Norvy reginetta di bellezza

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Luca e Chiara sedevano alla scrivania, presi dai loro oneri giornalieri. L'innaturale calma che regnava nella casa destò in loro più di un sospetto e li convinse ad alzarsi e ad andare in cerca del loro piccolo, perfido coinquilino.

Il silenzio totale poteva significare solo due cose: o Norvy

stava dormendo oppure stava combinando un guaio; l'esperienza aveva insegnato loro che nove volte su dieci si trattava della seconda ipotesi.

Norvy era seduto sul divano, dando la schiena agli umani.

Quando si voltò per guardarli, Chiara riconobbe subito la sfumatura fucsia del suo rossetto sul pelo di Norvy, il quale teneva ancora in mano il mascara dopo essersi riempito il muso di rigacce nere. Il micio aveva una zampa sporca di fondotinta in polvere e l'altra immersa nella cipria.

Luca avrebbe volentieri riso, ma temeva di risvegliare in Chiara un'ira ancora più possente di quella che già si era impossessata di lei.

Tutti i suoi trucchi giacevano ai piedi di Norvy, aperti e malmessi. La fodera del divano era una macchia unica di varie tonalità, dal pallido beige della cipria al viola dell'ombretto. Tutto era stato contaminato dalle zampacce luride di Norvy, tutto era da buttare.

«Oh, scusa se non te li ho chiesti, ma mi servivano i tuoi cosmetici!» disse Norvy, allegramente. «Stavo guardando un video tutorial di trucco e ho voluto fare un tentativo! Comunque dovresti comprare più ombretti e magari delle ciglia finte e dell'eyeliner. Non si può pretendere che uno faccia un buon lavoro senza gli strumenti giusti!»

«Norvy, vattene!» sussurrò Luca, ma Norvy non sentì.

«Norvy...» disse Chiara con la voce spezzata da una vena di follia. «Hai forse mangiato qualcosa?»

«Sì, ho mangiato un paio di biscotti per gatti...»

«No, parlo dei trucchi. Hai ingerito qualcosa per sbaglio?»

«Ma mi hai preso per scemo? Certo che no! Non ho avvicinato niente alla bocca! Questa roba ha un odore tremendo!»

«Quindi non devo chiamare il veterinario?»

«No, tranquilla! Grazie per preoccuparti della mia salute! Ora però andate via, voglio finire il tutorial». Norvy congedò gli umani e iniziò a cospargersi le palpebre di ombretto dorato.

Chiara sparì per qualche minuto e ricomparve armata di tutto punto, prese la mira e premette il grilletto del suo grosso fucile ad acqua, spruzzando Norvy con un bel getto gelido che lo fece schizzare in aria.

«AAAAH!» urlò Norvy, con il fiato mozzo. «Ma che diavolo fai?!»

«TI INSEGNO IO A PRENDERE LE MIE COSE SENZA PERMESSO, VERME PELOSO!»

Chiara rincorse Norvy per tutto il pomeriggio e Luca li seguì tenendosi a distanza per non essere coinvolto nella sparatoria, giusto per asciugare il pavimento.

Quando la serata si concluse, Luca dovette passare mezz'ora in bagno per asciugare Norvy, fradicio e inferocito. La casa sembrava un campo di battaglia e Chiara soffiava come un gatto idrofobo.

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