Capitolo 18

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L'appuntamento era in questura. Il commissario presiedeva la riunione.

Quella notte non era riuscito a dormire. L'immagine di Gloria danzava davanti ai suoi occhi.

Era in grave pericolo, se ne rendeva conto e forse gli agenti che presidiavano la sua casa non sarebbero riusciti a proteggerla.

Ci teneva a lei, la conosceva da poco, ma sentiva che si era creato quasi un legame invisibile tra di loro, di quelli che durano nel tempo e che non sono soggetti al lento logorare delle cose.

Era stata come una corrente d'aria fresca in piena estate, quello era il paragone che gli sembrava più calzante. Gli sembrava di averla già conosciuta, certi momenti passati con lei, l'incedere della sua figura, i suoi movimenti, quel modo particolare che aveva di parlare con il suo interlocutore con la testa reclinata da un lato mentre un sorriso le illuminava il viso, mostrando i denti candidi. Tutto in lei gli sembrava alquanto familiare, tanto che in sua compagnia si sentiva come a casa.

Il commissario cercò di concentrarsi guardando i suoi subalterni ad uno ad uno, prima uno sguardo generale e poi occhi negli occhi.

Quelle divise di uomini e donne confidavano in lui, nel loro capo. Erano legati da lui da un legame invisibile.

«Vi riassumo brevemente i fatti», disse rivolto a ciascuno di loro.

«Ci sono stati due omicidi: Gabriel e Stefano. Il modus operandi dell'assassino è stato in entrambi i casi molto simile, oserei dire che si è trattato della stessa persona, forse.

Entrambe le vittime sono state uccise con un coltello. La prima è stata stordita con del cloroformio, la seconda invece no.

Infatti c'è stata una colluttazione tra la vittima e l'aggressore, nel corso della quale la vittima ha strappato un pezzo dell'indumento dell'assassino che abbiamo sottoposto ad analisi.

Sul tessuto, una comune stoffa di lino, sono state rilevate particelle di una sostanza che si ottiene dalla macerazione della carta.

Abbiamo svolto un'indagine e ci risulta che a Firenze ci sia un'azienda importante che si occupa del riciclaggio della carta.

Abbiamo quindi provveduto a prendere la lista di tutti i dipendenti, che a dire la verità sono numerosi. Abbiamo quindi fatto anche un altro controllo incrociato e abbiamo appurato che uno di questi ha acquistato di recente quantità industriali di gomme da cancellare Starshine. La persona in questione risulta avere un secondo lavoro, oltre a quello dell'azienda: fumettista.

Si chiama Federico Fontana. Alto 1 e 80, occhi e capelli marroni, peso 85 kg, corporatura normale. Segni distintivi: un tatuaggio di una farfalla sull'avambraccio.

Risulta essere stato detenuto nella prigione di Gorgona a Livorno per riciclaggio di denaro sporco. Si è fatto due anni lì, poi è uscito con la condizionale.

Direi di procedere con il mandato di perquisizione.

 Abbiamo una bella pista. Seguiamola. Domande?»

La casa di Federico Fontana si trovava un po' fuori dal centro, nella campagna del Chianti.

Si trattava di una villetta con un giardino davanti che era poco curato, dove le erbacce avevano preso il sopravvento. Era stato avvisato.

Quando arrivarono la mattina, trovarono Federico ad attenderli in vestaglia.

Li fece accomodare nel soggiorno piccolo e luminoso. Federico aveva una lunga barba incolta, capelli e occhi nerissimi ed era molto magro. Le gambe scheletriche erano strizzate nei pantaloni di jeans.

«Buongiorno sono il commissario Francesco Orlandi. Stiamo conducendo indagini riguardo all'omicidio di Stefano Romani scrittore, non so se lo conosceva, e di Gabriel Rinaldi, pittore, che aveva da poco inaugurato una mostra alla Galleria Mentana. Conosceva i due soggetti?»

«Stefano lo conoscevo, mentre Gabriel no, non ho avuto il piacere.»

«Signor Fontana, sul lembo di stoffa che abbiamo trovato sul luogo del delitto abbiamo rilevato una sostanza che si ottiene dalla macerazione della carta. A Firenze la più importante azienda di riciclo della carta è quella dove lei lavora. In più ci risulta che ultimamente ha acquistato, facendola addebitare sul conto corrente dell'azienda, un quantitativo veramente importante di gomma da cancellare Starshine i cui resti sono stati trovati sotto le unghie della prima vittima, Gabriel.»

«Lei dove si trovava la sera del 15 dicembre?»

Federico Fontana assunse un'espressione dubbiosa. Dalla sua faccia si capiva che non si ricordava dove potesse essere quella sera.

«Mah», rispose,« forse ero in casa a guardare la televisione. Ultimamente non esco più tanto spesso.»

La polizia nel frattempo aveva provveduto a cercare sul cellulare di Stefano. Era stato chiamato un tecnico per sbloccarlo. La sera dell'omicidio Stefano aveva effettuato tre chiamate: una all'associazione, un'altra a un numero sconosciuto e l'altra a Carolina.

«L'azienda dove lavora sta attraversando un periodo di crisi?»

« No, che io sappia.»

«Perché ha acquistato tutta quella gomma da cancellare? A cosa le serviva?»

«Sono un fumettista. Ne avevo bisogno per il mio lavoro.»

«Ci risulta che lei è stato in prigione per 2 anni alla Gorgona. Di cosa era accusato?»

«Mi avvalgo della facoltà di non rispondere. Tutto quello di cui sono stato accusato lo potete trovare negli archivi del penitenziario.»

«Per lei è stata una brutta esperienza?»

«Non bella, no. La Gorgona è un carcere di massima sicurezza in un'isola.»

«Si è trovato bene?»

«Un po' sì un po' no, ci facevano fare tante cose, coltivare le vigne e gli ulivi.»

«Una volta fuori dal carcere cosa ha fatto?»

«Ho frequentato un corso per diventare fumettista, successivamente ho trovato lavoro alla cartiera. Svolgevo una vita del tutto normale fino a oggi.»

«Vive da solo?»

«No, vivo con mia madre ma adesso sta riposando.»

Ebbe un tuffo involontario nei ricordi. L'acqua cristallina e trasparente la cui tonalità andava dall'azzurro al turchese, La quiete dell'isola così selvaggia e bella. Il carcere era un posto di massima sicurezza.

Bisognava far l'abitudine alla desolazione infinita di quella terra a picco sul mare, dove i suoni acquistavano una nota particolare, dove lo stridio dei gabbiani si confondeva con la risacca, dove le terre erano coltivate da loro, che si spaccavano la schiena senza un pensiero per il domani, senza una speranza. Su quei promontori selvaggi sorgeva la loro azienda agricola che produceva formaggi, ricotta e ortaggi. Una vita sempre uguale, monotona, scandita da orari ben precisi e che aveva inizio alle 5 e 30 del mattino. I giorni trascorrevano tutti uguali come le notti. Fino a quando conobbe lei, quasi sul finire della sua pena. Era venuta a intervistare i detenuti. Una visione, ricordò di averlo pensato, dopo aver osservato la sua chioma fulva che splendeva sotto la luce di quel poco sole che riusciva a entrare in quella prigione. Fu lei a esortarlo a fare un corso di fumettista. L'amicizia, poi l'amore, era totalmente succube di quella donna.

Il commissario lo riportò alla realtà con la sua domanda:

«La sera del 10 Gennaio si ricorda dove si trovava?»

«Ero sempre qui a casa.»

«E ricorda cosa ha fatto?»

«Molto probabilmente ho alzato un po' il gomito, dopodiché ho guardato un po' di televisione sul divano, dove mi sono poi addormentato.»

«Ricorda se le ha telefonato qualcuno, o se l'ha contattato qualcuno.»

«No, non ricordo di aver ricevuto telefonate, né di essere stato contattato.»

«Ci può spiegare quali sono le sue mansioni alla cartiera?»

«Certo, come no! Mi occupo essenzialmente di selezionare i materiali in modo accurato, al fine di pressare e creare le balle che saranno poi sottoposte al riciclo.»

«Senta, adesso i miei agenti procederanno con la perquisizione, va bene?»

«Certo», rispose, «non ho niente da nascondere.»

«Bene, procedete!», ordinò il commissario.

Tutta la casa venne perlustrata da cima a fondo. 

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