23-24 marzo 2017

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Rafflesia Tyler entrò allo S.H.I.E.L.D., camminando in fretta, per quanto possibile, sui tacchi. Certo non indossava il vestito più adatto per una riunione di lavoro, ma in fondo il Vicedirettore dell'F.B.I. l'aveva chiamata a mezzanotte.

Un uomo, in giacca e cravatta, minuto, capelli ed occhi castani, le fece un cenno.

'Sono l'agente Coulson' si presentò, cortese.

'Piacere, Rafflesia Tyler' contraccambiò.

Quello l'aveva riconosciuta subito. Quando aveva chiesto rinforzi dai Servizi per la missione, gli avevano fatto il suo nome e gli avevano anche detto il suo soprannome. Miss F.B.I.. Era follemente bella, pensò Coulson. Lo colpirono gli occhi violetti, i capelli corvini, un corpo statuario ed un volto splendido, espressivo. Mai si sarebbe immaginato, però, che venisse vestita in maniera tanto elegante.

Il profilo del seno, del ventre e delle natiche della donna erano, chiaramente, visibili sotto la sottile stoffa del bell'abito che indossava, sexy da morire. L'aveva distratto dai pensieri di lavoro e non gli capitava con facilità. Probabilmente era impegnata in qualche attività sociale, quando era stata contattata. Non tutti vivevano di pane e S.H.I.E.L.D., come lui, per fortuna.

'Prego, Tyler, mi segua'.

Lei si accodò, tranquilla.

Dopo aver preso un ascensore ed attraversato un lungo corridoio, le aprì la porta di una sala riunioni.

Entrò nella stanza, da sola. Era una piccola sala da proiezione, con un grande schermo, una postazione per parlare al pubblico in cui vide il Direttore dello S.H.I.E.L.D., Nick Fury - un nero dall'aria truce con una benda di pelle sull'occhio destro -
e delle poltrone imbottite con la ribalta, una attaccata all'altra, dove gli astanti sedevano, in chiara attesa delle parole del Direttore ed anche che lei arrivasse.

'Benvenuta, agente Tyler. Si accomodi, alla svelta!' il Capo la incitò.

Cercò la poltrona libera più vicina e vi si diresse. Era un posto vuoto, fra due già occupati. Camminando, si sentiva addosso gli occhi di tutti, cavolo. Con quell'abbigliamento, era facile immaginare che non sarebbe certo passata inosservata.

Maledisse di aver accettato, quella sera, di rivedere Kelly, il suo noioso e sempre perfetto ex fidanzato che premeva per rimettersi insieme e che l'aveva coinvolta in una cena in un locale alla moda. E pure sé stessa, per aver indossato un abito di seta tanto leggero; era blu, corto, al ginocchio, la gonna arricciata sulla vita, completamente scollato dietro, senza reggiseno.

Dei sandali scuri dal tacco molto alto erano la ciliegina sulla torta, visto che la temperatura esterna segnava sottozero, nonostante l'inizio della primavera. Aveva solo una pashmina grande, in seta blu anch'essa, a coprire le spalle, con cui si stava tentando di ripararsi in ogni modo.

Si fece strada verso la seduta libera e dovette far alzare l'uomo che era al posto limitrofo, per accomodarsi.

Era molto alto, muscoloso, coi capelli lunghi castani, gli occhi chiari d'un azzurro poco definibile, tendente al ghiaccio, la barba di qualche giorno.

Mentre la faceva passare, la squadrò in maniera lussuriosa e plateale.

Lei sedette e in quel momento vide che la sua mano sinistra era di metallo. Si era messa alla sua destra e gli sfiorava il braccio destro.

Al lato opposto, invece, un altro ragazzo, che, immediatamente, riconobbe: il Capitano Steven Rogers, contraddistinto da un ciuffo biondo, occhi azzurri, un bel sorriso aperto, solare ed un fisico scultoreo.

Steve la salutò, presentandosi, molto educato, poi disse: 'Lui è Bucky' indicando il tipo accanto con la mano bionica.

'Bucky? Che razza di nome è?' gli fece, ridendo. Non aveva resistito.

'E' il Sergente James Buchanan Barnes, da sempre tutti lo chiamano Bucky' concluse il Capitano, riferendosi al suo amico più caro.

'Meglio James o Sergente Barnes...' rispose, sorridendogli.

Il ragazzo, però, non le aveva detto nemmeno una parola, neanche teso la mano a presentarsi, non un sorriso. La guardava solo di sottecchi, di continuo. Era da sempre abituata agli sguardi maschili ma l'aveva innervosita, stranamente.

Quando Rogers aveva detto il suo nome, per intero, aveva capito che fosse il Soldato d'Inverno. Aveva letto degli Avengers dai giornali e ne aveva riconosciuto qualcuno fra gli astanti.

Mentre ci rifletteva, aveva incrociato, all'altro lato della sala, lo sguardo di Jerry Mac Donald, il mitico Mac, Sergente Maggiore, capo dei Navy Seals, che conosceva da tempo; di origini irlandesi, era rosso di capelli, con la barba lunga e curata, il fisico davvero prestante. La salutò con un cenno della mano, che subito contraccambiò. Una faccia amica era molto gradita, in quell'ambiente.

Cominciò a capire il motivo per cui l'avevano chiamata. Mac era un sommozzatore specializzato in recuperi ed avevano lavorato insieme molte volte perché lei stessa era un talento nelle immersioni subacquee, suo malgrado.

Continuava a sentire un freddo tremendo a causa della forte aria condizionata, la pashmina era inutile. Provò a mettere le braccia intorno al torace per scaldarsi senza alcun risultato e starnutì un paio di volte.

Barnes tirò giù la zip della felpa blu scura di Gap che indossava, la tolse e gliela passò, sempre senza una parola.

Lei la infilò al volo e gli sussurrò 'Grazie mille'. Non le rispose, nemmeno in quel frangente: la situazione stava diventando imbarazzante.

Sotto la felpa, l'uomo aveva una maglietta a maniche corte. Così gli vide il braccio sinistro, quasi per intero; era di vibranio, il metallo con cui era stato forgiato lo scudo di Capitan America... e un'arma micidiale. Il suo proprietario non sembrava particolarmente felice di essersi spogliato, comunque l'aveva salvata da un principio di congelamento e godette del tepore del tessuto sulla pelle nuda.

Nel frattempo, il Direttore dello S.H.I.E.L.D. spiegava in cosa consistesse la missione.

Il suo vicino, tuttavia, era sempre più interessato a fissarla che a seguirne le parole.

*

Ancora una volta lo stramaledetto Fury li aveva chiamati, nel cuore della notte, per un'altra stupida missione. Talmente insensata che gli Avengers sarebbero stati affiancati dai Navy Seals e da alcuni agenti dell'F.B.I..

Barnes si era lamentato con Steve 'Ci appiopperanno qualcuno borioso ed incompetente, la solita storia, una rottura di scatole!'.

'Buck, non ti sta mai bene niente! Verranno colleghi specializzati in operazioni subacquee e Miss F.B.I.. L'agente più bella dei Servizi, sentivo Coulson che lo diceva!' Rogers era molto incuriosito dalla presenza della federale.

'Me lo immagino, amico. Una zitella di mezza età, mascolina, in tailleur e molto antipatica, questo è certo' controbatté.

Arrivati al briefing James si era seduto nel posto laterale della fila in modo tale che l'arto bionico fosse al lato del muro e non avesse vicini da quel versante, il Capitano più al centro della sala, per vedere meglio lo schermo, sempre limitrofo.

Si zittirono, nella conversazione, nel momento in cui Rafflesia entrò, scambiandosi un'occhiata complice. Altro che zitella di mezza età!

La donna che prese posto fra loro due era di una bellezza sconvolgente, raffinata ed elegante, il viso dai tratti somatici perfetti, estremamente dolci e dello sguardo magnetico.

Bucky dovette alzarsi per farla accomodare e non riuscì a smettere di fissarla in quel vestito tanto provocante che lasciava ben poco all'immaginazione.

Percepì la fragranza del suo profumo, di boccioli di arancio amaro, sensuale, dolce e decisa nello stesso tempo. Non l'avrebbe più dimenticata...

La scrutò negli occhi violetti mentre si sedeva, tentando di nascondere le emozioni che gli suscitava, inutilmente.

Da quando era tornato in sé, dopo la terapia contro il condizionamento a cui era stato sottoposto per colpa dell'HYDRA, organizzazione criminale avversa allo S.H.I.E.L.D., si era chiesto spesso se avrebbe riprovato un vero interesse nei confronti di una femmina.

Posto che veniva direttamente dal 1944, uno dei principi del condizionamento era proprio l'assenza di rapporti sociali, fisici, sessuali e sentimentali. Si era reso conto di avere tante pulsioni ma l'assoluta incapacità di sfogare i propri istinti, se non da solo.

Gli era difficile aprirsi, anche in maniera semplice, con chiunque, a parte Steve. Detestava gli altri Avengers e loro detestavano lui. Ne avevano paura e lo tolleravano, solo per la sua amicizia con Rogers. Tutto lì.

Con le donne, era ancora più complesso. Non era riuscito a frequentare nessuna. Steve lo aveva coinvolto in uscite con le amiche della fidanzata Sharon. Ma le sfortunate invitate a quegli incontri a quattro non erano mai volute andare oltre la prima volta. Quando vedevano il suo braccio, i loro volti cambiavano. Lui si irrigidiva e la serata terminava presto, in maniera disastrosa. Aveva pregato il Capitano di smetterla di organizzare cene o altro. In alternativa, aveva ricevuto i consigli quasi indecenti di Tony Stark, il miliardario filantropo e geniale che veniva i panni di Iron Man. Prima di mettersi insieme alla compagna Pepper, proprio Tony aveva usufruito di un servizio di escort, che definiva notevoli. Gli aveva detto che quelle professioniste non avrebbero fatto caso al braccio e l'avrebbero... appagato. Ma per James era davvero un idea squallida: il sesso in cambio di soldi, non faceva per lui.

Da quando aveva visto l'agente Tyler, non smetteva di pensare ad un'unica cosa: rotolarsi con lei fra le lenzuola. Non aveva ascoltato nemmeno una parola detta dal Capo, si sentiva solo molto eccitato. Per lo meno, non era morto dentro, da quel punto di vista, dalla cintola in giù. Comunque, gli pareva un bel sogno... irrealizzabile. Non lo avrebbe mai degnato di uno sguardo, vista la zavorra metallica che si portava dietro.

Lui ci aveva messo del suo, tanto per non farsi mancare niente. Non era riuscito a proferire una sillaba e neanche a tenderle la mano o a sorriderle.

Quando l'aveva osservata rabbrividire, però, si era tolto la felpa per dargliela, in fretta, senza riflettere che così gli avrebbe visto l'arto bionico, fino alla manica corta della t-shirt, quasi per intero. Non amava affatto spogliarsi di fronte agli altri; da tempo, tra l'orrore del braccio e le cicatrici all'altezza della spalla, si sentiva un mostro. Al di là delle sue infauste previsioni, la ragazza al suo fianco, però, non pareva affatto turbata né spaventata dalla vista del metallo ed era rimasta tranquilla... era la prima volta che accadeva.

*

Fury venne al dunque. Dovevano recuperare un microchip custodito all'interno di una cassaforte di un relitto di un sottomarino, affondato nel corso della seconda mondiale; era negli abissi dagli anni Quaranta, ma, soltanto in serata, il piccolo dispositivo, che conteneva un sensore di trasmissione, aveva dato un segnale di vita. Rafflesia si chiese perché non avessero contattato solo i Seals, le sembrava una missione semplice. Il Direttore spiegò che erano stati coinvolti gli Avengers poiché il microchip era un prototipo, a suo tempo, creato dalle Industrie Stark, da un progetto del padre di Tony; quest'ultimo - un uomo di circa quarant'anni, occhi e capelli neri, una barbetta curata - era appoggiato al muro, in fondo alla sala, teso.

In circostanze normali, Iron Man in persona sarebbe andato a recuperare il famigerato microchip, da solo, ma aveva problemi ad un orecchio, e quindi, non gli era possibile svolgere attività subacquea; tutti loro erano stati richiamati, repentinamente, per evitare che altre organizzazioni, intercettando il segnale del trasmettitore, se ne impossessassero prima dello S.H.I.E.L.D..

Per quest'ultimo motivo gli Avengers, o per lo meno quelli presenti nella base, sarebbe stati a supporto dei sommozzatori, a proteggerli da eventuali interventi esterni.

Chiarì, infine, che si sarebbero immersi in tre. Fece il nome di Rafflesia e poi quello di Barnes e di Clint Barton, Occhio di Falco, e che lei e quest'ultimo avrebbero risposto a Barnes, il capo missione. Mac li avrebbe supportati nella preparazione del materiale e sarebbe stato pronto ad intervenire, nel caso loro tre non ce l'avessero fatta.

Guardò il suo amico, molto preoccupata. Chiunque capiva che scendere in acqua con qualcuno, per la prima volta, non era il massimo. Diversamente, loro due avevano lavorato spesso insieme ed erano molto affiatati. Era stata una scelta strana ed infelice, a suo avviso, tuttavia, gli ordini erano chiari.

La riunione finì.

Il seal le andò subito incontro, salutandola con un affettuoso bacio sulla guancia. 'Rafflesia! Porca miseria, sei la fine del mondo! Più bella che mai! Hai fatto sbavare tutti gli uomini presenti! Certo, non eri a casa col pigiama di flanella quando ti hanno chiamato!'.

'Decisamente no, la flanella non esiste più! Accidenti, speravo di scendere con te' gli fece.

'Sì, pure io. Tranquilla, ti seguirò dalla nave... Ah, lui è Clint'.

Le presentò Clint Barton - l'arciere agente dell'Agenzia, capelli castani e occhi azzurri - e
Natasha Romanoff, l'ex spia russa dai lunghi capelli rossi e dai brillanti occhi verdi da gatta, più nota col soprannome di Vedova Nera; i due Avengers erano legatissimi e la loro affinità traspariva, immediatamente.

'Il Falco è un sommozzatore molto in gamba, lavorerete bene insieme' il suo amico pareva sicuro.

'Che mi dite di Barnes?' chiese, curiosa.

Clint alzò gli occhi al cielo. 'Stai attenta. Non mi piace e non mi fido, ma ha una resistenza polmonare incredibile ed è formidabile nelle immersioni'.

Mentre pensava che la missione si presentasse in salita, Mac la esortò ad andare a prepararsi e lei si allontanò con Natasha, per cambiarsi ed indossare la muta.

*

'Ragazzi, avete visto l'agente Tyler? Miss F.B.I.! É uno schianto, da non crederci!' San Wilson - ex parà di colore che vestiva la tuta alare di Falcon - non stava più nella pelle e, finalmente, potevano parlare fra maschi mentre si vestivano per la missione, nello spogliatoio.

'È bellissima, una favola, peccato sia già impegnato, sennò ci avrei fatto un pensierino!' gli rispose Stark.

'E' un asso nelle immersioni, la migliore dei Servizi; ci deve interessare questo, non il suo sedere' Clint, sempre serio e professionale, si stava scocciando dei toni.

'Buck, che dici? Meglio delle amiche di Sharon?' gli chiese Rogers.

'Quelle sono racchie a confronto. Barton, non fare il bigotto, ti scatena gli stessi nostri istinti. A me non interessa se sia brava sul lavoro, mi fa impazzire, mi fa andare fuori di testa. Quando la guardo, la immagino solo completamente nuda e sexy, stesa sul letto, che mi prega di farla impazzire ed in tutti i modi che conosco: sono sempre su di giri, vicino a lei!'.

Mentre terminava la frase, vide Clint sbiancare, Sam a bocca aperta. Tony si era rigirato, immediatamente, di spalle, e Steve tentava di farlo smettere di parlare, con lo sguardo.

Buck si voltò; dietro di sé si stagliavano l'agente Tyler e Natasha, già pronte per la missione.

Vedova Nera mormorò 'Eravamo venute a vedere a che punto foste. Fury ci ha sollecitato' poi si rivolse a Barnes, disgustata 'Mi fai schifo, che razza di persona sei?!' si girò ed uscì.

Rafflesia fissava James negli occhi. Era rimasta esterrefatta dalle sue parole. Invece di allontanarsi, si mosse verso di lui, senza abbassare lo sguardo. Quello non aveva accennato nemmeno una scusa, un rimpianto per la frase pronunciata. Gli arrivò di fronte. 'Dovrò prenderlo come un complimento, visto che dobbiamo lavorare insieme'. Detestava i conflitti ma, ancor di più, immergersi con sconosciuti.

Bucky, tranquillo, annuì come nulla fosse, guardandola con un'intensità da brividi mentre lei si muoveva per raggiungere Natasha.

Rogers provò a scusare l'amico 'Rafflesia, non intendeva mancarti di rispetto...'.

Nemmeno si voltò ma da lontano gli rispose 'Non un'altra parola, Capitano!' ed uscì.

'Sei un disastro. Non parli mai...adesso, invece...che figuraccia!' Steve era avvilito, la collega sembrava una persona molto carina. Oltre che bellissima.

Barnes rimase muto.

'Sei un idiota! Dobbiamo scendere con lei, meglio avere buoni rapporti, non inimicarsela' Clint era infuriato.

'Non fare il coniglio, Barton. Che vuoi che succeda?' fece eco Bucky, gradasso.

*

Natasha, intanto che si muovevano in nave, verso il punto dell'immersione, provò a familiarizzare. 'Barnes è strano, sempre per conto suo o con Steve. Non ha legato con nessuno di noi e ignoro cosa faccia nel tempo libero. É un disadattato, secondo me. Tra il condizionamento e quel braccio, dico la verità, mi fa paura. Non badarci, pensiamo solo alla missione!'.

Rafflesia era ancora turbata, più dalle occhiate ricevute che da quel gergo così volgare.

'Una cosa è certa. Tu, cara, gli piaci molto. Non ti ha tolto mai gli occhi di dosso e ti guarda come farebbe un uomo a dieta da anni di fronte ad una torta al cioccolato, tutta per sé!' era stata spiritosa, l'agente Tyler rise di gusto.

'Niente dolce, oggi, il menù non lo prevede!' rispose alla collega.

Risero insieme, già in sintonia.

Mac la chiamò; vicino a lui Barton e Bucky.

'Voglio mostrarti l'attrezzatura per scendere. Apparentemente sembra più sofisticata di quella tradizionale, però, alla fine, è facile ed intuitiva da usare. Invece del boccaglio per l'aria e la maschera di gomma, avrete un piccolo casco con visiera ed in quello verrà pompato l'ossigeno, direttamente dalle bombole. Il resto, il manometro e quant'altro, è come per gli altri palombari' sembrava sereno, mentre spiegava.

'E' un brevetto dello S.H.I.E.L.D. e tra l'altro è comodissima perché all'interno del casco che indosserete, ci sono degli apparecchi trasmittenti. Voi tre sarete interconnessi e potrete parlarvi però ti avverto, non potrete comunicare con me' terminò e si allontanò.

Mentre indossavano l'equipaggiamento, le si avvicinò James. Era la prima volta che le rivolgeva la parola 'Sei sicura di aver capito tutto? Serve aiuto?' lo chiese, gentilmente.

'Sì, mi pare di sì... grazie... hai paura che vi metta in difficoltà, che non sia capace?' gli domandò, a sua volta.

'Dicono che sei bravissima, per cui non ho niente di cui preoccuparmi e se dovesse succedere qualcosa, stai certa che io risalirò, per voi due non garantisco...' era stato di nuovo sgradevole.

'So che hai una grande resistenza e capacità polmonare. Ti piace immergerti?' provò a cambiare argomento, si stava innervosendo perché Bucky continuava a fissarla. 'Già, è il potenziamento... le immersioni non mi piacciono... ma è lavoro, no?'.

'In effetti non piacciono molto nemmeno a me ma il destino ha voluto che ci riesca particolarmente bene'. Lo disse con sguardo triste, pensierosa, presa come da un lontano ricordo personale.

Lui se ne accorse, soprassedendo a qualsiasi commento. Si erano parlati senza scannarsi, almeno, dopo l'infelice frase pronunciata nello spogliatoio.

'Siete pronti?'.

Lo erano.

Scese in acqua prima Barnes, poi lei ed, infine, Clint.

*

Il sottomarino era arenato molto in profondità, ma solo immergersi e vederlo fu sensazionale; tutto era rimasto intatto, da quando era affondato, la stiva, gli alloggi del personale...l'atmosfera era incredibile, suggestiva. Ne avevano studiato a lungo la planimetria ed avevano individuato, sulla carta, dove fosse la stanza del comandante, quella in cui di solito veniva installata la cassaforte di bordo.

James era stato il primo ad entrare, e loro lo avevano seguito; pareva molto deciso nelle sue mosse. Infatti, trovò la stanza con facilità, e spostò, dalla parete alle spalle di una scrivania massiccia di legno, un enorme quadro, raffigurante un veliero. Dietro, la cassaforte che dovevano aprire. Fece cenno a lei e Clint di allontanarsi di un paio di metri e, con un potente strattone del braccio sinistro, ne staccò lo sportello. Tutto il materiale contenuto si riversò fuori, nello stesso momento, complice l'entrata dell'acqua nel cubo. Documenti, contanti...Rafflesia vide anche una vecchia pistola, ed osservò venire verso di sé una piccola scatolina rossa, che afferrò al volo. Sull'astuccio, il marchio delle Industrie Stark. Il Sergente Barnes gliela strappò, letteralmente, dalle mani, per riporla all'interno della muta; lei lo fissò, piuttosto scocciata. Stava fuori di testa, che razza di modi! Laconico, disse 'Torniamo in superficie, alla svelta!'.

*

Clint aveva sbattuto contro qualcosa di grosso; aveva il volto coperto di sangue, forse uscito dal naso, che stava riempendo il casco.

'Che ti succede?' gli chiese.

'Non riesco a respirare...' Barton non riusciva nemmeno a parlare. Rafflesia fece cenno a Barnes di andare verso di lei, per soccorrere il collega. 'Vieni ad aiutarmi, non capisco cosa sia accaduto'.

Quello le fece un sorrisetto becero 'No, risalgo in superficie a consegnare il microchip, è la nostra missione, la nostra priorità... cavatela da sola, visto che sei tanto brava!' e si allontanò, rapido, verso l'alto, lasciandola sola.

Bastardo, pensò lei, subito nuotando, il più veloce possibile, in direzione di Clint. Vide che, nell'urto, la bombola si era rotta e l'ossigeno era completamente fuoriuscito.

'Stai calmo, ti prego, ti aiuterò io a risalire, stai calmo... ti devo togliere il casco'.

Aveva riflettuto che la cosa migliore fosse fare alla vecchia maniera, ovvero utilizzare il tubo dell'ossigeno della sua bombola e dividerlo con il Falco, ma dovevano liberarsi, entrambi, del casco. Lo fece, per prima e Barton si convinse. Era pallido, stanco e spaventato. Lo aiutò a togliere l'attrezzatura inservibile ed a sganciare il caschetto; staccò il tubo dell'aria, dopo averne inalata il più possibile, per darglielo. Cominciò a tentare di farlo risalire verso la superficie, anche se faceva parecchia resistenza. Per favore, stai tranquillo, pensò fra sé.

L'uomo, pian piano, nell'inalare l'ossigeno, parve calmarsi. Lei si sentiva debole, invece; tra la fatica dell'immersione e la carenza d'aria, stava perdendo le forze... Occhio di Falco era sempre più pesante da gestire.

Poiché, però le sembrò riprendersi, si sganciò, istintivamente, la bombola dalle spalle e la mise attorno a quelle del collega, che la scrutò, piuttosto turbato.

Gli fece cenno di andare da solo, riflettendo che aveva più possibilità di salvarsi. Infatti risalì, pian piano. Sentiva i polmoni bruciare e l'aria venire meno...nuotava con calma, per tornare in superficie, provando ad essere razionale ...la vista le si stava offuscando...capì di essere in un mare di guai, letteralmente, quando vide affiancarsi un altro sommozzatore, che, con un braccio, la tenne stretta a sé e l'aiutò.

La presa era micidiale e comprese fosse Barnes; la guardò, dolcemente, e le mise in bocca il suo tubo dell'aria...avevano avuto la stessa pensata...non glielo tolse mai e poté respirare di nuovo.

La fissò, sempre negli occhi, mentre si muovevano, e le sorrise. Lei si rasserenò, avendo capito che, con la sua capacità polmonare, Buck poteva tornare in superficie, senza utilizzare l'aria della bombola che le aveva riservato e, soprattutto, che non l'avrebbe lasciata sola. Con lentezza, per la decompressione, riuscirono a risalire. Sentiva i polmoni più aperti e respirava, discretamente.

Appena fu sull'imbarcazione, si mise supina, sul pavimento, tentando di riprendere il controllo delle proprie emozioni e del proprio corpo; percepiva la mano dell'Avenger, steso al suo fianco, che le carezzava il braccio, carinamente.

'Come stai?' le chiese James, preoccupato.

Non gli rispose e corse affannata da Clint, che reggeva sul viso una maschera per l'ossigeno. Quando la vide, accanto a sé, la staccò e l'abbracciò, fortissimo. Parlava a fatica ma le mormorò 'Grazie, ti devo la vita'.

La federale contraccambiò la stretta, felice che stesse bene. Poi guardò Mac; era fuori di sé, bianco come un lenzuolo, inquieto. 'Barnes...É risalito, per portare il microchip e solo dopo è ridisceso, di nuovo, per aiutarti...se non fosse stato per te, Clint...non voglio pensarci, maledizione... credevo non saresti più risalita nemmeno tu... che è successo?'.

Barton fissò Buck 'Te lo dico io che è successo! Non gliene frega niente né di me né degli Avengers. Di nessuno: perché sei andato via quando Rafflesia ti ha chiesto di aiutarla? Rispondimi...' provato, gridava, senza fiato, contro il collega, rimasto freddo e impassibile.

Innervosito e furioso, si alzò e tentò di aggredirlo. James lo evitò con facilità, col braccio in vibranio lo immobilizzò e lo minacciò, aggressivo 'Lascia perdere, con me non puoi farcela, stai pure conciato male!'. C'era tanta tensione.

Steve si intromise a separarli, come al solito 'Smettetela, ragazzi, ora basta!' e così Buck si decise a lasciare andare Barton.

'Che cavolo hai nella testa, si può sapere? Sei un vero bastardo!' il Falco non si dava pace, turbato.

Rafflesia parlò, accorata, sperando di placare gli animi 'Clint, lascia stare, ti prego: la cosa più importante è che siamo vivi, tutti e tre e che abbiamo recuperato il microchip. E poi non è vero che non gli importa di nessuno: ha salvato me, per fortuna...'.

Barton annuì, leggermente più calmo.

James la guardava, incredulo. L'aveva difeso! Le fece un cenno di ringraziamento col capo, che lei colse e contraccambiò.

Rientrarono tutti all'interno della nave, in silenzio, dato l'accaduto. Attraccati al porto, furono riportati alla base dello S.H.I.E.L.D., dove finalmente la donna poté farsi una doccia e rimettersi il suo vestito. Aveva sempre a disposizione la felpa blu per coprirsi, ma pensò fosse meglio restituirla al suo proprietario. Mentre si dirigeva, con Natasha, verso l'uscita, dove gli Avengers e Mac le aspettavano, incrociò il Direttore Fury e l'agente Coulson. Fecero un tratto di strada insieme, in corridoio.

'Devo ringraziarla per Barton. Gli ha salvato la vita. So che gli ha lasciato la sua bombola, è stato un atto di estremo coraggio!' disse Fury.

'Era l'unica cosa da fare, in quel momento, aveva più possibilità di me di risalire'.

'Mettiamola così, Tyler! Invece, che mi dice dei problemi con Barnes? Mi riferiscono che le abbia mancato di rispetto e che l'abbia abbandonata da sola, con Clint in difficoltà' il Capo glielo chiese mentre erano arrivati a ridosso del gruppo in attesa, in un tono di voce più alto, appositamente per farsi sentire. Era stato informato da qualcuno, dell'accaduto.

Rafflesia, con tranquillità e senza alcun imbarazzo, sminuì i fatti 'Nessun problema col Sergente Barnes, Direttore. A volte non è semplice fidarsi di un'altra persona che si conosce da così poco tempo. In fondo, ce la siamo cavata ed abbiamo portato a termine la nostra missione!'.

Fury le strinse la mano e si accomiatò, così Coulson, che era rimasto in silenzio.

'Sei proprio una signora, quello spaccone non lo meritava, a momenti vi faceva stirare le zampe' le disse Nat, a bassa voce.

'Bellezze, che ne dite di un'abbondante e succulenta colazione? Conosco un posto fantastico!' propose Tony. Era un rito per stemperare la tensione e l'adrenalina accumulate. E Stark era davvero grato che gli avessero riportato il dispositivo progettato dal padre.

'Per favore, Rafflesia, almeno posso sdebitarmi!' insistette Clint. Sarebbe voluta andare, era primo pomeriggio, aveva una fame da lupi e si era trovata bene a lavorare con loro, tranne per i problemi con James.

Poiché però c'era anche lui fermo ad attenderle, presunse che sarebbe venuto e preferì soprassedere; rabbrividiva, ogni volta che incrociava i suoi occhi.

'Magari un'altra volta. Prenderò un taxi al volo, sperando di non congelare!' Così dicendo, rese la felpa a Barnes.

'Tienila, fuori è molto freddo' gliela porse di nuovo, avvicinandosi. 'Ti sono grato per non aver spifferato nulla a Fury'. La osservò a lungo, con uno sguardo dolce, stavolta.

'Non avevo niente da dirgli, credimi. Grazie ancora per la felpa...' mormorò, a disagio, prima di fare un saluto generale 'ciao a tutti'.

'Amica mia, vuoi un passaggio?' le chiese Mac, affettuoso.

'Certo, approfitto volentieri' rispose, sorridendo.

James Buchanan Barnes si trovò ad invidiare profondamente il seal, mentre lo vedeva allontanarsi, insieme alla ragazza.

*

Non sapeva proprio cosa gli avesse detto la testa o forse sì. Quando l'aveva vista andare ad aiutare Clint, era stato più forte di lui...se l'era svignata, malamente. Si era sentito geloso della simpatia immediata che aveva percepito si fosse creata fra Rafflesia ed Occhio di Falco. E del feeling di lei con Mac; sull'imbarcazione, mentre si dirigevano al luogo dell'immersione, li aveva visti parlare fitto fitto, mai una pausa e pure di argomenti piuttosto personali. Erano molto affiatati.

Si sentiva in colpa. Punirla in maniera così assurda perché lui non era più in grado di stare al mondo, neanche di avere un dialogo decente, con chicchessia... l'agente Tyler si era solo trovata in mezzo alle sue follie, come la frase davvero assurda che aveva sparato nello spogliatoio; roba da matti, odiava quelle volgarità, ma aveva voluto fare il fanfarone, davanti ai colleghi... una figura pessima...casomai avesse voluto chiederle di uscire, quella non avrebbe accettato. Già era tanto che non avesse smesso di rivolgergli la parola: dopo, almeno, si era ravveduto ed aveva provato a riparare a tutti i casini combinati.

Quando Barton era risalito da solo e con la sua bombola, si era sentito morire. Era ridisceso più veloce possibile, l'aveva intercettata, quasi priva di sensi, si era liberato del casco, ed aveva staccato il tubo dell'ossigeno per farla respirare. Grazie a Dio, si era immediatamente ripresa ed erano tornati in superficie, insieme; si era fatta cingere dal braccio in vibranio senza alcun problema e con le sue capacità, era stato semplice riportarla su.

Di lì a seguire, un mezzo finimondo. Rafflesia non si era curata di lui nemmeno un secondo ed era andata a sincerarsi dello stato di salute di Clint. Prima Mac, e successivamente Barton, avevano cominciato ad attaccarlo, per il suo comportamento. Col Falco era arrivato, addirittura, ad uno scontro fisico; dulcis in fundo, la ragazza aveva zittito tutti, con poche parole. Lo aveva difeso davanti agli Avengers e coperto con Fury...si era salvato dai rimbrotti del Direttore, ma non da quelli di Steve, c'era da aspettarselo.

Dopo la colazione, organizzata da Tony - nella quale si era ritrovato ad un angolo del tavolo, tra Sam e Rogers, con Clint, dalla parte opposta, che lo guardava di traverso - il Capitano lo aveva accompagnato a casa, in auto, e si era fermato davanti l'entrata del portone, per un chiarimento.

'Buck, che stai combinando? Che diamine succede?'.

'Non lo so, sono tanto confuso!'.

'L'ho notato! Sei uno degli Avengers, devi fare squadra con noi, non litigare con gli altri componenti della squadra... oggi tu e Clint quasi vi ammazzavate. Non è solo questo, il problema, vero?'.

'Quella donna mi ha destabilizzato, Steve, mi ha stregato; quando le ero vicino, non riuscivo quasi a respirare, non ragionavo più. Da non credere!'.

'Ti piace parecchio, per carità, è la fine del mondo, ti capisco. Vuoi rivederla? Hai qualcosa in mente?'.

'Non credo di piacerle...'.

'Però ti ha difeso ed, alla fine, le hai salvato la pelle!'.

'Dopo che l'avevo messa in pericolo...ed anche il Falco, un collega...che disastro ho combinato!' esitò 'E' andata così, non pensiamoci più, amico mio, a domani'. Bucky scese dall'auto, chiudendo una conversazione senza senso.

💖Segnalo la splendida copertina creata per me da watt_erika21! Grazie infinite!💖

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