Granello di sabbia

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Penso che il limite
E la grandezza dell'uomo
Sia d'essere un granello di sabbia
Nell'universo...

Piccola lo sono sempre stata. Non avere quei 5/6 centimetri in più è sempre stato un gran cruccio. Mi sono sviluppata troppo in fretta. Colpa probabilmente della quantità di antibiotici di cui mi hanno riempito per via della sinusite cronica che avevo da piccola. Risultato? In quinta elementare ero la più alta della classe, in terza media ero uguale alle 5 elementare. Grande smacco per due motivi: il peso e la pallavolo. Non che i miei genitori fossero molto alti. Ogni allenatore dopo aver conosciuto i miei non coltivava troppe speranze.  Ero bravina, ma troppo bassa. Negli anni la rete e le mie compagne di squadra si sono alzate ed io sono rimasta lì. Mi hanno gentilmente invitato a giocare un campionato meno competitivo con altre associazioni e piano piano ho detto addio ad ogni velleità sportiva.

Nella vita notturna ho provato negli anni a riacquistare i centimetri mancanti con un po' di tacco, ma la cosa si è sempre scontrata coi miei piedi piatti. È vero che dicono che se bella vuoi apparire un poco devi soffrire, ma far indossare un tacco a spillo ad una ragazza coi piedi piatti non  è  sofferenza, è una vera e propria tortura. Ci ho provato, ma passavo la metà del tempo ad agognare il momento di toglierli. Il mio ragazzo, non che futuro marito era comunque molto più alto di me, a fatica si accorgeva che li portavo. Pian piano ho desistito. Li portavo solo se ero via per lavoro.  La gravidanza e i quindici chili presi e un numero di scarpe in più hanno azzerato gli ultimi  tacchi superstiti.  In breve ho fatto pace con la mia altezza. Quello che vorrei dire alla me tredicenne è che c'è qualcosa di più importante dei tacchi da portare ad una festa ed è il sorriso. A parte che è la prima cosa che la gente nota,  qualsiasi trucco o vestito o tacco non ti doneranno se ti presenti alla gente con il muso perché ti fanno male i piedi!

Fin qui facile... ma veniamo alle note dolenti.  Tralascio il discorso peso molto complicato,  da trattare più diffusamente più avanti.  Vorrei invece parlare del "gioco della mattonella". Cos'è questo gioco? Non so se definirlo gioco in realtà  e non mi ricordo della prima volta che è successo.  È una tentazione molto forte quando c'è qualcosa che non va o quando piango o quando mi sento offesa. Trovare una mattonella,  possibilmente in un angolo e farmi sempre più piccola finché nessuna parte di me esce dalla mattonella. E in quella mattonella non mi sento affatto al sicuro . È  un tentativo di scomparire dal mondo.  Adesso che ci penso mia mamma mi raccontava che quando stava per nascere mio fratello mi trovava spesso nascosta in balcone a piangere sussurrando "la mamma non mi vuole più" . Ricordo bene quel balconcino con le mattonelle rosse, ma erano piccole e di sicuro non ci stavo tutta in una. Forse è nata dopo la mattonella.  Il problema in realtà non è perché mi sento così.  Il problema è quanto mi può aiutare cercare di sentirmi ancora più piccola di quanto io già non sia... fino a sparire come un granello di sabbia

A mio figlio ho comprato una tenda. È giusto che ognuno abbia un posto segreto in cui rifugiarsi se vuole stare solo e ha bisogno di sfogarsi o di tranquillizzarsi, ma dovrebbe essere un bel posto, un posto che ti piace e ti calma, che ti da un senso di benessere. Una tenda bianca e rossa con tappetini e pupazzi scelti da te in cui mamma e papà non possono entrare senza il tuo permesso è una bella soluzione. Una fredda mattonella nascosta dietro al letto o alla porta non è il massimo. Non so perché  io non ho mai trovato un posto come la tenda di mio figlio.  Eppure avevo la mia camera, forse non all'inizio, ma ad un certo punto l'ho avuta. Non pensate alla mia infanzia o alla mia famiglia come qualcosa di anormale o terribile.  Ovviamente non sono stati perfetti,  ma nemmeno così tragici. 

Quando sarai un adulto la tenda ti mancherà tanto. Se sei moglie e madre non hai più una camera tua, già riuscire a tenere un 50 per cento del letto per una notte è tanto, figurarsi  un posto tutto tuo. Nemmeno quando vado in bagno mio figlio demorde.  Tirerebbe volentieri giù la porta con le molotov.  In realtà non ne ha bisogno.  Bastano due capricci seduto per terra e mamma apre. Eppure ogni essere umano avrebbe bisogno di un posto dove piangere in pace. Pura utopia.

Alla me tredicenne dico: hai una bellissima stanza, un orso gigante da abbracciare e un bel lettino,  per tua fortuna non sei nata in Africa,  hai una casa, un letto , un materasso e una camera tutta tua.  Non infliggerti da sola più pena del necessario.  Un giorno  rimpiangerai quella camera e ti ritroverai a piangere nel parcheggio dell'asilo aspettando a scendere di calmarti per evitare che tuo figlio ti veda triste e scoppi in lacrime anche lui perché non lo sopporteresti. Altra ulteriore raccomandazione : anche se non specificato nel codice della strada se sei in uno di quei momenti conviene accostare e fermarsi, guidare tra le lacrime e i singhiozzi non è raccomandabile.

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Voi avete un posto dove nascondervi da tutto e da tutti?

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