21. Lontana da me

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Dopo la conversazione avuta in mattinata, nessuno dei due ebbe più il coraggio di toccare l'argomento "fate". Anche durante la colazione, Silton era rimasto a fissare un punto indefinito della sua tazza di latte e Sunshine fu grata di poter assaporare in silenzio il solito panino con la marmellata che le faceva l'elfo. «Dovrei andare al laboratorio, più tardi...» lasciò cadere la frase, aspettando che la fata accennasse ad una risposta, che però non arrivò. «Vieni con me?» chiese quindi, diretto.

Sunshine mugugnò, cercando di non far notare troppo il suo disappunto a Silton. Dopo quello che le aveva raccontato, poteva capire quanto per lui l'alchimia fosse importante. Ma, quella maledetta polvere verdastra, l'ultima volta l'aveva fatta stare davvero male e non le andava di ripetere l'esperienza. Fu tentata di rifiutare ma lo sguardo abbattuto di Silton le fece cambiare idea.

«Sì...» rispose, non troppo convinta.

Silton accennò un sorriso e riprese a mangiare, questa volta con un po' più di entusiasmo.

Una volta finito di mangiare, uscirono con tranquillità dalla baita, avviandosi nel vialetto che portava al campo di allenamento. La piacevole brezza del mattino era cessata e il sole picchiava forte sulle loro teste, ma Sunshine amava il bel tempo. Era l'unica cosa ancora in grado di metterla di buon umore.

Arrivarono al campo di allenamento, dove alcuni uomini si stavano allenando con le spade.

«Apprendista!» le urlò un ragazzo castano con una lancia in mano. Prima che potesse girarsi completamente, la lancia si conficcò in terra, proprio al centro di Sunshine e Silton.

«Sei impazzito?!» gridò la fata, scattando in direzione del soldato. Silton la afferrò per le braccia, cercando di bloccarla.

«Aspetta Sunshine, non facciamo scenate!»

«Non dovrei fare scenate?! Quello lì ha tentato di ucciderci!» sbraitò la fata guardando il soldato in cagnesco.

«Vuoi forse morire? Lei è l'apprendista di Lord Damien!» si intromise un soldato, cercando di portare via il suo compagno. Lui lo ignorò, avvicinandosi alla fata.

«Non sei degna di essere la sua apprendista. Puoi essere al massimo la sua puttana.»

«Fottiti.» gli rispose Sunshine, sputandogli in faccia.

Disgustato, l'uomo si asciugò la saliva e diede una spinta alla fata, gettandola a terra. Le saltò addosso, bloccandole le gambe con il suo peso e tenendole ferme le braccia mentre la folla di soldati lo acclamava.

«Lasciami andare!» gridò Sunshine, riuscendo a muovere le gambe quel tanto che bastava per colpire l'inguine dell'uomo. Lui si contorse dal dolore e Sunshine ne approfittò per tirargli una ginocchiata allo sterno, buttandolo all'indietro. La fata strisciò sul terreno ma il soldato la afferrò per i capelli, strattonandola con forza.

«Smettila!» provò ad intervenire Silton, beccandosi però un calcio dritto in faccia e cadendo a terra. Il suo naso grondava sangue, che si mischiava alla sabbia del campo di allenamento.

«Devi imparare qual è il tuo posto.» rise, mentre conficcava la testa di Sunshine nella pozza vermiglia. Presto la fata si trovò a boccheggiare alla ricerca d'aria. Il liquido rosso e la terra le entravano nella bocca e nel naso, mentre le lacrime, che senza volerlo avevano iniziando a scendere dal suo viso, le appannavano la vista. «Non... respir...» cercò di dire, mentre tentava invano di liberarsi dalla morsa del soldato sopra di lei.

"Non voglio morire!" pensò, eppure sapeva che era quello che si meritava. Non era "destinata a compiere imprese memorabili" come le aveva detto sua nonna, era solo una stupida fata troppo debole per riuscire a difendersi e per aiutare i suoi amici.

"Tu non sei stupida." La voce profonda del demone le risuonava nella testa. Nemico, alleato... Ormai non faceva più importanza che l'ultimo pensiero prima di morire fosse lui. Voleva concedersi di pensare ai suoi occhi ambrati senza i maledetti sensi di colpa.

«Da...mien...» sussurrò e in quel momento un'ombra nera si posò su di lei e non sentì più il peso del soldato sul suo corpo.

Sunshine sollevò la testa da terra e si girò vedendo il corpo dell'uomo venire scaraventato contro il muro del casolare in pietra. I manichini accanto al casolare gli caddero addosso, producendo un grosso tonfo.

«Lord Damien!» I cadetti nel campo di allenamento si inginocchiarono, abbassando con timore la testa di fronte al demone che, minaccioso, fissava la scena. Aveva ancora un lembo della casacca del soldato che aveva lanciato in mano.

«Chiunque manchi di rispetto alla mia apprendista, manca di rispetto a me. Sono stato chiaro?!» urlò, spalancando le ali davanti ai presenti. «Ora andate.» e terrorizzati, i soldati fuggirono via.

«Damien, dobbiamo aiutare Silton!»

Si girò, vedendo che Sunshine era corsa dall'elfo e tentava di sorreggerlo. Silton era in uno stato di semi-incoscienza per il colpo subito e barcollava, con i vestiti e la faccia coperti di sangue.

«Portiamolo in infermeria.» Damien caricò l'elfo sulle spalle. Le braccia di Silton cadevano morbide sulla sua schiena e la camicia bianca che indossava si macchiò di rosso vivo man mano che camminavano.

Raggiunsero a passi svelti lo stesso corridoio in cui l'aveva condotta Silton, la prima volta che erano stati al laboratorio di alchimia, e Damien le indicò le scale davanti a loro.

«Da quella parte!»

Il demone avanzava veloce e Sunshine cercò di fare del suo meglio per stargli dietro, nonostante le fitte di dolore che le partivano dalla caviglia ad ogni passo.

«Ah!» sussultò all'ennesimo scalino, coprendosi la bocca con la mano per non farsi sentire.

Quando finalmente arrivarono in cima, furono subito accolti da un uomo e una donna con delle maschere di stoffa bianca davanti al viso. C'erano molte brandine e l'ambiente era asettico. Ogni letto era coperto di lenzuola bianche e pozioni ed erbe di ogni tipo erano disposte ordinatamente sugli scaffali. Oltre a loro, non sembrava esserci nessun altro e anche i letti erano vuoti.

«Ci pensiamo noi!» disse la dottoressa, facendo cenno all'altro dottore di portarle delle sacche di sangue.

Sunshine osservò preoccupata il viso pallido di Silton, che aveva iniziato a lamentarsi dal dolore.

«Si riprenderà?»

«E' solo un naso rotto, tesoro.» le rispose la donna con tono canzonatorio. «Vedrai che con un po' di riposo e magia si sentirà meglio. Ora uscite, prego.»

Questa volta, fu Damien ad eseguire per primo l'ordine, e trascinò fuori la fata, riluttante all'idea di separarsi da Silton.

Una volta fuori, scesero in silenzio le scale mentre la fata rimpiangeva per l'ennesima volta di essere nata senza ali. Non vedeva l'ora di tornare alla baita per togliersi lo stivale e controllare se la sua caviglia fosse ancora tutta intera. Osservò di sottecchi le ali piumate del demone di fronte a lei, pensando al modo giusto per ringraziarlo.

«Quando ti toglierai il vizio di guardarmi di nascosto?» le chiese Damien, voltandosi e facendole un sorrisetto ironico.

«E tu quando la smetterai di essere così pieno di te? Non ti stavo fissando.» mentì lei, accelerando il passo per distanziarlo. Si rivelò un grave errore: appena posò il piede sinistro, una scarica le attraversò la gamba, facendola inciampare. Damien le afferrò prontamente il braccio, impedendo la rovinosa caduta.

«Credo che tu abbia bisogno del mio aiuto con quella caviglia.» aggiunse, porgendo a Sunshine delle garze bianche e una pozione dal liquido bluastro.

«Le hai rubate dall'infermeria?!»

«Preferisco il termine "dare nuovo valore alle cose altrui".»

Sunshine alzò gli occhi al cielo, riprendendo a camminare. «Riportale indietro, non le userò.»

«Non ho chiesto il tuo permesso.»

Due mani l'afferrarono in vita e non sentì più il contatto con il suolo. Damien la prese fra le braccia, costringendola ad appoggiarsi al suo petto. La fata provò a liberarsi dalla sua stretta ma il demone spalancò la ali, sorridendo beffardo prima di spiccare il volo.

«No! Damien, no!» La voce divertita di Sunshine echeggiò per tutto il corridoio, insieme alla risata del demone che veloce sfrecciò via.

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Non sapeva spiegarsi bene come fosse successo, ma Sunshine di trovava di nuovo seduta sul letto del demone. Damien aveva insistito per medicarla e si era inginocchiato davanti a lei, cercando di convincerla a togliere lo stivale per valutare l'entità della sua ferita.

«Fa male!» si lamentò Sunshine, spingendo via il demone che continuava a metterle le mani sulla caviglia.

«Non fare la bambina!» la rimproverò Damien, sbuffando. Anche le sue ali ondeggiarono, evidenziando il disappunto che provava il demone. «Uff, va bene...» sospirò infine la fata, togliendosi la scarpa sinistra e il calzino. La caviglia era gonfia e arrossata, lasciando intravedere le vene violacee che circondavano il malleolo. «Non sembra rotta, per fortuna.» constatò Damien, prendendo con delicatezza il piede della fata fra le mani.

«Ecco, allora posso fare da sola!» disse Sunshine, cercando di allontanare il demone. Lui la spinse piano all'indietro, costringendola ad appoggiare i gomiti sul letto.

«Sta' ferma.» le ordinò Damien, posando le garze e avvolgendole intorno alla caviglia della fata. «Sembra essere solo una storta, ti farò un breve fasciatura e in qualche giorno starai meglio.» le spiegò, facendo aderire le bende alla pelle della fata. Accarezzò piano il tallone di Sunshine, facendole diventare il corpo bollente. «Adesso lasciami.» esordì la fata, arrossendo. Spostò l'altra gamba per alzarsi ma il demone la bloccò a mezz'aria, insinuandosi fra le sue cosce.

«Potrei abituarmi a questa vista.» le disse, mordicchiando il piede che ancora aveva fra le mani.

Sunshine rimase paralizzata al contatto con i canini appuntiti del demone che le bucavano leggermente la pelle. Una strana sensazione si insinuò nel suo basso ventre mentre fissava il demone, inginocchiato davanti a lei e così vicino alla sua intimità.

«Damien...» sussurrò Sunshine, stupendosi del tono della sua stessa voce. Era così bassa e carica di desiderio. «Forse dovresti fermarti...»

Damien appoggiò con cura il piede della fata a terra, alzandosi e allontandosi dal letto. Si passò una mano fra i capelli neri, spettinandoli. «Devi diventare più forte. Non puoi ferirti ogni volta che sei lontana da me.» esordì, evitando il contatto visivo.

«Oh, sì.» rispose la fata, cercando di calmare i battiti del suo cuore. «Hai qualcosa in mente?»

«Sì. Vediamoci stasera davanti alla porta del laboratorio di Silton. Ti dirò tutto lì.» le spiegò il demone, avviandosi verso l'uscita della stanza. Si fermò con la mano sulla maniglia, rimanendo a bocca aperta mentre cercava di trovare le parole giuste. 

«A stasera, Sunshine.» disse infine.

«A stasera, Damien.»

SPAZIO AUTRICE

Vabbe sto fangirlando, dico solo questo AHAHAAHAH

Preparatevi, nei prossimi capitoli ci sarà finalmente lo spicy che stavate aspettando🌶️

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