CAPITOLO 2 Cupido di sangue

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Quando l'impiegato della biglietteria vide entrare il vigilante, tutto trafelato e lo sguardo disperato, intuì che dovesse essere successo qualcosa di tragico. Mentre Matthew gli raccontava quello che aveva visto, lui stava già componendo il numero della Met, la polizia metropolitana di Londra.

Nel giro di un quarto d'ora si udirono le sirene delle pattuglie in arrivo e la Queen's Walk perse in poco tempo l'usuale carattere sereno e divertito.

Rapidamente gli uomini in giacca catarifrangente delinearono il perimetro di sicurezza con le bande bianche e blu, entro il quale si sarebbero dovuti muovere soltanto gli addetti ai lavori. Alcuni poliziotti piantonarono gli ingressi e le uscite. Anche della biglietteria.

L'intera zona fu assediata dagli agenti di polizia. Gli inconfondibili cappelli dalle fasce quadrettate e il giallo fluorescente delle uniformi erano visibili da entrambi i ponti di Westminster e di Hungerford; i turisti e i cittadini londinesi che si erano attardati per le strade si affacciarono sul Tamigi per cercare di capire che cosa stesse accadendo.

<<Bene, bene, bene. Cos'abbiamo oggi, Miss Eleanor?>> chiese il Commissario della Polizia metropolitana alla coroner, intenta ad esaminare il corpo della vittima all'interno della capsula coinvolta.

La giovane patologa, per non inquinare la scena del crimine, aveva accuratamente raccolto i folti riccioli rossi in un alto chignon. Senza interrompere l'indagine medica preliminare da lei condotta con metodo e rigore, cominciò a fornire le sue prime osservazioni: <<Si tratta di un maschio bianco sulla trentina. Valutando il Rigor mortis, è deceduto da poco.>> e muovendo delicatamente quel corpo nudo, flosciamente disteso sul divano e coperto per metà dal grand foulard combinato con l'arredo della cabina, andò aggiungendo <<Non vedo ferite da taglio né fori di proiettile. Nessun segno di strangolamento o di soffocamento.>>

Il commissario, Sir Bernard Parker, un uomo robusto sulla sessantina, si era bloccato sulla soglia a fissare gli occhi sbarrati e la bocca aperta di quel poveretto. Si immaginò che una forte emozione gli si fosse congelata sul volto, forse un attimo prima di prendere quel respiro di cui aveva avuto bisogno e che qualcosa glielo aveva subito interrotto.

<<Perbacco, Miss Brook, di cosa è morto quest'uomo?>> chiese, con un po' di turbamento.

Il terrore dipinto sul volto della vittima lo stava trascinando in macabre elucubrazioni, dalle quali desiderava uscire il più velocemente possibile attraverso la conoscenza della verità.

<<Il labbro, invece, è messo piuttosto male>> affermò lei, esaminandolo da vicino <<lacerato per almeno due centimetri.. Mm, sembrerebbe esser stato strappato con un morso.>>

Con una specie di limetta grattò via un po' del sangue raffermo sulla ferita e lo repertò in un piccolo sacchetto; pensò che avrebbe potuto contenere anche il DNA dell'assassino. Scendendo verso la parte inferiore del corpo, non ancora ispezionata, non poté fare a meno di ammirare i pettorali e gli addominali ben scolpiti. Si fermò un attimo e immaginò di chiedere al cadavere "Hai forse conosciuto in palestra il tuo assassino?"

<<Perché è così taciturna Miss Eleanor?>>

<<Ecco dove ha colpito!>> esclamò lei all'improvviso, raggiungendo per la prima volta il commissario con i suoi magnetici occhi verdi.

<<Come prego?>> domandò lui che, per tutto il tempo, l'aveva osservata lavorare rimanendo sulla soglia della capsula.

Eleanor dovette allora sbarazzarsi del foulard che copriva l'uomo dalla vita in giù <<Adesso li vede i testicoli?>>

A quel punto, per riuscire a vedere con più esattezza ciò che la dottoressa gli stava indicando, il commissario fu costretto ad entrare. Si fermò di fianco a lei e l'immagine gli si schiantò dritta sulla retina; ebbe difficoltà a deglutire, come se un boccone gli fosse improvvisamente andato di traverso; ma non avrebbe saputo dire se ciò gli fosse capitato a causa della visione raccapricciante o per un moto empatico di solidarietà maschile.

<<Oh, Mio Dio!>> rabbrividì lui per un attimo <<Sembra che qualcuno li abbia trafitti con un arnese appuntito - che deve essere sfuggito al metal detector all'ingresso, purtroppo- e poi li abbia strizzati senza alcuna pietà.. Il poveretto sarà morto d'infarto ancor prima di lasciar fare al dissanguamento!>>

<<No! Non c'è stato dissanguamento..>> replicò lei, stupita <<probabilmente è stato fatto post mortem.. vede, c'è pochissimo sangue.>> e senza poter aggiungere altro ricoprì il cadavere per dargli un po' di dignità.

<<Comunque, che senso ha infierire in quel modo? Fatto prima o fatto dopo, non c'è differenza!>> commentò Sir Bernard Parker, cercando di ripulire i suoi occhiali da un alone che in realtà non c'era.

<<Sarà l'autopsia a dirci la verità, commissario.>>

<<Come al solito, mia cara, come al solito.>> replicò lui, indirizzandole uno dei suoi affettuosi sorrisi.

Il suo atteggiamento paterno nei confronti di Miss Brook era il minimo che lui potesse offrire alla figlia di un vecchio amico che purtroppo non c'era più. La loro amicizia risaliva ai tempi del College e Parker aveva visto Ellie crescere e laurearsi. Riponeva grande stima e fiducia in quella giovane donna.

Accortosi dell'arrivo dell'ispettore capo del Dipartimento di Investigazione Criminale, mentre Eleanor si era tuffata nuovamente nel proprio lavoro, il commissario si diresse verso il collega.

<<Ispettore Crow!>> disse, stringendogli la mano.

<<Sir Bernard Parker!>> contraccambiò l'altro, prima di presentargli i suoi collaboratori <<I detective Sarah Bruni e Thomas O'Connor sono stati assegnati a questo caso.>>

<<Piacere. Vi avverto, ragazzi: non è un bel vedere!>> si sentì in dovere di precisare, il commissario.

Il lavoro sinergico di tutte le Forze di Polizia era indispensabile; solo mettendo a servizio le proprie specifiche competenze sarebbero potuti arrivare alla soluzione del caso. E di lì a poco arrivò anche la Scientifica che, prima di iniziare le indagini tecniche preliminari, si vestì, sul posto, come da protocollo.

<<Oggigiorno, pur di far soldi le pensano proprio tutte!>> commentò il coordinatore responsabile della squadra di investigazione tecnico-scientifica, tirando su la lampo della tuta bianca protettiva.

<<Già. Quanto sarà costato tutto questo?>> ammise il detective O'Connor, dopo aver sbirciato dentro la cabina.

<<Non avevo mai visto niente del genere.>> confessò Parker.

<<Che necessità c'era di arredare una cabina come una stanza!>> continuò il tecnico che, indossati i copricalzari monouso, stava ora sistemando la cuffia sui capelli.

<<In così poco spazio, poi..>> aggiunse, la collega Bruni, inarcando le sopracciglia.

<<Esatto! Se vuoi mangiare vai al ristorante, se vuoi ballare vai in discoteca, ma qui, per favore, concentrati sul panorama!>> infilò l'altro guanto, prese la valigetta e, accennando un saluto, si mise al lavoro.

<<Bè, contenti loro..>> fu la chiosa del commissario.

La capsula Cupido, completamente arredata con l'intento di ricreare una precisa atmosfera di calore e intimità, faceva riflettere anche sul profilo di chi aveva scelto una proposta turistica del genere: suggeriva qualcosa sulla disponibilità economica della vittima e sul suo stile di vita.

La fase di rilevamento era la più delicata e gli agenti dovevano muoversi con metodo, precisione e assoluta attenzione a non far contaminare la scena del crimine. Per poter identificare l'autore e ricostruire il fatto delittuoso, qualsiasi evidenza fisica sarebbe stata fondamentale; pertanto non doveva essere rovinata.

Agli esperti di tecniche scientifiche forensi capitava anche di compiere prodigi degni di un vero mago. Dalla propria valigetta argentata estraevano gli strumenti necessari al prelievo e alla repertazione dei preziosi indizi che spesso risultavano invisibili all'occhio umano.

Uno di loro aveva cominciato a ispezionare il tappeto rosso su cui era stato posizionato il tavolo dove la cena si era consumata, da una parte, e il divano dove avevano rinvenuto il cadavere, dall'altra.

Un altro era alle prese con il mobile bar sul cui ripiano, assieme alla bottiglia di sherry, al bicchiere semi vuoto e alla tazzina da caffè, spiccava un elegante vaso di rose rosse, giusto per dare un tocco romantico all'ambiente. Con l'ausilio delle luci forensi, il tecnico si mise a caccia di tutte le impronte latenti che, grazie alle polveri, poté successivamente assicurare nelle apposite pellicole adesive.

L'agente che invece si stava occupando dei rilievi fotografici di routine, importantissimi per poter conservare l'esatta posizione degli arredi e degli oggetti sulla scena, chiese gentilmente alla coroner di spostarsi per non finire anche lei nell'inquadratura.

<<Sì certo, fate pure.>> disse lei, allontanandosi dal divano per raggiungere le porte della capsula, da dove li guardò lavorare.

Nelle buste di plastica trasparente, scupolosamente numerate e firmate, stavano repertando anche gli indumenti e gli effetti personali della vittima.

Il detective O'Connor che già da un po' gironzolava nella cabina per studiare la scena, e furtivamente anche la dottoressa, si fece consegnare per un momento il portafogli, prima che anch'esso venisse imbustato. Con il proprio cellulare fotografò la patente e tutte le altre carte in esso contenute. Quand'ebbe finito lo restituì all'agente e si diresse verso la coroner con la quale fu ben lieto di scambiare due parole. Al suo occhio di esperto dongiovanni non era sfuggita l'elegante figura longilinea di Eleanor, come pure il colore dei capelli e l'incarnato roseo, abbellito da un velo di trucco. Come per ogni altro elemento sulla scena, aveva raccolto di lei ogni dettaglio; persino l'outfit che la contraddistingueva. I pantaloni palazzo a quadri rosa cipria e blu, esageratamente larghi da farli sembrare una gonna midi, che ondeggiavano sensualmente morbidi ad ogni suo movimento, stimolarono la curiosità del detective. Sicuramente avrebbe provato a strapparle un appuntamento, anche lì su due piedi.

La dottoressa Brook fu gentile nelle sue risposte, senza cedere in alcun modo alle lusinghe di lui. Nonostante il detective fosse oggettivamente attraente, lei pensò che fosse meglio tenerlo sulle spine. Diffidare dei seduttori incalliti era la sua prima regola.

Deluso di se stesso per non esser riuscito a ottenere quel numero di telefono, O'Connor ritornò da Crow.

<<La vittima si chiama Oliver Fisher, Capo.>> dichiarò il detective, mentre la sua collega, Sarah Bruni, lo stava fissando con i suoi occhioni blu; e quando lui, sentendosi osservato, si voltò nella sua direzione, lei con sorrisetto beffardo andò a sottintendere la sua orribile "battuta di caccia".

<<Bene, perlomeno abbiamo un nome.>> commentò lui, prima di rivolgersi a Parker <<Il medico legale, invece, cos'ha rilevato?>>

Eleanor si sentì chiamata in causa e, sfilandosi i guanti di lattice, si avvicinò all'ispettore: <<Salve, sono Eleanor Brook>> esordì lei offrendo la stretta di mano <<Coroner di Southwark.>>

<<Piacere. Ispettore Capo, Edward Crow.>> gracchiò, con la sua voce graffiante <<Per favore, ci informi di ogni dettaglio.>>

<<Certo.. la causa del decesso potrebbe essere stata un arresto cardiaco dovuto all'estremo dolore, procurato dalle violente lesioni ai genitali. La morte è sopraggiunta intorno alle ore venti. Non ci sono segni di lotta. Credo che dopo, o durante, il sesso il poveretto possa esser stato colto di sorpresa ed è rimasto così come lo vediamo adesso: pietrificato dal dolore lancinante.>>

<<Ci sta dunque dicendo che non avrebbe avuto il tempo di reagire..>> interpretò la detective Sarah Bruni.

<<Esatto.>> confermò la patologa.

<<Il killer è sicuramente una donna?>> domandò l'ispettore.

<<La logica comune ci porterebbe a pensare di sì, ma tutti noi sappiamo che esistono coppie che non sono etero.. Comunque, soltanto dopo aver esaminato in laboratorio tutte le evidenze fisiche raccolte potremo stabilirlo con esattezza; come, del resto, l'autopsia potrà confermare o smentire l'ipotesi appena fatta sulla causa di morte.>>

<<Sì, ovviamente, aspetteremo lei come aspetteremo anche i risultati della perizia dei tecnici informatici..>> replicò Crow, sforzandosi di essere gentile con la giovane dottoressa che non c'entrava nulla con la sua indomabile sofferenza.

Edward non fu più lo stesso da dopo quel giorno di interminabile e angosciosa attesa in quella sala di aspetto, mentre nella sala operatoria si giocavano le carte del destino per sua moglie e suo figlio.

<<Speriamo che dal cellulare della vittima salti fuori qualcosa di interessante sulle sue relazioni interpersonali.>> disse il commissario.

<<Bè, è piuttosto chiaro che qui si sia trattato di un appuntamento amoroso: un aperitivo a base di vermouth bianco per accompagnare un ricco antipasto di gamberetti, salmone e trota affumicata... e a seguire, dolce e Champagne.>> nell'immaginarsi la coppia durante la cena e come la situazione poteva essersi evoluta, dopo, sul quel comodo divano dal rivestimento rosso peccaminoso, O'Connor mostrò un sorrisetto malizioso che fu prontamente captato dalla sua partner.

<<Avresti indossato lo stesso sorrisetto anche se si fosse trattato di una coppia omo?>> gli sussurrò Sarah Bruni, passandogli vicino. In tutta risposta, lo sguardo smaliziato di O'Connor perse di tono.

<<Di sicuro non è stato un incontro di lavoro.>> affermò con un risolino, il commissario. <<Resta da capire se l'omicidio sia stato premeditato o se si è trattato di un giochetto erotico finito male.>> rifletté la detective Bruni.

<<Ciò che non mi spiego è come cazzo abbia fatto ad uscire dalla cabina!>> abbaiò Crow.

<<Andiamo a interrogare i possibili testimoni, Capo?>> disse O'Connor.

<<L'oscurità avrà sicuramente aiutato il killer a nascondersi nell'ombra; tuttavia, mai dare niente per scontato. Andate!>>

I detective Sarah Bruni e Thomas O'Connor, non potendo ancora interrogare i passeggeri delle altre capsule fino a quando la scientifica non avesse terminato il lavoro e la vittima non fosse stata portata via, provarono a raccogliere informazioni utili dai vigilantes del London Eye.

Mentre camminavano, Sarah punzecchiò il collega sulla sua spiccata passione per le donne: <<Ho visto che non hai perso tempo con la bella patologa!>>

<<Che dici! Sono stato solo cordiale.>> si difese con sfrontata sicurezza <<Lavoreremo allo stesso caso e non volevo essere maleducato, ignorandola!>> concluse, riportando al suo posto il ciuffo ribelle.

<<Non sia mai! Tutti noi saremo sempre attenti e cortesi!>>

O'Connor, che non era un tipo permaloso, seppe accettare il suo sfottò e la cosa finì lì.

Dalla biglietteria vennero a sapere che gli addetti al controllo e all'accompagnamento dei clienti erano sei in tutto e si distribuivano su tre turni. La cabina Cupido era stata arredata come richiesto dal Sig. Oliver Fisher e da lui riservata, il giorno prima, per un giro panoramico della durata di tre ore, esattamente dalle ore diciotto alle ventuno. Nessuno sembrava però ricordare con chi fosse salito a bordo della capsula. E sul biglietto compariva un solo nome.

Il Big Ben rintoccò la mezzanotte e il freddo stava penetrando fin sotto le giacche.

<<Eccovi ragazzi! Cosa avete scoperto?>> domandò l'ispettore Crow.

<<Poco o niente, Capo.>> gli rispose subito O'Connor <<Nessuno ha visto la persona che accompagnava la vittima. Il vigilante del turno delle sei del pomeriggio era stato correttamente informato che i Signori della capsula Cupido sarebbero dovuti scendere per le ore ventuno ma, quando le porte furono spalancate, nessuno sembrava voler uscire; data la lentezza della ruota non sarebbe stato un problema riscendere al volo, così uno dei due vigilantes ha pensato bene di salire per vedere cosa fosse successo.>>

<<Scoperto il cadavere, ha fatto bloccare la ruota ed è corso subito a dare l'allarme.>> continuò la detective Bruni.

<<Il suo collega è rimasto sul posto ma non ha visto nessuno uscire, nel frattempo.>> concluse O'Connor.

<<Dobbiamo parlare al più presto con i vigilantes del turno precedente.>>

<<Certo Capitano, ci siamo fatti dare nomi, indirizzi e cellulari.>> precisò Sarah Bruni.

<<Perfetto! Domani mattina li contattiamo. E' molto tardi, andate a casa.>>

La polizia scientifica aveva terminato le indagini preliminari sul campo. La salma fu chiusa dentro una sacca nera e caricata sull'ambulanza che, a sirene spente, si diresse verso l'obitorio. Eleanor disciolse i capelli e i suoi riccioli rossi ricaddero morbidamente sulle spalle; prese le chiavi della sua Mini Cooper grigio perla e seguì la salma fino all'obitorio.

Il commissario Parker dette l'ordine ai suoi uomini di far scendere i passeggeri che, stanchi e preoccupati, e alcuni anche piuttosto arrabbiati, avevano dovuto aspettare tutto quel tempo, rinchiusi nelle loro capsule.

Prima di poter ritornare alla normalità delle loro vite, adulti, ragazzi e famiglie dovettero rilasciare agli agenti le loro generalità. 

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro