alla villa del padre, dove era stata allestita la veglia. Chiacchierarono. Raccontarono tanti aneddoti divertenti. I disastri di Billy all'inizio del tirocinio. Gli scherzi al liceo. Quando prendeva le parti dei più deboli. Diane narrò del corteggiamento, a tratti, goffo ed imbarazzante; dopo che tutti gli altri ospiti si accomiatarono, Fury annunciò che era ora di muoversi.

Gli Avengers, che - come previsto da Steve - partivano tutti insieme verso lo S.H.I.E.L.D., salutarono la famiglia di Rafflesia, e la dottoressa.

Baciarono lei, ad uno ad uno. Sapevano che non se la sentiva, per ora, di andare via con loro; Natasha era certa che avesse soprasseduto, per rendere meno angosciante il distacco per Loki.

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