(Marco) Sono stanco.

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Curve sinuose, lembi di pelle elegantemente esposti, arti impegnati in una danza ipnotica, abiti avvolti come edera a quei corpi che davano forma alla musica, all'estasi, al desiderio. Maia e Jennyfer ballavano come se nessuno potesse vederle, ballavano per il piacere di farlo, inseguendo quel piacere come si fa con il sesso occasionale e fine a sè stesso ma in conclusione sorprendentemente soddisfacente.

Erano circondate da decine di ragazze più giovani, parecchie meno vestite e qualcuna anche particolarmente attraente, ma era impossibile non notarle e non apprezzare i movimenti aggraziati delle braccia, perfettamente bilanciati con quelli del bacino: un invito per ogni paio di occhi a seguirne le movenze, una muta esortazione per qualche mente fervida a sperare di poter leccare via il sudore dalla loro pelle dopo aver abbandonato a terra i vestiti.

Privilegio, quello, che speravo sarebbe toccato a me, quella notte, con Maia.

Erano uno spettacolo anche così, senza una coreografia e una crew a sostenerle. Attiravano sguardi, qualcuno anche troppo insistente per i miei gusti, ma erano così affiatate tra loro che ritenni improbabile che qualcuno si azzardasse a mettere fine alla loro sintonia.

Maia aveva le guance arrossate, forse per il caldo, forse per il vino. Forse per entrambe le cose. Jennyfer, con il suo incarnato olivastro, sembrava immune sia al vino che alla temperatura.

Chissà quante giornate di merda avevano esorcizzato entrambe, in quegli anni, mettendo su un CD e muovendo semplicemente i loro corpi.

- Hanno parecchi fan, stasera - notò Christian, indicando le ragazze con la mano in cui teneva il bicchiere quasi vuoto. Era infastidito? Sarebbe stato un atteggiamento inedito, per lui. Era solito considerare le sue partner poco più che figurine da scambiare ogni volta che qualcuno gliene offriva una di maggior valore. Senza considerare che Jennyfer non era affatto una sua partner. Forse l'impossibilità di scambiarla o condividerla la rendeva il pezzo da collezione che non avrebbe dato via a cuor leggero. La sola idea di Christian con un cuore (seppur leggero) mi fece sogghignare.

- Lo trovi divertente? - mi chiese. - Ti faccio notare che, tra tutti i fan, la tua nuova fidanzata ne ha uno particolarmente interessato alla merce esposta in vetrina. -

Non ebbi bisogno di seguire con lo sguardo il punto che mi indicò con il mento.

- Non ho niente da temere da un coglione che se l'è già fatta scappare una volta. -

In realtà avrei voluto voltarmi e guardarlo, studiare lo sguardo dell'ex marito di Maia e trarre una qualche considerazione in più sul suo ruolo. Ma non ero certo che avrei reagito con indifferenza se lo avessi beccato a mangiarla con gli occhi. Certo, non era l'unico a bearsi le pupille studiandone il corpo, in quel momento. Ma, a quanto mi aveva spiegato lei, era l'unico a essersela portata a letto, a parte me.

- Hai qualche prova che sia effettivamente un coglione oppure è la tua definizione standard per tutti coloro che si sono portati a letto Maia prima dite? -

- Non è rilevante.-

- Capito. Definizione standard - concluse Christian, soffocando senza successo una risatina di scherno.

- Hai poco da ridere. Mi pare che l'ex di quella che vuoi portarti a letto tu sia il doppio di quello con cui devo rivaleggiare io. -

Christian aggrottò la fronte e si voltò verso il tavolo degli ex, offrendomi l'occasione di cogliere effettivamente il papà di Lucas che si godeva con parecchio coinvolgimento l'esibizione di Maia e Jennyfer. Due sedie più in là il marito di Jennyfer sembrava molto più contrariato che coinvolto da quello che stava accadendo in pista intorno alle ragazze. Quel tizio era decisamente massiccio. Probabilmente tascorreva in palestra la stessa quantità di ore della moglie. Ottenendo altri risultati, s'intende!

- Non sono sicuro di volerla portare a letto - rispose Christian, senza staccare gli occhi dagli ex.

- Il tuo dubbio ha origine dai muscoli di quel tizio? -

Christian tornò a guardare Jennyfer, svuotando il bicchiere che aveva ancora in mano.

- No. Il mio dubbio ha origine dalla presenza di una bambina e dall'assenza di un divorzio. -

Sospirai.

- Maia mi ha detto che hanno già avviato la separazione. Sai che per il divorzio servirà più tempo. Credi che possano tornare sui loro passi? -

Fece una smorfia dubbiosa.

- No, in effetti no. J mi ha detto che la crisi era aperta già da un po' e sono propenso a crederle. -

- Resta quindi la bambina. Non vuoi una relazione con una madre single. -

Christian si strinse nelle spalle.

- Meglio non avere marmocchi da gestire, Marco. Sai come sono fatto. -

- So che sei uno stronzo. -

- Sì, e non ho intenzione di cambiare. Non so se mi spiego. -

Mi costò fatica distogliere gli occhi dalle ragazze: un gruppetto di idioti si stava avvicinando un po' troppo, ma mi presi la libertà di perdere il controllo sugli eventi della pista per studiare l'espressione di Christian.

- Ti spieghi. Era anche la mia intenzione, in effetti. -

- Tu hai già mandato a puttane tutte le tue intenzioni. Lei sarà cotta, ma anche tu sei sulla buona strada per uscirne bollito. -

Riportai lo sguardo sulla pista. Maia e Jennyfer si erano spostate di un paio di metri, allontanandosi dal gruppetto idiota.

Brave ragazze.

- Sto bene con lei, Christian. Sopporto persino di stare ore a fare un cazzo, se sta con me. Intere ore senza pensare, né studiare, né lavorare. -

- Stai tornando a essere umano? - ironizzò, ma non troppo.

- A quanto pare. -

- Potrebbe essere una cosa non del tutto positiva, doc. Sei un fottuto genio della chirurgia, non perdere il tuo status. -

- Rassegnati, non è dal mio malessere che ha origine il mio infinito talento -ironizzai. Ma non troppo.

Sogghignò.

- In realtà sì, Marco. - Mi guardò con quel suo sorriso un po' bastardo. - Se tu ti fossi realizzato con Michela e Daniele, se ti fossi sentito completo e soddisfatto, non saresti quello che sei. Non sei un family man. Ed è per questo che salvi vite con la stessa frequenza con cui gli stronzi normali si cambiano le mutande. E' per questo che sei il primario e non uno dello staff: perché ti senti realizzato solo quando primeggi nel tuo lavoro. Michela e Daniele erano zavorre. È per questo che li hai lasciati. -

- Cazzo, avevi ragione quando dicevi che non hai intenzione di cambiare. Sei proprio stronzo fino al midollo. -

Non ero scosso dalle sue parole, né provai rancore nei suoi confronti. Christian era uno dei pochi a conoscere la mia storia privata e l'unico a non ritenermi un figlio di puttana per questo. Eravamo simili, io e lui. La differenza, tra me e lui, era che io non avevo avuto il coraggio di ammettere in tempi utili che consideravo prioritaria la mia carriera rispetto a qualunque essere umano, compresi quelli con cui condividevo parte del mio DNA.

Christian, invece, aveva avuto quell'onestà intellettuale fin da subito.

- Ho forse torto? -mi chiese.

- Suppongo di no. Ma sono passati quasi vent'anni. Ricopro il ruolo che mi interessava all'epoca. Sono realizzato sotto quel punto di vista. -

- Ma che cazzo dici? Hai 44 anni. Vuoi farmi credere di voler finire la tua carriera in un ospedale sicuramente di rilevo ma non esclusivo? Sei arrivato dove avevi deciso che saresti arrivato vent'anni fa, Marco. Ci sei arrivato in fretta. Ora ti tocca alzare l'asticella. -

Riflettei sulle sue parole. In realtà ricoprivo il ruolo di primario da poco più di un anno. Non avevo alzato nessuna asticella in quei mesi. Analizzai il mio stato d'animo. Volevo qualcosa di più? Un ospedale di maggior rilievo? Un reparto più grande? In una clinica privata, magari? O addirittura un trasferimento all'estero?

Non provai nulla all'idea di rincorrere qualcuno di quei traguardi. Solo stanchezza. Sì, ero stanco.

Guardare Maia, invece, non mi stancava.

- Sono stanco, Christian - ammisi. E lo sentii nel mio stesso tono di voce. Lo realizzai per la prima volta in quel momento: inseguire la carriera e al contempo fuggire dai miei fantasmi mi aveva prosciugato. Ero un uomo arido. Sapevo di non essere un terreno fertile per i sentimenti, ma fino a qualche mese prima ero convinto che aspirazioni e conquiste mediche avrebbero sempre attecchito con facilità nel mio spirito. Quando, di preciso, tutto questo aveva perso di concretezza? Mi rassegnai a restare con il dubbio.

Christian mi diede una pacca sulla spalla.

- Stai invecchiando, amico mio. -

Non dissi nulla, mi limitai a un sorriso storto.

- E forse sto invecchiando anche io. -

- Lo dici perché Jennyfer ha risvegliato l'essere umano che è in te? -

- Lo dico perché sono stanco anch'io. -

Era serio. Lo eravamo entrambi.

- Meglio non invecchiare da soli, insomma - commentai.

- Forse. Di certo preferisco la compagnia di Jennyfer alla tua. Senza offesa. -

Appoggiai i gomiti al tavolo. Se il gruppetto di idioti non si fosse convinto entro una manciata di minuti a stare alla larga da Maia e Jennyfer sarei intervenuto. Non dubitavo dell'attiva collaborazione di Christian, nell'eventualità.

- Ma Jennyfer ha il suo piccolo bagaglio. -

- Maia ne ha due, di bagagli. Ti spaventa? -

- No. -

Christian tacque per qualche istante.

- Allora potrei considerare l'ipotesi di portarmi a letto una madre single? -

- Io lo sto già facendo. Ma io sono meno stronzo di te. -

- No che non lo sei. Hai mollato moglie e figlio. Vai a letto con Maia perché lei ti piace più del normale. Perché ti sta dando più di quanto tu pensassi potesse darti un altro essere umano. Ma lo hai scoperto dopo che te la sei scopata, Marco. Se non fosse scattata la scintilla, l'avresti fatta piangere come hai fatto con le altre, solo che stavolta lei avrebbe dovuto raccogliere le sue lacrime preoccupandosi di farlo mentre due bambini non potevano vederla. Io non so se voglio correre questo rischio. Far correre a Jennyfer questo rischio, anzi.-

Una tesi interessante, senza dubbio. Non ebbi l'opportunità di approfondirla con Christian.

- Senti, dobbiamo continuare a far finta che quei 3 stronzi non stiano ballando troppo vicino alle nostre ragazze? -

Christian si alzò.

- Cominciavo a chiedermi se fossi diventato cieco o rincoglionito. Andiamo. -

SPAZIO AUTRICE

Alè, e che è tutta questa umanità da parte dei due dottori?
Ve li aspettavate così emotivi?
Lo sono troppo?
Che dite?

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