Nei suoi occhi

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Nei suoi occhi guardavo me stessa
Prendere il volo verso l'infinito
Nei suoi occhi sapeva di essere Stella
E sapeva di dover volare via
Proprio come io ora, da piccola farfalla
Quale sono, so che non si può indugiare
Tutta la vita su di uno stesso fiore...
Per questo è volata via
E per questo l'ho lasciata andare,
Perché nel mondo non ci sono certezze,
Solo ricordi di felicità...

Ho sempre avuto una vena tragica. Una strana disperazione,  un'inespressa ricerca del buio in cui la vita riesce a trascinarti.  Eppure non è cosi che sono nata. Da bambina sorridevo sempre. Non so se fosse già una maschera,  non ricordo quando ho iniziato a portarne una. Quello di cui sono convinta e  che in questi giorni mi sta tormentando, è  la possibilità  di fare arrivare alla vecchia me una lettera.  Sarebbe davvero possibile avvertirla di certe cose che avrebbero reso il suo viaggio un po' meno periglioso?  Quando ho scritto i versi qui sopra per fortuna non avevo tredici anni, ne avevo diciotto, ma arrivata lì, il seme del poeta maledetto era già entrato nella mia anima e credo che la mia unica  possibilità di cambiare le cose sarebbe rivolgermi a una me più bambina,  meno disincantata dalla vita ancora. Perché in realtà in quella fossa non è stata la vita a gettarmici : ho fatto tutto da sola.  Non mi illudo che questa lettera sia vera per altri e nemmeno che aiuti qualcuno.  È  solo un messaggio lasciato alle onde dell'etere con la speranza che se mi toccasse di rinascere io possa incontrare qualcuno capace di spiegarmi al momento giusto quello che mi sarebbe servito sapere. Sto barando? Ovviamente si! Quale viaggio nel tempo non comporta un peccato? Anzi due: la superbia di aver capito come sistemare le cose e quella di saperlo fare.


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E voi vorreste mai tornare indietro? A che età? Cosa vi direste?

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