Capitolo 5

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7:40, intravidi con gli occhi socchiusi e appannati dal sonno, "7:40" aprii gli occhi di scatto, cazzo! Quei numeri erano l'equivalente di una doccia gelata. A quest'ora avrei dovuto essere in macchina in camino verso il campus, nella e-mail c'era scritto che la prima lezione iniziava alle 8:30. Questa era a tutti gli effetti una cospirazione del destino contro di me e contro il mio nuovo inizio, ma non mi sarei arresa così facilmente, mi sarei teletrasportata se fosse stato necessario.

Scalciai le lenzuola e saltai fuori dal letto come una pazza, non sarei arrivata in ritardo il primo giorno, era fuori discussione, che figuraccia che avrei fatto. Lavai i denti e mi buttai dentro la doccia, non ricordo se in quest'ordine o contemporaneamente. Indossai i primi vestiti decenti che trovai, dei jeans e una maglia attillata a collo alto, verde e senza maniche, acciuffai le scarpe, le avrei messe in macchina e con l'altra mano presi la borsa che fortunatamente avevo preparato la sera prima, chiusi la porta di casa, tirai fuori da una delle tasche della borsa le chiavi della macchina e mi ci tuffai praticamente dentro. Non ero riuscita a truccarmi, ero la brutta copia di me stessa, meglio puntuale e brutta che il contrario.

Conoscevo la strada che dovevo percorrere, ero passata davanti all'università il giorno prima e avevo memorizzato il percorso, avrei impiegato 5 minuti con un traffico regolare, ma ovviamente quello era un giorno con un traffico insolito, bussai come un'incivile al povero malcapitato nella cinquecento davanti a me, ma ero un'incivile con un ritardo pazzesco. Non ero riuscita a fare neanche colazione, ma chi se ne fregava se svenivo quando c'era la reale possibilità di fare tardi alla UofSCtm.

Parcheggiai quasi in tripla fila, scesi dalla macchina e mi avviai verso il campus, attraversai un lungo viale costeggiato da un enorme prato che mi condusse all'edificio principale, brulicava di studenti che di sicuro non avevano i miei problemi, scherzavano e ridevano nei loro gruppetti, non ebbi neanche il tempo d'invidiarli, mi concentrai sul mio obiettivo e continuai dritto per la mia strada. Una volta salita una delle due scalinate laterali, varcai l'ampia porta a doppio battente e mi resi conto di non sapere da quale parte dovevo andare.

<<Accidenti!>> considerai a bassa voce battendomi il palmo destro sulla fronte, non avevo né la piantina, né il numero delle aule dove ci sarebbero state le mie lezioni. Passai in rassegna tutte le targhe affisse sulle numerose porte in stile "Ministero della magia" di Harry Potter e scovai la scritta "segreteria". Bussai alla porta, forse troppo delicatamente poiché nessuno rispose, così entrai. La sfortuna voleva che quel giorno nulla andasse per il verso giusto, un muro di cemento duro e ghiacciato mi venne addosso non appena varcai la soglia.

<<Tutto bene?>> il muro di cemento umano parlò, e riconobbi una voce che nemmeno volendo avrei potuto dimenticare.

<<Tu! Ma di che diamine sei fatto? Di granito? E perché sei freddo come una lastra di ghiaccio? Sai che... lascia stare.>> dissi io massaggiandomi la fronte.

<<Buongiorno a te Abigail, è il tuo primo giorno?>> perfetto, frequentava anche lui a quest'università, lo avrei avuto davanti agli occhi tutto il tempo, di sicuro in un'altra vita ero stata un serial killer perché in questa stavo scontando una grande pena.

<<Sì e sono in ritardo, quindi ti saluto, non vorrei fare una pessima figura alla mia prima lezione.>> oltre a quella che avevo appena fatto s'intendeva.

<<Non ti preoccupare arriverai in tempo.>> disse lui con una calma invidiabile, la sua voce melodiosa mi faceva sentire come stregata.

<<Non se tu stai in mezzo, quindi "adios".>> aggirai il suo corpo e andai a parlare con la segretaria, una stupenda vecchietta che scompariva quasi completamente dietro la enorme scrivania in legno, mi diede un foglio con gli orari delle lezioni e una piantina con la posizione delle aule, ovviamente non mancò di sbrigarmi per non aver provveduto a fare tutto questo qualche giorno prima, come il resto degli studenti.

Corsi come una matta, la mia prima lezione ovviamente era al terzo piano, e questo fantastico edificio antico risalente alla fondazione della città, non aveva l'ascensore, figurarsi se potevo avere questa fortuna.

Entrai nella classe e rimasi sconvolta dalla quantità di studenti presenti, erano molti di più di quelli che mi ero immaginata. In compenso la stanza era proprio come me l'aspettavo, si estendeva a perdita d'occhio, un corridoio divideva i lunghi banchi in legno chiaro disposti su una gradinata, questi avevo l'intento che ogni studente riuscisse a guardare la lavagna e il professore, io in questo momento ne avrei fatto pure a meno.

Ero riuscita ad arrivata in tempo. Individuai una serie di posti vuoti nell'ultima fila, e mi apprestai a raggiungerne uno prima che arrivasse il professore, non avevo nessuna intenzione di farmi notare già dal primo giorno. Accanto a me era seduto un ragazzo che potrei descrivere come hippie o forse emo, di quelli vestiti completamente di nero, con degli stivaloni in cuoio e i capelli sparati in tutte le direzioni, aveva però la faccia del secchione, il che stonava con tutto il resto, mi guardò a mala pena e non rispose nemmeno al mio saluto, così ritirai la mano che gli avevo teso e tirai fuori dalla borsa il quaderno e la penna. Sentii delle ragazze sedute davanti a me chiacchierare sul professore che avrebbe tenuto questa prima ora di "Scrittura creativa", tesi l'orecchio per capire meglio, ogni informazione sarebbe stata utile, di questo professore sapevo solo il nome.

<<Il vecchio Collins non è più il direttore del corso, e non farà lezione quest'anno, lo sapevi?>> a parlare fu una biondina che sembrava appena uscita dalla fabbrica delle Barbie, lo disse come se avesse in mano il segreto della pietra filosofale <<Dicono che abbia improvvisamente dato rassegnato le dimissioni.>>

<<Ho sentito che questo nuovo è giovanissimo, chissà se sarà anche bello.>> disse quella della fila più avanti che era girata a parlare.

<<Sarà certamente un raccomandato!>> affermò la bionda di prima.

Ovviamente erano tutte illazioni, nessuna di loro sapeva niente del nuovo professore, avevo imparato a riconoscere la differenza tra informazione e pettegolezzo.

<<Non si sa molto di lui, mio padre ha detto solo che ha ottime referenze, eccolo!>> disse tutta eccitata la mora seduta affianco a Barbie.

Alzai gli occhi sul tanto chiacchierato professore e la mascella mi cascò fino ad arrivare ai piedi di
"Ciao sono Liam".
Oddio! Era Liam il nuovo professore, non c'era possibilità che ci fosse un equivoco, era lui nella sua perfezione da rivista GQ, con la stessa agenda e la penna in mano, io volevo scomparire, mi abbassai sulla sedia fino a fondermi quasi con il pavimento, che figura, che enorme figuraccia! Solo a me poteva capitare una cosa del genere, ancora non mi aveva vista, ma quante probabilità c'erano che in un'ora e quaranta non scorgesse la mia figura? Nessuna, prima o poi lo avrebbe fatto, e a quel punto avrei dovuto correre a sotterrarmi insieme alla vergogna. Cominciò con le presentazioni ...

<<Buongiorno a tutti, sono il professore Liam Morgan, meglio conosciuto da voi come "quello nuovo".>> lo avevo immaginato o avevo veramente sentito dei sospiri estasiati? <<Da oggi vi seguirò passo dopo passo nel vostro percorso, purtroppo il professore Collins non potrà essere con noi, così sarò io a carico del corso.>> un vociare si alzò, si sentirono commenti del tipo "è troppo giovane", "chissà di chi è figlio", ci fu anche un "quanto è figo" e un "me lo farei" una parte di me era completamente d'accordo con loro, dal canto mio pensavo solo "voglio scomparire".

Mi alzai un po' per vederlo e fu un errore madornale, il suo sguardo era puntato su di me, come un falco che avvista la preda. Un sorriso storto nacque sulle sue labbra.

<<Oh! C'è anche lei signorina Abigail, pensavo si fosse persa in segreteria.>> stronzo! Attirò tutta l'attenzione della classe su di me, la combriccola di pettegole davanti a me si girò a guardarmi con diffidenza.

<<Si conoscono?>> domandò la mora a Barbie.

Ottimo inizio direi, mi ero fatta notare, eccome, per non parlare di come avevo trattato il mio professore ieri e questa mattina avevo anche fatto il bis.

Mi sedetti in maniera composta, tanto ormai non aveva molto senso nascondermi.

Il resto della lezione trascorse tra le presentazioni degli studenti, alcuni erano stati molto loquaci, ormai sapevo tutto di loro anche quello che non avrei voluto e altri come il mio compagno di banco e me non erano riusciti a dire più di qualche parola. Il professore lesse anche alcuni dei progetti che erano stati inviati durante la procedura d'iscrizione al corso, ogni volta che sceglieva un elaborato pregavo che non fosse il mio, e lui pareva conoscere il mio tormento, infatti ogni volta che prendeva in mano un foglio, prima di scegliere quale leggere, mi guardava. Mi stava torturando e lo faceva con immenso piacere.

Alla fine della lezione mi alzai con l'intento di scappare, raccolsi tutto al volo ma qualcuno intuì le mie intenzioni e fu più veloce di me:

<<Signorina Abigail Benson, può restare un attimo?>> ormai sapeva anche il mio cognome, stava anche esercendo il suo potere di docente, non potevo rifiutare davanti a tutti quanti.

Ovviamente le occhiate eloquenti dei miei compagni non tardarono ad arrivare. Sbuffai sonoramente girandomi a guardare fuori dalla finestra e per non rispondere in malo modo mi morsi il labbro così forte che il sapore ferroso del sangue m'invase la bocca.

<<Abbie!>> sussultai, mi girai di scatto e me lo ritrovai a pochi centimetri da me, guardai alle sue spalle e vidi che l'aula si era svuotata, almeno una costante nel mondo scolastico c'era: non appena suonava la campanella uscivano tutti di corsa.

Un freddo improvviso mi fece rabbrividire così mi abbraccia per riscaldarmi.

<<Sì professore?>> risposi sarcastica.
Lui ovviamente ignorò volutamente il mio tono, ispirò a pieni polmoni, anche lui sembrava avere freddo, le sue labbra era più scure, quasi viola.

<<Vedo che non l'hai presa bene!>> rifletté lui con quel suo solito accento, che un po' mi stordiva, doveva essere una specie di potere.

<<Dovevi dirmelo!>> ero più in imbarazzo che arrabbiata.

<<E di preciso cosa avrei dovuto dirti? Al bar eravamo due sconosciuti, per me eri solo una bella ragazza ed io un normalissimo uomo.>> disse lui con un smorfia alla frase normalissimo uomo, anch'io ne avrei fatta una a quella definizione così lontana da lui. Volutamente non mi soffermai sul fatto che lui pensasse che fossi bella, non era il momento.

<<E questa mattina, qual è la scusa?>> aveva avuto l'occasione e non l'aveva fatto.

<<Ma se non ti sei fermata>> si lamentò come un bambino <<e poi non potevo perdermi la tua faccia, lasciatelo dire, era da fotografare.>> fece una risatina ed io lo guardai male <<Scusa, hai ragione avrei dovuto dirtelo ma mi divertiva troppo la situazione.>> feci per andarmene ma lui mi fermò per un polso.

<<Ahia!>> ritirai il braccio, la sua mano era freddissima.

<<Scusa, questa mattina fa freddo, più del solito.>> aveva ragione, tirò fuori un fazzoletto dalla tasca, di quelli di stoffa, molto raffinati e lo passò sul mio labbro inferiore <<Avevi un po' di ...>> deglutì e mi fece vedere il fazzoletto, sembrava non sopportare la vista del sangue.

<<Oh, scusa.>> aveva appena sporcato il suo fazzoletto per tamponare la mia piccola ferita, feci per prenderlo ma lui lo ritrasse.

<<Non ti preoccupare, lo farò lavare io.>> dissi serrandolo nel pugno.

<<Ok, volevi dirmi qualcosa?>> volevo andarmene, ora che sapevo che era un insegnate, e per giunta il mio, ero un po' in soggezione.

<<Non devi sentirti in soggezione con me.>>

<<Ora che fai, mi leggi nel pensiero?>>

<<No, non leggo nel pensiero, ho solo qualche anno più di te, sono la stessa persona che ieri hai lasciato nel bar, seduto ad un tavolo dopo averlo definito impiccione, mi piace questo tuo carattere irruente, non devi cambiare il tuo atteggiamento verso di me solo per il fatto ...>>

<<Che tu sia il mio insegnante nonché il responsabile del corso?>>

<<Come lo dici non suona bene, ma non c'è nessuna regola che ci vieti di essere amici.>> rimasi ad ascoltare le sue parole, la testa cominciava girarmi, mi posò il palmo della mano sulla guancia e me la accarezzò, un gesto che contraddiceva quello che aveva appena detto, non era affatto un gesto di amicizia, ma fortunatamente il gelo della sua pelle mi riscosse, approfittai di quel momento di lucidità per scappare, scesi la scalinata dell'aula, dovevo mettermi in salvo dall'effetto che mi faceva, non sapevo se era buono o cattivo ma in quel momento non avevo intenzione di approfondire il dilemma.

Mentre uscivo dalla classe mi voltai un istante e lo vidi annusare il fazzoletto, fece una smorfia di disgusto e lo rimise in tasca, definitivamente aveva un'avversione per il sangue.

Quando arrivai all'esterno della classe il caldo affosso mi colpì, c'era un incredibile sbalzo di temperatura. Mi sedetti su una panchina, avevo un'altra lezione, ma avevo ancora qualche minuto prima che iniziasse.

Vidi arrivare il ragazzo emo che era seduto accanto a me nella lezione, si avvicinò e si sedette sulla mia panchina iniziando a fissarmi insistentemente, in un primo momento feci finta di nulla ma poi infastidita della sua sfacciataggine gli dissi:

<<Ho qualcosa in faccia?>>

<<Ancora non lo so.>> rispose lui.

Era un tipo davvero strano.

<<Dovresti stargli alla larga.>>

<<Stare alla larga da chi?>> temevo di conoscere la risposta.

<<Al professor Liam, sono il nipote del professore Collins, mio nonno ne era terrorizzato, prima di andare via mi ha detto di stargli alla larga e di cambiare corso.>>

<<Non che siano affari tuoi, ma l'ho incontrato solo due volte e sempre per caso, non lo conosco così come non conosco te e tra i due il più maleducato sei stato tu, quindi con il tuo permesso mi terrò alla larga pure da te.>>

Raccolsi la mia borsa e feci per andarmene quando lo sentii dire:

<<Stai attenta, io ti ho avvertito.>> ebbi il desiderio di tornare indietro per chiedergli spiegazioni, ma non lo feci, mi diressi a passo spedito alla lezione di Letteratura.

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