3.2

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Alla vista del postino, in molti accorsero a circondarlo, nella speranza di essere chiamati. Ma le lettere erano troppe poche rispetto al numero di persone che occupavano l'accampamento, perciò, quando Amila si sentì chiamare, ebbe un tuffo al cuore.

Erano troppi giorni che non riceveva notizie da Kaspiro e, quando ricevette in mano la busta e riconobbe la sua calligrafia, un sorriso le comparve a fior di labbra e d'istinto si portò la lettera al petto.

Kaspiro era vivo, almeno per il momento.

Ernik la guardava con curiosità e la ragazza fu certa che avesse capito chi era il mittente, ma non fece domande. La lasciò sola a crogiolarsi tra le parole del suo ragazzo lette nel privato della sua tenda d'accampamento militare.

Amila si sedette sulla brandina e, spezzata la ceralacca rosso fuoco, dispiegò la carta ingiallita riempita da una calligrafia fitta e disordinata.

Luogo occultato, Primo giorno d'autunno

Cara Amila,

le giornate qui sono sempre più fredde e la paura di essere scoperti è ancora più presente da quando hanno preso Firleon (non che sia una grande perdita).

Ora fingi di non aver letto la parentesi, così mi potrai vedere ancora come un uomo dotato di decenza.

A quelle parole, Amila scoppiò in una risata mentre una lacrima calda le scendeva sulla guancia e gli occhi lucidi le rendevano la lettura più difficile.

Con una manica si asciugò i goccioloni e, dopo un sospiro, riprese a leggere:

Presto mi sarà impossibile inviare messaggi personali, perciò questa è una delle nostre ultime lettere... se non l'ultima.

Non rispondere dopo che l'avrai ricevuta: potresti mettermi in pericolo.

Spero che nell'accampamento vada tutto bene, che Ernik stia bene (prenditi cura di lui: fa il duro ma ha bisogno del supporto di qualcuno!) e che la vita al fronte non sia così dura come raccontano quelli che ci sono stati.

Qui non nego che sia difficile. Ho fatto amicizia con alcuni ragazzi, ma la gente qui sparisce nel nulla da un giorno all'altro... quindi, ho smesso di fare amicizia e mi sto rassegnando all'idea che potrebbero prendermi e che sto rischiando la vita esattamente come la stai rischiando tu in battaglia.

Ultimamente, però, temo di più l'idea di perdere te. Mi sono reso conto di quanto siano stati importanti i nostri istanti, per quanto siano stati pochi e non vedo l'ora di rivederti.

Spero di riuscire a terminare in fretta la missione e di poterti raggiungere il prima possibile.

Nel frattempo, vedi di restare viva. 

Tuo, Kaspiro

Amila rimase a fissare la lettera mentre le lacrime scendevano copiose e i suoi singhiozzi venivano celati al resto del mondo da quella tenda sottile che a malapena fungeva da paravento.

Kaspiro era in pericolo, probabilmente molto più di lei. Era nascosto chissà dove, infiltrato in chissà che luogo... Poteva essere un aiuto panettiere per le strade di Loas, o un lavapiatti nelle cucine della corte nemica. Lei, di certo, non lo avrebbe saputo e lui non poteva permettersi il lusso di informarla.

Kaspiro voleva che lei si prendesse cura di quell'idiota di Ernik... ma lui non glielo avrebbe permesso. Perciò lei stava lì, ad attendere di sapere qualcosa in più mentre tentava di restare viva.

Era tutto terribilmente frustrante.

Amila si asciugò gli occhi per l'ennesima volta e sentì che le bruciavano per il pianto. In preda allo sconforto, sospirò e lasciò cadere a terra la lettera mentre si stendeva sulla branda improvvisata della sua piccola tenda.

Quasi senza accorgersene, gli occhi pesanti per le troppe lacrime le si chiusero e lei sprofondò nel sonno stanca per la tensione accumulata e per il pianto.

Quando si svegliò, era quasi ora di cena.

Si alzò a sedere ancora inebetita e arrancò alla ricerca degli stivali. Se non si fosse mossa, avrebbe saltato il pasto e, di quei tempi, saltare un pasto poteva significare uno svenimento sul campo di battaglia. Non poteva davvero permetterselo.

Amila si stropicciò gli occhi e si sistemò i suoi capelli lunghissimi raccogliendoli in una coda di cavallo, poi uscì dalla sua tenda e si diresse verso le tavolate che costituivano la mensa improvvisata all'accampamento.

Il cielo era già quasi del tutto buio e una leggera pioggerellina cadeva di sbieco infastidendo i soldati che passavano.

Racimolata la sua porzione di "sbobba" di una consistenza indefinibile ed un colore tendente al beige, prese posto accanto ad alcuni soldati semplici che stavano discutendo animatamente.

Ernik stava pranzando ad un altro tavolo, circondato dagli altri cavalieri. Negli ultimi tempi, forse per i suoi meriti in battaglia, era diventato parte di un gruppetto che fino a qualche mese prima sarebbe stato impensabile: Barvis, Herno e Alyconte lo chiamavano a cenare con loro come se fosse sempre stato loro amico! Incredibile. E incredibile era lui che ci stesse e giocasse allegramente al loro gioco dopo aver subito da parte loro ogni tipo di angheria!

«Avete saputo anche voi del mostro?» interpellò l'uomo che sedeva accanto ad Amila verso il gruppo che stava ciarlando e sbattendo i boccali di birra sul tavolo da prima che lei si sedesse. L'uomo era sulla trentina ed aveva la testa rapata a zero ed un'incolta barba rossa che lo faceva sembrare un manigoldo.

A quella domanda, il gruppo di uomini si acquieto per poi esplodere in un prorompente chiacchiericcio ove uno urlava sopra l'altro.

«La belva assassina, intendi?»

«Sì, me ne ha parlato mio fratello dal forte ad est e mi ha detto che ha fatto una strage!»

Ecco, grandioso... un'altra delle voci che si sarebbe diffusa facendo credere a tutti che una bestia inumana sarebbe giunta per divorarli! Era solo questione di tempo prima che qualcuno iniziasse a distribuire qualche strano oggetto in cambio di denaro o di porzioni di sbobba per tenere lontano il "mostro".

Una voce risuonò sopra le altre: «Dicono che stia agli ordini di re Gohr!» esclamò un uomo piuttosto basso e tarchiato, con i capelli lunghi e annodati sulla testa, che per farsi udire era salito in piedi sulla panca di legno.

Amila si tappò il naso e inghiottì il primo cucchiaio. Già... il sapore era anche peggiore dell'aspetto!

L'unica distrazione era quella strana conversazione in cui tutti stavano apportando teorie nuove sul misterioso mostro.

Tutto sommato, di tanto in tanto, ascoltare le fesserie che giravano per l'accampamento poteva essere un ottimo svago.

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