8 - Lettera di reclamo

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Dear Japanese Emperor,

scrivo a Lei, che è il più grande e onorevole giapponese, sempre pronto a governare uno dei popoli più millenari che abbiano popolato questa terra, perché so che sarà in grado di ascoltare le mie lamentele con la giusta saggezza.

Avevo deciso di passare nel Suo Paese una settimana indimenticabile e, in qualche modo, ci sono riuscita: mai scorderò il tormento vissuto in questi ultimi giorni.

La prima cosa che ho notato, arrivata all'aeroporto di Tokyo, è stata l'organizzazione delle file: centinaia di turisti in fila, ordinati, in attesa dell'autobus da prendere verso il centro città.

Cercavamo di sovrastarci gli uni con gli altri e invece siamo stati costretti da un piccolo uomo, addetto a gestire la fila, cioè uno che di mestiere faceva quello, a metterci uno dietro l'altro, sul marciapiede, fino a formare una serpentina umana, di un unico umano posto davanti a un altro unico umano. Niente triangoli, niente rombi, niente forme irregolari, uno dietro l'altro come gli indiani. Di questo passo, dove crede possa finire la geometria?

Passeggiando per la metropoli ho inoltre notato l'assenza di suoni, o meglio di clacson: una città grande come la Sua capitale è piena zeppa di automobili, ma sono tutte ibride o elettriche e gli autisti non sfiorano la trombetta disegnata sul volante neanche per sbaglio! Mi sembrava di camminare sott'acqua, senza che potesse volare una mosca. Dov'è il caos tipico del traffico romano o parigino o londinese o newyorkese? Lo strombazzare al semaforo, quell'istante che serve a farti sentire, prima che vedere, che è scattato il verde?

Se poi vogliamo parlare del vizio del fumo, devo dire che almeno per quello ho avuto un barlume di speranza, notando che nei locali pubblici è possibile fumare, ma per strada... Mai avrei pensato che non potesse sbucare, neanche cercandolo col lanternino, un mozzicone abbandonato sotto il ciglio della strada. Ma Lei lo sa che sono stati istituiti dei gabbiotti trasparenti, stile acquari per i pesci, in cui un povero fumatore è costretto a segregarsi per poter tirare una sana boccata di sigaretta? Uomini e donne pigiati in uno stipetto, affinché nessuno di quelli fuori potesse aspirare parte di quella tossicità.

Ricapitolando, quindi, nella Sua città non c'erano odori e non c'erano rumori, non c'era traffico, non c'era disordine... Se la Vostra intenzione, quella dei giapponesi intendo, è quella di far sentire i turisti a casa loro, credo che abbiate proprio toppato alla grande, perché tutto questo mi è mancato e la nostalgia mi ha assalito dal primo giorno di vacanza, senza mai abbandonarmi fino all'ultimo.

Se vuole che torni a trovarvi e che mi senta a mio agio, Le consiglio di inserire qualche dettaglio qua e là, qualcosa che guardandola o annusandola mi faccia pensare "oh, casa...": magari un bidone dell'immondizia, visto che non esistono; se poi lo lascia anche con il lerciume vecchio di giorni e puzzolente, meglio ancora!

Ah, al solo pensarci mi si riempie il cuore di soddisfazione...

Le auguro quindi di portare il Suo Paese verso un mondo migliore, fatto di meno regole e più libertà... Una specie di anarchia, se vogliamo, ma senza nulla togliere al Suo potere istituzionale, ovviamente.


Cordiali saluti.

Una turista insoddisfatta.

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