CAPITOLO 15 Cena a sorpresa

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Rientrate allo Yard, Jodie si avvicinò a Thomas e, senza farsi vedere da Sarah, gli sibilò qualcosa all'orecchio: <<Cerca di non fare lo stronzo, O'Connor! Se è Sarah che vuoi, non perdere tempo a fare la ruota con la patologa!>>

<<Cosa ne sai tu?!>> ribatté lui, con stupita irritazione.

<<Quanto basta!>> replicò lei, sintetica, prima di raggiungere la propria scrivania. Da lì, continuò a guardarlo in cagnesco e, indicandosi gli occhi con l'indice e il medio aperti a forma di "V", gli fece capire che da quel giorno in poi l'avrebbe tenuto d'occhio.

Questa uscita dell'agente Bennett lo spiazzò: cosa ne poteva sapere quell'impicciona. Sarah non faceva che respingerlo e lui che cosa avrebbe dovuto fare: rimanere forse in sua eterna adorazione?

La detective Bruni era appena tornata da una breve sosta in bagno; attraversò il minuscolo corridoio che separava le due scrivanie, la propria e quella di O'Connor, e, senza degnarlo di uno sguardo, andò a sedersi. Fredda come un androide accese il computer e fece pensare a tutti, ma soprattutto a Thomas, di volersi concentrare unicamente sul lavoro. Molti altri filmati aspettavano di essere esaminati, ma prima di ritornare su quelli volle fare una piccola ricerca sulla clinica dove le "Veneri difettose" erano state curate.

O'Connor era alquanto infastidito, sia dal comportamento di Sarah, della quale lui stesso non comprendeva quali sentimenti provasse per lui, sia dalla Bennett, che si era messa a difendere la collega a spada tratta e che, senza avere una visione completa della storia, avrebbe voluto farlo sentire in colpa per aver corteggiato la bella patologa. Si saranno sicuramente parlate, ipotizzò il detective, ma Sarah doveva averle raccontato soltanto la propria versione dei fatti.

Si dette un contegno concentrandosi sul caso, anche se la mente tendeva a divagare con molta facilità. Mentre stava analizzando le foto dell'ennesimo turista, lo smartwatch gli segnalò l'arrivo di una nuova mail. Era il teatro di Leatherhead; finalmente il detective poteva farsi bello con Crow quando gli avrebbe richiesto i nomi degli atleti partecipanti al Bodybuilding Contest 2035. Adesso avrebbe dovuto comunicarli anche a Taylor e organizzarsi per contattare i Bodybuilder, ma il pensiero di Sarah s'impossessò di nuovo della sua mente. Tutti quei perché senza risposta non facevano che rimbalzare nel muro di gomma della sua mente; era sul punto di sclerare quando per sua fortuna gli balenò una prospettiva diversa. Se Jodie si era sentita in diritto di minacciarlo per proteggere la collega, questo poteva significare una cosa soltanto: Sarah era gelosa di Eleanor Brooks. Dopo questa illuminazione, tutte le emozioni negative fin qui provate si azzerarono; e, pensando che "non tutto il male vien per nuocere", provò persino gratitudine per il comportamento aggressivo della Bennett, grazie al quale si era aperto per lui un interessante spiraglio. Si trattava ora di far scoprire anche a Sarah che erano fatti l'uno per l'altra.

Quando si alzò per raggiungere la stampante, alle spalle dell'agente Taylor, indossò il miglior sguardo seducente di sempre e, sfiorando la scrivania di lei, provò a incontrare i suoi occhi. La detective si mantenne concentrata sul monitor, ma grazie a un'ottima visione periferica seppe che lui la stava guardando. O'Connor non si curò della sua ostentata indifferenza e serenamente andò a prendere la stampa contenente i nomi, i recapiti e gli indirizzi, precedentemente inviata; si fermò quindi dal collega per pianificare con lui le visite da fare agli atleti iscritti alla gara.

Il telefono nell'ufficio di Edward Crow prese a squillare insistentemente, dopo il quinto o sesto trillo chi stava dall'altra parte, scoraggiato, doveva aver buttato giù; ma nel giro di pochi secondi ricominciò a suonare, urtando le orecchie di qualcuno.

<<Ma che fa, perché il capo non risponde?>> domandò Taylor.

<<Dalla pausa pranzo non l'ho più visto rientrare.>> constatò la Bennett.

<<Dove sarà? A voi ha detto qualcosa?>> domandò la Bruni, sollevando lo sguardo oltre il monitor.

<<È lui il capo: non deve rendere conto a noi di quello che fa!>> affermò O'Connor, aggrottando le sopracciglia.

<<Sì, certo.>> replicò Sarah, con aria di sufficienza e mollò lì la conversazione.

<<Va bè, dai, finiamo questo lavoro del cavolo e poi ce ne andiamo a casa.>> disse la Bennett.

<<Ma quante foto e filmati ci avranno inviato, eh? Fosse servito a qualcosa!>> si lamentò l'agente Taylor.

<<Coraggio, accontentiamo il capo! Vedrete che pazienza e perseveranza saranno premiate!>> concluse Jodie.

A fine giornata, anche l'animo del poliziotto più diligente risultò fiaccato dalla monotonia di quelle registrazioni: gli occhi erano ormai bolliti dalla luce dello schermo e i muscoli si erano intorpiditi, per via della posizione statica troppo a lungo mantenuta. Tra le varie attività richieste dalla professione, quella era senz'altro la più tediosa; le operazioni altamente rischiose, invece, come l'indagine sotto copertura o l'inseguimento di assassini, causavano per assurdo meno stress. L'adrenalina aveva il potere di mantenerli energici e di farli sentire orgogliosi di essere poliziotti.

Uno sbadiglio prese a girare sulla bocca di tutti, ma quando giunse sulle labbra dell'agente Bennett fu interrotto dall'arrivo di una mail. Era la Scientifica, coi risultati della perizia olfattiva eseguita sul foulard ritrovato sulla scena.

<<Eternity Moment di Calvin Klein!>> la voce squillante di Jodie risvegliò i colleghi da quella sorta di appiattimento emotivo in cui la noia li aveva buttati e, passando alla descrizione del profumo, aggiunse <<Si tratta di una fragranza floreale tra le più persistenti: le sue note di testa sono peonia e gelsomino.>>

<<E' una marca molto popolare in Italia.>> commentò la Bruni.

<<Perfetto!>> disse O'Connor, inviando a Sarah un sorriso compiaciuto; ma di cosa lo fosse, la detective non lo poteva minimamente immaginare. Difatti, mentre per Thomas quel sorriso esprimeva la pregustazione della sorpresa che aveva appena progettato di farle, per lei fu soltanto un'ulteriore presa in giro.

<<Quando cattureremo l'assassina,>> continuò il detective <<in una manciata di secondi lo Scent detector sarà in grado di rilevare anche l'ultima molecola di profumo rimasta sulla sua pelle e l'algoritmo ci fornirà un'ulteriore prova della sua colpevolezza.>>

Se le unità investigative potevano oggi repertare un campione organico volatile alla stregua di un'impronta digitale, era grazie alle ricerche effettuate dall'azienda israeliana NANOSCENT che nel 2017 sviluppò un chip sensore in grado di "annusare" l'odore attraverso dispositivi elettronici. Il primo naso digitale (Nanose) che Hossam Haick, professore di ingegneria chimica e nanotecnologia, fu in grado di creare per il rilevamento dell'inquinamento atmosferico e lo screening di massa per identificare potenziali virus e sostanze chimiche dannose - negli ospedali, nei centri commerciali e nei porti di ingresso -, con le dovute implementazioni, veniva ora utilizzato nei laboratori medici e forensi.

Sebbene lo Scent detector fosse uno strumento molto attendibile, l'agente Taylor manifestò il proprio dubbio ai colleghi: <<Sempre se, da qui a quel giorno, non deciderà di cambiare profumo!>> disse con una battuta.

<<Simpatico come sempre, vero Greg?>> replicò Thomas, mentre si stava infilando la giacca.

Sarah si trovava già alla porta e, un attimo prima di uscire, si rivolse all'agente con una domanda retorica <<Lavoriamo tutti per il solito obiettivo o mi sbaglio?>>

<<È chiaro! Ma, al di là delle mie battute, credo che..>> iniziò a farfugliare la sua argomentazione, ma né Thomas né Sarah ebbero intenzione di trattenersi per ascoltarlo.

<<Come sono permalosi!>> esclamò Gregory.

Nella stanza era rimasta soltanto Jodie. Anche lei non poté fare a meno di scuotere la testa e chiosare il proprio dissenso con tre parole, scandite molto lentamente: <<Siamo una squadra!>>

<<Certo, ma voi non avete capito che se non troviamo la boccetta di quel profumo in casa dell'assassina - o chissà, magari basterebbe che fosse nella sua borsetta, - non possiamo dimostrare niente?>> oramai stava parlando al vuoto.

Con tutte quelle emozioni ancora da digerire, la detective Bruni aveva bisogno di starsene finalmente da sola e, con passo svelto, raggiunse la propria auto.

Per O'Connor non era il caso di rincorrerla adesso per esigere delle spiegazioni per non essere stato salutato; grazie allo scoop di Jodie, lui sapeva già come stavano le cose: Sarah si era indispettita per come lui si era comportato con la dottoressa Brooks. E questo gli dette la carica necessaria per rimettersi in pista: <<Se quella è gelosia,>> pensò Thomas <<stasera è il momento giusto per esternare cosa proviamo l'uno dell'altra, con sincerità: in fondo credo di piacerle, ma se c'è qualcosa a impedirle di lasciarsi andare, è bene scoprire subito cos'è. Forse, vedendomi volare di fiore in fiore come un'ape, si è fatta un'idea superficiale di me - non potrò certo biasimarla per questo -, ma in tal caso dovrò mettercela tutta per farle cambiare opinione.>>

Improvvisare una tranquilla cenetta informale, durante la quale poter condividere serenamente qualcosa di più del solito lavoro, gli sembrò un espediente perfetto. Thomas sapeva di non essere un cattivo ragazzo e lei non aveva nulla da temere; per riuscire a fidarsi di lui e trascendere quella nomea – che si rivelava un po' scomoda quando si trattava di creare una relazione con delle ragazze serie - , Sarah avrebbe dovuto conoscerlo meglio.

Il piano era dunque di presentarsi da lei, puntando sull'effetto sorpresa di una cena pronta e sull'esibizione di occhi dolci da bambino, per farsi perdonare di aver fatto lo scemo con un'altra donna, quando in verità desiderava soltanto lei.

<<Non avrà il coraggio di buttarmi fuori a calci.>> disse a se stesso, prima di premere il campanello.

La detective Bruni guardò dallo spioncino e il volto si tramutò istantaneamente in una maschera di terrore. Non poteva non aprire: lui l'avrebbe sicuramente chiamata al cellulare e avrebbe subito scoperto che era in casa. Intimò, quindi, ai muscoli facciali di plasmare un'espressione di sorpresa e aprì la porta: <<Hei, Thomas! Che ci fai qui?!>>

La faccia che ottenne fu in realtà piuttosto grottesca, ma O'Connor era talmente concentrato sulla propria ansia che non ci badò.

<<Ho portato la pizza e le birre!>> esclamò lui, con un pizzico di piacioneria e, nascondendosi dietro le scatole sollevate fin sopra il naso, disse <<Pensavo ti andasse di rimuginare con me sul caso..>>

Dallo spioncino, lei non si era minimamente accorta che avesse con sé la cena, e l'intenzione di ostentare un grande sbadiglio accompagnato dalle solite frasi di circostanza - "Sono molto stanca: andrò subito a dormire." -, sfumò all'istante, lasciandola muta e immobile per qualche secondo.

Di rimando, O'Connor pensò di aver sbagliato approccio e, nel momento in cui si apprestò a cambiare la propria motivazione in <<Scherzavo, dai, la verità è che volevo farmi perdonare.>>, lei, con la mano dietro di sé faceva cenno a Martina di fuggir via dalla zona giorno.

Ma nella fretta di nascondersi, lei inciampò sul mobiletto basso che stava nel corridoio; il colpo paralizzò l'entusiasmo di Thomas <<Ah perdonami, non sei da sola!>> disse, amareggiato di trovarla con un uomo di cui non si era immaginato l'esistenza <<Se sono di troppo, vado via.>>

La detective fissò a lungo gli occhi tristi e delusi del collega, cercando di capire la cosa giusta da fare; mentre lui, inarcando le sopracciglia, pendeva dalle sue labbra.

Sarah aveva apprezzato la sua visita, peccato che il momento fosse assolutamente sbagliato: una Venere viveva con lei, cosa avrebbe potuto fare? Farlo entrare e dire a Martina di restarsene chiusa in camera per tutta la cena?; Trattarlo male e mantenere il cipiglio, con il rischio di mandare in frantumi la speranza che lui si fosse innamorato seriamente di lei?

Come in una pentola a pressione, i pensieri si accumulavano e premevano sempre di più nella sua testa; d'un tratto impallidì.

Thomas ebbe il timore che potesse svenire da un momento all'altro <<Tutto bene?>> le chiese, pronto a lasciar cadere pizza e birre per poterla eventualmente sorreggere.

<<Sì.. sto bene.>> gli rispose lei, tornando lentamente in sé <<Entra pure.. non è come pensi.>>

Era giunta alla conclusione che forse un aiuto dal suo partner non sarebbe stato né sbagliato né pericoloso. Se lui teneva a lei, come le era parso che fosse, l'avrebbe sicuramente accompagnata e sostenuta, anche sul crinale della legalità.

La tavola era apparecchiata per due e O'Connor si sentì in imbarazzo: il sospetto di una seconda persona, instillato dal rumore di poc'anzi, si riaccese alla presenza dei due coperti. O'Connor le passò comunque la cena da asporto, senza chiedere alcunché.

<<Posso lasciarti un attimo?>> disse lei, dopo aver messo le birre in frigo.

<<Sì, certo.>>

<<Accomodati pure sul divano. Torno subito.>>

La detective sparì nella zona notte. Martina si era rifugiata in camera, ma lei non la vide subito: dovette sollevare un lembo del copriletto per scoprire che se ne stava là sotto, con una mano sulla bocca, cercando di soffocare il pianto.

Sarah comprendeva benissimo il suo terrore di poter essere arrestata, e per rassicurarla le spiegò che la persona che aveva fatto entrare era il suo partner di lavoro e poiché lei, da sola, non sarebbe stata in grado di aiutarla, aveva bisogno di lui. La ragazza sembrò capire: si fece coraggio e uscì dal suo rifugio. Sarah l'abbracciò forte e le disse: <<Qualunque cosa accada, ti dovrai fidare di me. Okay?>>

<<Ho forse scelta?>> le chiese, abbozzando un sorriso ancora bagnato dalle lacrime.

La Bruni le asciugò il viso con un kleenex che teneva nel comodino, le sistemò la ciocca dei capelli andata fuori posto e, dopo averla presa sotto braccio, l'accompagnò da O'Connor.

Non appena le due donne comparvero nel living, Thomas si sentì strano e, non comprendendone la ragione, la sua faccia assunse un'espressione non troppo accogliente; soltanto dopo le presentazioni della collega, cominciò a sentirsi a proprio agio e le labbra si distesero in un raggiante sorriso. Quell'intimo bisogno di chiarezza sembrava essere stato soddisfatto: Sarah non aveva un uomo, almeno quella sera, e la ragazza dai capelli biondi era una sua vecchia amica.

Sedettero attorno al tavolo. La Bruni aggiunse un altro coperto e si spartirono le pizze.

<<E così sei italiana... Sei qui in vacanza?>> domandò O'Connor dopo qualche boccone.

<<Tom!>> lo richiamò Sarah, ansiosa d'interrompere una conversazione che sarebbe potuta diventare troppo rischiosa e, fatto un cenno con gli occhi a Martina - come a dirle che era il momento di fidarsi di lei -, con tono grave iniziò a guidare la narrazione <<Credo che anche tu debba sapere, perché siamo una coppia.. voglio dire, professionalmente.>>

<<Certo, avevo capito.>> disse lui, ridacchiando sulla natura della loro relazione; per quel che riguardava, invece, la probabile e imminente condivisione di un segreto, forse non ci sarebbe stato molto da ridere. Durante la cena, O'Connor aveva sì avvertito un'ombra di mistero aleggiare sulle due donne e avrebbe tanto voluto comprenderne la ragione, ma ora quella solenne introduzione di Sarah, gli aveva fatto un po' cambiare idea: meglio non sapere, se il sapere poteva metterti in pericolo.

<<So che mi stimi,>> continuò la detective, e qui Thomas l'avrebbe voluta correggere con un "In verità ti amo, oltre che stimarti" <<ma ciò di cui ho veramente bisogno adesso è la tua fiducia e un'assoluta riservatezza.>>

<<Mi stai proponendo qualcosa di illegale?>> Thomas, che aveva già notato sulle mani dell'amica italiana bionda delle unghie molto affilate, ebbe qualche sospetto.

Sarah fece un sospiro profondo, prima di parlare con assoluta franchezza.

Quando O'Connor le sentì dire che Martina era la Venere responsabile della morte di Luca Mieli, avvenuta nella Baia del Quercetano a sud di Livorno, si alzò d'istinto e si allontanò rapidamente dal tavolo.

Come è strana la mente: prima che il sospetto venisse confermato, lui non si era sentito così in pericolo.

<<Sta' tranquillo.>> intervenne Martina <<Non c'è la luna nera: non potrei farti del male. Non stasera.>>

<<Non fare così, Tom, ti prego.>> Sarah gli era corsa dietro e, poggiandogli una mano sulla spalla, implorò il suo aiuto.

<<Ma quelle mani, cazzo, e la sua bocca: sono un'arma letale!>> le disse a denti stretti, guardando di sbieco la Venere; mentre le mani, inconsapevolmente, si erano fiondate a proteggere le parti intime.

<<Sì Tom, sappiamo cos'hanno fatto sul corpo di quel poveretto.>> replicò lei sottovoce <<Ma io credo a Martina e so che non avrebbe mai voluto fargli del male, se avesse potuto scegliere.>>

<<Adesso mi spiego. Ecco perché stamattina dicevi che l'assassina è "costretta"!>>

<<Non ero così, sai Tom!>> esclamò Martina, presa dallo sconforto, e, attirando l'attenzione sui propri sentimenti, continuò <<Desidero che tu sappia che quando sono lucida, non mi riconosco affatto in quelle orribili azioni. Non ero una persona violenta, non lo sono mai stata!>> dichiarò a gran voce.

Quel grido sincero e disperato fece breccia nell'animo di O'Connor.

La prima a condannare le proprie azioni sanguinarie era stata lei stessa e, per questo motivo, aveva disperatamente cercato l'aiuto di Sarah, con l'unico grande desiderio di riconnettersi alla bambina solare e tranquilla che era sempre stata. Non poteva tollerare di essere un pericolo per gli altri, e la ripugnanza che sentiva crescere nei confronti della nuova Martina l'aveva fatta propendere più volte per il suicidio.

<<Mi hanno fatto diventare loro così!>>

<<Loro chi?!>> chiese il detective, fagocitato in quell'assurda situazione, pregna di notizie sempre più sconcertanti. Era chiaro che la serata progettata da Thomas con tanto amore e altrettanta speranza, per farsi perdonare e apprezzare da Sarah, fu drasticamente compromessa.

<<I medici che hanno preso in cura le Veneri sono in qualche modo coinvolti.>> spiegò la Bruni <<E noi, Tom,>> lo stava ora implorando <<dobbiamo andare fino in fondo a questa faccenda.>>

O'Connor cominciò a capire che la verità era davvero complessa e se voleva conoscerla sul serio non avrebbe dovuto banalizzarla entro le categorie del bianco e nero, del buono e cattivo. Guardò Martina con un cuore diverso: non c'era più terrore né disgusto dentro di sé, e fu così in grado di articolare il suo primo pensiero freddo e prudente.

Guardando Sarah, le disse sottovoce: <<D'accordo, approfondiamo; ma tenerla qui, libera, fino al prossimo novilunio, sarebbe troppo pericoloso, non credi?>>

Confinata al tavolo di cucina per tutto questo tempo, Martina osservava i detective confabulare, in un silenzio composto. Probabilmente stavano parlando di come poterla aiutare e vide bene di non intromettersi.

<<Anche fosse vero che non agisce per sua volontà>> sottolineò O'Connor <<il 5 novembre, suo malgrado, si metterebbe comunque a caccia di un'altra vittima, giusto?>>

La Bruni non poté che annuire: quello era un bel rischio e lei lo aveva sempre saputo.

<<E Crow? Non gli vorresti dire niente?>> domandò lui, con maggior impeto.

<<Certo che gli va detto. Tutta la squadra dovrà sapere... è solo che volevo trovare con te il modo più opportuno.>> gli sussurrò lei <<Tu sei il primo a cui ho confidato questo segreto; sappi che sono pienamente consapevole, e allarmata quanto te, che il giorno si sta avvicinando!>>

Lentamente, la mano destra di Sarah sollevò quella sinistra del collega fino all'altezza del suo torace e le dita s'intrecciarono con quelle di lui. Le iridi blu gli stavano inviando criptici messaggi d'amore e Thomas desiderò fortemente stringerla a sé e baciarla con tutta la passione di cui era capace, ma si trattenne, nel timore di rovinare quello strano dialogo muto in cui lui sembrò intravedere una prima richiesta di complicità da parte di lei. Si limitò dunque a contraccambiare quell'offerta di connessione, mantenendo la stretta e sfregando dolcemente il palmo della mano su quello di lei.

La detective non poteva dirgli a chiare lettere "Sono tua e desidero averti più vicino", sicuramente non con Martina che li stava osservando. Il palmo della mano è una zona molto erogena e come esperta di linguaggio del corpo Sarah lo sapeva bene: quello fu il codice non verbale che lei utilizzò per comunicare a Thomas il proprio amore.

<<Allora, Tom, vuoi proseguire insieme a me?>>

La domanda risuonò alle orecchie del detective come un "Vuoi sposarmi?" e lui, con altrettanta solennità, rispose: <<Lo voglio!>>

Entrambi risero per i sottintesi che si erano venuti inconsciamente a creare.

Dopo tutto, O'Connor dovette ritenersi soddisfatto di quella turbolenta serata. Mai prima d'ora si era sentito più in sintonia con Sarah.

Raggiunsero Martina e O'Connor fu pronto ad ascoltare il dramma della ragazza. Durante il suo lungo racconto, Sarah si chiedeva se avesse trovato anche lei il coraggio di inserirsi nella narrazione e confessare di essere una "Venere difettosa".

<<E questo è tutto.>> concluse la ragazza.

La Bruni non aveva detto una parola su di sé, ma sapeva bene che prima o poi avrebbe dovuto farlo, se davvero desiderava avere una relazione sentimentale con Thomas.

<<Come pensate di aiutarmi?>>

Secondo il piano della detective, se Martina avesse confessato quel suo unico crimine in Italia e, contestualmente, svelato i nomi delle altre Veneri, ci sarebbe stato un guadagno per tutti. Lei avrebbe potuto ottenere la riduzione della pena, in virtù della sua collaborazione con la polizia, e il flusso degli omicidi legati alla luna nera sarebbe potuto terminare.

E proprio su questo, per gran parte della notte, rimasero a discutere.

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