6.2

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Da quando Ernik era stato liberato dalla sua provvisoria "carcerazione", aveva ripreso ad evitarla. Una cosa insopportabile.

Ogni qualvolta Amila gli si avvicinasse, lui riusciva a trovare sempre un pretesto per lasciarla da sola, come una perfetta scema.

La ragazza pensava di sapere perché Ernik si stesse comportando come un bambino, ma parlarne con lui era diventato impossibile.

Quel giorno, Amila trovò il cavaliere intento a disquisire con i suoi compagni di fronte ad una poltiglia che qualche soldato coraggioso riusciva a definire "cibo". Era sorridente, in una posizione rilassata in cui, negli ultimi tempi, era raro vederlo. Teneva la testa con una scompigliata chioma biondo scuro appoggiata al palmo della mano mentre rideva ad una battuta di Barvis e le fossette gli si formavano sulle guance. A guardarlo così, Ernik non era mai stato più affascinante.

Amila si avvicinò e prese posto di fianco ad Herno, sulla panca di legno.

«Eccola qui, la donna più ambita dell'esercito!» esclamò Barvis con un tono più alto del normale, quasi a volere che tutti la notassero.

«Certo... è l'unica!» fece notare Ernik, portando puntigliosamente Amila con i piedi per terra. E con questo... cosa vuole dire? Se non ci fossi solo tu, avrei baciato un'altra?

Ma i suoi pensieri vennero interrotti dalle parole di Alyconte, che si alzò in piedi sbattendo il pugno sul tavolo. «È qui che ti sbagli, caro mio!» affermò.

«Esiste un'altra donna-cavaliere?»

«In un certo senso...»

«Sputa il rospo, Alyconte!» lo esortò, allora, Herno.

A quelle parole, Alyconte si passò una mano sul mento, soddisfatto. Voleva tenerli tutti sulle spine, ma era chiaro dalla sua espressione che non vedesse l'ora di raccontarlo. «Si vocifera che il mostro del re sia, in realtà, una ragazza... anche piuttosto giovane e attraente, dicono!» dichiarò con voce squillante, così che anche i soldati vicini sentissero.

Amila scosse la testa. A quanto pareva, la diceria non si era ancora esaurita... anzi, trovava sempre più materiale su cui espandersi! «Ancora con questa storia? Non crederete davvero che esista!»

«Paura della concorrenza?» la provocò Barvis con un sorriso beffardo.

«Sì, come no...»

Alyconte, a quel punto, si sedette alzando le spalle, pronto a dare con finta indifferenza, la pillola finale: «Comunque ne avremo presto la prova... perché si dice che combatta non lontano da qui!»

Tutti i cavalieri si guardarono e, a quel punto, diedero il via alle loro supposizioni e fantasticherie. Era così che nasceva un pettegolezzo!

Ma ciò che impressionò la ragazza fu lo sguardo strano di Ernik. Pareva turbato, perso nei suoi pensieri. Quanto avrebbe voluto potergli leggere la mente proprio in quel momento!

Ad un tratto, il ragazzo si alzò da tavola e, dopo essersi scherzosamente congedato, fece per avviarsi verso la sua tenda. In quel momento, Amila decise di cogliere l'occasione.

Incurante dei suoi compagni d'armi, la ragazza si alzò da tavola e seguì Ernik a passo spedito.

«Non pensi che dovremmo parlarne?» gli domandò nella speranza che lui si voltasse. Ma, Ernik non lo fece e continuò a scarpinare dritto per la sua strada.

«No» rispose semplicemente, lapidario.

«Perché no?» Nessuna risposta. «Ernik, fermati!» Amila scattò in avanti e gli afferrò il braccio per poi pararsi di fronte a lui, costringendolo ad arrestare la fuga.

«Tu stai con Kaspiro!» sbottò lui in tono di rimprovero. «O te ne sei dimenticata?»

Sì, forse se n'era dimenticata. Ma Ernik non poteva ignorarla in eterno. «Lo so che quel che ho fatto è sbagliato!» ammise Amila scuotendo il capo mentre lo fissava dritta negli occhi color nocciola.

«Perfetto, allora non serve parlarne!»

Non serve parlarne? Davvero? Se non sarebbe servito parlarne, allora, avrebbe dovuto essere tutto come prima. Ma non era così.

«Beh, non sono l'unica ad essersene dimenticata, comunque!» replicò la ragazza con fervore. «Hai tradito il tuo migliore amico e la tua ragazza in un solo momento e non mi pareva ti fosse dispiaciuto tanto!»

«Di che ragazza stai parlando?»

Voleva pure fare il finto tonto? Incredibile! Ma Amila sapeva, anche se lui non glielo aveva mai detto. «Dazira» rispose con una smorfia.

A quel nome, Ernik spalancò gli occhi per la sorpresa e, per qualche istante, calò il silenzio. Quella, per Amila, non fu altro che una conferma.

«Dazira» ripeté il ragazzo in tono confuso. «È stato Kaspiro a parlarti di lei?»

«Non avrebbe dovuto farlo?»

Il ragazzo scosse la testa. «Dazira non è la mia ragazza» disse.

Cosa? Stava mentendo? O aveva mentito Kaspiro? Forse si erano capiti male.

Un mare di pensieri affollò la mente di Amila. «Non è...»

«Comunque, ci stai solo dando importanza!» Ed eccolo lì, il pugno allo stomaco. Era per questo che la stava evitando? Perché non era importante? Beh, allora, era lui a darci importanza evitando apertamente l'argomento con quel silenzio assordante. Se non fosse stato importante, ne avrebbe potuto parlare tranquillamente.

Ma Amila sapeva che, probabilmente, Ernik aveva paura di rendere tutto reale. Ma era già reale.

«È stato un bacio. Niente di più» continuò il ragazzo alzando le spalle.

«Beh, per me è importante! Non puoi negare che ci sia qualcosa tra noi!»

A quel punto, Ernik l'afferrò per le spalle, guardandola con una veemenza che la ragazza non gli aveva mai visto addosso. «Amila. Tu stai con Kaspiro. Fine della storia!» dichiarò prima di lasciarla andare e riprendere a camminare verso la sua tenda.

Amila, però, non demorse. «Aspetta! Guardami!» esclamò parandosi nuovamente davanti e tenendolo come lui aveva tenuto lei qualche istante prima. «Dimmelo ora.» lo provocò guardandolo fisso negli occhi a qualche centimetro dal suo naso. «Dimmi che non hai provato niente, che non sei geloso di me quando i soldati mi guardano!» disse. «Dimmelo ora che non è importante per te!»

In quel momento, l'espressione di lui, si fece più distesa e sofferente. «Amila... io...» Stava abbassando le difese. «Sarebbe una bugia...» ammise prendendole il volto tra le mani.

Ad Amila si mozzò il respiro mentre i battiti del suo cuore acceleravano.

I respiri dei due ragazzi si fecero sempre più vicini, fino ad unirsi in un bacio.

Un bacio che entrambi sapevano essere sbagliato. Eppure... perché in quel gesto tanto sbagliato, Amila sentiva che esisteva qualcosa di giusto?

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